zadigx
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mercoledì 9 maggio 2007
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l'uomo oltre l'apparatchik
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Per essere un'opera prima e' sorprendente il risultato finale ottenuto da Von Donnersmarck. Non tanto per la regia onesta ed efficace ma priva di particolari intuizioni, quanto per la sceneggiatura. Una storia ben pensata, un affresco che piu' che introdurci nell'atmosfera di una nazione, ci porta nei cuori delle persone che la formano. Implacabile e' la descrizione dei mille odiosi condizionamenti su cui si fonda la Tirannide, ciononostante l'amicizia e i valori dell'Uomo sono piu' forti di essa. I due protagonisti sono entrambi eroi, sebbene su fronti contrapposti, e la Storia si dimostra impietosa proprio con colui che forse ha dimostrato piu' coraggio: il funzionario della Stasi. Un lavoro avvincente e seraficamente ottimista, cose sempre piu' rare e per questo apprezzabili.
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il cinefilo
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martedì 22 marzo 2011
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le vite degli altri
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Questo eccellente film d'esordio di F.H.V.Donnesmarck possiede il grande merito(già ricordato da molti)di saper mescolare insieme dei generi diversi tra loro come il thriller,il sentimentale e il documentaristico arrivando a costruire un quadro paurosamente e sinceramente realistico del regime di terrore imposto dalla stasi nella DDR negli anni del muro di Berlino...e di cui,nel film,l'agente Gert Wiesler(l'attore è il"granitico"Ulrich Muhe)è uno dei più infallibili esponenti...salvo poi finire per aiutare la coppia,formata da un intellettuale e da una attrice,che era stato incaricato di sorvegliare dal ministro della cultura.
Il regista racconta minuziosamente le tecniche con cui venivano compiute le operazioni applicate alle intercettazioni che invadevano la vita delle"vittime"del regime fino ai più piccoli particolari e gli arresti che ne seguivano in caso di"accertamento dei reati"intesi come oltraggio agli ideali del partito comunista.
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Questo eccellente film d'esordio di F.H.V.Donnesmarck possiede il grande merito(già ricordato da molti)di saper mescolare insieme dei generi diversi tra loro come il thriller,il sentimentale e il documentaristico arrivando a costruire un quadro paurosamente e sinceramente realistico del regime di terrore imposto dalla stasi nella DDR negli anni del muro di Berlino...e di cui,nel film,l'agente Gert Wiesler(l'attore è il"granitico"Ulrich Muhe)è uno dei più infallibili esponenti...salvo poi finire per aiutare la coppia,formata da un intellettuale e da una attrice,che era stato incaricato di sorvegliare dal ministro della cultura.
Il regista racconta minuziosamente le tecniche con cui venivano compiute le operazioni applicate alle intercettazioni che invadevano la vita delle"vittime"del regime fino ai più piccoli particolari e gli arresti che ne seguivano in caso di"accertamento dei reati"intesi come oltraggio agli ideali del partito comunista...conclusione:un film pienamente meritevole di essere visionato nelle scuole a scopo educativo e culturale.
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nello
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mercoledì 2 aprile 2008
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struggente
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Il clima da "caccia alle streghe" avvolse la DDR dall'istituzione del muro di Berlino alla sua demolizione. Bersaglio della repressione era ogni individuo che avrebbe potuto, in qualsiasi modo o forma, esprimere dissenso nei confronti della linea politica imposta dall'URSS. Per scovare ogni possibile "criminale", la Germania Est fu costretta a dotarsi di uno dei più costosi, invasivi ed efficienti sistemi di intellignece, del quale facevano parte circa 250 mila tedeschi ben addestrati e indottrinati. Compito di questi servizi segreti, chiamati STASI, era quello di individuare dei "sospetti", e di procedere poi all'installazione, nei luoghi frequentati da questi "sospetti", di microspie, telecamere o quant'altro per ottenere la più vasta gamma di informazioni possibile.
