dido93
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lunedì 25 giugno 2007
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drammone...ma niente di più...
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Film pesante come un macigno...storia drammatica fino all'esasperazione, quasi a voler dare un "peso", una consistenza che altrimenti questo film (visto ciò che resta...tolto il dramma....praticamente niente...) non avrebbe mai avuto.
Forse bisogna considerare che si tratta dell'opera prima di un attore che si siede sulla sedia del regista...e allora si può essere anche un pò più benevoli...
Tutto sommato la recitazione è buona, gli attori bravi, ma l'intera storia è come "schiacciata" dal peso di una atmosfera drammatica e a tratti insopportabilmente pesante.
Non c'è un attimo di tensione vera (solo dramma...tragedia imminente...), un elemento di sorpresa, un "qualche cosa" che ti faccia spalancare gli occhi.
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Film pesante come un macigno...storia drammatica fino all'esasperazione, quasi a voler dare un "peso", una consistenza che altrimenti questo film (visto ciò che resta...tolto il dramma....praticamente niente...) non avrebbe mai avuto.
Forse bisogna considerare che si tratta dell'opera prima di un attore che si siede sulla sedia del regista...e allora si può essere anche un pò più benevoli...
Tutto sommato la recitazione è buona, gli attori bravi, ma l'intera storia è come "schiacciata" dal peso di una atmosfera drammatica e a tratti insopportabilmente pesante.
Non c'è un attimo di tensione vera (solo dramma...tragedia imminente...), un elemento di sorpresa, un "qualche cosa" che ti faccia spalancare gli occhi...
Sinceramente, dopo aver visto film come "la sconosciuta"...mi viene da pensare che, pur apprezzando la buona prova di tutto il cast, di polvere da mangiare Rossi Stuart ne ha ancora tantissima...almeno come regista...
P.S: ...spero solo che non segua le orme (e le atmosfere...) di Ozpetek... Ce ne basta uno, grazie....!!!!
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francesca
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venerdì 12 maggio 2006
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spettacolarizzazione del dolore altrui
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Niente da dire sulla bravura di tutti gli attori.
Resta molto difficile capire il perchè narrare una storia del genere. Lo spunto era ottimo ma sarebbe stato giusto lanciare al pubblico un messaggio positivo.A mio parere la società in genere ne esce sconfitta, non vedo un trionfo dell'amore.
Purtroppo storie di questo genere sono all'ordine del giorno, ne siamo a conoscenza nelle nostre case, dai litigi dei vicini di casa, dalla lettura dei giornali,dalla televisione!
Basta frequentare, da esperti nel settore, i Tribunali per i Minorenni, parlare con gli operatori sociali.
Bisognerebbe lanciare un messaggio positivo ai giovani che desiderano costruire il proprio futuro, creare una famiglia.
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Niente da dire sulla bravura di tutti gli attori.
Resta molto difficile capire il perchè narrare una storia del genere. Lo spunto era ottimo ma sarebbe stato giusto lanciare al pubblico un messaggio positivo.A mio parere la società in genere ne esce sconfitta, non vedo un trionfo dell'amore.
Purtroppo storie di questo genere sono all'ordine del giorno, ne siamo a conoscenza nelle nostre case, dai litigi dei vicini di casa, dalla lettura dei giornali,dalla televisione!
Basta frequentare, da esperti nel settore, i Tribunali per i Minorenni, parlare con gli operatori sociali.
Bisognerebbe lanciare un messaggio positivo ai giovani che desiderano costruire il proprio futuro, creare una famiglia.
Non è più epoca di neoralismo siamo tutti al corrente di tutto.
Lo trovo offensivo per i minori che soffrono e che vivono in prima persona maltrattamenti, violenze morali,abbandono.
Il piccolo Tommaso è un bambino che viene caricato da una responsabilità troppo grande per la sua età, decidere se fare rientrare la propria madre in casa, perdonarla e accettare la debolezza di colei che lo ha messo al mondo. Perchè renderlo respnsabile di errori commessi dagli adulti!
Anche la scuola ne esce sconfitta con il tema del compagno di scuola tenuto ai margini. Non credo proprio che degli insegnanti "lascino a se stessi" l'integrazione di un bambino che ha subito un trauma.
