fabrizio cirnigliaro
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lunedì 9 novembre 2009
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un paese di profughi e poeti
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Decidere di affrontare un fatto storico cosi importante con una “Commedia” potrebbe sembrare un azzardo, ma etichettare Good Bye Lenin con un solo genere è fin troppo riduttivo. Un pellicola con continue trovate geniali in cui non mancano dei colpi di scena che modificano totalmente la chiave di lettura del film.
Non c’è solo la nostalgia del passato, il “si stava meglio quando si stava peggio”.
Alex mostra alla madre la Germania socialista che non c’è mai stata, ma che lui credeva possibile. Il gioco diventa troppo grande, ma lui non demorde. Si inventa delle storie assurde, come la presunta origine “tedesca” della coca cola, sostenendo che la formula segreta sia stata messa a punto nei laboratori tedeschi.
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Decidere di affrontare un fatto storico cosi importante con una “Commedia” potrebbe sembrare un azzardo, ma etichettare Good Bye Lenin con un solo genere è fin troppo riduttivo. Un pellicola con continue trovate geniali in cui non mancano dei colpi di scena che modificano totalmente la chiave di lettura del film.
Non c’è solo la nostalgia del passato, il “si stava meglio quando si stava peggio”.
Alex mostra alla madre la Germania socialista che non c’è mai stata, ma che lui credeva possibile. Il gioco diventa troppo grande, ma lui non demorde. Si inventa delle storie assurde, come la presunta origine “tedesca” della coca cola, sostenendo che la formula segreta sia stata messa a punto nei laboratori tedeschi.
La sua propaganda è utopistica ma originale e convincente. Nella Germania di Alex i profughi sono i cittadini di Berlino Ovest, schiavi del consumismo e “dell’insensata lotta alla sopravvivenza capitalista”.
Lui ha subito la propaganda per tutta la vita, ha dovuto sempre far finta di niente, ha partecipato passivamente al teatrino della politica. La malattia della madre gli ha dato l’occasione per passare dall’altra parte, questa volta sarà lui a dirigere la messa in scena, e la fantasia di certo non gli manca. I servizi televisivi che prepara con il collega antennista sono spettacolari, precisi, emozionanti.
Momenti epocali, storici , di cambiamento, possono offrire ottimi spunti per raccontare delle vicende umane.
Per gli americani ad esempio risvegliarsi dopo 8 mesi e scoprire che il presidente della nazione non è più il repubblicano , cristiano rinato, del Texas, ma un afroamericano, sconosciuto ai più solo un anno prima, che sta tentando di apportare una riforma “socialista” del sistema sanitario più pazzo del mondo, potrebbe essere un trauma come quello vissuto dalla mamma di Alex. Benigni, quando era Benigni e non ostaggio del sommo poeta, aveva in un suo vecchio spettacolo giocato su un “cambiamento” italiano, l’imprenditore amico di Craxi, non in galera ma a capo del governo. Sono passati 16 anni da allora, ed è l’Italia ad essersi addormentata, lo testimonia il fatto che nulla è mutato rispetto allo scenario descritto allora dal comico toscano, mentre intorno tutto cambia.
Nei nostri confini i muri continuano ad alzarsi, negando ogni volta che accade libertà agli stranieri, alle giovani coppie, alle famiglie, alla stampa. Una nazione che dopo l’ultima crisi finanziaria dell’occidente sta pian piano tramutando in un popolo di “profughi” e poeti.
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antonio
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venerdì 11 febbraio 2005
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film davvero bello!
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Good bye lenin non e' solo un film di denuncia sociale sulla fine di un regime e le promesse non mantenute dal "nuovo" che avanza. E' innanzitutto un film di amore tra un figlio e una madre. E quale e' la piu' grande prova di amore? Creare un mondo che non esiste piu' e che forse non e' mai esistito. Nelle battute finali del film il protagonista recita la frase piu' significativa, e annuncia che il mondo che aveva ricreato per la madre si avvicinava al socialismo che aveva sempre sognato. I suoi non erano semplici tentativi di mantenere in vita una realta' improvvisamente apparsa vecchissima, ma di renderla addirittura migliore e piu' giusta.