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Il clima da "caccia alle streghe" avvolse la DDR dall'istituzione del muro di Berlino alla sua demolizione. Bersaglio della repressione era ogni individuo che avrebbe potuto, in qualsiasi modo o forma, esprimere dissenso nei confronti della linea politica imposta dall'URSS. Per scovare ogni possibile "criminale", la Germania Est fu costretta a dotarsi di uno dei più costosi, invasivi ed efficienti sistemi di intellignece, del quale facevano parte circa 250 mila tedeschi ben addestrati e indottrinati. Compito di questi servizi segreti, chiamati STASI, era quello di individuare dei "sospetti", e di procedere poi all'installazione, nei luoghi frequentati da questi "sospetti", di microspie, telecamere o quant'altro per ottenere la più vasta gamma di informazioni possibile. Qualora da queste "analisi" della vita sociale degli individui intercettati fosse emerso qualche elemento compromettente, gli agenti della STASI erano autorizzati a prelevare l'individuo e sottoporlo a interrogatorio (o tortura), medainte il quale erano tenuti ad ottenere (o estorcere) confessioni di colpevolezza. Il caso preso in esame dal film di Von Donnersmarck, è quello di un commediografo, Georg Dreyman, la cui vita non fu mai messa in discussione, data la totale assenza, nelle sue opere, di ideologie contrastanti con quella imperante all'epoca. Ciò si verificò fino al giorno in cui un ministro si invaghì di un'attrice di teatro, moglie e musa ispiratrice di Dreyman. Da quel momento, il ministro incaricò uno dei suoi migliori agenti, Gerd Wiesler, che è poi il vero protagonista del film, di passare al setaccio la vita del commediografo, con lo scopo di scovare, o inventare all'occorrenza, prove che lo incastrino e che gli rovinino la carriera. Il personaggio di Wiesler viene presentato come un uomo freddo, cinico e spietato, forte dellla fede incrollabile nella DDR. Con il passare dei giorni, consumati ad ascoltare i controversi dialoghi che si svolgono in casa Dreyman, egli finì per capire il motivo di tanta attenzione da parte della DDR nei confronti di questo normalissimo artista. Da quel momento in poi, Wiesler utilizzò tutti i mezzi a sua disposizione per impedire che un sistema così corrotto potesse distruggere vita e carriera ad un uomo, reo soltanto di essere sposato alla donna sbagliata. Questa la storia, arricchita da un meraviglioso, intensissimo finale. I meriti del film non sono pochi. Tra questi l'aver messo in luce, con potenza e fermezza, un paese marcio fino al midollo, governato da tiranni che opprimono i propri cittadini facendoli vivere nel terrore e l'altro, non da meno, di aver parlato di una tragedia personale con un realismo privo di pomposi patetismi. Un film assolutamente da vedere.
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angelo umana
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mercoledì 4 settembre 2013
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il controllo inutile dei fatti altrui nella ddr
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Rivedere questo film e restarne ancora impressionati pure se il Muro di Berlino è caduto già 24 anni fa. La DDR voleva nelle dichiarazioni pubbliche assicurare la tutela e la felicità dei suoi cittadini, la loro Sicherheit, perciò non divulgava dal 1977 il numero di suicidi che avvenivano ogni anno nello Stato: in realtà proteggeva il benessere e la sicurezza della nomenclatura dominante, assicurava la carriera ai suoi servitori più fedeli.
Perciò ogni sospettato veniva spiato, bisognava “sapere tutto” di ognuno, e nel tutto c’erano naturalmente fatti privati e pettegolezzi, il gusto di un gruppo (200.
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Rivedere questo film e restarne ancora impressionati pure se il Muro di Berlino è caduto già 24 anni fa. La DDR voleva nelle dichiarazioni pubbliche assicurare la tutela e la felicità dei suoi cittadini, la loro Sicherheit, perciò non divulgava dal 1977 il numero di suicidi che avvenivano ogni anno nello Stato: in realtà proteggeva il benessere e la sicurezza della nomenclatura dominante, assicurava la carriera ai suoi servitori più fedeli.
Perciò ogni sospettato veniva spiato, bisognava “sapere tutto” di ognuno, e nel tutto c’erano naturalmente fatti privati e pettegolezzi, il gusto di un gruppo (200.000 persone) di appartenere a coloro che controllavano il Paese, sapere cose che altri non sanno, il potere di essere come dei cospiratori contro inermi cittadini comuni.
