sara cremaschi
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venerdì 4 gennaio 2008
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da un libro magico, un film privo di emozioni
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Dicono che da quando il Premio Nobel Gabriel García Márquez ha pubblicato nel 1988 L’amore ai tempi del colera, abbia a più riprese rifiutato proposte di trasposizioni cinematografiche. Fino a quando, pare, il produttore Scott Steindorff l’ha convinto paragonando se stesso a Florentino Ariza, uno dei protagonisti del libro.
Alla luce del risultato, i timori di Gabo sono assolutamente comprensibili. L’amore ai tempi del colera non è un brutto film, ma fallisce miseramente nel tentativo di ricreare il tono epico ma a tratti dissacratore del libro. Bei costumi, belle scene, begli attori, ma il risultato è un affresco lungo e piatto, che non appassiona e non emoziona. Come il libro, anche il film ripercorre cinquant’anni di storia a cavallo tra il XIX e il XX secolo, seguendo però per sommi capi solo gli eventi principali delle vite dei protagonisti, senza un minimo approfondimento storico sulle immagini che vediamo: perchè a un certo punto c’è la guerra? Nessuno ce lo spiega.
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Dicono che da quando il Premio Nobel Gabriel García Márquez ha pubblicato nel 1988 L’amore ai tempi del colera, abbia a più riprese rifiutato proposte di trasposizioni cinematografiche. Fino a quando, pare, il produttore Scott Steindorff l’ha convinto paragonando se stesso a Florentino Ariza, uno dei protagonisti del libro.
Alla luce del risultato, i timori di Gabo sono assolutamente comprensibili. L’amore ai tempi del colera non è un brutto film, ma fallisce miseramente nel tentativo di ricreare il tono epico ma a tratti dissacratore del libro. Bei costumi, belle scene, begli attori, ma il risultato è un affresco lungo e piatto, che non appassiona e non emoziona. Come il libro, anche il film ripercorre cinquant’anni di storia a cavallo tra il XIX e il XX secolo, seguendo però per sommi capi solo gli eventi principali delle vite dei protagonisti, senza un minimo approfondimento storico sulle immagini che vediamo: perchè a un certo punto c’è la guerra? Nessuno ce lo spiega.
Anche i personaggi rimangono, purtroppo, a un livello superficiale. Non si indaga il carattere spigoloso di Fermina (ben interpretata da Giovanna Mezzogiorno) e l’ottima interpretazione di un camaleontico Javier Bardem purtroppo non evita che il personaggio di Florentino venga spesso coperto di ridicolo. Quanto al dottor Urbino (interpretato da Benjamin Bratt), manca completamente dello spessore che aveva nel libro, diventando qui poco più che un manichino elegante.
In conclusione, un film che avrebbe spunti e potenzialità, ma che non riesce purtroppo a portare sullo schermo la magia e l’emozione evocate dal libro.
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maryluu
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giovedì 27 marzo 2008
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l'amore:unica forza eterna e immortale
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Ho trovato questo film di una profondità sublime. La storia sembra apparentemente utopica ma io credo che un amore così forte nella vita, tutto sommato, possa esistere.
Devo sottolineare il fatto che non si possono fare paragoni col magistrale libro di Marquez, perché la sua arte conosce vie sconosciute alla maggior parte di noi e purtroppo anche a Mike Newell. Però nel complesso questo esperimento è ben riuscito.
Il mio grande applauso va a Javier Bardem, di cui apprezzo molto la versatilità. Riesce ad essere credibile sia come pazzo omicida che come romantico malinconico. Addirittura non sembra lui in questo film. Davvero bravo. Meno in parte la Mezzogiorno. Attrice in gamba ma in quest’opera non troppo in parte.
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Ho trovato questo film di una profondità sublime. La storia sembra apparentemente utopica ma io credo che un amore così forte nella vita, tutto sommato, possa esistere.
Devo sottolineare il fatto che non si possono fare paragoni col magistrale libro di Marquez, perché la sua arte conosce vie sconosciute alla maggior parte di noi e purtroppo anche a Mike Newell. Però nel complesso questo esperimento è ben riuscito.
