lella sabadini
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martedì 3 gennaio 2012
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un film coraggioso
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Sono rimasta affascinata da questo film che si addentra coraggiosamente nella psicologia di una famiglia profondamente cambiata dalla guerra. A differenza di altre opere , che pure considero ottime se non capolavori (l'ultimo, ma non ultimo " Nella valle di Elah") la vicenda si svolge all'interno delle coscienze e delle emozioni dei personaggie questo , a mio parere, è rimarcato dal fatto che la maggior parte delle scene importanti sono proprio girate all'interno dell'abitazione o al massimo nel giardino di casa.
I temi affrontati sono molti,troppi per racchiuderli in poche righe:
L'esperienza della guerra che cambia una persona per sempre.
Il rimorso per aver ucciso con le sue mani il proprio commilitone ( anche se Sam non aveva praticamente alternative,in quanto probabilmente sarebbero poi stati uccisi tutti e due).
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Sono rimasta affascinata da questo film che si addentra coraggiosamente nella psicologia di una famiglia profondamente cambiata dalla guerra. A differenza di altre opere , che pure considero ottime se non capolavori (l'ultimo, ma non ultimo " Nella valle di Elah") la vicenda si svolge all'interno delle coscienze e delle emozioni dei personaggie questo , a mio parere, è rimarcato dal fatto che la maggior parte delle scene importanti sono proprio girate all'interno dell'abitazione o al massimo nel giardino di casa.
I temi affrontati sono molti,troppi per racchiuderli in poche righe:
L'esperienza della guerra che cambia una persona per sempre.
Il rimorso per aver ucciso con le sue mani il proprio commilitone ( anche se Sam non aveva praticamente alternative,in quanto probabilmente sarebbero poi stati uccisi tutti e due).
L'annientamento della coscienza e dell'umanità e quindi l'umiliazione estrema dell'imbarbarimento che era proprio lo scopo che volevano raggiungerei nemici.
La difficoltà a reinserirsi in una normale vita di famiglia e la terraibile frase della figlia " perchè non sei restato morto !"
La lenta presa di coscienza del fratello che, nel momento in cui si assume la responsabilità di portare un po' di serenità nella famiglia, capisce quanto ha perso con il suo comportamento disordinato e anticonformista.
Il rapporto conflittuale fra fratelli dovuto anche all'atteggiamento del padre che non riesce ad accettare un figlio che non sia come lui avrebbe voluto e , con un continuo confrontarlo al "figlio di cui essere orgogliosi" non fa che peggiorare le cose.
A questo proposito devo dire che la recitazione di Tom Shepard mi è sembrata un po' sopra le righe rispetto al tono generale del film : è la figura che mi è piaciuta meno per come viene costruita e rappresentata.
Infine la riluttanza a raccontare alla moglie il suo gesto estremo , acuita dal trovarsi in una situazione completamente diversa da quella che aveva lasciato, con il fratello che è amato dalle sue figlie e .. chissà .. anche dalla moglie
IL tutto espresso con moderazione e delicatezza quasi a voler sfiorare un argomento tanto delicato.IL pianto liberatorio nell'abbraccio finale conclude ottimamente quest' opera
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claudus
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giovedì 31 dicembre 2009
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" blues ( ..."in memoria ") brothers "
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Devo dire che sono rimasto sorpreso dai giudizi critici di alcuni giornalisti solitamente attenti come Caprara e Porro.
Ma se il primo è sempre molto sottile, il secondo, in generale non brilla per singolarità.
Quanto ai portavoce filo comunisti delle varie testate soviet mi aspettavo qualcosa in più di un minestrone al pregiudizio ( vedi parole : borghese , famiglia , soldati , guerra ) che tenta di esorcizzare una commozione sincera con un eccesso di cipolle.
Ma veniamo alle cose serie .
più che un "blues" questo " brothers " ha il ritmo classico di quel " blues in memoria " di W.H.Auden.
Una sola " s " lo separa invece da quell'altro capolavoro della bambola funambolica di Takeshi Kitano
" Brother " .