Uno di essi è l’agente HGW XX/7, alias Gerd Wiesler, siamo nella Berlino Est del 1984, zona di Pankow- Prenzlauerberg. Una vita davvero povera, senza affetti e piena di solitudine, il pasto insaporito da un tubetto di una specie di sugo, la casa vuota frequentata occasionalmente da una prostituta, forse fornita dal regime. Realizzato però nel mestiere segreto che svolge, essere della STAatsSIcherheit significava pure avere un grosso potere su ”le vite degli altri”, incaricato di raccogliere e riferire degli atti e parole di uno scrittore di teatro, Georg Dreyman-Lazlo, compagno di un’attrice in auge, Christa-Maria Sieland.
Deve essere stato un ravvedimento di Gerd a fargli preferire di nascondere e coprire ai suoi superiori la vita vera dei due, di lui soprattutto, forse il disinganno, il rendersi conto che una classe politica aveva messo in piedi quell’apparato spionistico in fondo inutile, o utile solo a perpetuarsi e circondarsi di servi. La similitudine con la bella Italia di oggi è evidente, non abbiamo spioni ma giornalisti osannanti ben pagati e mezze figure assurte a cariche politiche.
Fu il ministro della Cultura a far sorvegliare i due amanti, era innamorato dell’attrice e le imponeva la sua frequentazione, in mancanza di ciò non le avrebbe più fatto calcare un teatro.
Questo ministro dice a Lazlo, dopo la caduta del Muro, 5 anni dopo gli eventi del film, “Era bella la nostra DDR”: in effetti spingeva artisti a scriverne o farne satira sottile, a lavorare, e qualcuno a suicidarsi perché in quel Paese gli mancava l’aria. Lazlo non può non rispondergli: “E gente come lei ha governato questo Paese?”. Anche qui la mente va alla nostra bella Italia.
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luigi chierico
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martedì 2 agosto 2016
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non solo spionaggio
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Il Teatro, l’Amore, la Politica, la sete del Potere costituiscono le colonne portanti di quest’ottimo film rientrante a ragione nel genere di “ spionaggio”. I fatti si svolgono in un periodo storico a tutti vicinissimo, tanto vicino che tutti gli ultratrentenni l’hanno vissuto ed ancora molti ne portano con la memoria anche i segni. Il Teatro assoggettato alla Politica, l’Amore alla sete di Potere che è sempre abuso e violenza. Il mondo per buona sorte è fatto anche di persone come il capitano Gerd Wiesler,individuato con la sigla"HGW XX/7”, a cui la nota attrice di teatro Christa Maria Sieland gli dirà: “lei è una persona buona”. Ma che fosse buono lo si capisce quando ad un bambino che gli confida il parere di suo padre sulla Stasi non ne chiede il nome per poterlo interrogare, ma gli chiede quello della palla che ha in mano…”ma le palle non hanno un nome…” risponde il fanciullo!
I due protagonisti sono l’ottimo attore Ulrich Mühe e la bravissima Martina Gedeck.
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Il Teatro, l’Amore, la Politica, la sete del Potere costituiscono le colonne portanti di quest’ottimo film rientrante a ragione nel genere di “ spionaggio”. I fatti si svolgono in un periodo storico a tutti vicinissimo, tanto vicino che tutti gli ultratrentenni l’hanno vissuto ed ancora molti ne portano con la memoria anche i segni. Il Teatro assoggettato alla Politica, l’Amore alla sete di Potere che è sempre abuso e violenza. Il mondo per buona sorte è fatto anche di persone come il capitano Gerd Wiesler,individuato con la sigla"HGW XX/7”, a cui la nota attrice di teatro Christa Maria Sieland gli dirà: “lei è una persona buona”. Ma che fosse buono lo si capisce quando ad un bambino che gli confida il parere di suo padre sulla Stasi non ne chiede il nome per poterlo interrogare, ma gli chiede quello della palla che ha in mano…”ma le palle non hanno un nome…” risponde il fanciullo!
