maurizio biondo
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venerdì 3 maggio 2024
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la fiera degli stereotipi
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Non riuscivo a credere, durante lo scorrere del film, che Virzì avesse partorito simile fumetto. Sono stato tentato più volte di interrompere la visione di questa sarabanda di luoghi comuni, personaggi ultrasterotipati, sceneggiatura da fiction pomeridiana, ma poi ,con tenacia, l'ho visto tutto.
Inverosimilmente didascalico, senza anima, con la protagonista, che pare sempre reduce da una corsa di mille metri. Bravi gli attori, al servizio però di una sceneggiatura e di una regia orrende.
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rinaldo
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domenica 23 aprile 2023
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casco slacciato in motorino
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Sono medico che ha lavorato anche in um pronto soccorso di Milano. Voglio solo fare una critica alla scena del motorino in cui Caterina è col suo fidanzato. Il casco è slacciato. Ritengo questo un pessimo esempio per i giovanissimi.
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annaliz
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venerdì 8 settembre 2017
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un film leggero
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stefano capasso
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mercoledì 18 maggio 2016
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sbagliando si impara
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Caterina ha 13 anni, vive a Montalto di Castro e sta per trasferirsi con la famiglia, papa Professore di liceo e mamma casalinga.
Per tutti c’è una grande aspettativa e un po' di paura al pensiero del grande passo nella metropoli.
Caterina viene catapultata in una scuola media frequentata da ragazzi figli di gente importante, che fanno a gara per conquistarla, spinti dalle rivalità sociale e politiche e attratti dalla sua semplicità. E anche per suo papà è occasione per tentare di dare respiro alle sue ambizioni letterarie sempre tenute in un cassetto.
La crisi che coinvolge tutta la famiglia porterà ad una crescita di tutti i personaggi che con alterne fortune ricostruiscono la loro storia.
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Caterina ha 13 anni, vive a Montalto di Castro e sta per trasferirsi con la famiglia, papa Professore di liceo e mamma casalinga.
Per tutti c’è una grande aspettativa e un po' di paura al pensiero del grande passo nella metropoli.
Caterina viene catapultata in una scuola media frequentata da ragazzi figli di gente importante, che fanno a gara per conquistarla, spinti dalle rivalità sociale e politiche e attratti dalla sua semplicità. E anche per suo papà è occasione per tentare di dare respiro alle sue ambizioni letterarie sempre tenute in un cassetto.
La crisi che coinvolge tutta la famiglia porterà ad una crescita di tutti i personaggi che con alterne fortune ricostruiscono la loro storia.
Bello questo commedia dalle tinte drammatiche di Paolo Virzì caratterizzata dai ritmi frenetici e dalle posizioni estreme e assolute che tutti assumono, e che descrivono bene gli stati emotivi del periodo dell’adolescenza. Non sarà solo Caterina ad affrontare un difficile processo di crescita ma tutta la famiglia che esce dall’adolescenza di una vita sempre uguale vissuta in campagna per misurarsi con le ambizioni e la competizione che la metropoli offre loro.
E’ necessario vivere le esperienze, anche sbagliate, in qualche modo anche procedere per tentativi per poter trovare la strada che ci appartiene e che può portare quelle gratificazioni che ci aspettiamo,
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fabio57
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mercoledì 23 dicembre 2015
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ottimo virzì
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Bella e attuale questa storia,lo straniamento della piccola protagonista in un contesto nuovo e inaspettato è di un realismo disarmante.Sorprendente nel film è la fotografia precisa che riesce a darci Virzì del paese e della nostra classe politica,La contrapposizione destra-sinistra è solo di facciata ,quando si tratta di spartirsi denaro e poltrone vanno tutti d'accordo,sotto i riflettori fingono di scontrarsi, ma è solo una recita per il pubblico credulone.Questa consapevolezza crescente rende il personaggio di Castellitto,sempre più fragile a mano a mano che tutte le sue certezze vengono meno,fino a metterlo in una condizione di assoluta alienazione.
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Bella e attuale questa storia,lo straniamento della piccola protagonista in un contesto nuovo e inaspettato è di un realismo disarmante.Sorprendente nel film è la fotografia precisa che riesce a darci Virzì del paese e della nostra classe politica,La contrapposizione destra-sinistra è solo di facciata ,quando si tratta di spartirsi denaro e poltrone vanno tutti d'accordo,sotto i riflettori fingono di scontrarsi, ma è solo una recita per il pubblico credulone.Questa consapevolezza crescente rende il personaggio di Castellitto,sempre più fragile a mano a mano che tutte le sue certezze vengono meno,fino a metterlo in una condizione di assoluta alienazione.Efficace la sua interpretazione come quella della Buy.