Il mio grande applauso va a Javier Bardem, di cui apprezzo molto la versatilità. Riesce ad essere credibile sia come pazzo omicida che come romantico malinconico. Addirittura non sembra lui in questo film. Davvero bravo. Meno in parte la Mezzogiorno. Attrice in gamba ma in quest’opera non troppo in parte. Attribuisce al personaggio una mancanza di carattere che a mio avviso non ha. E’ lei che in fondo decide di sposare il Dott. Urbino. E’ lei che sceglie di illudersi di amarlo. E’ lei che sceglie la strada più facile soffocando i suoi sentimenti. Tutta la storia ruota intorno alle scelte, a mio avviso ponderate di Fermina Daza. Che non sono casi. Sono vere e proprie scelte di vita. Sbagliate, sofferenti ma ponderate. Del resto è un comportamento pienamente umano.
Un comportamento tipicamente umano è anche quello di Florentino Ariza, che cerca in tutte le donne l’unica che ha veramente amato e amerà anche dopo 53 anni di lontananza. Per sempre. Gli uomini spesso cercano di fare del male al genere femminile perché una delusione molto forte ha distrutto tutte le loro certezze. E come Florentino scappano, seducono, tornano, ma si ritrovano sempre sotto il balcone dell’amata. E’ un circolo vizioso a cui difficilmente si sfugge.
Belle le ambientazioni dei primi del 900. Ricche di sfumature romantiche e al tempo stesso atroci. Dure. Come ogni amore non corrisposto. Come ogni amore impossibile.
Ho molto apprezzato la capacità del regista di raccontare in un film, e quindi in tempi tecnici ristretti, il cammino di una vita di Fiorentino e Fermina. Dall’adolescenza alla vecchiaia. In modo mai noioso e snervante. Ma interessante. Profondo. Coinvolgente.
Infine concordo con l’epilogo del film, ritenendo che è la vita non la morte a non avere confini. E che il tempo è relativo. Ciò che non muore mai è l’anima di una persona. E quella la si amerà per sempre. Nonostante il corpo invecchi. Nonostante la morte. Nonostante l’oblio. Oltre l’impossibile, il possibile. La grande forza dell’amore sta proprio in questo: non avere limiti e confini di tempo e spazio. Essere eterno e immortale.
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ashtray_bliss
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lunedì 26 maggio 2014
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dal capolavoro letterario, film riuscito a meta'.
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Ci sono sempre delle trappole o degli agguati nel trasportare sullo schermo grandi classici della letteratura contemporanea, come "L'amore ai tempi del colera" di Marquez, uno dei nostri piu' importanti scrittori, patrimonio culturale immenso. E nel caso del film ci imbattiamo, purtroppo, in non pochi agguati che tolgono a questa opera ambiziosa lo spessore al quale certamente ambiva. In primis, i protagonisti principali (Bradem e Mezzogiorno) sembrano impacciati, goffi, adirittura insicuri nei rispettivi ruoli che portano avanti scena dopo scena, non donando a Fermina Daza e Florentino Ariza la verosimiglianza che meriterebbero. Non rendono giustizia ai propri personaggi e tantomeno all'autore originale del romanzo.
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Ci sono sempre delle trappole o degli agguati nel trasportare sullo schermo grandi classici della letteratura contemporanea, come "L'amore ai tempi del colera" di Marquez, uno dei nostri piu' importanti scrittori, patrimonio culturale immenso. E nel caso del film ci imbattiamo, purtroppo, in non pochi agguati che tolgono a questa opera ambiziosa lo spessore al quale certamente ambiva. In primis, i protagonisti principali (Bradem e Mezzogiorno) sembrano impacciati, goffi, adirittura insicuri nei rispettivi ruoli che portano avanti scena dopo scena, non donando a Fermina Daza e Florentino Ariza la verosimiglianza che meriterebbero. Non rendono giustizia ai propri personaggi e tantomeno all'autore originale del romanzo.
La storia, conosciuta piu' o meno, e' ambientata nell'America Latina del fine ottocento, sullo sfondo del delirio causato dall'epidemia di colera che colpi' la maggior parte della popolazione (che pero' non viene trattata minimamente durante il film); e si concentra sull'amore che sboccia tra i due protagonisti ancora adolescenti. Un amore platonico, sin troppo idealizzato, romantico e troppo puro per essere vero o durare a lungo. Fatto sopratutto di sguardi rubati, di scambi di lettere d'amore che durara' mesi e di pochi, fugaci, momenti di incontro tra i due giovani. Sentimento che nonostante gli scambi reciproci di giuramenti di eterno amore, verra' messo a dura prova dal severo ma premuroso padre di Fermina, che tentera' di far ragionare la figlia, troppo giovane per sposarsi con un ragazzo di povera famiglia, per la quale si augura che possa prima creare una formazione personale valida e poi sposare un uomo dell'alta societa'.
