Lady in the Water

Strano. E’ stato questo il mio commento riguardo al film, appena uscito dalla sala. Questa pellicola di Shyamalan si discosta abbastanza nettamente dai suoi lavori precedenti, di impianto thriller con colpo di scena finale incluso, ma non lo giudico strano per questo motivo, quanto per il modo in cui viene trattato l’argomento ‘favolesco’ nel film. Come è noto la vicenda prende spunto da una favola inventata dal regista, ma fin da subito è chiaro che nel film son presenti altre contaminazioni: intermezzi leggermente comici e piccoli spaventi provocati dalle bestie e dai getti d’acqua in giardino (?) fanno perdere un po’ la strada maestra al film, che piuttosto che concentrarsi verso un’unica direzione preferisce a volte deviare verso altri vicoli. Le favole al cinema ormai vengono raccontate sempre meno e questo desensibilizza lo spettatore nei confronti di racconti permaeati di una punta di buonismo e se vogliamo anche moraleggianti, caratteristiche di fondo della Favola in generale. Ma la questione non è questa: pur accettando il fatto di immergersi completamente in una favola, si percepisce comunque qualcosa di strano, qualcosa di non ben riuscito, qualcosa che un po’ spiazza. Discorso a parte meriterebbero la figura del critico e del personaggio interpretato dal regista, facenti parte di un piccolo villaggio di persone abbastanza, volutamente, stereotipate. P. Giamatti compie egregiamente il suo dovere, mentre più difficile risulta il giudizio riguardo alla prestazione della Howard , interpretando lei un personaggio abbastanza monotono e sotto le righe, che forse non le permette di esprimersi al meglio. Tecnicamente parlando, nulla da dire: ben girato come Shyamalan sa fare, e ben fotografato come al solito. Ma si sente nell’aria (o forse nell’acqua) che il prodotto convince a metà. Sia chiaro: non è un brutto film e merita comunque di essere visto nella sua particolarità, ma forse Shyamalan ci aveva abituati un po’ troppo bene con film di altro genere, che sa fare meglio.