Virzì con i toni della commedia punta il dito su una società sostanzialmente corrotta,incolta e incline alle lusinghe del potere.
Ottimo Virzì
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daniela macherelli
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martedì 30 luglio 2013
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caterina va in città: illusione e frustrazione
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Il professor Giancarlo Iacovoni, il padre protagonista del film, lascia Montalto di Castro per Roma, dove ha ereditato una casa dai genitori, insieme a sua moglie Agata e a sua figlia Caterina, perchè frustrato nella sua esperienza quotidiana di insegnante; il suo intento, segreto ma non troppo, è però anche quello di cessare di essere un invisibile agli occhi degli altri, e di trovare conferme del suo valore nel nuovo ambiente metropolitano, avendo anche ambizioni di scrittore. Mosso da questi intenti, iscrive la figlia quattordicenne nella scuola che lui stesso aveva frequentato da ragazzo, dove si trovano numerosi figli di famiglie ricche e in vista. Giancarlo è ingenuo, crede che basti essere il padre di una compagna di classe di un'alunna vip, per entrare in qualche modo nel loro mondo, per godere dei favori dei genitori "che contano"; idealizza queste persone e ritiene che possano spianargli la strada.
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Il professor Giancarlo Iacovoni, il padre protagonista del film, lascia Montalto di Castro per Roma, dove ha ereditato una casa dai genitori, insieme a sua moglie Agata e a sua figlia Caterina, perchè frustrato nella sua esperienza quotidiana di insegnante; il suo intento, segreto ma non troppo, è però anche quello di cessare di essere un invisibile agli occhi degli altri, e di trovare conferme del suo valore nel nuovo ambiente metropolitano, avendo anche ambizioni di scrittore. Mosso da questi intenti, iscrive la figlia quattordicenne nella scuola che lui stesso aveva frequentato da ragazzo, dove si trovano numerosi figli di famiglie ricche e in vista. Giancarlo è ingenuo, crede che basti essere il padre di una compagna di classe di un'alunna vip, per entrare in qualche modo nel loro mondo, per godere dei favori dei genitori "che contano"; idealizza queste persone e ritiene che possano spianargli la strada. Quando, attraverso le esperienze che Caterina vive nel contesto scolastico, dove non si inserisce e subisce esperienze mortificanti, si rende conto dell'inconsistenza e dell'ipocrisia che domina quel mondo, si ribella in maniera plateale. Giancarlo è sostanzialmente solo, si sente, ed in effetti è, altro rispetto a quell'ambiente, che inizialmente blandisce, ma che successivamente disprezza; nella sua scontentezza e disadattamento, si erge a giudice severo di chi lo circonda, forse sopravvalutandosi un po'. L'esperienza romana di Giancarlo si traduce in una sconfitta: non è riuscito infatti ad uscire dall'anonimato, la sua vit non è cambiata nè economicamente, nè socialmente. Quando poi scopre che la moglie lo tradisce e deve prendere atto della sua totale solitudine anche in àmbito familiare, scompare senza più dare notizie di sè. Forse avrà trovato un altrove dove essere più felice, anche se, probabilmente, potrà trovare la sua serenità in una maggiore accettazione di se stesso e della sua condizione umana.
Daniela Macherelli
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molinari marco
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venerdì 29 luglio 2011
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caterina va alle urne
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Terzo capitolo virziniano dei film ascrivibili alla corrente letteraria del romanzo di formazione. Dopo l’eccezionale Ovosodo e l’irriverente My name is Tanino, in questo film Virzì sceglie di affidarsi a degli attori di gran talento per alcuni dei personaggi principali, pur non rinunciando ad un’esordiente per il ruolo della protagonista. E i risultati si vedono. Basti pensare al grande Castellitto che, nei panni del padre della ragazzina del titolo, riesce a dar vita ad uno dei personaggi più complessi e riusciti dell’intera filmografia virziniana. Lo schema di fondo è quello de La dolce vita di Fellini, con il provinciale che si trasferisce nella capitale e che venendo in contatto con i vizi che circolano per le sue strade entra in crisi d’identità (il capolavoro del maestro romagnolo nella sua prima stesura si chiamava proprio Montaldo va in città).