I due si separeranno fisicamente e geograficamente. Florentino restera' in citta', a vivere con la madre e portare avanti un lavoro poco fruttuoso come postino. Unico suo sfogo sara' la poesia. Florentino infatti coltivera' la sua passione per le parole, mettendole su carta, proprio come faceva prima durante gli scambi delle lettere d'amore per la sua amata. Ma mentre lui restera' sempre innamorato di Fermina, sognando il giorno del suo ritorno in citta', lei si rendera' conto che suo padre aveva ragione. Era solo un invaghirsi momentaneo, una fase adolescenziale effimera, come confessera' dopo allo stesso. E mentre i due continuano a cresciere emotivamente e fisicamente, Fermina accettera' di sposare il suo medico curante, mentre Florentino si dedichera' ad una vita spericolata, fatta di alcol, donne ma anche agi economici.
Tra alti e bassi, e dopo molti anni e drammi personali (la madre di Florentino che viene progressivamente colpita' dall'Alzheimer- la crisi matrimoniale di Fermina e Urbino- la guerra e la svolta secolare) la coppia si ricongiungera' ormai vecchia, esattamente dopo 53 anni. Questa volta piu' onesti e maturi nei confronti dei propri sentimenti che nutrono a vicenda, per poter celebrare in pochi anni di vita rimasti tutto il tempo perduto.
Il film in questione vanta sicuramente di una ottimale fotografia e scenografia, impeccabile nella ricreazione degli ambienti e dei particolari tipici della fine Ottecento: Attenta sempre ai dettagli delle scene, ai colori, ai costumi e al trucco degli attori. Ma sfortunatamente fallisce nel donare spessore emotivo e psicologico a tutti i suoi protagonisti, partendo dalla coppia per finire ai personaggi marginali che ruotano attorno a loro. Le interprtazioni sembrano forzate, i loro movimenti quasi burattineschi e lasciano soltanto l'impressione allo spettatore di una recitazione impostata e superficiale che non rende giustizia al romanzo di Marquez.
Regia che nonostante tutto riesce a destreggiarsi abilmente per tutta la durata del film, rappresentando discretamente bene il passare degli anni e l'altalenarsi di sentimenti che i due amanti provano a vicenda.
Una pellicola che s'incarica di trasportare un romanzo cosi "pesante" sullo schermo dovrebbe imporsi degli standard sotto i quali non dovrebbe scendere. E dovrebbe esigere di piu', cercando quel minimo di perfezione ottica e visiva ma anche sentimentale richiesta dalla storia. Richiederebbe di coinvolgere lo spettatore, appassionarlo alla trama dei due amanti cosi legati l'uno all'altra e cosi profondamente divisi. Ci prova ma non riesce mai ad andare in fondo, a scavare sotto la superficie patinata dell'impeccabilita' ottica che ci viene esposta. E si rimane delusi. La confezione esterna e' davvero impeccabile, ma per il contenuto interno, anche stavolta, bisogna spegnere il televisore e ritornare ad aprire le pagine stampate su carta.
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lobohombre
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venerdì 14 marzo 2008
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il vero amore è una malattia incurabile
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La storia non fa della complessità il suo punto di forza. Siamo nel Sud America di fine Ottocento. La città è Cartagena, Colombia, eppure alla luce della descrizione che ce ne fornisce il regista Mike Newell potrebbe trattarsi di un qualsiasi centro sudamericano del periodo preindustriale. I due protagonisti, Florentino e Fermina, ancora adolescenti si promettono amore eterno. I loro acerbi progetti matrimoniali vengono tuttavia stroncati dalla opposizione del genitore di lei e dalla successiva intrusione di Juvenal Urbino, rampante medico dell'alta borghesia alla cui serrata corte Fermina finirà per cedere, sconfessando i propri sentimenti verso il gentile e spiantato Florentino. Nei successivi cinquantatre (!) anni le loro esistenze scorreranno separatamente, tra alti e bassi, fino al giorno in cui - ormai anziani - si riuniranno grazie alla sublime perseveranza di Florentino.
