V per vendetta

Pur distaccandosi notevolmente dalla leggendaria graphich novel dalla quale è stato tratto, il film conserva integro lo spirito anarchico e rivoluzionario di quest'ultima, riproponendo le atmosfere noir dell'antecedente fumettistico grazie a una sapiente scelta delle luci e dei colori. V vive nell'ombra, l'ombra delle nostre coscienze, turbate tantopiù oggi che non negli anni ottanta. Così un immaginifico olocausto nucleare viene sostituito da una guerra batteriologica, e lo stato, padre padrone nell'opera di Moore e Lloyd, il vero responsabile degli sconvolgimenti sanitari e sociali della immaginaria Inghilterra che fa da sfondo alla vicenda. Davvero azzeccata la scelta dei protagonisti, con un Hugo Weaving (riconoscibile dai fans benchè mai se ne scorga il volto per l'inconfondibile sinuosità del gesticolare) e una Portman assolutamente immedesimata nel personaggio di Evey Hammond. Il finale, assai meno lugubre e assai più romantico che non quello originale, è figlo dell'adattamento filmografico, ma non dispiace affatto neppure a un purista e ammiratore di Moore come il sottoscritto.