E' che dire poi della frase del piccolo Tommi concernente il prestito chiesto dal padre per l'acquisto dell'attrezzatura cinematografica, l'ipoteca sulla casa! Penso proprio che un bambino di quell'età non dovrebbe essere a conoscenza di mutui o ipoteche!
Non si tratta di ipocrisia, credo solo che i mezzi di comunicazione come il cinema abbiano il dovere di lanciare un messaggio disperanze anche laddove l'esasperazione e la sofferenza sono evidenti!
Il linguaggio è anche molto crudo, dire ai bambini, con termini spietati e volgari, il motivo per il quale la madre li ha abbondanati è davvero umiliante!
Non vedo il motivo della bestemmia, nè tanto meno la necessità di rappresentare il padre impegnato nelle faccende domestiche nudo!
Mi auguro che quando questo film sarà trasmesso in televisione vi sarà l'accortezza di trasmetterlo con indicazioni precise, al fine di evitare che bambini ignari assistano ad uno spettacolo del genere.
Un piccolo cenno alla famiglia del "Mulino Bianco" anche quest'aspetto è stato criminalizzato, trasmettendo il messaggio che nelle famiglie ricche si va tutti d'amore e d'accordo! Trovo dolorosa l'affermazione dell'altro papà, il quale dice al figlio Antonio ed alla moglie, se potessi Tommi lo terrei sempre con me, il pomeriggio trascorso a pescare...
Non credo sia necessario criminalizzare le famiglie agiate, anche perchè tali scenari si vivono anche in alcune oasi, che solo all'esterno, sembrano felici!
Ripeto nulla da dire sulla bravura degli attori,la rappresentazione della storia andava migliorata.
Mi chiedo cosa avrà pensato il piccolo attore che ha interpretato Tommi. Mi auguro che il piccolo ne abbia parlato con i suoi genitori.
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maria cristina nascosi
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giovedì 27 luglio 2006
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anche libero va bene, per crescere...
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Anche LIBERO VA BENE,è il film opera prima di Kim Rossi Stuart.
Interpretato dallo stesso regista, da Barbora Bobulova, Alessandro Morace e Marta Nobili.
Dopo la notevole trasformazione e crescita come attore, anche di teatro ormai – ha affrontato prove shakespeariane - Kim è passato, come ormai banalmente si usa dire, dietro la m.d.p., per dar vita a questo nuovo film, produzione 2005, che ha conosciuto un primo bagno di qualità a Cannes, per poi essere presentato in altra importante occasione in Italia, all’ultima, la 42°, Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, durante la quale, nell’ambito del Cinema in Piazza, gremita all’inverosimile l’ultima sera del cinefestival, l’attore neo-regista ha ottenuto un successo di pubblico davvero notevole.
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Anche LIBERO VA BENE,è il film opera prima di Kim Rossi Stuart.
Interpretato dallo stesso regista, da Barbora Bobulova, Alessandro Morace e Marta Nobili.
Dopo la notevole trasformazione e crescita come attore, anche di teatro ormai – ha affrontato prove shakespeariane - Kim è passato, come ormai banalmente si usa dire, dietro la m.d.p., per dar vita a questo nuovo film, produzione 2005, che ha conosciuto un primo bagno di qualità a Cannes, per poi essere presentato in altra importante occasione in Italia, all’ultima, la 42°, Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, durante la quale, nell’ambito del Cinema in Piazza, gremita all’inverosimile l’ultima sera del cinefestival, l’attore neo-regista ha ottenuto un successo di pubblico davvero notevole.
Il testo filmico narra la storia di un bambino alle prese con un padre oppressivo, ‘reso mammo’ single da una moglie instabile, caratteriale, assente ed affettivamente ricattatoria.
Un tema molto caro, specie di recente, alla filmografia non solo italiana.
Ma il modo di affrontarlo, quello sì che lo è, tutto italiano.
Chiaramente Rossi Stuart ha voluto fortemente e con passione – si sarebbe tentati di dire – rifarsi al cinema del Neorealismo italiano e, forse, si è fatto prendere un tantino la mano, nel ricreare, specie per quanto riguarda la comunque splendida interpretazione del piccolo Alessandro Morace, il clima di Ladri di biciclette o I bambini ci guardano, tanto per fare gli esempi più banali.