Alla base di tutte le riflessioni sociali politiche ed economiche che possono scaturire, resta il fatto che il motivo portante di questo film bellissimo e' l'amore di un figlio nei confronti della madre, raccontato con sensibilita' profonda e venata da una ironia sottile.
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Good bye lenin non e' solo un film di denuncia sociale sulla fine di un regime e le promesse non mantenute dal "nuovo" che avanza. E' innanzitutto un film di amore tra un figlio e una madre. E quale e' la piu' grande prova di amore? Creare un mondo che non esiste piu' e che forse non e' mai esistito. Nelle battute finali del film il protagonista recita la frase piu' significativa, e annuncia che il mondo che aveva ricreato per la madre si avvicinava al socialismo che aveva sempre sognato. I suoi non erano semplici tentativi di mantenere in vita una realta' improvvisamente apparsa vecchissima, ma di renderla addirittura migliore e piu' giusta.
Alla base di tutte le riflessioni sociali politiche ed economiche che possono scaturire, resta il fatto che il motivo portante di questo film bellissimo e' l'amore di un figlio nei confronti della madre, raccontato con sensibilita' profonda e venata da una ironia sottile.
Bellissimo
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fiorents
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venerdì 14 dicembre 2007
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altrove
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Senza ombra di dubbio Good bye Lenin parla di ideologie, di ideologie mai realizzate; e parla di amore, quel amore che solo un figlio può provare per la propria madre; ma più che di questo Good bye Lenin è una ricerca, la ricerca di un posto, di un luogo, che non sembra mai essere quello in cui vivono i personaggi.
Il film si svolge a Berlino prima e fino a un anno dopo la caduta del muro, una madre, comunista convinta entra in coma a causa di un infarto poco prima che il muro cada, quando ne esce il medico dice ai figli che la madre rischia un altro infarto che potrebbe esserle fatale, quindi niente shock… Alexandre, il figlio, scarsamente incoraggiato dalla sorella e dalla fidanzata, decide di ricreare il comunismo nella stanza della madre, mentirle per salvarle la vita; ed è così che travasa i nuovi prodotti del capitalismo nei vecchi barattoli comunisti, che la ricerca di un barattolo vuoto di cetrioli si trasforma in una gioia incredibile, quando, finalmente viene trovato, che la “coca cola” diventa una azienda che ha rubato la ricetta del prodotto da le bibite dello Stato Comunista, e che una coppia di ragazzi dell’ovest con una lampada rosa e pelosa si trasformano in profughi che ricercano una vita di lavoro invece che di consumi.
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Senza ombra di dubbio Good bye Lenin parla di ideologie, di ideologie mai realizzate; e parla di amore, quel amore che solo un figlio può provare per la propria madre; ma più che di questo Good bye Lenin è una ricerca, la ricerca di un posto, di un luogo, che non sembra mai essere quello in cui vivono i personaggi.
Il film si svolge a Berlino prima e fino a un anno dopo la caduta del muro, una madre, comunista convinta entra in coma a causa di un infarto poco prima che il muro cada, quando ne esce il medico dice ai figli che la madre rischia un altro infarto che potrebbe esserle fatale, quindi niente shock… Alexandre, il figlio, scarsamente incoraggiato dalla sorella e dalla fidanzata, decide di ricreare il comunismo nella stanza della madre, mentirle per salvarle la vita; ed è così che travasa i nuovi prodotti del capitalismo nei vecchi barattoli comunisti, che la ricerca di un barattolo vuoto di cetrioli si trasforma in una gioia incredibile, quando, finalmente viene trovato, che la “coca cola” diventa una azienda che ha rubato la ricetta del prodotto da le bibite dello Stato Comunista, e che una coppia di ragazzi dell’ovest con una lampada rosa e pelosa si trasformano in profughi che ricercano una vita di lavoro invece che di consumi. La madre non vive la Berlino riunificata, ma non vive neanche la vecchia Berlino, vive in un mondo parallelo, quello che, come dice lui stesso nel finale del film, Alexandre aveva desiderato, prima della caduta e poi, forse, anche dopo.