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Devo dire che sono rimasto sorpreso dai giudizi critici di alcuni giornalisti solitamente attenti come Caprara e Porro.
Ma se il primo è sempre molto sottile, il secondo, in generale non brilla per singolarità.
Quanto ai portavoce filo comunisti delle varie testate soviet mi aspettavo qualcosa in più di un minestrone al pregiudizio ( vedi parole : borghese , famiglia , soldati , guerra ) che tenta di esorcizzare una commozione sincera con un eccesso di cipolle.
Ma veniamo alle cose serie .
più che un "blues" questo " brothers " ha il ritmo classico di quel " blues in memoria " di W.H.Auden.
Una sola " s " lo separa invece da quell'altro capolavoro della bambola funambolica di Takeshi Kitano
" Brother " .
Qui serviva spiderman per uscire da quella buca e spiderman c'è stato , serviva un Darko folle che parlava ai conigli per intrufolarsi in una follia e serviva chi avesse esperienza di mariti scivolati nel lato oscuro della forza.
Vivrà Natalia un amore sereno?
No, perchè ama davvero diranno i disillusi.
I tre protagonisti sono tutti da " circoletto rosso " per dirla con Rino Tommasi.
La rassegnazione scossa e sempre ricaduta di Gillenhal, la parkinsoniana espressività facciale della Portman , formidabile , e infine la massacrante prova di Maguire, ma quanto sarà dimagrito?
Dopo la barbarica prigionia afghana sembra essere sbucato fuori dal taxi di Travis, tanto paranoico appare.
robert De Niro ci aveva offerto allora un guidatore della notte, oggi Tobey Maguire ci regala questo capitano armato che spia il giardino fra una fila coerente di bicchieri trasparenti.
Questo film nei primi 40 min mi è parso un "cast away " al contrario, nel senso che qui vediamo le vicissitudini di chi resta a casa e non di chi naufraga in un'isola ( Tom Hanks ) , in un deserto ( Maguire ) e come nell'isola vi è il silenzio, così in questo deserto ci sono grida fin troppo assordanti, eppure è tutto vicino alla morte.
Poi il film va in guerra e allora vediamo un capitano che attraversare le sue colonne d'Ercole con una spranga di ferro sporca del sangue di un amico. Il capitano ha ucciso per vivere.
"Solo i morti conoscono la fine della guerra " , eppure chi muore alla vita vive in morte.
E' un film che può far paura. Ma certo: " per i rammolliti l'angoscia è un brutto affare " diceva Kierkegaard.
E' da vietare ai minori di 25 anni.
Ma come si può vietare ai minori di..Se nel film recitano due bambine ( tra l'altro fenomenali poichè coscienti di quel che dovevano fare,sebbene dirette ).
Sheridan ci commuove ancora prima con un prigioniero innocente ,poi con un prigioniero del suo corpo e ora con un prigioniero colpevole nella sua anima, la pena dei primi due film qui si somma.
E non basta il genio di un piede sinistro per danzare sull'abisso.
Il finale è meraviglioso, potrebbe sembrare un eccesso di "love story ", con quelle parole.
Certo il silenzio era più sicuro.
Ma quanta straziante pacatezza in quell'albeggiare di voce sulla neve
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ale9191
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mercoledì 9 febbraio 2011
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non è sempre facile tornare a casa
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La guerra ti uccide o ti lascia segnato dentro. In questa storia che sa tanto di vita reale (dalle trincee in Afghanistan alla cucina di casa, il passo è stato lungo per tanti) si affronta la parabola della vita di Sam, da marito felicemente sposato e padre di due bambine a elemento ossessivo-compulsivo che non si riconosce più all'interno della sua famiglia e che la stessa non riconosce più. In tutto questo ecco il fratello di Sam, il cosiddetto "terzo che gode", colui che si ritrova dall'essere nessuno all'essere una persona fondamentale per Grace e le nipotine, innamorandosi anche della bella bionda. Di questo film però non mi convince il finale, non chiaro, che lascia aperte troppe porte.