Probabilmente anche la lezione truffautiana de I 400 colpi e, ancor più, dell’ineguagliabile Gli anni in tasca, era ben presente nella mente di Kim, mentre girava.
Vero è, pure, che la sua stessa interpretazione, seppur ‘forte’, è spesso – ed inutilmente – sopra le righe; ma si può cogliere, contestualmente al plot ed alla performance, una buona fede ed una voglia di ‘raccontarsi’ che da sole meritano la visione di un film di un ottimo giovane attore che, ne siamo sicuri, evolverà ulteriormente nel suo crescere attoriale ad autoriale.
MARIA CRISTINA NASCOSI
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darkleo96
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venerdì 15 febbraio 2019
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film che non ha paura di dire la verità
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Film stupendo semi-amatoriale che tratta la tragica questione di Renato, rimasto a tenere da solo due figli e con una precaria condizione economica a causa della ex moglie, che lo ha tradito senza problemi rompendo il rapporto e in più lo illude ancora senza ritegno fingendo di tornare e tradendolo-scaricandolo di nuovo. Un film veritiero che si oppone al classico stereotipo femminista che viene ripetutamente proposto in ambito cinematografico, dove è sempre l'uomo l'immaturo che tradisce etc. e la donna la povera vittima innocente, sapendo benissimo che nella società al di fuori degli schermi non funziona cosi e che molte femmine tradiscono senza problemi e causano macelli di questo tipo ridacchiandosela.
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Film stupendo semi-amatoriale che tratta la tragica questione di Renato, rimasto a tenere da solo due figli e con una precaria condizione economica a causa della ex moglie, che lo ha tradito senza problemi rompendo il rapporto e in più lo illude ancora senza ritegno fingendo di tornare e tradendolo-scaricandolo di nuovo. Un film veritiero che si oppone al classico stereotipo femminista che viene ripetutamente proposto in ambito cinematografico, dove è sempre l'uomo l'immaturo che tradisce etc. e la donna la povera vittima innocente, sapendo benissimo che nella società al di fuori degli schermi non funziona cosi e che molte femmine tradiscono senza problemi e causano macelli di questo tipo ridacchiandosela. In più, tratta la tragica questione dei padri separati.
Kim interpreta egregiamente il suo ruolo, riuscendo ad essere espressivo e rabbioso talmente da sembrare "incavolato" sul serio. Il suo linguaggio gergale e volgare, contrariamente a quanto dicono molti, mi piace molto: lo rende realistico ancora più espressivo e in parte anche divertente. L'asso portante del film è sicuramente lui, assieme a Tommaso. Le scene non sono stucchevoli e noiose come un normale film di questo genere, ma come già detto col linguaggio di Kim e con diverse situazioni messe (come la scena del cammello sul set cinematografico, del fallimento di Tommaso a nuoto e della famosa bestemmia per fare degli esempi) risultano addirittura divertenti, e in altra parte fanno riflettere e coincidono con la storia.
Kim nel film è un uomo duro forte e "oscuro", che si porta appreso il masso pesante della moglie che lo ha tradito e ri-tradito e che è dentro una depressione senza fine, ma ciò non lo ferma dall'andare avanti e dal curare al massimo i figli. Un vero e proprio romano-germanico come lui è!
Un gran bel filmetto riflessivo, sicuramente un lavoro che dovrebbero vedere le femministe lamentose e vittimiste.
Peccato tuttavia che il sequel di questo film "Tommaso" invece non centri proprio nulla con questo film e sia pessimo.
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a.l.
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lunedì 15 maggio 2006
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in equilibrio sui tetti del mondo
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Kim Rossi Stuart, uno dei volti più espressivi del cinema italiano, con la modestia doverosa del principiante preparato, esordisce dietro la macchina da presa inserendosi in uno dei filoni più fecondi e felici della tradizione nazionale, quello dell’infanzia negata come termometro di una società iniqua, e rendendo particolare omaggio a uno dei suoi archetipi nobili “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica. Il film infatti, voluto a Cannes dai responsabili della “Quinzaine des Réalisateurs”, recupera rivitalizzandolo uno schema narrativo sempre attuale: si lavano i panni sporchi alla finestra e il dramma familiare spietatamente sviscerato consente di allargare lo sguardo alla città intera. La vicenda sugli schermi è stata vista mille volte con varianti e toni diversi: una madre inquieta abbandona marito e due figli, un padre fragile li fa crescere fra difficoltà innumerevoli e un domani forse la famiglia dimezzata riuscirà a trovare un suo equilibrio tramite la maturità forzata del bambino/giudice costretto per difendere la sua infanzia a mostrarsi e a diventare adulto.