Certamente in questa storia si respira molto l’amore per la madre, ma si respira molto pure la volontà di essere altrove. Il film inizia con un riassunto della loro vita precedente: si il padre se ne va, la madre entra in crisi, ma la cosa più importante è lo spazio, il primo tedesco a andarvi, e i sogni del piccolo Alex di seguirlo, di poter anche lui andare la su e vedere il nostro mondo da lontano come una piccola palla celeste grande come il nostro pollice; è solo, che poi, quando torni giù ti prende la depressione, come ci racconta il taxista/astronauta/capo di stato. In seguito quando diventerà più grande Alex protesterà per la riunificazione, perché evidentemente quella Berlino gli sta stretta, perché desidera qualcosa di più, e lì la madre lo vedrà e avrà il suo infarto.
Quando cade il muro tutto sembra andare bene, un nuovo lavoro, la ragazza portata per il primo appuntamento romantico in un locale punk; si risveglia la madre e inizia la pantomima e siamo di nuovo in un altro luogo, che è l’unico in cui il protagonista riesce a dormire placidamente, di nuovo il mondo fuori sembra non essere adatto a lui, così crea per la madre in primis, ma pure per se stesso un universo parallelo, che può sembrare nostalgico ma è solo un luogo in cui fuggire, un luogo in cui ha già vissuto e in cui sa come comportarsi.
Alla fine l’unica che arriva in nell’altro mondo sognato è proprio la madre, le cui ceneri vengono disperse nell’aria, nello spazio, così potrà vedere il nostro piccolo pianeta dall’alto e finalmente non farne più parte.
Il film funziona, non annoia, i personaggi sono ben costruiti e svelano tutti i controsensi del nuovo e del vecchio stato tedesco, che più che unificato è un’espansione dell’occidente nell’oriente: perché i soldi non valgono più, perché si lascia l’università puntando sui fast food, perché le prime esperienze di vita Alex le fa in un negozio di video pornografici e perché i bambini (piccoli capitalisti)
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tom
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lunedì 19 febbraio 2007
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davvero bello!!!
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...ti prende, ti fa pensare, ti emoziona fin quasi alle lacrime, ti fa ridere...intelligente, struggente, non banale, imparziale.
Il difficile passaggio da un "mondo" all'altro per un intero popolo, mondo che un ragazzo berlinese cerca di ricreare in una sola stanza per la madre ( socialista convinta) che entra in coma prima della caduta del muro e si risveglierà solo otto mesi dopo, il tutto visto e raccontatoci da un regista (Becker) in maniera intelligente e imparziale. Ricco di scene che sono piccole gemme geniali: es. le guardie annunciano il cambio della guardia e in primo piano sfrecciano i camion della coca cola, non ci si pensa ma è una metafora geniale.
Colonna sonora stupenda.
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rosa
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giovedì 5 aprile 2007
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chapeau, monsieur lenin
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Niente di amaro, niente di patetico, e nemmeno - attenzione - nemmeno alcunché di retrospettivo. Questo è un messaggio filmico che, attraverso le immagini nostalgiche della gioventù, parla di fiducia nelle sorti umane: quella che la madre ripone, seppure inconsciamente, nell'operato del figlio, la fiducia dello stesso Alex, che agisce in virtù dell'amore più che dell'ideale comunista, ma anche e soprattutto la fiducia proprio in quell'ideale, che pare aver dato il peggio di sè.
Ma se la storia non si cambia, però non si cambiano neanche le speranze, l'ottimismo e la pro-spettiva di una generazione (di poco antecedente alla mia, che nell'89 avevo 10 anni) che porta sulle spalle un bel carico.