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La guerra ti uccide o ti lascia segnato dentro. In questa storia che sa tanto di vita reale (dalle trincee in Afghanistan alla cucina di casa, il passo è stato lungo per tanti) si affronta la parabola della vita di Sam, da marito felicemente sposato e padre di due bambine a elemento ossessivo-compulsivo che non si riconosce più all'interno della sua famiglia e che la stessa non riconosce più. In tutto questo ecco il fratello di Sam, il cosiddetto "terzo che gode", colui che si ritrova dall'essere nessuno all'essere una persona fondamentale per Grace e le nipotine, innamorandosi anche della bella bionda. Di questo film però non mi convince il finale, non chiaro, che lascia aperte troppe porte. Tornerà tutto come prima? Oppure no? Chi può dirlo...
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luca scial�
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domenica 13 dicembre 2015
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un triangolo messo su dal dramma della guerra
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Ieri il Vietnam, oggi l'Afghanistan. L'America prova a fare i conti con se stessa mediante il Cinema. Diventato da oltre quarant'anni, ossia da Taxi Driver, primo film sul Vietnam, il proprio inconscio che viene fuori. Inconscio che ora lo condanna, ora lo enfatizza. Si pensi al primo Rambo, a Taxi Driver appunto, a Nato il 4 luglio. O, di contro, a pellicole come i successivi Rambo.
Brothers rientra tra i primi, raccontando il dramma di Sam, Capitano partito in Afghanistan, che però al ritorno non riesce più ad essere se stesso per gli orrori ivi vissuti. E così, mentre è fuori, il fratello Tommy, dedito ad alcol e piccoli reati, si prende cura della moglie e delle loro figlie.
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Ieri il Vietnam, oggi l'Afghanistan. L'America prova a fare i conti con se stessa mediante il Cinema. Diventato da oltre quarant'anni, ossia da Taxi Driver, primo film sul Vietnam, il proprio inconscio che viene fuori. Inconscio che ora lo condanna, ora lo enfatizza. Si pensi al primo Rambo, a Taxi Driver appunto, a Nato il 4 luglio. O, di contro, a pellicole come i successivi Rambo.
Brothers rientra tra i primi, raccontando il dramma di Sam, Capitano partito in Afghanistan, che però al ritorno non riesce più ad essere se stesso per gli orrori ivi vissuti. E così, mentre è fuori, il fratello Tommy, dedito ad alcol e piccoli reati, si prende cura della moglie e delle loro figlie. Al punto che tra i due nasce un'attrazione fisica e le bambine finiscono per preferire lo zio Tommy al padre. Un padre che ha un segreto atroce dal quale non riesce a liberarsi.
La storia è interessante, seppur venga rovinata da qualche enfasi di troppo. Raggiunge comunque il proprio scopo di denunciare l'ennesima avventura bellica assurda in cui si è infilata l'America.
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angelo umana
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sabato 27 febbraio 2016
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coming home
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Coming home è il magnifico film del 1978, in esso il reduce (Bruce Dern, protagonista ormai vecchio nel recente Nebraska) tornava a casa ferito dal Viet Nam e trovava la moglie Jane Fonda innamorata di Jon Voight, altro reduce ma con le gambe amputate. Anche in quel film uno dei temi era che la guerra è terribile, pure per chi ci crede e parte disciplinatamente per servire la patria, convinto che quello è il suo dovere - E’ il mio mestiere è detto in quest’altro film, Brothers del 2009 - ma è diversa da come idealmente certi soldati se la dipingono (una volta più di ora). L’essere umano in guerra vive situazioni che nella vita normale sono inimmaginabili e può essere costretto, o quasi costretto come in Brothers, a compiere gesti di cui si pentirà per sempre.
