Il mercante di Venezia |
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Un film di Michael Radford.
Con Al Pacino, Jeremy Irons, Joseph Fiennes, Mackenzie Crook, Julian Nest.
continua»
Titolo originale The Merchant of Venice.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 124 min.
- Gran Bretagna, Italia 2004.
uscita venerdì 11 febbraio 2005.
MYMONETRO
Il mercante di Venezia
valutazione media:
3,23
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Federica Lamberti Zanardi
La Repubblica
La leggenda narra che alla proiezione ufficiale del Mercante di Venezia all’ultimo Festival del cinema Al Pacino sia rimasto in piedi. Uno degli attori più grandi di Hollywood, il secondo nella classifica dei miti viventi (dopo Robert De Niro) stilata dalla bibbia inglese del cinema Empire, ha ceduto la sua poltrona a un confuso Michael Radford, il regista del film. E, senza alterarsi o almeno stupirsi di tanta disorganizzazione, se ne è andato nei corridoi a chiacchierare con le hostess. D’altra parte la folla che aveva fatto saltare l’organizzazione del festival era lì per lui, per il suo Shylock. Per vederlo interpretare con chiarezza magistrale ombre e sfumature di un personaggio che la storia del teatro vuole antipatico e ripugnante, patetico e grottesco. Un vecchio usuraio ebreo che nel dramma di Shakespeare esige in pagamento una libbra di carne dal suo debitore, e che non suscita nessuna simpatia, al massimo un velato sentimento di pietà. Ma lo Shylock dì Pacino è diverso. Diverso dai precedenti 17 e perfino da quelli a cui hanno dato vita Orson Welles e Laurence Olivier. Il film, voluto dall’Istituto Luce e con una produzione quasi completamente italiana (Luce, Edwige Fenech e Luciano Martino), è un kolossal costato 25 milioni di euro, girato nella Laguna e per gli interni in Lussemburgo, con un cast di grande qualità. Oltre Pacino, Jeremy Irons è Antonio, Joseph Fiennes il giovane Bassanio e una deliziosa Lynn Collins la bella Porzia. Il regista, lo scozzese Michael Radford (Il postino), pur rimanendo fedele al testo shakespeariano, ha voluto un prologo ambientato nel ghetto che ben spiega il clima sociale del momento e soprattutto la condizione di umiliazione in cui vivevano gli ebrei del 1500 a Venezia. Ed è stata proprio questa «visione»
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