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Niente di amaro, niente di patetico, e nemmeno - attenzione - nemmeno alcunché di retrospettivo. Questo è un messaggio filmico che, attraverso le immagini nostalgiche della gioventù, parla di fiducia nelle sorti umane: quella che la madre ripone, seppure inconsciamente, nell'operato del figlio, la fiducia dello stesso Alex, che agisce in virtù dell'amore più che dell'ideale comunista, ma anche e soprattutto la fiducia proprio in quell'ideale, che pare aver dato il peggio di sè.
Ma se la storia non si cambia, però non si cambiano neanche le speranze, l'ottimismo e la pro-spettiva di una generazione (di poco antecedente alla mia, che nell'89 avevo 10 anni) che porta sulle spalle un bel carico. Del resto, quale figlio non si porta appresso il bagaglio del genitore?
E direi infine che tutto il commovente che si può trovare nella figura della madre prima convalescente e poi disincantata e poi morente, non è paragonabile all'intensità del personaggio di Alex, un vero mago, un eroe senza armatura e senza spada che si serve del sogno e della fantasia per sopravvivere. Direi inoltre che è un film dolce, premuroso, forse funereo, ma nel migliore dei modi. E comunque è sostanzialmente ottimista: il giovane berlinese è soddisfatto del suo lavoro, ha fatto ciò che doveva fare, ha reso a se stesso e a sua madre il servizio desiderato. Per la madre è stato una carezza e un inchino onorevole, per lui uno scatto da centometrista verso l'essere-nella-storia.
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monia raffi
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martedì 25 agosto 2009
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l' ideale e il reale
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Non peccare di retorica in un film che narra un fatto storico ancora “fresco” come la caduta del muro di Berlino e soprattutto dicendone dal punto di vista di chi ha vissuto dalla parte dell’Est non è semplice. Un trapasso storico di tale portata è ancor prima che un crollo di mattoni, la caduta di un “mondo” intero che scompare per sempre, la fine di una società che non ha vissuto soltanto nei libri, ma dove donne e uomini prima forti di una consapevolezza politica -poco importa nel nostro contesto quale fosse in realtà la loro intima convinzione- si ritrovano smarriti nelle azioni quotidiane.
La scomparsa di un mondo e le conseguenze emotive che ne derivano è proprio ciò che vuole sottolineare Baker in Goodbye Lenin!, la pellicola, applauditissima in Germania e meritatamente vincitrice al Festival di Berlino, ha commosso grazie alla sua leggiadria e al saper essere allo stesso tempo lieta ed amara ed ha saputo mostrare in modo diretto al pubblico ciò che è un importante momento storico nella vita quotidiana: il film fonde intimità e collettività nel racconto di quei mesi dove due civiltà tornavano a ricongiungersi.
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Non peccare di retorica in un film che narra un fatto storico ancora “fresco” come la caduta del muro di Berlino e soprattutto dicendone dal punto di vista di chi ha vissuto dalla parte dell’Est non è semplice. Un trapasso storico di tale portata è ancor prima che un crollo di mattoni, la caduta di un “mondo” intero che scompare per sempre, la fine di una società che non ha vissuto soltanto nei libri, ma dove donne e uomini prima forti di una consapevolezza politica -poco importa nel nostro contesto quale fosse in realtà la loro intima convinzione- si ritrovano smarriti nelle azioni quotidiane.
La scomparsa di un mondo e le conseguenze emotive che ne derivano è proprio ciò che vuole sottolineare Baker in Goodbye Lenin!, la pellicola, applauditissima in Germania e meritatamente vincitrice al Festival di Berlino, ha commosso grazie alla sua leggiadria e al saper essere allo stesso tempo lieta ed amara ed ha saputo mostrare in modo diretto al pubblico ciò che è un importante momento storico nella vita quotidiana: il film fonde intimità e collettività nel racconto di quei mesi dove due civiltà tornavano a ricongiungersi.
