paride86
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venerdì 8 gennaio 2010
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molto interessante
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Nonostante il titolo, questo film ha ben poco in comune con quello di Abel Ferrare, se si esclude qualche raccordo nelle sceneggiature.
La storia è quella di un tenente ambiguo, un uomo né completamente buono né completamente corrotto, uno che dà un calcio al cerchio e uno alla botte, seguendo un individualismo impavido e, allo stesso tempo, vigliacco. Eppure questo film funziona, seppur la morale di questa storia possa sembrare contraddittoria, o quantomeno inusuale - cioè che si può costruire anche da fondamenta marce, che si può reinventare se stessi e "risorgere" anche senza eventi che sconvolgono la nostra vita (come invece accadeva nel film originale).
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Nonostante il titolo, questo film ha ben poco in comune con quello di Abel Ferrare, se si esclude qualche raccordo nelle sceneggiature.
La storia è quella di un tenente ambiguo, un uomo né completamente buono né completamente corrotto, uno che dà un calcio al cerchio e uno alla botte, seguendo un individualismo impavido e, allo stesso tempo, vigliacco. Eppure questo film funziona, seppur la morale di questa storia possa sembrare contraddittoria, o quantomeno inusuale - cioè che si può costruire anche da fondamenta marce, che si può reinventare se stessi e "risorgere" anche senza eventi che sconvolgono la nostra vita (come invece accadeva nel film originale).
Come ciliegina sulla torta abbiamo qualche tocco visionario di Herzog e una convincente interpretazione di Cage. Ovviamente quest'ultimo non ha (e non avrà mai, suppongo) l'intensità drammatica e il pathos di Harvey Keitel, ma dopotutto sono due tenenti profondamente diversi e va bene anche così.
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francesco2
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venerdì 15 ottobre 2010
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la 26.ora?forse
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Dicendo-Ma come si fa a credergli?- di non conoscere neanche l'omonimo film di Ferrara, Werner Herzog si allontana da "gridi di pietra", come da altre opere che godono della fama di cinema "esistenzialista", per cercare di regalarci -credo- una personale 26.ora successiva, questa volta, non più all'11 settembre, ma all'uragano Katrina. (Non era stato proprio Lee, del resto, ad aver realizato e la 25.ora ed un film-documentario su questo nuovo dramma americano?).L'inizio sa forse di didascalico, o forse no; se ci illustra certi leziosismi a cui il regista tedesco non rinuncerà, come animali ripresi dal vivo in primo piano, ci fornisce i primi ragguagli sull'ambiguità"Sordiana" del personaggio, che rigetta per mestiere le ingiustizie e i prepotenti, ma che usa il suo lavoro per (tentare a vuoto di)alterare il risultato di un match sportivo, ed evitare di pagare una contravvenzione.
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Dicendo-Ma come si fa a credergli?- di non conoscere neanche l'omonimo film di Ferrara, Werner Herzog si allontana da "gridi di pietra", come da altre opere che godono della fama di cinema "esistenzialista", per cercare di regalarci -credo- una personale 26.ora successiva, questa volta, non più all'11 settembre, ma all'uragano Katrina. (Non era stato proprio Lee, del resto, ad aver realizato e la 25.ora ed un film-documentario su questo nuovo dramma americano?).L'inizio sa forse di didascalico, o forse no; se ci illustra certi leziosismi a cui il regista tedesco non rinuncerà, come animali ripresi dal vivo in primo piano, ci fornisce i primi ragguagli sull'ambiguità"Sordiana" del personaggio, che rigetta per mestiere le ingiustizie e i prepotenti, ma che usa il suo lavoro per (tentare a vuoto di)alterare il risultato di un match sportivo, ed evitare di pagare una contravvenzione. Questo atteggiamento, spesso vera forza di un film che cade nella ripetitività e si compiace di camei relativamente inutili(Cosa aggiungono la recitazione ed il doppiaggio" particolari" dell'uomo che picchia la Mendes?, tocca il suo culmine quando Cage, forse mentendo agli altri o a se stesso ma non del tutto, dice a voce alta: "Di quegli omicidi non mi è mai importato nulla".