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Coming home è il magnifico film del 1978, in esso il reduce (Bruce Dern, protagonista ormai vecchio nel recente Nebraska) tornava a casa ferito dal Viet Nam e trovava la moglie Jane Fonda innamorata di Jon Voight, altro reduce ma con le gambe amputate. Anche in quel film uno dei temi era che la guerra è terribile, pure per chi ci crede e parte disciplinatamente per servire la patria, convinto che quello è il suo dovere - E’ il mio mestiere è detto in quest’altro film, Brothers del 2009 - ma è diversa da come idealmente certi soldati se la dipingono (una volta più di ora). L’essere umano in guerra vive situazioni che nella vita normale sono inimmaginabili e può essere costretto, o quasi costretto come in Brothers, a compiere gesti di cui si pentirà per sempre. Così succede a Sam, tenente dei marines che parte per l’Afghanistan, figlio di un altro reduce, ma del Viet Nam: soprattutto nelle classi sociali più basse i soldati vengono reclutati, mai si vedrà il figlio di un uomo di governo al fronte (lo diceva Michael Moore in Fahrenheit 9/11). Il danno mentale che riporta a casa è quasi irreparabile, Potrò tornare alla vita?, dice Sam alla fine del film. E’ talmente sconvolto che chiede di ritornare nel Paese occupato, per un altro tour (così vengono chiamate le partenze per la guerra in American Sniper), nella vita normale non si ritrova più. Le sue due bambine lo trovano scostante, strano, ed è il minimo dopo ciò che ha dovuto fare da prigioniero dei talebani. La sua idea fissa è che la moglie possa avere avuto rapporti sessuali col fratello ed è prigioniero di quell’idea, quasi che un’ossessione possa desiderarsi, che diventi scopo di vita. E’ detto nel film Che grande fortuna essere vivi, e non sembra sia proprio il caso di Sam.
Il film è arricchito da altri temi, come i detestabili paragoni che il padre di Sam fa con l’altro fratello, Tommy, uscito di prigione ad inizio film e presentatoci da subito come poco di buono. Brothers diversi agli occhi del padre: Hai del talento ma mollavi sempre. Per Sam non esisteva mollare. Altro tema è una storia d’amore quasi per nascere tra Tommy e la cognata (facile che avvenisse, con la bella Natalie Portman), che però non si compie. Sam è stato a lungo creduto morto. E’ possibile però che tra i desideri del regista (Jim Sheridan, irlandese trapiantato in America) ci sia di mostrare l’ingiustizia di tutte le guerre rispetto agli invasi ma anche rispetto agli invasori. Piccolissimo neo: Tobey Maguire, Sam, è troppo imberbe o bravo ragazzo per fare il reduce tenente dei marines. Al suo posto Jake Gyllenhaal, Tommy, ne avrebbe avuto più la faccia, ma questi comunque gioca bene nella parte un pò torbida del bello e sregolato che resta a casa. Il soggetto è tratto da Non desiderare la donna d’altri, di Susanne Bier (ad oggi non ancora visto).
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fabio 3121
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mercoledì 26 maggio 2021
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i fratelli sam e tommy
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il film racconta la storia di 2 fratelli: Sam (Tobey Maguire) capitano dei marines sposato con Grace (Natalie Portman) e con 2 figle piccole, e Tommy (Jake Gyllenhaal) appena uscito di prigione per una rapina a mano armata. Quando Sam parte per un'operazione militare in Afghanistan e l'elicottero sul quale si trova viene abbattuto, viene comunicato a Grace che il marito è morto. Da quel momento Tommy inizia a frequentare la casa di Grace per darle conforto, aiuto nelle faccende domestiche e per giocare con le 2 nipotine. In realtà Sam è sopravvissuto e fatto prigioniero dai talebani insieme ad un altro soldato americano ed entrambi subiscono per 2 mesi tremende torture fisiche e psicologiche.