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La storia non fa della complessità il suo punto di forza. Siamo nel Sud America di fine Ottocento. La città è Cartagena, Colombia, eppure alla luce della descrizione che ce ne fornisce il regista Mike Newell potrebbe trattarsi di un qualsiasi centro sudamericano del periodo preindustriale. I due protagonisti, Florentino e Fermina, ancora adolescenti si promettono amore eterno. I loro acerbi progetti matrimoniali vengono tuttavia stroncati dalla opposizione del genitore di lei e dalla successiva intrusione di Juvenal Urbino, rampante medico dell'alta borghesia alla cui serrata corte Fermina finirà per cedere, sconfessando i propri sentimenti verso il gentile e spiantato Florentino. Nei successivi cinquantatre (!) anni le loro esistenze scorreranno separatamente, tra alti e bassi, fino al giorno in cui - ormai anziani - si riuniranno grazie alla sublime perseveranza di Florentino. Un amore talmente viscerale, immenso, trascendente - quello del protagonista - da risultare "incurabile" proprio come la malattia che per gran parte del film imperversa sullo sfondo, quel terribile colera che a cavallo tra Ottocento e Novecento mietette migliaia di vittime in ogni parte del mondo.
Storia lineare, si diceva, ed incentrata su un tema non molto originale. Eppure per quanto tutt'altro che perfetto questo film ha il merito di riuscire laddove molti altri hanno fallito: raccontare l'amore con la "a" maiuscola. Un amore che trascende l'oggetto, l'ideale o la persona verso cui è rivolto, e che autoalimentandosi riesce a dare un senso ad un'intera esistenza.
I momenti migliori a mio avviso sono raccolti nelle due estremità del film, la prima e l'ultima parte, grazie alle belle location, l'ottima fotografia e alle interpetrazioni di John Leguizamo (il padre di Fermina), Unax Ugalde (Florentino adolescente) e Javier Bardem (Florentino anziano). La parte centrale mi è sembrata invece meno riuscita, vuoi per la prova non eccelsa della Mezzogiorno (appena sufficiente il suo autodoppiaggio), vuoi per qualche stucchevolezza nella sceneggiatura, vuoi per il ricorso ad alcune gag le quali spesso risultano decisamente fuori contesto.
In definitiva, una graziosa storia d'amore. Un film che - sebbene a volte un pò chiassosamente - riesce a trasmettere il suo messaggio senza scadere in quella retorica da botteghino che sempre più spesso contraddistingue gli odierni film sentimentali.
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reiver
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sabato 27 dicembre 2008
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coleralove:tre stelle e mezzo "amorose"
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Prima di tutto,due parole sulla recensione di MyMovies.P.Simone scrive che il "cinema non può che arrendersi di fronte alla forza di un testo complesso come quello di Marquez".Beh,sono strane parole per un critico cinematografico.Chi ama il cinema non può dire questo,non può credere che la settima arte valga meno delle altre;si può dire,casomai,che un libro così bello ha bisogno di un regista visionario,capace di cogliere il senso profondo dell'opera letteraria,di renderne le sfumature attraverso la forza delle immagini.In ogni caso a me il film è piaciuto,anche perchè non ho letto il libro.Sebbene sia notoriamente romantico (infatti sto leggendo "Frankenstein" della Shelley) non sono molto attirato dai libri che portano la scritta "amore" in copertina.