Christiane dopo una lunga depressione causatale dalla separazione dal marito diventa una fervente militante del Partito Socialista battendosi in tutti i modi per lo Stato e la riuscita di un vero socialismo; una notte suo figlio Alex si trova, quasi per caso, in un corteo: la madre vedendolo picchiato dalla polizia del “suo” partito e incapace di reagire davanti a tanta violenza è colpita da un infarto, che, a causa del ritardo nei soccorsi la manda in un coma. Qualche tempo più tardi si risveglia, sono passati pochi mesi, ma tutto intorno a lei è completamente cambiato, il Muro di Berlino è caduto e il regime finito. Christiane, però, come consigliano i medici, non può subire ulteriori shock emotivi che le sarebbero fatali, cosicché Alex decide di non avvertirla di ciò che è successo nei mesi del suo sonno comportandosi come nulla fosse accaduto.
La Repubblica Democratica grazie ad Alex continua a vivere, seppur solo nella stanza di Christiane: dalla ricerca dei cibi del tempo -già introvabili perché velocemente rimpiazzati nei supermercati dalle mille marche arrivate da Occidente- ai telegiornali di regime, che il ragazzo ricrea insieme ad un amico cineasta, tutto deve proseguire come nulla fosse accaduto, per far vivere alla madre quella “normalità” che gli altri hanno perduto. Le trovate di Alex nascondono dietro la bizzarria del gesto, la malinconia di un universo perduto e l’insicurezza portata dal cambiamento repentino; ragazzi perduti, che non rimangono abbagliati dal trambusto della civiltà dei consumi che fa si che si lasci la facoltà di economia per lavorare in un Burger King e vivono un momento d’interdizione.
Goodbye Lenin! è proprio questo: la ricerca di una nuova identità nel caos del nuovo e, al di là delle nostalgie di vario genere, dalla pellicola trapela la spiccata malinconia di chi ha visto un mondo costruirsi lentamente e dissolversi in un attimo; La libertà, quella vera, che non consiste nel poter scegliere tra dieci marche diverse di biscotti, risiede nello stupendo epilogo che, seppur fittizio, mostra attraverso l’ipotesi di una situazione capovolta, ovvero della civiltà occidentale che scappa in oriente per rifuggere il capitalismo, una bellissima immagine di ciò che poteva essere ma che purtroppo non è stato.
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josef
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lunedì 15 settembre 2008
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goodbye mr socialism...
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Berlino Est, 1978. Dopo che il padre di Alex lascia fugge a Berlino Ovest, sua moglie Christiane, insegnante, dopo una crisi depressiva diventa una convinta socialista. Riceve un'onoreficenza dal segretario del SED (il partito unico dell'ex DDR e, 11 anni dopo, viene invitata alla cerimonia ufficiale per i 40 anni della DDR.
Alex, nello stesso giorno, prende parte a una manifestazione antigovernativa, animato da un profondo disagio verso quel regime che ha costretto suo padre a fuggire, e viene arrestato dalla polizia. Quando sua madre vede il suo arresto, sviene e cade in coma.
Mancano pochi mesi alla caduta del Muro. Subito dopo il suo rilascio, Alex vede le dimissioni di Erich Honecker (capo dell'ex DDR).
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Berlino Est, 1978. Dopo che il padre di Alex lascia fugge a Berlino Ovest, sua moglie Christiane, insegnante, dopo una crisi depressiva diventa una convinta socialista. Riceve un'onoreficenza dal segretario del SED (il partito unico dell'ex DDR e, 11 anni dopo, viene invitata alla cerimonia ufficiale per i 40 anni della DDR.
Alex, nello stesso giorno, prende parte a una manifestazione antigovernativa, animato da un profondo disagio verso quel regime che ha costretto suo padre a fuggire, e viene arrestato dalla polizia. Quando sua madre vede il suo arresto, sviene e cade in coma.
Mancano pochi mesi alla caduta del Muro. Subito dopo il suo rilascio, Alex vede le dimissioni di Erich Honecker (capo dell'ex DDR). La caduta del Muro non tarda ad arrivare, seguita dall'apertura della DDR al mercato e all'Occidente, alla chiusura delle vecchie aziende di Stato, alla fusione tra le due nazionali di calcio tedesche e all'introduzione del marco BRD in sostituzione di quello DDR. E la madre si risveglia dal coma solo quando questi cambiamenti sono ormai avvenuti e manca solo la riunificazione formale tra le due Germanie.