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Terzo capitolo virziniano dei film ascrivibili alla corrente letteraria del romanzo di formazione. Dopo l’eccezionale Ovosodo e l’irriverente My name is Tanino, in questo film Virzì sceglie di affidarsi a degli attori di gran talento per alcuni dei personaggi principali, pur non rinunciando ad un’esordiente per il ruolo della protagonista. E i risultati si vedono. Basti pensare al grande Castellitto che, nei panni del padre della ragazzina del titolo, riesce a dar vita ad uno dei personaggi più complessi e riusciti dell’intera filmografia virziniana. Lo schema di fondo è quello de La dolce vita di Fellini, con il provinciale che si trasferisce nella capitale e che venendo in contatto con i vizi che circolano per le sue strade entra in crisi d’identità (il capolavoro del maestro romagnolo nella sua prima stesura si chiamava proprio Montaldo va in città). Ma a differenza di Marcello, la giovanissima Caterina, interpretata da una tenerissima Alice Teghil che porta con sé un candore in grado di far innamorare lo spettatore sin dal primo fotogramma che le viene concesso, non rinnega l’aiuto offertole dal suo personale angelo custode (in questo film nelle vesti di uno scapigliato teenager proveniente da un altro mondo) e così riuscirà a salvarsi dalla perdizione. Il finale di questo film, infatti, è forse il più positivo e il più lieto di tutti quelli di Virzì e fa piacere constatare come ciò avvenga proprio grazie allo zampino della musica, qui nelle vesti di ancora di salvataggio nel processo di crescita dell’adolescente. Dopo aver proposto, infatti, la cultura in Ovosodo, e la voglia di avventura e di girare il mondo in Tanino, Virzì in questo film fornisce alla sua protagonista proprio la musica come arma di difesa contro gli attacchi della società che vuole inghiottirla al suo interno. Superlativa la chiave di lettura metaforica del film, con Caterina che simboleggia l’elettorato medio della nostra Italia e che viene stordita dalle chiacchiere intellettuali del popolo di sinistra, fatte di girotondi e di stili di vita alternativi, e dalla giocosità sbarazzina e goliardica del popolo di destra, fatta di vestiti all’ultima moda e feste da rotocalco. Un’Italia che non è in grado di schierarsi da nessuna delle parti, data la grande confusione che le circola intorno e alla quale non viene concessa alcuna possibilità di inserimento visto che gli alti rappresentanti degli schieramenti politici (a differenza dei giovani) sono disposti a scendere a patti e a cordiali strette di mano, purché non venga sconquassato lo status quo in cui si trovano perfettamente a loro agio. E le conseguenze di tutto ciò sono tutt’altro che comiche. A risentirne maggiormente è la famiglia che si vede costretta a smembrarsi perché non è più in grado di educare i figli presenti al suo interno, visto che gli stessi genitori non sembrano poi così maturi. Tutti i genitori, in effetti, fanno una pessima figura. O sono deboli ed incapaci di instaurare un dialogo costruttivo con i propri figli, o sono del tutto assenti in quanto completamente assorbiti dalla loro carriera, delegando di conseguenza a qualcun altro il ruolo di educatore (si pensi allo schiaffo che l’autista dà alla figlia del ministro). Ed è inutile dire che quando è la famiglia a non funzionare, ad andare a rotoli è tutto il Paese. Il film andrebbe fatto vedere all’interno delle scuole sia per lo splendido linguaggio cinematografico utilizzato, sia perché è una concreta lezione di politica contemporanea.
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stefano73
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venerdì 5 novembre 2010
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politica e tema sociale...come mai visto prima
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Si...un capolavoro. Consigliatissimo. Apparentemente un film adolescenziale ...ma in realtà un capolavoro di spunti politici e sociali...sulla cosa pubblica...trattata in modo efficace e riflessivo. Cattivo, tenero e recitato in ogni scena magistralmente. Ogni parola ed ogni sguardo è calcolata al millesimo per dare la maggior efficacia concettuale. Castellitto e Buy bravissimi...come tutti gli altri. Virzì è il nostro miglior regista attuale. Da vedere e rivedere e comprendere volta per volta nuovi sfacettature del nostro paese.
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arkadico
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domenica 1 novembre 2009
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realismo o eccesso?
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Film caotico con scene non so fino a che punto verosimili, dal momento che anch'io abito in una provincia del nord per nulla interessante dove la vita è solo routine. Fosse anche tutto vero, quando la finiranno con queste romanacciate spacciate per italianità?
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anita bilello
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domenica 12 luglio 2009
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mondi diversi
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Caterina è una timida e impacciata ragazza provinciale che, trasferitasi nella città di Roma scopre un mondo a sè estraneo e ne rimane stordita: quello di Daniela, una favola di lusso di una aggressiva elitè, e quello di Margherita, una favola punk antiborghese.
Caterina,inevitabilmente, non riuscirà ad adattarsi nè all' uno nè all' altro mondo, restando spaesata e inadeguata.
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