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Kim Rossi Stuart, uno dei volti più espressivi del cinema italiano, con la modestia doverosa del principiante preparato, esordisce dietro la macchina da presa inserendosi in uno dei filoni più fecondi e felici della tradizione nazionale, quello dell’infanzia negata come termometro di una società iniqua, e rendendo particolare omaggio a uno dei suoi archetipi nobili “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica. Il film infatti, voluto a Cannes dai responsabili della “Quinzaine des Réalisateurs”, recupera rivitalizzandolo uno schema narrativo sempre attuale: si lavano i panni sporchi alla finestra e il dramma familiare spietatamente sviscerato consente di allargare lo sguardo alla città intera. La vicenda sugli schermi è stata vista mille volte con varianti e toni diversi: una madre inquieta abbandona marito e due figli, un padre fragile li fa crescere fra difficoltà innumerevoli e un domani forse la famiglia dimezzata riuscirà a trovare un suo equilibrio tramite la maturità forzata del bambino/giudice costretto per difendere la sua infanzia a mostrarsi e a diventare adulto. La novità sta però altrove ovvero in uno stile di regia severo e per questo rigorosamente asettico nel trasformare le pareti domestiche di un alloggio piccolo borghese romano nella cassa di risonanza esplosiva delle tensioni sociali. In altre parole esattamente come “Ladri di biciclette” negli anni del dopoguerra, “Anche libero va bene”, a una lettura meno superficiale, è un ritratto sfumato ed indiretto dell’Italia di oggi: il traffico perenne è rumore invasivo, perenne sullo sfondo, ed è metafora efficace di una comunità-automa umanamente indifferente ai bisogni dei singoli. L’undicenne Tommaso, nella sua miracolosa e precoce lucidità (anche interpretativa nel bambino attore per caso Alessandro Morace), sa che gli euri vanno contati uno per uno ed intuisce, confrontando casa sua con quella del suo amichetto benestante, che da una parte stanno i ricchi e felici e dall’altra i poveri ed infelici, anche se nella omologazione dominante abitano lo stesso condominio e frequentano le stesse scuole. E la miseria oggi è precisamente la precarietà economica ed esistenziale illustrata dalla pellicola: è la frustrazione della professionalità o del talento, è il giovane laureato, decorosamente vestito. nel call center, è la crudele costrizione ad inquadrare la parte anteriore di un’automobile al posto del muso di un cammello in cambio di un pezzo di pane. I genitori di Tommaso sono anime sprovvedute in fuga, ciascuna a modo loro, da una periferia del mondo desolata; entrambi sopravvivono evadendo ma lo fanno egoisticamente e a questo punto il lungometraggio da dramma sociale diventa etico, lasciando erompere dal fondo oscuro della storia l’atto di accusa nei confronti dell’esasperato e confuso egocentrismo oggi generalizzato: fino a che punto si deve essere liberi, se la nostra libertà lede i diritti altrui? E’ giusto, per inseguire la propria vocazione, abbandonare i figli o non ascoltarli? Il cerchio si apre e si chiude sull’anomalia delle personalità devianti del film che estremizzano tragicamente la prosaica banalità della prassi quotidiana che ha le radici nobili nel “particulare” di guicciardiana memoria. Ma il ruolo da libero ha senso solo se si fa gioco di squadra; la regola vale per tutti, anche per chi intende far cinema con sentimenti autentici. Peccato però sia la saggezza degli emarginati di quelli che camminano in precario equilibrio sui tetti.
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[+] semplice e complesso
(di susanna)
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roccia
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giovedì 25 gennaio 2007
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i bambini ci guardano
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La fragilità degli adulti messa a nudo dagli occhi di un ragazzino di 11 anni.
Un film semplice, perché parla di una storia di tutti i giorni, che potrebbe esserci capitata o capitare ad un vicino di casa.