Dopo il risveglio, però, la salute della madre é ancora cagionevole ed evitarle forti traumi o emozioni può aiutarla a mantenerla in vita. Per una socialista convinta come lei tra le emozioni più forti c'é senza dubbio lo sfaldamento del mondo in cui credeva, per cui Alex decide di ricrearle la DDR pre-caduta del Muro nel loro piccolo appartamento. Inizia cercando vecchi barattoli di marmellata e cetriolini dentro i quali travasare i prodotti dell'Ovest però, man mano che la madre stava meglio, quest'ultima inizia a sospettare un radicale cambiamento dello status quo. Alex, così, passa dai vecchi barattoli ai vecchi telegiornali, arrivando a girarne dei nuovi quando i cambiamenti in corso diventano evidenti e inequivocabili. Arriverà a dire che la Coca Cola é stata creata nella DDR, ma soprattutto a capovolgere la realtà sui cambiamenti in corso: sono così i cittadini dell'Ovest a fuggire all'Est e, in generale, e l'Est, capace di affascinare con i suoi ideali di libertà, eguaglianza, giustizia e speranza, ad assorbire l'Ovest.
Un film in cui appare la verità storica sulla caduta del Muro e della DDR, molto spesso considerato come un fenomeno improvviso e non come il risultato di un processo durato un anno ma in realtà iniziato già nella metà degli anni 80, con la perestrojka e la glasnost'. Ma soprattutto un film sull'Ostalgie (la nostalgia della DDR). Oggi sono in molti nell'ex DDR, infatti, delusi da una riunificazione che ha portato democrazia ma anche squilibri sociali e una disoccupazione sopra il 20%, a rimpiangere la DDR, dimentichi dell'assenza di libertà e sognatori di una società in cui, per citare il film, "televisori, videoregistratori e automobili non sono tutto".
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jaky86
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martedì 1 marzo 2011
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goodbye socialism, welcome capitalism
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1989. Christiane vive nella Germania dell'est e cade in coma pochi giorni prima della caduta del muro di Berlino, a causa delle violenze subite durante una manifestazione. Al suo risveglio, otto mesi dopo, Berlino è tappazzata di cartelloni della Coca-Cola e il temuto capitalismo si è ormai sparso in tutta la Germania. Il figlio Alex, per evitarle uno shock che potrebbe essere letale alla madre, socialista convinta, trova mille stratagemmi per nasconderle la verità, instaurando un passaggio graduale dal socialismo al capitalismo. Inscena un tg fatto in casa, recupera vecchi compagni intorno al letto della madre, e rispolvera prodotti targati Repubblica Democratica, ormai spariti dalla circolazione.
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1989. Christiane vive nella Germania dell'est e cade in coma pochi giorni prima della caduta del muro di Berlino, a causa delle violenze subite durante una manifestazione. Al suo risveglio, otto mesi dopo, Berlino è tappazzata di cartelloni della Coca-Cola e il temuto capitalismo si è ormai sparso in tutta la Germania. Il figlio Alex, per evitarle uno shock che potrebbe essere letale alla madre, socialista convinta, trova mille stratagemmi per nasconderle la verità, instaurando un passaggio graduale dal socialismo al capitalismo. Inscena un tg fatto in casa, recupera vecchi compagni intorno al letto della madre, e rispolvera prodotti targati Repubblica Democratica, ormai spariti dalla circolazione. Una commedia tagliente che emoziona e fa riflettere su come sia cambiato il mondo, e la Germania in particolare, dopo quel giorno di novembre dell'89. Visto il fallimento del capitalismo, siamo sicuri che il modello da seguire fosse quello della Germania dell'Ovest, basato sul consumo sfrenato e sul profitto?