I due protagonisti sono l’ottimo attore Ulrich Mühe e la bravissima Martina Gedeck.Il capitano è ai comandi del tenente colonnello Anton Grubitz (Ulrich Tukur), mentre all’apice del potere c’è il ministro della Cultura Bruno Hempf interpretato da Thomas Thieme che ne deve fare l’odiosa parte. Nella rassegna manca l’altro personaggio attorno a cui è stata costruita questa bella storia d’amore e di spionaggio, manca lo scrittore la cui arte ed il cui cervello non sono stati assoggettati alla DDR, avendo conservato uno spirito libero ma critico, è Georg Dreyman ,interpretato brillantemente da Sebastian Koch.
Il tenente è preposto alla sorveglianza dello scrittore,soprattutto per lo squallido scopo del ministro della Cultura Bruno Hempf di allontanarlo dall’attrice Christa Maria Sieland, sua fedele compagna di vita e da cui è amato “con tutta l’anima”, per averla tutta per sé, per i suoi turpi scopi.Gerd Wiesler deve spiare la coppia Georg e Christa Maria giorno e notte nell’appartamento, ascoltare e trascrivere tutto quel che sente e vede, fare le sue deduzioni, un rapporto giornaliero da dare al suo diretto superiore. Gerd Wiesler è un uomo solitario,freddo,senz’anima,senza rapporti né umani né sociali, un ostinato persecutore che insieme agli altri preposti allo scopo di individuare sospetti anti socialisti, ha indotto migliaia di persone al suicidio, giorno per giorno, attraverso la passione trasmessagli dal teatro, assistendo agli spettacoli di Christa Maria, l’ascolto della poesia, della musica e dell’amore che regna nell’appartamento sorvegliato, cede, ed ecco che viene fuori “Lei è una persona buona”, e diventa traditore sino a rischiare la vita.Un film bellissimo condotto sapientemente, non eccelle in qualcosa di particolare, pur apprezzandone la musica e la fotografia, buona la sceneggiatura poco convincente l’elegante scenografia di una Germania dell’Est al principio degli anni’80. Un film che ha raccolto un fiume di successi e premiazioni, il miglior film straniero, ottimamente interpretato dagli attori che hanno ricoperto i tre ruoli principali, è apprezzato per il messaggio che trasmette senza far uso di armi o di violenza ma solo attraverso le parole ed i sentimenti. Non rimane che andarlo a vedere per sapere cosa risponderà il capitano Gerd Wiesler,individuato con la sigla"HGW XX/7, alla bella e brava attrice di teatro Christa Maria Sieland, e non meno alla bella e brava attrice di cinema Martina Gedeck, quando gli chiederà:”Secondo lei potrà mai (Christa Maria) fare del male all’uomo che ama con tutta l’anima e vendersi per il Teatro?”.
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maxime dubois
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martedì 18 ottobre 2016
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che cos’è il cinema se non emoziona?
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Che cos’è il cinema se non emoziona?Ho visto questo stupendo film ieri sera e sento forte il bisogno di condividere con voi le mie emozioni e I miei pensieri scaturiti da questa esperienza. Guardo parecchi film, ma non scrivo quasi mai recensioni. Mi limito a conservare l’esperienza dentro di me per I film che sono riusciti a toccarmi in qualche modo e a buttare nella spazzatura ciò che avrei benissimo fatto a meno di vedere. Questa volta è diverso. Questa volta sono rimasto così toccato che non ho potuto fare a meno di mettermi davanti al computer e scrivere due righe. Ieri sera, dopo averlo visto, non riuscivo a dormire perchè dentro di me si era messo in moto un vulcano di emozioni, impulsi e pensieri.