Gli Stati Uniti del post-Katrina, secondo Herzog, somigliano forse loro stessi ad un'iguana, che potrebbe non simboleggiare le visioni del cocainomane poliziotto(Bella quella del morto che "continua a ballare"), ma los tato d'animo di un paese in cui i neri restano vittime sommesse, i giovani nascondono ingenuamente di fumare droghe, e le vecchiette "in cura2 non vogliono essere disturbate, anche se sono stati commessi omicidi efferati. Dove Cage prende(spesso) le distanze da situazioni in cui poi bagna il pane, come quando finisce per approfittare dei ragai drogati più che rimproverarli. Un paese disperato in cui igiovanissimi possonoe ssere ammazzati per esser stati testimoni, ma non mancano neanche momenti di ottimismo, come il padre del protagonista, anziano vecchio stampo, che per non rinunciare al suo cane cerca in tutti modi qualcuno acui affidarlo.
E' un paese, però, non arrabbiato sino in fondo, se Cage viene (molto) retrocesso di grado quando tocca i figli dei potenti. Ed il paradosso nel paradosso è proprio questo: in un paese che si autocontraddice Cage, autocontraddittorio a oltranza, persino quando kischia il reale ed il virtuale in presenza dei colleghi(Pensa di vedere iguane che non esistono), il poliziotto non si trova asuoa gio. forse perché dentro di lui cova per sempre una rabbia di fondo(Credo che questio lo distingua dai "vari" Sordi), ove invece gli Stati Uniti di Herzog possonoe ssere colpiti come inkliggersi da soli mazzate, ma rimangono sempre -Almeno in parte_ un paese di vecchiette petulanti e pezi grossi che alzano la voce. Ma anche, bisogna dirlo, di personaggi che alla fine cambiano idea sul rancore verso il protagonista (E qui, forse, bisogna dare ragione a chi abbia rimproverato ad Herzog l'Happy-end" del film).
Che però si conclude come era iniziato: iguane all'inizio, domaande riguardannti i sogni dei pesci alla fine. Si fondono(Ancora) l'umanoe l'animalesco, o forse l'animale che c'è in ognuno di noi. ma nei finali dei film bisogna per forza disperarsi?
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nick castle
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giovedì 18 novembre 2010
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interessante rilettura...
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Come Herzog ha sempre dichiarato alla stampa, il film non è un remake del film di Abel Ferrara, ma ne riprende le caratteristiche del protagonista per cucirgli addosso un altra storia. Cosa ne viene fuori? Un film più lineare e meno allucinato di quello di Ferrara. Ma come nell'opera di Ferrara, la storia conta poco ed è solo un pretesto per mostrare le sregolatezze e la vita dissoluta di un tenente di polizia della New Orleans del dopo uragano Kathrina. E' un po' lento si, colpa anche delle poco appassionanti musiche di Mark Isham, ma la sostanza c'è e si sente. Werner Herzog continua così il suo viaggio all'interno degli Stati Uniti, smembrandoli e ricreando in Terence McDounagh il loro volto.
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Come Herzog ha sempre dichiarato alla stampa, il film non è un remake del film di Abel Ferrara, ma ne riprende le caratteristiche del protagonista per cucirgli addosso un altra storia. Cosa ne viene fuori? Un film più lineare e meno allucinato di quello di Ferrara. Ma come nell'opera di Ferrara, la storia conta poco ed è solo un pretesto per mostrare le sregolatezze e la vita dissoluta di un tenente di polizia della New Orleans del dopo uragano Kathrina. E' un po' lento si, colpa anche delle poco appassionanti musiche di Mark Isham, ma la sostanza c'è e si sente. Werner Herzog continua così il suo viaggio all'interno degli Stati Uniti, smembrandoli e ricreando in Terence McDounagh il loro volto.