E proprio per questo, un bel film, che riesce ad evidenziare perfettamente gli stati d'animo attraverso lo sguardo del bravo Alessandro Morace.
Un film che lascia molto riflettere sul nostro essere adulti, ma prima ancora, sull'essere stati bambini.
Qual'é il personaggio negativo di quasta storia? Il padre fallito che cerca riscatto nel figlio, schiacciandolo con le sue aspettative?
La madre assente, oppressa da una vita che le và stretta e con una seconda vita che non ci viene mostrata?
I compagni di classe? I ragazzini che vogliono che Tommi giochi in porta?
Tutto questo é sola vita, per quanto crudele o estrema possa sembrare questa storia.
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La fragilità degli adulti messa a nudo dagli occhi di un ragazzino di 11 anni.
Un film semplice, perché parla di una storia di tutti i giorni, che potrebbe esserci capitata o capitare ad un vicino di casa.
E proprio per questo, un bel film, che riesce ad evidenziare perfettamente gli stati d'animo attraverso lo sguardo del bravo Alessandro Morace.
Un film che lascia molto riflettere sul nostro essere adulti, ma prima ancora, sull'essere stati bambini.
Qual'é il personaggio negativo di quasta storia? Il padre fallito che cerca riscatto nel figlio, schiacciandolo con le sue aspettative?
La madre assente, oppressa da una vita che le và stretta e con una seconda vita che non ci viene mostrata?
I compagni di classe? I ragazzini che vogliono che Tommi giochi in porta?
Tutto questo é sola vita, per quanto crudele o estrema possa sembrare questa storia.
Vita vera.
E la bellezza di questo film é il non indulgere troppo su giudizi morali e lasciare a noi la libertà di sentire veramente ciò che sentono i personaggi.
E in mezzo al dolore di tutti loro, la speranza che qualcuno ci dica ancora una volta "ti voglio bene", con il cuore, come Renato fà con Tommi.
E le lacrime di Tommi, nel finale, sgorgano liberatorie, come a testimoniare che, in fin dei conti, non é una macchina, che il suo cuore non é ancora perduto e arido, ma é semplicemente un bambino.
Prima prova da regista per Kim Rossi Stuart: forse la critica si aspettava di più dall'attore considerato da molti il meglio del nostro cinema (ed a ragione, secondo chi scrive), tant'é che questo film, nella sua disarmante semplicità, rimane, come se fosse stato vissuto sulla nostra pelle.
Come a dire che nulla, di bello e di brutto, può esserci indifferente, se viviamo davvero.
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susanna
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sabato 27 maggio 2006
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bravo tommi!
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Lo spettatore viene subito catapultato nella quotidianità di quattro personaggi accomunati da un comun denominatore: la solitudine. Vero e indiscusso protagonista della storia è Tommi,attorno a cui ruotano ansie e nevrosi della società contemporanea. Spettatore della rabbia di suo padre e della inguaribile fragilità della madre riesce a comprendere con la sua disarmante maturità( ha solo 11 anni) il fortissimo disagio psicologico proprio di coloro che l'hanno messo al mondo, scegliendo di amarli comunque al di là di tutto, delle continue fughe di sua madre e della frustrazione esasperata di suo padre.E'sicuramente un film che pone in primo piano il rapporto tra un padre e un figlio che, seppur carico di tensioni irrisolte, comunica un'intensità emozionale che ha il sapore della verità e che permette ad entrambi di comprendersi e sostenersi l'uno sull'altro(la scena in cui Tommi sveglia in piena notte suo padre è bella perchè straziante)
Realistico e intenso, apparentemente privo di spiragli.
