Lady in the Water

Cleveland Heep (un sempre in forma Paul Giamatti) è il custode del residence The Cove. Tutto bene finchè dalla sua piscina non esce una creatura dell’acqua, con le sembianze di una ragazza. Da qui l’intreccio scorrerà sulla falsa riga di una antica leggenda orientale. E l’atmosfera fiabesca Shyamalan la sa creare eccome, grazie a una ninfa bellissima e a una serie di personaggi fuori dal mondo (tutta la storia si svolge nel residence), supportato da una colonna sonora semplice ma coinvolgente. Fin qui tutto bene. La sapienza del regista nell’uso della macchina da presa annega però nell’autocompiacimento e la curiosità suscitata da personaggi così caricaturali (non a caso) precipita nei crateri della sceneggiatura. Voluti, perché in ogni leggenda che si rispetti la maggior parte degli eventi non si spiega, ma l’equilibrio delicato sul quale poggiano le storie al limite della verosimiglianza questa volta si perde. E non è la prima volta che belle immagini e una notevole capacità di rendere il racconto scorrevole passano in secondo piano di fronte alla richiesta eccessiva di ingenuità da parte di Shyamalan (penso al più recente E venne il giorno). Troppi buchi, troppe cose date per scontate per avere l’ambizione di essere una fiaba matura, “da grandi”.