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Che cos’è il cinema se non emoziona?Ho visto questo stupendo film ieri sera e sento forte il bisogno di condividere con voi le mie emozioni e I miei pensieri scaturiti da questa esperienza. Guardo parecchi film, ma non scrivo quasi mai recensioni. Mi limito a conservare l’esperienza dentro di me per I film che sono riusciti a toccarmi in qualche modo e a buttare nella spazzatura ciò che avrei benissimo fatto a meno di vedere. Questa volta è diverso. Questa volta sono rimasto così toccato che non ho potuto fare a meno di mettermi davanti al computer e scrivere due righe. Ieri sera, dopo averlo visto, non riuscivo a dormire perchè dentro di me si era messo in moto un vulcano di emozioni, impulsi e pensieri. In una parola questo film è riuscito in ciò che, secondo me è lo scopo più importante di una qualsiasi forma d’arte: ispirare. Si, ragazzi questo film mi ha ispirato e ha lasciato una scintilla dentro di me. Mi ha fatto dire: anche io ho voglia di fare qualcosa. Ho voglia di mettere al servizio quello che ho dentro per creare qualcosa che tocchi le persone e che cambi il mondo. Mi ha fatto dire ‘che bella è la vita nonostante I momenti duri!’ Ho provato questa sensazione guardando un film poche volte in vita mia. Di film belli ne ho visti tanti, ma così potenti da toccarti dritto al cuore e scuoterlo e ossigenarlo li conto sulle dita di una mano. Mi rendo conto che non ho ancora parlato del film, ma meglio così. Non vi racconterò la trama o se il finale è bello o triste. Per quello potete andare su wikipedia o imdb, o vedere altre recensioni. Volevo solo raccontarvi le mie sensazioni e i miei pensieri; che effetto mi ha fatto guardare ‘le vite degli altri’. Che cos’è il cinema se non emoziona? Prima di chiudere volevo lasciarvi uno dei tanti spunti che mi ha dato questo film. Mi sono chiesto: ma in paradiso esiste l’arte? Cioè Babbonatale, a parte cavalcare un paio di renne e portare i regali ai bambini nel mondo, cosa fa insieme a tutti gli abitanti del paradiso per tutto l’anno? Perché in questo film ho realizzato come l’arte sia indissolubilmente legata al bisogno di cambiare, o di ribellarsi a qualcosa che non va nel mondo di comuni mortali come noi. E se in paradiso va tutto bene siamo tutti felici che cazzo facciamo lassù? Come dice a un certo punto il corrotto ministro della cultura: “Ora che hanno abbattuto il muro di che cosa scriverete?”. Questo per dire, che anche nelle tragedie, abbiamo la possibilità di dare un senso alla nostra vita lottando per un mondo e un esistenza migliore e l’arte è il letto di tanti piccoli fiumi che vogliono iniziare a viaggiare, che siamo noi. Buon vojage.
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saokekelle
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lunedì 4 febbraio 2019
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secondo me attualissimo
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Che emozione ieri rivedere questo film su Rai Storia! L'avevo visto qualche anno fa e mantiene anche in tv la sua magia, la sua romantica tristezza. Gli ideali vincono sempre, a dispetto di tutto, della storia,, della prospettiva di carriera. Il moto interiore, di giustizia e di umanità, prevale su tutto. E' l'uomo, con le sue scelte, con le sue decisioni, che muove la società, anche nell'assenza apparente di libertà. Contro il determinismo e la mancanza apparente di vie d'uscita, l'arte, la poesia, sono armi sempre potentissime.
E' un film poetico, riuscito, con una fotografia volutamente sbiadita, in un'atmosfera terribile, come doveva essere Berlino Est nel 1984 (pensiero ad Orwell?) in cui personaggi molto umani confliggono con burocrati di stato meschini.
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Che emozione ieri rivedere questo film su Rai Storia! L'avevo visto qualche anno fa e mantiene anche in tv la sua magia, la sua romantica tristezza. Gli ideali vincono sempre, a dispetto di tutto, della storia,, della prospettiva di carriera. Il moto interiore, di giustizia e di umanità, prevale su tutto. E' l'uomo, con le sue scelte, con le sue decisioni, che muove la società, anche nell'assenza apparente di libertà. Contro il determinismo e la mancanza apparente di vie d'uscita, l'arte, la poesia, sono armi sempre potentissime.