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Prima di tutto,due parole sulla recensione di MyMovies.P.Simone scrive che il "cinema non può che arrendersi di fronte alla forza di un testo complesso come quello di Marquez".Beh,sono strane parole per un critico cinematografico.Chi ama il cinema non può dire questo,non può credere che la settima arte valga meno delle altre;si può dire,casomai,che un libro così bello ha bisogno di un regista visionario,capace di cogliere il senso profondo dell'opera letteraria,di renderne le sfumature attraverso la forza delle immagini.In ogni caso a me il film è piaciuto,anche perchè non ho letto il libro.Sebbene sia notoriamente romantico (infatti sto leggendo "Frankenstein" della Shelley) non sono molto attirato dai libri che portano la scritta "amore" in copertina...Ebbene,non avendo letto il testo letterario non ho corso il rischio della "delusione anticipata" e ho potuto apprezzare ancora di più la bravura di Newell,la sua cura dei dettagli,la sua capacità di confezionare un prodotto di qualità sicuramente superiore alla media,anche per l'ammirevole impegno di tutti gli attori.La Mezzogiorno magari è un pò troppo sotto le righe,ma il suo esordio hollywoodiano è comunque da promuovere;Bratt è quasi sorprendente,da "bello" sembra diventato anche "bravo";Leguizamo è ancora più odioso che in "Carlito's way";su Bardem si deve fare invece un discorso a parte.La sua è una interpretazione rischiosa,che sconfina nel grottesco:dunque,se questo era il suo obiettivo,e se queste erano le intenzioni del regista e dello sceneggiatore,allora la sua rappresentazione di un "malato d'amore",tanto ingenuo a volte da sembrare inebetito,è pienamente centrata e riuscita.Ho pensato un pò a questa figura,alla sua fede quasi mistica in un amore impossibile,al suo stato di malattia (chiaro il parallelismo col colera) che probabilmente non sarebbe sembrato credibile se Bardem non avesse assunto spesso delle espressioni così trasognate ,degli atteggiamenti così inconsueti per una persona "sana",cioè non malata d'amore.L'idea di fondo della pellicola,quella di un amore che resiste alle intemperie del tempo,ma che soprattutto si nutre di nulla se non della convinzione cieca (e ad un certo punto unilaterale) del protagonista pur essendo un pò estrema non mi dispiace affatto,anche perchè sono sempre stato convinto che non ci si può innamorare tante volte nella vita:il "bicchiere dell'amore" non si può riempire a comando,il vino non si può sostituire con la gazzosa.L'unico neo del film,magari trascurabile per qualcuno ma importante per me,è uno scarso approfondimento della psicologia di Florentino nell'approccio con le donne:la delusione amorosa da sola non basta a spiegare il suo atteggiamento.E' un amante del sesso?O piuttosto un uomo capace,come il protagonista de "L'uomo che amava le donne" di Truffaut,di innamorarsi di tante donne?Oppure è mosso da semplice curiosità intellettuale?E ancora,cosa ci trovano 700 donne in un tipo come lui,che per giunta è attratto in maniera ossessiva da una sola,idealizzata figura femminile?E' un passaggio questo che mi convince poco,segnala una certa difficoltà del regista a indagare sulle "regole dell'attrazione",a dipanare l'intricata massa della sensibilità amorosa ed erotica femminile...Ma tutto sommato ciò non mi impedisce di salutare con inaspettata soddisfazione la visione di questo film:dopo "tennislove" e "glasslove" finalmente posso chiudere la trilogia.Questo è "coleralove",l'amore è una malattia da cui (non) si può guarire.
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michela papavassiliou
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martedì 24 luglio 2012
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un capolavoro mancato
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Tratto dal romanzo di Gabriel Garcia Marquez "l'amore ai tempi del colera"e' un film americano del 2007. Ambientato agli inizi di un Novecento, per la regia di Mike Newell, racconta il desiderio lungo una vita, di un uomo e del suo cuore, in un tempo martoriato dalle passioni e dal colera. "Il mio amore e' sconfinato ed eterno come l'oceano", dice il giovane telegrafista Florentino Ariza, magicamente interpretato da un intenso Javier Bardem.
