rumon
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sabato 6 gennaio 2007
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un film onesto
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Riuscire a condensare in 121 minuti cause, sviluppi e temi della Riforma in un film rivolto al grande pubblico era un'impresa quasi disperata. Ma penso che la scommessa sia stata vinta. Anche perché si è scelto di trattare la Riforma dai suoi inizi fino al 1530, data di stesura della Confessione di Augusta, "certificato di nascita" della Chiesa luterana. Il film è un buon punto di partenza per chi vorrebbe informarsi sulla Riforma ma 1) teme di annoiarsi leggendo libri; 2) è in cerca di spunti per approfondire per conto proprio. Chiavi di ricerca possibili sono: "canti e Riforma", "salvezza", "fede", "culto dei santi", "indulgenze", "reliquie", "turismo religioso", "uso della lingua del popolo nel culto".
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Riuscire a condensare in 121 minuti cause, sviluppi e temi della Riforma in un film rivolto al grande pubblico era un'impresa quasi disperata. Ma penso che la scommessa sia stata vinta. Anche perché si è scelto di trattare la Riforma dai suoi inizi fino al 1530, data di stesura della Confessione di Augusta, "certificato di nascita" della Chiesa luterana. Il film è un buon punto di partenza per chi vorrebbe informarsi sulla Riforma ma 1) teme di annoiarsi leggendo libri; 2) è in cerca di spunti per approfondire per conto proprio. Chiavi di ricerca possibili sono: "canti e Riforma", "salvezza", "fede", "culto dei santi", "indulgenze", "reliquie", "turismo religioso", "uso della lingua del popolo nel culto".
Punti di forza del film: mostra quanto l'idea di salvezza, intesa in senso religioso, fosse sentita all'epoca, diversamente da quanto avviene per noi (scena di Lutero in convento che si batte col diavolo e viene confortato da Staupitz). Fa capire quali intrecci ci fossero tra religione, economia e politica (e chi vuole si può chiedere come stiano le cose oggi). Dà impulsi per approfondire. E' bello sul piano figurativo: la sequenza della caccia al cinghiale, con Leone X che infilza l'animale mentre la voce fuori campo legge l'inizio dell'enciclica 'Exsurge Domine' ("Sorgi, o Signore, un cinghiale è entrato nella tua vigna...") e si alternano immagini del viso di Lutero, è splendida, un esempio di tempi giusti e anche di (auto)ironia. Buone le storie inventate, vale a dire quella della donna povera con la figlia handicappata, che vorrebbe dare i pochi soldi racimolati per comprare un'indulgenza per chiedere la guarigione della figlia, e cui Lutero dice che farebbe meglio a spendere il denaro per la bambina; e la storia del ragazzo suicida, davanti al quale Lutero s'interroga sul significato della fede e dell'essere salvati o no. Inventate, ma esemplificano bene i temi su cui riflettere. La recitazione di Fiennes e di Molina è ottima. Grande Ganz nel ruolo di Staupitz.
Punti deboli del film: a volte lo spazio dedicato ad alcuni personaggi è troppo breve (v. Melantone, Carlostadio). Non mette in luce che la Riforma, benché Lutero non amasse affatto il Rinascimento paganeggiante, è invece figlia proprio di quell'"Ad fontes!", "Torniamo alle fonti!" che fu il motto degli umanisti. Perché la Riforma cercò di fare tabula rasa di quanto si era stratificato nella fede cristiana durante il Medio Evo e si presentò come un "ritorno alle origini" della fede. E, sul piano del commento (esegesi) della Bibbia, cercò di promuovere lo studio delle fonti originali.
Poco convincente Ustinov nel ruolo di Federico il Savio, perché gigioneggia troppo.
In sintesi, un film da vedere. Chi l'ha distribuito in Italia ha avuto coraggio. Dà da pensare che in tv, dove passa di tutto a tutte le ore del giorno, in barba a qualunque codice di autoregolamentazione, un film così non sia mai stato trasmesso, nemmeno a puntate. E nemmeno nell'ultima fascia oraria.
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fabian t.
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martedì 19 aprile 2011
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didascalico ma corretto
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Scorre senza grandi pretese questo interessante film di Eric Till, il cui maggior pregio, a mio avviso, sta nell'aver ridotto a un linguaggio cinematograficamente più semplice un dibattitto molto più complesso e sentito, ma anche nell'ottima recitazione degli attori, primo fra tutti il titanico Peter Ustinov. Probabilmente tra i punti più deboli ci sarebbe da citare il delineamento inefficace del carattere del protagonista, la scelta di un atteggiamento "politically correct" che non graffia minimamente e l'inquadramento sociale molto poco approfondito, per cui non si comprende fino in fondo perché Lutero avesse poi avuto così tanto seguito. Per il resto, va lodato il coraggio del regista nell'aver rimesso in gioco alcune tematiche tanto sopite quanto urgenti, come l'interpretazione dei vangeli, la rivalutazione di una ricerca filosofica personale e la presenza di una chiesa divenuta potere autoritario del tutto staccato dai bisogni della gente e dal messaggio cristiano originale.
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