La leggenda di Beowulf

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Un film di Robert Zemeckis. Con Ray Winstone, Anthony Hopkins, John Malkovich, Robin Wright, Brendan Gleeson.
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Titolo originale Beowulf. Azione, Ratings: Kids+13, durata 114 min. - USA 2007. - Warner Bros Italia uscita venerdì 16 novembre 2007. MYMONETRO La leggenda di Beowulf * * 1/2 - - valutazione media: 2,71 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Compio 70 anni e faccio il bamboccione. Sì, proprio il pupazzo.

di Silvia Bizio La Repubblica

Per il suo «Beowulf » Zemeckis mi ha fatto recitare con una ridicola tuta di lycra e sensori su tutto il corpo. Del resto, dice Sir Anthony Hopkins, prossimo al compleanno, «l'attore è un mestiere insignificante»
Sir Anthony Hopkins («Ma chiamatemi semplicemente Tony» dice il grande attore gallese), stiracchia i suoi sessantanove anni fino all'estremo: ne compirà, infatti, settanta il 31 dicembre. «Più tardi di così non si potrebbe», dice lui sorridendo. L'età gli fa un baffo: Hopkins sfodera energia e creatività da giovane leone con due nuovi film. C'è Slipstream, da lui scritto, diretto e interpretato (la sua terza regia dopo August del 1996 e Dylan Thomas: Return Journey del 1990), un film di stampo sperimentale e a basso budget con narrativa zigzagante alla David Lynch (appena uscito in Usa e presentato all'ultimo Festival di Locarno). E c'è il kolossal fantasy di Robert Zemeckis Beowulf, in cui Hopkins dà volto a Hrothgar, re del magico regno di Danimarca.
Questo film, che unisce il più antico poema epico anglosassone, la leggenda del cacciatore di mostri Beowulf, con la più avanzata tecnologia cinematografica, esce oggi nelle sale di tutto il mondo in varie versioni, dal tradizionale 35 mm all'Imax 3D). Hopkins, come gli altri attori (tra cui Robin Wright Penn e Angelina Jolie), ha interpretato un ruolo poi trasformato in «avatar» digitale con la tecnica del motion capture, che lo stesso Zemeckis aveva utilizzato nel suo Polar Express. Un film dunque di animazione o live action? Per i votanti al Golden Globe e agli Oscar sarà un bel grattacapo stabilirlo.
Intanto Hopkins si gode la soddisfazione di aver girato un film originale come Slipstream, vero egotrip, che racconta di un anziano sceneggiatore (Hopkins) chiamato sul caotico set di un film da lui scritto, il quale sembra non saper più distinguere tra realtà e fantasia, passato e presente. «Mi affascinava analizzare ciò che accade quando sul set un regista grida "stop"» dice Hopkins a proposito del suo film, in cui recitano anche John Turturro e Christian Slater. «L'assurdità e l'insignificanza dell'esperienza cinematografica di un attore mi hanno dato l'ispirazione per questa storia surreale, che si sviluppa come un flusso di coscienza. Mi ha sempre interessato la dicotomia tra ragione e dimensione onirica. Sono attratto dalla struttura peculiare dei sogni, così come dalle stranezze della vita di tutti i giorni».
Oggi esce Beowulf, anche questo un film dove prevale la fantasia. Un caso?
«No, una scelta. Beowulf è un film sperimentale basato sulla pura immaginazione. Lavorare in un teatro di posa hi-tech indossando una ridicola tuta di lycra e sensori ottici su tutto il corpo per il motion capture ha avuto la sua dose di fascino. Mi sono lasciato sedurre dal sex-appeal della tecnologia. Senza avere idea di cosa ne sarebbe venuto fuori. Ho visto qualche immagine quando sono tornato in studio per registrare alcune battute di dialogo. Eccomi lì con una lunga barba, che non avevo al tempo delle riprese. "Come hanno fatto?" mi sono chiesto. Inutile cercare di capire come funziona il computer. Come artista rimango analogico, sposato alla pellicola».
Per questo ha deciso di farsi in quattro per girare un piccolo film indipendente come Slipstream?
«Sì. Mi piace flagellarmi in nome dell'amore per un progetto e della passione che sento ancora ardere dentro di me. Passione che non sempre riesco a esprimere nei film made in Hollywood. Mi sono piaciuti la fatica, ü sudore, il calore della strada nel deserto americano, le difficoltà e le durezze patite nel corso delle riprese del mio film. Tutto ciò mi ha fatto stare sul filo del rasoio. Con le antenne dritte in aria. La tensione mi fa bene».
Conte le è venuta in mente la storia di Slipstream?
«Pensando a un veterano di Hollywood che precipita in una sorta di limbo e non sa più chi diavolo è. Ho scritto il copione per puro divertimento, senza avere idea di cosa ne avrei fatto. Volevo ironizzare sull'industria del cinema e sulla professione degli attori, che; tendono a prendersi tosi sul serio. Poi ho pensato: che succede se ci faccio un film? Mi arresteranno nel caso alla gente non piaccia? Sa quanto me ne importa alla mia età...».
Dica la verità: le piace ancora recitare?
«Sì, ma non provo più l'emozione di una volta. Confesso che ora mi interessa di più dipingere o comporre musica. La colonna sonora di Slipstream l'ho composta io. Sono diventato quello a cui avevo sempre aspirato: un attore a cottimo. Mi assumono, lavoro, mi pagano. Sia ben inteso, quando recito in un film mi impegno al massimo, ma lo faccio con distacco, senza investirci nulla. Se la paga è buona, e se sono buoni il regista e il copione, mi diverto ancora, tutto qui. È buffo: meno mi interessa il cinema più Hollywood continua a offrirmi ruoli. La vita è bella. Non mi sono mai sentito così stabile e sereno, grazie anche alla splendida relazione con mia moglie (Stella Arroyave, sposata nel 2003)».
Perché tende a evadere le domande sulla recitazione? «Perché la mia carriera di attore è basata più sulla fortuna che sul talento. Non so niente di metodo e tecniche di recitazione. Robert De Niro per Taxi Driver si trasformò in un tassista. Buon per lui. Ma per me un eccesso di recitazione, con nasi finti e falsi accenti, non farebbe che ridicoli danni. Mi piace Spencer Trary, un attore sbrigativo e realistico. Sono un animale della sua specie: felice e magari bravo se allo stato brado».
Da Il Venerdì di Repubblica, 16 Novembre 2007

di Silvia Bizio, 16 Novembre 2007

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