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il film racconta la storia di 2 fratelli: Sam (Tobey Maguire) capitano dei marines sposato con Grace (Natalie Portman) e con 2 figle piccole, e Tommy (Jake Gyllenhaal) appena uscito di prigione per una rapina a mano armata. Quando Sam parte per un'operazione militare in Afghanistan e l'elicottero sul quale si trova viene abbattuto, viene comunicato a Grace che il marito è morto. Da quel momento Tommy inizia a frequentare la casa di Grace per darle conforto, aiuto nelle faccende domestiche e per giocare con le 2 nipotine. In realtà Sam è sopravvissuto e fatto prigioniero dai talebani insieme ad un altro soldato americano ed entrambi subiscono per 2 mesi tremende torture fisiche e psicologiche. Una volta salvato dai marines e rientrato a casa, Sam non è più lo stesso in quanto altamente disturbato e ossessionato dai sensi di colpa su quanto accaduto in Afghanistan nonché sul presunto tradimento della moglie col fratello. La pellicola si basa su una valida sceneggiatura ed alterna le scene più drammatiche della prigionia tra le montagne in Afghanistan con quelle tranquille all'interno della casa di Grace consentendo ai 3 protagonisti principali di esprimere al meglio i rispettivi stati d'animo. È grazie infatti ad un'ottima interpretazione di Jake Gyllenhaal, Tobey Maguire e Natalie Portman che il film coinvolge ed interessa lo spettatore nella evoluzione della storia fino al suo epilogo con la rivelazione del segreto che il capitano dei marines si porta dentro. Una regia semplice, lineare ma efficacie supporta questo melodramma familiare che, seppur di fantasia, è altamente verosimile. Sui titoli di coda si può ascoltare la canzone "Winter" scritta dagli U2 e pubblicata per questo film. Voto: 7/10.
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francesco2
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domenica 28 novembre 2010
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un remake non necessario
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Il film a cui si ispira questo, "Non desiderare la donna d'altri", aveva non pochi difetti, ma anche la capacità di indagare tra le pieghe d'adulterio senza indagini. In che senso? Si cercava di cogliere i risvolti maliziosi del tradimento, che anche nel primo film aveva un significato specifico (Si tradiva un morto con una persona a lui cara,senza giudicare chi lo facesse, ma non rinunciando a cogliere le uman(issim) e debolezze di chi facesse questa "scelta"). Ma quello che cambiava era un contesto più generale, per almeno due motivi. Su un piano PERSONALE, credo mancasse la comparazione tra due fratelli, fatta tra l'altro dal padre, e su un piano POLITICO erano assenti riferimenti ad una situazione geo -politica.
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Il film a cui si ispira questo, "Non desiderare la donna d'altri", aveva non pochi difetti, ma anche la capacità di indagare tra le pieghe d'adulterio senza indagini. In che senso? Si cercava di cogliere i risvolti maliziosi del tradimento, che anche nel primo film aveva un significato specifico (Si tradiva un morto con una persona a lui cara,senza giudicare chi lo facesse, ma non rinunciando a cogliere le uman(issim) e debolezze di chi facesse questa "scelta"). Ma quello che cambiava era un contesto più generale, per almeno due motivi. Su un piano PERSONALE, credo mancasse la comparazione tra due fratelli, fatta tra l'altro dal padre, e su un piano POLITICO erano assenti riferimenti ad una situazione geo -politica. Non perché il film fosse estraneo ed estraniante rispetto alla società che ci circonda,ma perché la retorica -Non del tutto sbagliata- sulla guerra non valutava il fenomeno bellico come ottica complessiva (Ingiustizie aberranti, al punto di uccidere un compagno per salvarci la vita).
Né si può dire che l'impostazione (in parte) diversa si riassuma nel titolo: se "Brothers" può lasciar trasparire un minore moralismo rispetto all'opera di partenza, quantomeno riferendoci a quello italiano per la Bier, avviene il contrario. L'idea di prendere come sfondo una famiglia, che non sempre funge da "Microcosmo" rispetto a una prospettiva generale (Sheridan ha visto "Nella valle di Elah?"), ma che è luogo canonico di contrasti familiari tra figure prevedibili (Due fratelli caratterizzati maluccio, con la scontatissima preferenza da parte di uno scontato padre per uno e non per l'altro). E' innegabile che sullo sfondo -Relativamente- di una vicenda personale, se ne sviluppi una che coinvolge valori più generali: il senso dell’etica, per esempio, nella citata vicenda in cui per sopravvivere in guerra si uccide un compagno, o anche il concetto di “Perdono”, perché quando il fratello buono ritorna è allo stesso tempo ossessionato da sensi di colpa -Che confesserà alla fine in un bruttino e retorico finale- ma si sente in diritto di giudicare gli altri: sono sinceri la moglie ed il fratello? E le bambine, alla loro volta, quale modello di famiglia devono privilegiare? Quella naturale, o quella che si era creata successivamente alla presunta morte del padre, che forse paradossalmente aveva finito per creare un nuovo equilibrio in casa, lasciando il terribile sospetto che sarebbe stato meglio sel’uomo morisse per davvero?