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folsom
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giovedì 29 marzo 2012
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il comunismo e la coca cola
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Good bye lenin,film eccezionale e divertente racconta la storia di una famiglia di berlino est padre madre e due figli,la quale la vita viene stravolta dopo che il padre nonchè marito ,decide di scappare per emigrare ad ovest,da allora la madre Christiane (Katrine Sass) diventa un accanita socialista ,finchè un giorno non viene colpita da un infarto ed entra in coma quasi irreversibile.Nel frattempo mentre la donna si trova in questo stato il muro crolla e la germania est cessa definitivamente di esistere.Un giorno come per miracolo la donna si risvegli ma il medico fa presente al figlio Alex che non deve subire nessun tipo di emozione eccessiva perchê questa le causerebbe un altro e stavolta fatale infarto.
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Good bye lenin,film eccezionale e divertente racconta la storia di una famiglia di berlino est padre madre e due figli,la quale la vita viene stravolta dopo che il padre nonchè marito ,decide di scappare per emigrare ad ovest,da allora la madre Christiane (Katrine Sass) diventa un accanita socialista ,finchè un giorno non viene colpita da un infarto ed entra in coma quasi irreversibile.Nel frattempo mentre la donna si trova in questo stato il muro crolla e la germania est cessa definitivamente di esistere.Un giorno come per miracolo la donna si risvegli ma il medico fa presente al figlio Alex che non deve subire nessun tipo di emozione eccessiva perchê questa le causerebbe un altro e stavolta fatale infarto.Sarà Alex con la collaborazione di un amico, a far rivivere in un appartamento della ormai ex DDR quelli che un tempo erano gli ideali e le consuetudini socialiste.
Un film bellissimo,commovente segnato da un'ironia pungente,Wolfgang Becker supera se stesso per originalità,mostrando le contraddizioni e le differenze di due mondi Comunista e Capilista,uno all'apice del suo espansionismo l'altro morente ed abbandonato ai propri dogmi.Trasmette anche il senso di malinconia per chi con quegli ideali ha convissuto e ci 'e cresciuto.
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lucyelisa
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lunedì 22 aprile 2013
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film ironico e tenero
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Film originale che, a cavallo della caduta del Muro , guarda con garbata ironia all' ideologia marxista leninista ma anche ai nuovi miti ed icone del capitalismo ed al sovvertimento di stili di vita e di ideali determinata da quell'evento epocale . Una donna, fervente socialista -che alla causa dell'educazione della gioventù socialista ha sacrificato la vita coniugale ( non ha seguito il marito scappato all'Ovest che i due figli infine ritrovano con una nuova famiglia ) ,dopo la caduta del Muro , si risveglia dal coma , in esito ad un attacco cardiaco avuto nell osservare una manifestazione anti regime in cui era coinvolto il figlio .
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Film originale che, a cavallo della caduta del Muro , guarda con garbata ironia all' ideologia marxista leninista ma anche ai nuovi miti ed icone del capitalismo ed al sovvertimento di stili di vita e di ideali determinata da quell'evento epocale . Una donna, fervente socialista -che alla causa dell'educazione della gioventù socialista ha sacrificato la vita coniugale ( non ha seguito il marito scappato all'Ovest che i due figli infine ritrovano con una nuova famiglia ) ,dopo la caduta del Muro , si risveglia dal coma , in esito ad un attacco cardiaco avuto nell osservare una manifestazione anti regime in cui era coinvolto il figlio . Questi'ultimo ,con delicatezza e e dedizione e con straordnaria inventiva, riuscirà a farle continunare a credere nell'esisenza della Repubblica socialista . Il film commuove ma non scade mai nel melodramma grazie anche alla genialità delle finzioni del giovane protagionista che - pur di salvaguardre la madre dalla brusca realtà - arriverà a comporre dei finti programmi televisivi della RDT facendole credere, in ultimo ,dinanzi al dilagare dei nuovi segni del consumismo ( memoriabile la scena il cui la madre scende in strada incredula dinanzi ai nuovi taslochi mentre un areo porta via la statua di Lenin ) che ,in realtà ,i tedeschi dell ovest sono dei rifugiati che abbandonano lo stile di vista capitalista verso l'Est in cerca di nuovi valori . All insegna del relativismo , l' idea, molto originale e profonda , è sorretta da un interpratazione misurata e convincente.
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