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Tratto dal romanzo di Gabriel Garcia Marquez "l'amore ai tempi del colera"e' un film americano del 2007. Ambientato agli inizi di un Novecento, per la regia di Mike Newell, racconta il desiderio lungo una vita, di un uomo e del suo cuore, in un tempo martoriato dalle passioni e dal colera. "Il mio amore e' sconfinato ed eterno come l'oceano", dice il giovane telegrafista Florentino Ariza, magicamente interpretato da un intenso Javier Bardem. "Dea Incoronata tu sei come il mattino, mi fai rinascere ogni giorno"scrive il giovane a Fermina Daza, una splendida Giovanna Mezzogiorno, vista e subito amata pazzamente.Ostaggio di un padre-padrone, diverra' da subito un meraviglioso quanto imperdibile miraggio per il povero protagonista. La distanza dapprima sembra alimentare il sentimento amoroso, ma presto la ragazza si rendera'conto che questo effimero legame fatto di lettere, telegrammi e sguardi, e' solo un'illusione. Fermina siammala e al suo capezzale viene chiamato il Dr. Urbino. Sfatato il dubbio che possa trattarsi di colera, tra la paziente ed il medico nasce lentamente una reciproca attrazione, questa volta caldamente approvata dal padre della giovane, rustico uomo, venditore di muli, che vede nel matrimonio della figlia, rimasta orfana di madre giovanissima, la sua fortuna. "Vi trovo come un boccino di rosa, amate la musica?"Chiede l'uomo alla bella ed ingenua paziente, nel corso della prima visita di controllo. A questa seguira' presto un corteggiamento. Intanto per il primo pretendente non c' e' pace. "La fiamma dell'amore e' in me ed io ardo irrimediabilmente". Si dispera l' innamorato Florentino, solo ed abbandonato. La madre, preoccupata per il figlio , cerca di farlo uscire dalla sua pena d'amore mettendogli direttamente in camera la povera vedova Nazareth, rimasta senza casa. Ariza scopre cosi i piaceri della carne. Seguiranno una serie di accoppiamenti col gentil sesso che consoleranno l' uomo, facendogli quasi credere di essere guarito dal suo lacerante sentimento per Fermina, nel frattempo andata in sposa all' impavido dottore. Florentino non si dara' per vinto e chiedera' infine un lavoro importante al facoltoso zio, per cercare di impressionare e conquistare la donna, diventando cosi dirigente della Compagnia Fluviale dei Caraibi. "Sarei stata piu' felice con lui"si dice un giorno Fermina, ormai donna matura, dopo anni di tiepida vita matrimoniale, osservando Florentino da lontano. Vola un ombrellino rosso sulla strada polverosa, e' il nuovo destino che attende Ariza, cosi nasce l'incontro con l'avvenente Olimpya, moglie di un venditore di stoviglie al mercato. La donna gli regalera' una colomba, che lui prontamente usera' per un serrato corteggiamento. "Ho assediato la cittadella "dira' tra se' e da amante in fuga si riinnamorera' finalmente. La ragazza verra' pero' uccisa per gelosia dal marito. Il destino del protagonista e' dunque amare sempre e solo Fermina. Urbino nel frattempo non riesce a rendere felice la donna. Le dice "La cosa importante nel matrimonio non e' la felicita' ma la stabilita'". Il legame dei due viene presto offuscato dal tradimento. Fermina scopre che il marito ha una relazione extraconiugale stabile con una paziente. Li vede il giorno in cui lui , per salvare il rapporto coniugale, la lascia. E' una donna di colore dal vestito color porpora. Fermina ne rimane profondamente addolorata. Intanto Florentino si annota , sul taccuino delle conquiste femminili di consolazione, piu' di 600 nomi. Celebre la sua frase"Ilmio cuore ha piu' stanze di un bordello". 51 anni, 9 mesi e 4 giorni sara' l' attesa di Ariza prima di comunicare a Fermina, proprio il giorno del funerale del marito Urbino, il suo eterno amore. "Solo l'aspetto fisico ha un'eta' reale, lo spirito rimane quello" scrive per cercare di riconquistare la settantenne tanto amata. "Non abbiamo niente in comune a parte i ricordi" sara' una delle prime algide risposte della donna al suo corteggiatore. Infine la tenacia di Florentino sara' premiata ed egli riuscira' a conquistare senza riserve il cuore della donna, in una lunga e tardiva luna di miele a bordo di un battello in navigazione sul fiume. Raggiungera' cosi la tanto agoniata felicita' dicendo soddisfatto "Ho scoperto che e' la vita e non la morte a non avere confini".'Film dalle calde atmosfere caraibiche, 138 minuti, che potevano cucire la trama di una pellicola cult, ma purtroppo, scivolando su schemi preconfezionati da botteghino, non riescono a fare centro. MP
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great steven
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domenica 9 febbraio 2014
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film diligente e carente nella struttura narrativa
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L'AMORE AI TEMPI DEL COLERA (GB/USA, 2007) diretto da MIKE NEWELL. Interpretato da JAVIER BARDEM – GIOVANNA MEZZOGIORNO – BENJAMIN BRATT – JOHN LEGUIZAMO – CATALINA SANDINO MORENO – HECTOR ELIZONDO – LIEV SCHREIBER – FERNANDA MONTENEGRO § Tratto dal romanzo El amor en los tempo del colera (1985) di Gabriel García Márquez, dotato di pagine potenti e certamente non semplice da adattare sul grande schermo, ma lo sceneggiatore Ronald Harwood (Oscar per Il pianista) ha fatto del suo meglio per trasportare la ricchezza emotiva e inventiva del libro nelle scene, nei dialoghi e nei rapporti che incardinano il film su un genere melodico-popolare non troppo melenso e piuttosto gradevole, almeno a chi se ne intende.