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[+] giusta osservazione
(di filmtalker 98)
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filippo catani
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martedì 13 marzo 2012
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un buon remake
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New Orleans dopo Katrina. Un poliziotto si guadagna la promozione a tenente per aver salvato un prigioniero dalla prigione inondata. Il tenente però ha dei gravi problemi di dipendenza sia dalle droghe che dalle scommesse clandestine. Inoltre intrattiene una relazione con una prostituta d'alto bordo. Le cose finiranno per prendere terribili pieghe quando il tenente dovrà indagare su una serie di omicidi legati alla droga.
Davvero un buon remake (e questa sarebbe già un'ottima notizia) che vede protagonista l'ottimo Nicolas Cage nei panni del tenente maledetto. Famiglia disastrata, vita persoinale anche peggiore se possibile, Cage si cala meravigliosamente nella parte e fa sorgere negli spettatori la delusione per la sua scelta di dedicarsi ormai a film di bassa lega tra templari e quant'altro.
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New Orleans dopo Katrina. Un poliziotto si guadagna la promozione a tenente per aver salvato un prigioniero dalla prigione inondata. Il tenente però ha dei gravi problemi di dipendenza sia dalle droghe che dalle scommesse clandestine. Inoltre intrattiene una relazione con una prostituta d'alto bordo. Le cose finiranno per prendere terribili pieghe quando il tenente dovrà indagare su una serie di omicidi legati alla droga.
Davvero un buon remake (e questa sarebbe già un'ottima notizia) che vede protagonista l'ottimo Nicolas Cage nei panni del tenente maledetto. Famiglia disastrata, vita persoinale anche peggiore se possibile, Cage si cala meravigliosamente nella parte e fa sorgere negli spettatori la delusione per la sua scelta di dedicarsi ormai a film di bassa lega tra templari e quant'altro. Bene anche i coprotagonisti. Il finale è drasticamente diverso da quello dell'opera originale ma certamente ci sono spunti di riflessione in più; soprattutto lo sbando in cui si trov a la città subito dopo il passaggio del terribile uragano. Droghe, omicidi, povertà e alcolismo la fanno da assoluti padroni. Ottima anche la fotografia e le immagini delle allucinazioni.
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paolp78
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domenica 18 luglio 2021
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non tutto il male viene per nuocere
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Poliziesco girato in chiave leggera. Appartiene a quella categoria di film che trattano storie drammatiche adottando una narrazione da commedia.
L’operazione è perfettamente riuscita: la pellicola funziona benissimo come poliziesco, grazie ad una trama avvincente e ben sceneggiata; al contempo l’opera è riuscitissima anche come commedia, grazie alle atmosfere gradevoli e un po’ disinvolte perfettamente delineate dall’ottimo Werner Herzog che firma la regia.
La storia segue un suo filo, anche se ogni tanto pare perdersi, sino al riuscito finale.
Herzog adopera dei tempi che paiono lenti e dilatati, tuttavia la speditezza della narrazione non ne risente, venendone solo impreziosita e direi quasi ingentilita.
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Poliziesco girato in chiave leggera. Appartiene a quella categoria di film che trattano storie drammatiche adottando una narrazione da commedia.
L’operazione è perfettamente riuscita: la pellicola funziona benissimo come poliziesco, grazie ad una trama avvincente e ben sceneggiata; al contempo l’opera è riuscitissima anche come commedia, grazie alle atmosfere gradevoli e un po’ disinvolte perfettamente delineate dall’ottimo Werner Herzog che firma la regia.
La storia segue un suo filo, anche se ogni tanto pare perdersi, sino al riuscito finale.
Herzog adopera dei tempi che paiono lenti e dilatati, tuttavia la speditezza della narrazione non ne risente, venendone solo impreziosita e direi quasi ingentilita.
Benché le tematiche trattate sono gravi, la pellicola si mantiene volutamente priva di suspense o di tensione.