E' un film poetico, riuscito, con una fotografia volutamente sbiadita, in un'atmosfera terribile, come doveva essere Berlino Est nel 1984 (pensiero ad Orwell?) in cui personaggi molto umani confliggono con burocrati di stato meschini. Un film appassionante, potente, bellissimo.
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alejazz
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martedì 5 marzo 2019
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quando la ddr spiava i cittadini
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Il capitano Gerd Wiesler (Ulrich Mühe) è in servizio presso la Stasi (nome comune per identificare il Ministero per la Sicurezza di Stato) della Germania dell’Est (DDR) nel 1984. Il suo compito è di spiare e interrogare fino all’esasperazione i cittadini del Paese e per la tutela della politica nazionale. Gli stessi cittadini sembrano ormai essersi abituati a questo tipo di “regime” imposto dalla DDR; essi sono burattini manovrati dal Sistema. Le loro vite sono messe sotto scacco dai militari della Stasi i quali ne conoscono ogni minimo particolare.
Al capitano Wiesler è affidata una missione delicata: spiare lo scrittore Dreyman (Sebastian Koch) compagno dell’attrice Christa-Maria Sieland (Martina Gedeck), di cui il Ministro della Cultura (Thomas Thieme) ha perso la testa, per incastrarlo e allontanarlo dalla compagna.
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Il capitano Gerd Wiesler (Ulrich Mühe) è in servizio presso la Stasi (nome comune per identificare il Ministero per la Sicurezza di Stato) della Germania dell’Est (DDR) nel 1984. Il suo compito è di spiare e interrogare fino all’esasperazione i cittadini del Paese e per la tutela della politica nazionale. Gli stessi cittadini sembrano ormai essersi abituati a questo tipo di “regime” imposto dalla DDR; essi sono burattini manovrati dal Sistema. Le loro vite sono messe sotto scacco dai militari della Stasi i quali ne conoscono ogni minimo particolare.
Al capitano Wiesler è affidata una missione delicata: spiare lo scrittore Dreyman (Sebastian Koch) compagno dell’attrice Christa-Maria Sieland (Martina Gedeck), di cui il Ministro della Cultura (Thomas Thieme) ha perso la testa, per incastrarlo e allontanarlo dalla compagna. Quindi, Wiesler per onorare il proprio lavoro e sperare in una carriera propizia, accetta l’incarico e comincia la fase di spionaggio di Georg Dreyman. Purtroppo però dai discorsi e telefonate intercettate non riesce a scoprire nulla. La storia, poi, prende una piega diversa quando lo stesso capitano, seguendo le vite degli altri (in questo caso di Dreyman e Sieland), passa da oppressore ad oppresso insieme ai cittadini della DDR: da un lato comincia a ricevere la pressione politica del Ministro e del collega della Stasi e dall’altra diventa inconsapevolmente complice della coppia di amanti. Il finale svela un colpo di scena da scoprire vedendo il film.
Tecnicamente Florian Henckel von Donnersmarck ha diretto il film magistralmente. La trama regge bene grazie ad una sceneggiatura ben curata.
Inoltre anche il tema scelto, basato su un contesto politico storico realmente accaduto, ha dato valore aggiunto alla pellicola che si è aggiudicata i premi David Donatello e Oscar rispettivamente come miglior film dell’UE e miglior film straniero.
La scenografia rispecchia tutte le caratteristiche della Germania dell’Est degli anni’80, periodo di boom economico anche se lo Stato sorvegliante speciale del popolo.
Infine “Le vite degli altri” si conclude con l’immagine della bella dedica al capitano Wiesler scritta da Dreyman in un suo libro pubblicato nei primi anni ’90 (dopo caduta del muro di Berlino e Germania unificata). Il capitano, quando spiava la casa dello scrittore, evitò il suo arresto nel ’85 diventando suo complice per aiutarlo; tuttavia ciò gli costò la carriera ritrovandosi a svolgere negli ultimi anni un lavoro usurante e denigrante (nel centro smistamento postale).