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L'AMORE AI TEMPI DEL COLERA (GB/USA, 2007) diretto da MIKE NEWELL. Interpretato da JAVIER BARDEM – GIOVANNA MEZZOGIORNO – BENJAMIN BRATT – JOHN LEGUIZAMO – CATALINA SANDINO MORENO – HECTOR ELIZONDO – LIEV SCHREIBER – FERNANDA MONTENEGRO § Tratto dal romanzo El amor en los tempo del colera (1985) di Gabriel García Márquez, dotato di pagine potenti e certamente non semplice da adattare sul grande schermo, ma lo sceneggiatore Ronald Harwood (Oscar per Il pianista) ha fatto del suo meglio per trasportare la ricchezza emotiva e inventiva del libro nelle scene, nei dialoghi e nei rapporti che incardinano il film su un genere melodico-popolare non troppo melenso e piuttosto gradevole, almeno a chi se ne intende. La regia del neozelandese Newell guida i personaggi in questo mondo ovattato, sghembo e particolare con la sufficiente e operosa maestria di un cineasta medio che sa come rendere nelle immagini cinematografiche il pensiero e le sensazioni di un eccelso romanziere. Anche se narrativamente il film è un disastro, nel senso che si sovrappongono tempi e immagini in un crocevia di azioni e atti che rimane piuttosto confuso e impastoiato per via di una mancanza pressoché grave di sincronia narrativa, esso raggiunge il suo obiettivo, cioè lo porta avanti e lo conclude: si tratta della riconciliazione e dell’avvicinamento finale di Florentino Aziza con Fermina Daza, dopo 51 anni, 9 mesi e 4 giorni da che i due personaggi si conoscono, e dopo che il protagonista maschile si è portato a letto 622 donne, meticolosamente archiviate in plichi di fogli. L’amore vissuto e troppo a lungo trattenuto di J. Bardem (doppiato dal consueto ed eccezionale Roberto Pedicini, che si fa sostituire nell’adolescenza dal colombiano Unax Ugalde) è al centro di questa storia avvincente seppure narrata alla carlona, come ho già specificato, dove G. Mezzogiorno (che passa con agevolezza invidiabile dai venti ai settantadue anni, sottoponendosi a ore massacranti di trucco in sala) sposa il dottor Juvenal Urbino (B. Bratt), che cerca di debellare con la sua arte medica il cruccio terribile e incombente del colera, malattia che attanaglia numerose famiglie nell’arco di tempo della storia che comincia nel 1879 e finisce nel 1930. Musiche sognanti e apprezzabili di Antonio Pinto, fotografia in filigrana finissima del brasiliano Alfonso Beato e scenografia fedele e curiosa del tedesco Wolf Kroeger. Un film che avrebbe potuto sfiorare gli apici del capolavoro, ma che purtroppo rimane imbavagliato nell’intreccio troppo sovrapposto e disordinato, benché i contributi tecnici e le interpretazioni mostrino un valore che va assolutamente e positivamente considerato.
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kondor17
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sabato 19 aprile 2014
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un pò manierista ma guardabile
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Trasposizione poco fedele del bel romanzo di Garcia Marquez (riposa in pace, Gabriel) affidata da Steindorff, dopo anni di attesa per i diritti, a Mike Newell, con un cast di prim'ordine: Javier Bardem, Giovanna Mezzogiorno e, in pillole, Laura Harring e Liev Schreiber. Bellissime le tre canzoni di Shakira, connazionale di Marquez e che lui avrebbe voluto nel cast (ma si rifiutò di gigare le scene di nudo), e la fotografia.
Florentino Arisa, giovane impiegato delle poste colombiane, nell'ufficio diretto da Liev Schreiber, si innamora a prima vista di una nuova vicina, Fermina Daza, rimasta recentemente orfana di madre e trasferitasi a Cartagena con il padre, rude e venale allevatore di muli, proprio con l'intento, vista la sua bellezza, di trovarle un ottimo partito.
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Trasposizione poco fedele del bel romanzo di Garcia Marquez (riposa in pace, Gabriel) affidata da Steindorff, dopo anni di attesa per i diritti, a Mike Newell, con un cast di prim'ordine: Javier Bardem, Giovanna Mezzogiorno e, in pillole, Laura Harring e Liev Schreiber. Bellissime le tre canzoni di Shakira, connazionale di Marquez e che lui avrebbe voluto nel cast (ma si rifiutò di gigare le scene di nudo), e la fotografia.