Né Sheridan è sempre incapace di costruire momenti di tensione, ad esempio quando gli amici del “Morto” stanno imbiancando la casa e, per un motivo assurdo, rischia dia ndarci di mezzo una delle bambine. Una mancanza di serenità celata nelle pieghe della vita quotidiana, forse perché ancora non si riesce ad elaborare un lutto, per di più assurdo. Tuttavia, a chi scrive questi paiono, a livelli sostanziale e formale, degli spunti isolati, che non fanno uscire granché “Brothers” dalla sua natura di mediocre (melo) drammone, che alla fine –Forse- svela la sua vera natura in due scene madri, una in cui il “Tradito” si punta la pistola alla tempia davanti ai poliziotti, e l’altra quando nella confessione si abbandona a vecchie e scontate sentenze sulla guerra. E lasciando un parziale senso di incompiuto, perdendo l’occasione di fare del film un’opera meno prevedibile sulla vicenda del Caino e dell’Abele che sono in ognuno di noi, nel contesto bellico come quando baci la moglie di tuo fratello. Che è morto, ma forse no.
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jennyx
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sabato 2 gennaio 2010
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film medio
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bravi gli attori ma troppo freddi di fronte al lutto, soprattutto le bambine sono quelle che mi sono piaciute meno. E' infatti inverosimile che muore un padre e loro non versano una lacrima e non ne sono nemmeno turbate. Posso capire quella reazione a 3 anni perchè non si capisce la morte ma la bambina più grande ne ha 10!...chi di voi a 10 anni avrebbe reagito così di fronte alla morte di un padre nonostante lui sia stato non calorosissimo come quello del film? Nella realtà i figli piangono la morte di padri ben peggiori di quello e persino violenti perchè un padre è sempre un padre. Si sarebbe potuto analizzare il loro trauma e invece lì a giocare serene dopo la notizia della morte del genitore e a sostituirlo in pochi giorni con lo zio!! Anche la moglie non sembrava più di tanto sconvolta.
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bravi gli attori ma troppo freddi di fronte al lutto, soprattutto le bambine sono quelle che mi sono piaciute meno. E' infatti inverosimile che muore un padre e loro non versano una lacrima e non ne sono nemmeno turbate. Posso capire quella reazione a 3 anni perchè non si capisce la morte ma la bambina più grande ne ha 10!...chi di voi a 10 anni avrebbe reagito così di fronte alla morte di un padre nonostante lui sia stato non calorosissimo come quello del film? Nella realtà i figli piangono la morte di padri ben peggiori di quello e persino violenti perchè un padre è sempre un padre. Si sarebbe potuto analizzare il loro trauma e invece lì a giocare serene dopo la notizia della morte del genitore e a sostituirlo in pochi giorni con lo zio!! Anche la moglie non sembrava più di tanto sconvolta. Insomma gli attori si sarebbero potuti dirigere meglio...non sono a favore delle trame sdolcinate ma nemmeno della rappresentazione delle reazioni ai drammi così irrealmente fredde e tranquille e che vanno tanto di moda nel cinema ma che tolgono intensità alla storia. Recuperiamo i sentimenti!
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dario
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giovedì 15 luglio 2010
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pretestuoso
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La regia è valida, ma la sceneggiatura zoppica: così la storia fa fatioca a stare in piedi e tutto si consuma in un melodramma annunciato. Insistenze piagnucolose a non finire. Volti sfigurati da una tensione imposta, eccessi pretestuosi, mancanza di una tesi non per scelta, ma per incapacità a raggiungerne una. Tutto viene lasciato in sospeso. Recitazione accademica, poco efficace, sopra le righe. Brave le bambine. Molto bella la fotografia.
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