Non vale la pena disturbare il dizionario o ammalarsi il fegato per stroncare questo filmetto di poche pretese, figlio legittimo e degno di un Joe D'Amato, che era un grande regista conscio di firmare vaccate.
Ma a Mel Gibson manca per l'appunto la consapevolezza di essere semplicemente un miliardario dietro una macchina da presa (al pari di un Howard Hughes, ma con molto meno talento), che si diverte a buggerare il pubblico bue e i critici gonzi con film preceduti dall'invincibile avanguardia massmediatica, la quale riuscirebbe a trasformare anche il più trascurabile e laido dei b moovies in un capolavoro spartiacque della cinematografia contemporanea. Come infatti è avvenuto, con la complicità dei nostri pretini, dei salotti televisivi, dei giornalisti teocon, tutti affratellati nello sdoganare un film di indicibile squallore che fà inevitabilmente invocare all'iconoclastìa. Sento parlare di Manzoni, frastuono del silenzio e tanti altri svolazzi solo per promuovere un prodotto propagandisticamente nazista, di nessun merito e privo del benché minimo afflato religioso.
Rispetta semmai il vecchio finto errore dei film malriusciti: l'essere violenti con la scusa di parlare di violenza
[+] lascia un commento a germinal »
[ - ] lascia un commento a germinal »
|