Consigliato: sì a pubblico +16
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lucio
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sabato 7 aprile 2007
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la libertà da conquistare
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Comunismo uguale negazione della libertà . Nei paesi dell'ex blocco sovietico essersi affrancati dal gioco totalitario è stato un fatto storico rilevante . La vecchia Unione Sovietica teneva sotto controllo molti paesi : Polonia , Cecoslovacchia , Ungheria , Bulgaria e Repubblica Democratica Tedesca . Quest'ultima , meglio conosciuta come DDR , si è dissolta nel 1989 grazie alla spinta - oramai inarrestabile - delle popolazioni giovani . I ragazzi e le ragazze , figli dei genitori che hanno vissuto il 1968 , non ne potevano più delle limitazioni imnposte dai vari regimi che tenevano in assedio costante il loro corpo e , soprattutto , le loro fresche menti .
Così , in poco tempo , confortati anche dai cambiamenti impressi da Gorbaciov nel suo Paese , hanno ( a milioni ) pacificamente invaso le piazze delle grandi capitali europee .
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Comunismo uguale negazione della libertà . Nei paesi dell'ex blocco sovietico essersi affrancati dal gioco totalitario è stato un fatto storico rilevante . La vecchia Unione Sovietica teneva sotto controllo molti paesi : Polonia , Cecoslovacchia , Ungheria , Bulgaria e Repubblica Democratica Tedesca . Quest'ultima , meglio conosciuta come DDR , si è dissolta nel 1989 grazie alla spinta - oramai inarrestabile - delle popolazioni giovani . I ragazzi e le ragazze , figli dei genitori che hanno vissuto il 1968 , non ne potevano più delle limitazioni imnposte dai vari regimi che tenevano in assedio costante il loro corpo e , soprattutto , le loro fresche menti .
Così , in poco tempo , confortati anche dai cambiamenti impressi da Gorbaciov nel suo Paese , hanno ( a milioni ) pacificamente invaso le piazze delle grandi capitali europee .
I giovani occidentali di Berlino Ovest , molto prima del 1989 , volevano abbattere il muro della vergogna che separava la città.
Il bello è che la stessa cosa la chiedevano anche gli studenti " comunisti " che vivevano oltre la cortina di ferro .
E quando due volontà , così potenti , si stringono in una santa alleanza democratica , per le dittature , prima o poi , arriva l'ora della disfatta . Nel bellissimo film di Florian Henckel von Donnersmarck si osserva il lento disfacimento del potere nella DDR grazie all'ausilio della cultura letteraria . Il respiro profondo dei grandi testi scritti supera i confini di Stato , oltrepassa i fili spinati , sorvola le recinzioni e si
espande , come pandemia , in ogni luogo della Terra . Cadono i dittatori sotto la scure del libero pensiero . Anche se c'è chi si intromette egli altri per cercare di dare un senso alla propria che è intrisa di ideologia . In questo senso è toccante il cambiamento catartico che , pian piano , si insinua nel capitano della Stasi mentre si immerge , per servizio , nella quotidianità di un drammaturgo e della sua compagna che fa l'attrice di teatro . Lo scrittore , ligio al dovere e al partito , pensa di non essere controllato poiché non ha nulla da nascondere . Ma il potere che opprime , se vuole , trova a qualsiasi cittadino , una falla , un buco nero da nascondere .
E quando le tigri fameliche del pensiero unico vedono una potenziale preda , il più delle volte con una solida preparazione culturale alle spalle , la sbranano senza alcuna pietà . Il tragico è che cìò che accadeva in Oriente fino a qualche anno fa , ebbene capita , in egual maniera , nel ricco Occidente di oggi . Nella DDR una brava attrice di teatro , per fare carriera , deve subire i soprusi di un oligarca del partito che detiene le leve del comando . Nel mondo luccicante e rampante dei paesi ricchi , in questo periodo storico , succede la stessa cosa . Una ragazza che vuole emergere nel mondo dello spettacolo , alle volte , deve accettare ricatti di ogni genere per costrirsi un futuro nel mondo della celluloide o in quello del palcoscenico . Il film è bellissimo . La sceneggiatura è senza smagliature . Gli attori sono strepitosi . Una menzione speciale merita Ulrich Muhe , colui che interpreta , alla perfezione , il poliziotto spione che sente dentro di sé crescere , con forza dirompente ,il germe della giustiza e della libertà .