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Lo spettatore viene subito catapultato nella quotidianità di quattro personaggi accomunati da un comun denominatore: la solitudine. Vero e indiscusso protagonista della storia è Tommi,attorno a cui ruotano ansie e nevrosi della società contemporanea. Spettatore della rabbia di suo padre e della inguaribile fragilità della madre riesce a comprendere con la sua disarmante maturità( ha solo 11 anni) il fortissimo disagio psicologico proprio di coloro che l'hanno messo al mondo, scegliendo di amarli comunque al di là di tutto, delle continue fughe di sua madre e della frustrazione esasperata di suo padre.E'sicuramente un film che pone in primo piano il rapporto tra un padre e un figlio che, seppur carico di tensioni irrisolte, comunica un'intensità emozionale che ha il sapore della verità e che permette ad entrambi di comprendersi e sostenersi l'uno sull'altro(la scena in cui Tommi sveglia in piena notte suo padre è bella perchè straziante)
Realistico e intenso, apparentemente privo di spiragli...percorso da una solitudine esistenziale che trova forse l'unica via d'uscita nella purezza di un bambino che ha tanto da insegnare al mondo degli adulti
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lara
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martedì 6 giugno 2006
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la bontà dannosa e il senso di colpa
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Il tema delle famiglie sfasciate è sicuramente uno dei temi più abusati sullo schermo, e d'altra parte materia prima fresca fresca a cui ispirarsi, la vita ne offre tanta no? Ma questo film ha qualcosa di diverso, di originale, di estremamente efficace.
Provengo da una di queste famiglie "sfasciate", e sfasciate proprio a quel modo; non credevo ai miei occhi durante la visione del film perchè penso che nessuno, mai, sia riuscito a mostrare così efficacemente i danni incolpevoli della bontà, della debolezza e della frustrazione di un padre, uniti alla assoluta impossibilità di poter contare anche sulla sola presenza della madre.
La lacerazione del bambino tra la sua necessità di leggerezza e la sofferenza per la tristezza del padre è un delicato ma immenso monumento ai sensi di colpa che, con ogni probabilità, si porterà dietro tutta la vita.
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Il tema delle famiglie sfasciate è sicuramente uno dei temi più abusati sullo schermo, e d'altra parte materia prima fresca fresca a cui ispirarsi, la vita ne offre tanta no? Ma questo film ha qualcosa di diverso, di originale, di estremamente efficace.
Provengo da una di queste famiglie "sfasciate", e sfasciate proprio a quel modo; non credevo ai miei occhi durante la visione del film perchè penso che nessuno, mai, sia riuscito a mostrare così efficacemente i danni incolpevoli della bontà, della debolezza e della frustrazione di un padre, uniti alla assoluta impossibilità di poter contare anche sulla sola presenza della madre.
La lacerazione del bambino tra la sua necessità di leggerezza e la sofferenza per la tristezza del padre è un delicato ma immenso monumento ai sensi di colpa che, con ogni probabilità, si porterà dietro tutta la vita.
Neanche "dal vivo" mi è mai capitato di rivivere attraverso altri queste sensazioni, anche solo di pensare che nessuno potesse mai concepirle.
Non penso che un film debba essere "edificante" (perlomeno non spudoratamente e ruffianamente tale) per essere ritenuto un grande film; ho letto recensioni in tal senso e, personalmente, non sono d'accordo; il messaggio positivo sta nella forza di un carattere che si è dovuto formare per sovrapposizione rispetto ad una situazione che sicuramente edificante non è ma che esiste, ed è veramente cosi: edulcolarla per renderla più digeribile è solo mistificazione, non vale.
Da coprire di baci il piccolo Alessandro Morace, e di Kim Rossi Stuart che dire? Non solo bravissimo ma, ancora una volta, attore molto sensibile (indimenticabile e straziante già in "Senza Pelle" di un bel po' di anni fa).
In conclusione: un film che lascia il segno e che fa sicuramente onore al cinema italiano, che se ancora produce bella roba come questa, beh, c'è da esserne fieri!
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[+] il nome di lara lo portiamo in molte
(di orologio)
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a.r
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giovedì 3 agosto 2006
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delicato e vero
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KIM ROSSI STUART HA DATO UN' OTTIMA PROVA DI SE' COME ATTORE(GIA' NOTEVOLE NEL FILM DI AMELIO) E COME REGISTA ,METTENDO A NUDO LE DIFFICOLTA' DI UN PADRE CHE SI TROVA A DOVER CRESCERE DUE FIGLI E CHE POSSIEDE, ANCHE LUI, UNA SERIE DI FRAGILITA' ,CHE CREDO,SIANO COMUNI A MOLTI UOMINI IN QUESTA SITUAZIONE.
STUPISCE TANTO LA FIGURA DEL BAMBINO,COSI' PICCOLO MA ANCHE COSì GRANDE INTERIORMENTE, CAPACE DI CAPIRE LE SITUAZIONI E DI ACCETTARE I COMPROMESSI, DI FRONTE AI QUALI LA VITA, CI PONE.