Florentino Arisa, giovane impiegato delle poste colombiane, nell'ufficio diretto da Liev Schreiber, si innamora a prima vista di una nuova vicina, Fermina Daza, rimasta recentemente orfana di madre e trasferitasi a Cartagena con il padre, rude e venale allevatore di muli, proprio con l'intento, vista la sua bellezza, di trovarle un ottimo partito. Gli sguardi di Florentino incrociano spesso, in chiesa, per le strade, nell'ufficio postale, quelli di Fermina e questi le scrive interminabili lettere d'amore, preoccupando non poco la madre, alias Fernanda Montenegro, bravissima, con cui vive. Un giorno Florentino riesce ad intruffolarsi nel cortile dell'amata e, suonandole una serenata con il violino, si dichiara chiedendola in sposa. Fermina, prima restia, viene convinta dalla zia zitella di non perdere l'occasione della vita, e, quindi, dalla finestra, si promette in sposa. Il padre, sopraggiunto all'improvviso, monta su tutte le furie, caccia di casa la zia ma non riesce in alcun modo nell'intento di far desistere i due giovani, ormai promessi sposi e innamorati persi. Armi e bagagli parte quindi all'improvviso con la sua carovana di muli, inseguito da un disperato Florentino che mai si riprenderà. Sua madre, come cura, chiede allo zio facoltoso, l'ottimo Hector Elizondo, (non ricco, ma povero con i soldi - frase spesso usata nella vita reale da Marquez) di trovare un nuovo lavoro al nipote, il più lontano possibile, dove neanche c'è la posta. Questi, presidente della compagnia dei Caraibi, lo spedisce a La Villa, in un viaggio fluviale di 3 settimane, durante il quale finalmente Florentino perderà la verginità, tenuta gelosamente in serbo per l'amata, in una scena grottesca e divertente. Quell'esperienza gli apre così il mondo del piacere ed inizia quindi a tenere un diario che, alla fine, conterà oltre 600 avventure con donne diverse. L'unica di cui si innamorerà, però, la signora delle colombe, verrà brutalmente sgozzata dal gelosissimo marito, una volta scoperto il tradimento. La scena d'amore tra i due, nella barca privata di Florentino, con l'odore di trementina è veramente bellissima e forse il momento più coinvolgente del film. Nella Colombia di fine 800 imperversa poi la guerra civile ed il colera. Fermina, ammalatasi, riceve la visita del medico, interpretato da Benjamin Bratt, che gli diagnostica però una banale gastroenterite, con sollievo di tutti. Questi, affascinato dalla sua bellezza, ottiene il permesso del padre a scriverle e poi a frequentare la figlia, che presto diventerà la sua sposa, donandogli poi parecchi figli. Il ventesimo secolo è iniziato e Florentino prende il posto del vecchio zio, ritiratosi, e diventa il presidente della compagnia. I due innamorati ormai settantenni, una infelice per la scelta sbagliata, che si trova anche a far fronte al tradimento del marito, l'altro diventato suo malgrado facoltoso single donnaiolo, ma sempre innamorato perso di lei, si rivedono dopo la morte del marito. Prima rifiutato bruscamente (la scena iniziale del film), Florentino riesce poi ad avvicinare l'orgogliosa Fermina dopo innumerevoli lettere da lei stracciate e cestinate, fondamentalmente per rabbia, per una vita sprecata con l'uomo sbagliato. Inizia così, finalmente, il coronamento del loro amore, dopo oltre 53 anni di attesa, in un viaggio fluviale, con una nave da sogno, diventata al ritorno privata, grazie alla badiera giallo-nera del colera, issata ad hoc per volere del presidente.
Il giovane Florentino è interpretato da Unax Ugalde e poi da Javier Bardem, mentre la povera Giovanna Mezzogiorno si trova a dover coprire il ruolo di Fermina da 18 a 75 anni, con visibile imbarazzo dei truccatori, che non riescono nel difficile intento. Il film è (molto) liberamente tratto dal capolavoro di Marquez, di cui non ha nè il pathos nè lo stile narrativo. La guerra ed il colera, ad esempio, sono qui appena accennati, mentre buona è la trasposizione in suoni ed immagini dell'amore dei nuovi Romeo e Giulietta. voto 6 su 10. Film comunque carino.
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