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[+] lettura in chiave politica
(di paola)
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riccardo74
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lunedì 4 giugno 2007
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donnersmarck si nutre delle regie degli altri
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Film claustrofobico che mette in scena il marcamento a uomo tra controllori e controllati che finiscono per incrociarsi in un gioco che impedisce il movimento, sullo sfondo di una società repressiva, e quindi violenta, capace di rivolgere, anche verso se stessa, questa inaudita violenza fino al dramma personale del suicidio.
Il suicidio come tragica prospettiva individuale e triste statistica sociale è senza dubbio il protagonista del film. Un protagonista negato (non esistevano statistiche ufficiali nella DDR su questo aspetto) e forse per questo ancora più insidioso e traumatico.
La dimensione labirintica tracciata dal film, è tipica dello schema del regista cinese Zhang Yimou che con Ju Dou del 1990, Lanterne Rosse del 1991 e il suo ultimo lavoro, la città proibita del 2006, racconta mirabilmente dell’impossibilità, se non con il suicidio appunto o con la pazzia, di liberarsi dalle strettoie convenzionali dell’esistenza.
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Film claustrofobico che mette in scena il marcamento a uomo tra controllori e controllati che finiscono per incrociarsi in un gioco che impedisce il movimento, sullo sfondo di una società repressiva, e quindi violenta, capace di rivolgere, anche verso se stessa, questa inaudita violenza fino al dramma personale del suicidio.
Il suicidio come tragica prospettiva individuale e triste statistica sociale è senza dubbio il protagonista del film. Un protagonista negato (non esistevano statistiche ufficiali nella DDR su questo aspetto) e forse per questo ancora più insidioso e traumatico.
La dimensione labirintica tracciata dal film, è tipica dello schema del regista cinese Zhang Yimou che con Ju Dou del 1990, Lanterne Rosse del 1991 e il suo ultimo lavoro, la città proibita del 2006, racconta mirabilmente dell’impossibilità, se non con il suicidio appunto o con la pazzia, di liberarsi dalle strettoie convenzionali dell’esistenza.
Ma ancora la capacità dell’esordiente regista tedesco Florian Henckel von Donnersmarck è quella di filmare la violenza in tutti i suoi aspetti. Il Capitano Gerd Wiesler (bravissimo e ispirato Ulrich Mühe) ricorda Anthony Hopkins (in una scena in cui si nasconde nella penombra dell’atrio di un portone per non essere visto dal drammaturgo Georg Dreyman, interpretato da Sebastian Koch, finisce per somigliargli anche fisicamente) e come lui, in Hannibal Lecter del silenzio degli innocenti, si nutre delle vite degli altri.
E Henckel von Donnersmarck si nutre dei grandi del cinema giocando con le regole dell’intimità della casa. Una casa continuamente violata da chi ti spia (molti gli accenti voujeristici della finestra sul cortile) in un giallo angolare, o ancora meglio a tutto tondo, dove tutto nasce e muore nella dimensione privata della casa voluta da Hitchcock nel suo “… delitto perfetto”.
Esemplare la scena in cui in ascensore l’agente della Stasi, Capitano Gerd Wiesler, si ritrova con un bambino di 5 o 6 anni, l’unico personaggio libero del film, che dice in faccia, senza mezzi termini, all’agente: “E’ vero quello che dicono di te, che sei della stasi? E tu che sai della Stasi?- risponde l’agente- Chi ti ha detto questo? Il mio papà. -Risponde il bambino-. E come si chiama il….?”. L’agente si ferma, non vuole saperlo. Sa che se verrà a conoscenza di quel nome lui dovrà svolgere per forza di cose il suo mestiere. No, lui non può chiederlo quel nome, semplicemente perché non vuole saperlo. Forse è in quel momento, in quel preciso momento, che il Capitano sente di non poter più svolgere il proprio mestiere, nella prospettiva, accarezzata anche per un solo istante, di poter essere finalmente libero.
Bravissima Martina Gedeck nei panni del personaggio femminile suo malgrado costretta al ruolo di protagonista.
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(di ordell)
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