POSSIAMO ANCHE VEDERE COME LA SOFFERENZA DEL FIGLIO RIESCA AD ESSERE RISEVATA E MAI ECCESSIVAMENTE ESTERNATA ANCHE ,FORSE ,PER POTER PIU' FACILMENTE ANDARE AVANTI CON LA PROPRIA VITA EVITANDO DI CADERE NELLA DISPERAZIONE.
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KIM ROSSI STUART HA DATO UN' OTTIMA PROVA DI SE' COME ATTORE(GIA' NOTEVOLE NEL FILM DI AMELIO) E COME REGISTA ,METTENDO A NUDO LE DIFFICOLTA' DI UN PADRE CHE SI TROVA A DOVER CRESCERE DUE FIGLI E CHE POSSIEDE, ANCHE LUI, UNA SERIE DI FRAGILITA' ,CHE CREDO,SIANO COMUNI A MOLTI UOMINI IN QUESTA SITUAZIONE.
STUPISCE TANTO LA FIGURA DEL BAMBINO,COSI' PICCOLO MA ANCHE COSì GRANDE INTERIORMENTE, CAPACE DI CAPIRE LE SITUAZIONI E DI ACCETTARE I COMPROMESSI, DI FRONTE AI QUALI LA VITA, CI PONE.
POSSIAMO ANCHE VEDERE COME LA SOFFERENZA DEL FIGLIO RIESCA AD ESSERE RISEVATA E MAI ECCESSIVAMENTE ESTERNATA ANCHE ,FORSE ,PER POTER PIU' FACILMENTE ANDARE AVANTI CON LA PROPRIA VITA EVITANDO DI CADERE NELLA DISPERAZIONE. DA VEDERE!
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minamovies
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mercoledì 10 febbraio 2010
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pulito, profondo, sincero: ottimo esordio
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Ho guardato questo film da grande estimatrice di Kim Rossi Stuart, sia come attore che come uomo di spettacolo, che ha fatto scelte coerenti e difficili.
Non credo però che questo mi tolga obiettività.
A me piace sia il cinema visionario ed inventivo (fellini, tarantino, burton ecc) che quello "verista" ed intimista (cassavetes, moretti, amelio ecc).
Trovo che questo film rientri a buon titolo in questa seconda categoria: non ci sono invenzioni visive, né una trama mirabolante. ma lo scopo non era quello. Lo scopo era raccontare lo spaccato di una famiglia di oggi, con le difficoltà economiche, relazionali.
Mi è piaciuta questa famiglia fuori dai cliché: non è né la famiglia Mulino Bianco, né la famiglia disfunzionale tout-court.
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Ho guardato questo film da grande estimatrice di Kim Rossi Stuart, sia come attore che come uomo di spettacolo, che ha fatto scelte coerenti e difficili.
Non credo però che questo mi tolga obiettività.
A me piace sia il cinema visionario ed inventivo (fellini, tarantino, burton ecc) che quello "verista" ed intimista (cassavetes, moretti, amelio ecc).
Trovo che questo film rientri a buon titolo in questa seconda categoria: non ci sono invenzioni visive, né una trama mirabolante. ma lo scopo non era quello. Lo scopo era raccontare lo spaccato di una famiglia di oggi, con le difficoltà economiche, relazionali.
Mi è piaciuta questa famiglia fuori dai cliché: non è né la famiglia Mulino Bianco, né la famiglia disfunzionale tout-court. Così come i genitori vivono nelle loro contraddizioni: sia il padre che la madre hanno luci ed ombre, e questo equilibrio necessitava di grande sensibilità. primo di tutto nell'osservazione della vita.
Insomma mi è piacuta la sincerità e l'onesta, e l'evidente ispirazione a raccontare proprio questa storia.
La bestemmia, che può aver disturbato qualcuno, dimostra però che KRS se n'è fregato di calcoli promozionali, togliendo con questa scelta, in cui evidentemente credeva, la possibilità del passaggio in prima serata del film. Non mi pare poco.
Compimenti vivissimi: un esordio defilato, senza proclami, ma di quei piccoli film destinati a rimanere nel tempo.
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