L’opera cela dei significasti nascosti, di carattere etico e morale (la dicotomia mai troppo netta tra bene e male), che Herzog riesce a trasmettere al pubblico con particolare abilità.
Il protagonista è un ottimo Nicolas Cage: l’attore americano che spesso alterna pellicole ed interpretazioni pessime con altre invece di notevole livello artistico, qui centra in pieno l’obiettivo, dimostrandosi ancora una volta molto abile nell’interpretare un personaggio in preda a qualche vizio autodistruttivo, che in questo caso è la dipendenza dalla droga (si ricorda al proposito la performance che gli valse l’oscar in “Via da Las Vegas” di Mike Figgis, dove Cage ricopriva la parte di un alcolizzato).
Il cast, di pregevole livello, è completato dalla bella Eva Mendes, molto convincente nella parte; al contrario non lascia il segno Val Kilmer, in un ruolo troppo piccolo che quasi lo fa passare inosservato; bravissimo invece, come al solito, Brad Dourif, lui sì capace di rubare l’occhio nonostante lo scarso minutaggio concessogli.
La pellicola reca lo stesso titolo (in realtà è un titolo composto, ci si riferisce alla prima parte del titolo) della celebre opera di Abel Ferrara dei primi anni ’90, tuttavia deve dirsi che, per stessa ammissione di Herzog, questo film non deve essere inteso come un rifacimento di quello di Ferrara, avendo in comune con quello solo le caratteristiche del personaggio principale.
Belle, con un certo effetto rilassante, le musiche riproposte sui titoli di coda.
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peer gynt
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giovedì 14 ottobre 2010
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la ballata del cattivo tenente
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Buon esempio di poliziesco, serrato e inventivo, con a protagonista un
pessimo caso di correttezza professionale. A leggere il titolo, sembra un
remake dell’omonimo film di Abel Ferrara. Invece, il tono generale e’ un
altro. Un malato, e percio’ sempre piu’ drogato e sedato, tenente di
polizia si vede impedite le vie di una giustizia un po’ troppo
personalistica da corruzione e nepotismi vari. Trova allora ispirazione
nel crack per incastrare magistralmente due gruppi di assassini,
spacciatori e mafiosi e ricevere ufficialmente il premio di tanta
abnegazione: ed ecco alla fine il cattivo capitano, che ricalca
esattamente le orme del cattivo tenente dell’inizio.
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Buon esempio di poliziesco, serrato e inventivo, con a protagonista un
pessimo caso di correttezza professionale. A leggere il titolo, sembra un
remake dell’omonimo film di Abel Ferrara. Invece, il tono generale e’ un
altro. Un malato, e percio’ sempre piu’ drogato e sedato, tenente di
polizia si vede impedite le vie di una giustizia un po’ troppo
personalistica da corruzione e nepotismi vari. Trova allora ispirazione
nel crack per incastrare magistralmente due gruppi di assassini,
spacciatori e mafiosi e ricevere ufficialmente il premio di tanta
abnegazione: ed ecco alla fine il cattivo capitano, che ricalca
esattamente le orme del cattivo tenente dell’inizio.
L’inventiva del miglior Herzog la si trova nei deliri macrozooptici del
tenente: quando vede, durante le azioni di polizia, due grossi iguana che
lo accompagnano e lo scrutano, o quando coglie l’isterico ballo rap
dell’anima di un mafioso morente che non vuole lasciare il corpo
agonizzante: davvero, questo, un colpo da maestro!
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[+] giusto
(di filmtalker 98)
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aris62
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venerdì 15 ottobre 2010
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insulso
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L'inopportuno richiamo al capolavoro di Ferrara peggiora un giudizo già negativo. Il film sarebbe brutto di per se: fiacca la trama, inadeguata la recitazione (Cage evidentemente ritiene che per impersonare un cocainomane basti fare uno sguardo ancora più inespressivo del solito, con il risultato di apparire ridicolo; assolutamente non credibile la Mendes nel ruolo di una prostituta anch'essa cocainomane ma con un look da rotocalco di moda), inverosimile l'affrettato happy-ending.
