Palermo Shooting |
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Un film di Wim Wenders.
Con Campino, Giovanna Mezzogiorno, Dennis Hopper, Olivia Asiedu-Poku, Letizia Battaglia, Harry Blain, Sebastian Blomberg.
continua»
Drammatico,
durata 124 min.
- Germania 2008.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 28 novembre 2008.
MYMONETRO
Palermo Shooting
valutazione media:
2,25
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Wenders ha smarrito il tocco magicodi Gianni SarroFeedback: 0 |
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venerdì 28 novembre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Eros e thanatos, morte e vita, immagine e fantasia, tutto ruota intorno alla duplicità nell’ultimo film di Wim Wenders. A partire dal titolo, il termine shooting indica sia sparare che scattare (una fotografia). La duplicità prosegue con le città dove la pellicola è ambientata (Dusseldorf e Palermo, scelta che produce subito un altro dualismo: quello architettonico tra la post moderna città tedesca e il barocco carico di storia di Palermo). Si giunge quindi alla duplicità centrale che caratterizza l’opera, quella tra la morte (apparente, percepita, incontrata) e l’amore (perso e ritrovato). Wenders non tradisce la sua visione della vita caratterizzata da un pessimismo di fondo, e nella quale giocano un ruolo principe l’apparenza e una distorta percezione del reale. L’influenza di Bergman e Antonioni (che si trasforma in omaggio sui titoli di coda, dove viene ricordata la morte di entrambi i registi avvenuta nello stesso giorno dell’estate del 2007) è palese e raggiunge l’apice quando il protagonista ha una lunga conversazione con la Morte, come già il Cavaliere bergmaniano de Il settimo sigillo. Una sequenza che lascia perplessi, per la sua durata e per il suo scarso appeal. È il passaggo fondamentale del film, dove Wenders spiega il senso del film, ma risulta disordinato; certo si evince che l’uomo ha sempre una seconda ( il “2” ritorna inesorabile) possibilità nella sua vita, però manca quella magia a cui il cineasta tedesco ci ha abituato nei suoi capolavori (da Alice nella città, a Nick’s Movie, a Il cielo sopra Berlino). Palermo Shooting è anche un film sulla fotografia, arte che appassiona da sempre Wenders e nella quale eccelle. Il protagonista, Finn, è appunto un fotografo (il sorprendente Campino, musicista tedesco con l’hobby della recitazione) sensuale e anfetaminico, attento a cogliere e a seguire i segni che il destino gli mette lungo la strada. Delude invece Giovanna Mezzogiorno, costretta ad una recitazione monocorde, senza sfumature, ingessata com’è da un personaggio che si limita a fare da sparring partner al protagonista. Nell’insieme il film di Wenders non convince del tutto. Tanti e buoni gli ingredienti usati, ma non la mescola. Un’opera di Wenders fornisce sempre materia di riflessione, ma questa volta la bacchetta magica capace di far scoccare la scintilla è rimasta nel cassetto. Né serve a risollevare le sorti del film l’eccellente scelta di fotografare Palermo rinunciando all’effetto cartolina, per proporla, viceversa, in chiaroscuro; mai con luce piena, con il cielo spesso venato di nubi bianche, che nascondono parzialmente il sole, con le strade umide. Una scelta indovinata perché il celare sotto un sottile velo la bellezza della città, ne accresce il fascino e la seduttività restituendone alla fine, amplificata, la sensualità, gli umori e i suoni, emergenti dalle sequenze girate nei mercati popolari o nella centrale piazza dei Quattro Canti (epigona della romana piazza delle Quattro Fontane), con le sue statue somiglianti ad angeli custodi. Gianni Sarro
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