Ma se lo si confronta con il Bad Lieutenant del 1992, del quale peraltro non può definirsi un vero e proprio remake, il paragone è addirittura devastante. Tanto intenso, "maledetto" e coinvolgente era il primo, forte della maiuscola interpretazione di Harvey Keitel, quanto convenzionale e stereotipato è il secondo.
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L'inopportuno richiamo al capolavoro di Ferrara peggiora un giudizo già negativo. Il film sarebbe brutto di per se: fiacca la trama, inadeguata la recitazione (Cage evidentemente ritiene che per impersonare un cocainomane basti fare uno sguardo ancora più inespressivo del solito, con il risultato di apparire ridicolo; assolutamente non credibile la Mendes nel ruolo di una prostituta anch'essa cocainomane ma con un look da rotocalco di moda), inverosimile l'affrettato happy-ending.
Ma se lo si confronta con il Bad Lieutenant del 1992, del quale peraltro non può definirsi un vero e proprio remake, il paragone è addirittura devastante. Tanto intenso, "maledetto" e coinvolgente era il primo, forte della maiuscola interpretazione di Harvey Keitel, quanto convenzionale e stereotipato è il secondo.
Un consiglio: se non lo avete visto, procuratevi un DVD dell'originale, e lasciate perdere questa maldestra rivisitazione.
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[+] un atroce sequenza di luoghi comuni
(di drugo)
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dandy
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lunedì 28 marzo 2011
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herzog,lascia stare quel che non ti compete!
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Il remake fin troppo libero del film cult di Ferrara ha suscitato reazioni contrastanti.Da un lato chi lo ha accusato di essersi imbarcato in un'operazione mercenaria e ingiustificata,dall'altro chi ha lodato lo sguardo laico e beffardo,in contrasto con il film originale.Se è vero che la visione del mondo che ne esce è senza Dio e senza redenzione,l'intreccio è banale e la tesi di fondo ambiguamente giustizialista.La messa in scena inoltre,è anonima,se si eccettuano le insistite(e insensate)soggettive di alligatori,iguane e altri rettili.E vogliamo parlare di Cage?Nonostante il plauso di certa critica,non regge il confronto con Keitel.O meglio,con il Keitel del film del '94.
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Il remake fin troppo libero del film cult di Ferrara ha suscitato reazioni contrastanti.Da un lato chi lo ha accusato di essersi imbarcato in un'operazione mercenaria e ingiustificata,dall'altro chi ha lodato lo sguardo laico e beffardo,in contrasto con il film originale.Se è vero che la visione del mondo che ne esce è senza Dio e senza redenzione,l'intreccio è banale e la tesi di fondo ambiguamente giustizialista.La messa in scena inoltre,è anonima,se si eccettuano le insistite(e insensate)soggettive di alligatori,iguane e altri rettili.E vogliamo parlare di Cage?Nonostante il plauso di certa critica,non regge il confronto con Keitel.O meglio,con il Keitel del film del '94.In compenso somiglia moltissimo a quello attuale:tronfio,inespressivo e imbambolato.Kilmer,poco più che una comparsa,sembra una patata lessa.
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kondor17
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venerdì 1 giugno 2012
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così così
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Storia vista e rivista, a parte il remake. Il poliziotto cattivo e strafatto, dipendente dalle droghe e dal gioco, che approfitta del potere per sottrarre stupefacenti agli spacciatori ed arricchirsi alle loro spalle. Acre denuncia del sistema gerarchico delle forze dell'ordine, dove nessuno ahimè controlla il controllore... e non solo in America, purtroppo. Dopo mille violazioni il buon Nicolas Cage si ritrova addirittura promosso a capitano, per aver risolto in maniera rocambolesca un suo grande problema di soldi e di droga, facendo scontrare due bande rivali che in pratica si eliminano a vicenda. Ridicolo il finale dove, tutti disintossicati, Eva Mendez compresa, brindano ad acqua minerale.
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Storia vista e rivista, a parte il remake. Il poliziotto cattivo e strafatto, dipendente dalle droghe e dal gioco, che approfitta del potere per sottrarre stupefacenti agli spacciatori ed arricchirsi alle loro spalle. Acre denuncia del sistema gerarchico delle forze dell'ordine, dove nessuno ahimè controlla il controllore... e non solo in America, purtroppo. Dopo mille violazioni il buon Nicolas Cage si ritrova addirittura promosso a capitano, per aver risolto in maniera rocambolesca un suo grande problema di soldi e di droga, facendo scontrare due bande rivali che in pratica si eliminano a vicenda. Ridicolo il finale dove, tutti disintossicati, Eva Mendez compresa, brindano ad acqua minerale. Fosse così facile. Herzog si cimenta in un genere decisamente non suo, e si vede. Si vede anche la mano, geniale e fantasiosa, ma ahimè sacrificata in una storia sciatta e surreale, quadi grottesca.
Ma perchè poi chiamare attori del calibro di Van Kilmer per dar loro una parte così marginale?
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siper
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lunedì 1 novembre 2010
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tra crack e iguane viene fuori un flop
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In una New Orleans scossa dall’uragano Katrina, il detective Terence McDonagh (Nicolas Cage) porta in salvo un carcerato rimasto in trappola proprio a causa dell’uragano. Quest’eroico gesto gli frutta la promozione a tenente ma anche alcune lesioni alla schiena che gli causeranno una dipendenza da antidolorifici e, in seguito, da cocaina e crack. Il caso vuole che gli venga affidato il caso di un pluriomicidio legato al traffico di droga. Durante le indagini McDonagh si fa corrompere con grosse quantità di droga che condivide con la fidanzata,nonché prostituta, Frankie (Eva Mendes). Nato come remake dell’omonimo film di Abel Ferrara, la pellicola di Werner Herzog se ne distacca completamente mettendo in scena una confusionaria trama poliziesca intrecciata con simbologie non troppo chiare (inspiegabili quelle delle iguane!) che ha come unica forza quella di un cast di ottimo livello.
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In una New Orleans scossa dall’uragano Katrina, il detective Terence McDonagh (Nicolas Cage) porta in salvo un carcerato rimasto in trappola proprio a causa dell’uragano. Quest’eroico gesto gli frutta la promozione a tenente ma anche alcune lesioni alla schiena che gli causeranno una dipendenza da antidolorifici e, in seguito, da cocaina e crack. Il caso vuole che gli venga affidato il caso di un pluriomicidio legato al traffico di droga. Durante le indagini McDonagh si fa corrompere con grosse quantità di droga che condivide con la fidanzata,nonché prostituta, Frankie (Eva Mendes). Nato come remake dell’omonimo film di Abel Ferrara, la pellicola di Werner Herzog se ne distacca completamente mettendo in scena una confusionaria trama poliziesca intrecciata con simbologie non troppo chiare (inspiegabili quelle delle iguane!) che ha come unica forza quella di un cast di ottimo livello. Il film vuole dare uno spaccato sul mondo della droga nelle città americane, in particolare a New Orleans, ma esagera rendendo troppo centrale il ruolo della droga, che poi un ruolo non è. Sembra quasi che siano cocaina, crack e quant’altro il cardine del film, questo accade perché la trama in sé non è un granchè. Si salva la sola interpretazione di Cage in un ruolo non facile, scialba invece quella di Eva Mendes, relegata ad un ruolo di secondo piano. “Il cattivo tenente” parte con grandi ambizioni, un ottimo cast e un po’ di presunzione ma si rivela un clamoroso flop per la sua poca fluidità e per l’estrema confusione della trama che finisce con lo stancare lo spettatore.
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