blowup
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martedì 1 giugno 2021
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10 minuti di applausi
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per Barbara. Io invece mi sento offeso da chi ancora scambia il sentimentalismo per sentimento, la pedanteria per profondità. Questo film è la classica montagna che partorisce il topolino. Comunque oramai ho capito una cosa: quando un film è accompagnato per tutto il tempo da un tappeto musicale, cambia canale. È il classico espediente con cui il regista cerca di emotivare forzatamente, perché il film non è capace di emozionare da sé.
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martedì 6 marzo 2018
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lasciati diseducare
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Film negativo, a tesi: non vi sono regole morali ma solo situazioni, e l"aborto le risolve
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fabal
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venerdì 20 ottobre 2017
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una storia, due microcosmi
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L'istituto Saint Cloud's è un orfanotrofio diretto dal dottor Wilbur Larch: oltre ad essere un affettuoso tutore dei bambini è un esperto ginecologo che pratica aborti più o meno legalmente. Deciso ad avere un successore, il dottore educa un giovane trovatello, Homer, alla professione. Crescendo, però, il ragazzo non approva gli aborti praticati da Larch e desidera uscire dall'istituto per confrontarsi col mondo. L'occasione si presenta quando una giovane coppia arriva al St. Cloud's per interrompere la gravidanza della bella Candy: Homer allora parte insieme ai due per iniziare una nuova vita. Si trasferisce nella fattoria della famiglia di Candy per lavorare nella "Casa del Sidro".
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L'istituto Saint Cloud's è un orfanotrofio diretto dal dottor Wilbur Larch: oltre ad essere un affettuoso tutore dei bambini è un esperto ginecologo che pratica aborti più o meno legalmente. Deciso ad avere un successore, il dottore educa un giovane trovatello, Homer, alla professione. Crescendo, però, il ragazzo non approva gli aborti praticati da Larch e desidera uscire dall'istituto per confrontarsi col mondo. L'occasione si presenta quando una giovane coppia arriva al St. Cloud's per interrompere la gravidanza della bella Candy: Homer allora parte insieme ai due per iniziare una nuova vita. Si trasferisce nella fattoria della famiglia di Candy per lavorare nella "Casa del Sidro".
Ma il dottor Larch farà di tutto per riaverlo con lui in orfanotrofio.
Vincitore di due dei ben sette Oscar a cui era candidato, il film di Hallstrom unisce l’impegno sociale di una tematica delicata con una straordinaria dolcezza narrativa. L’atmosfera rilassante si avvale di una bellissima fotografia che colloca sia l’orfanotrofio sia la tenuta agricola in un due microcosmi separati - tanto tra loro quanto dal resto del mondo - sostituendo l’interesse per l’ambientazione storica (prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale) con una dimensione sospesa, quasi fiabesca, dove la luce e i colori, oltre all’ottimo tema musicale di Rachel Portman, addolciscono le tinte più drammatiche. Eppure i temi scottanti non mancano: dall’aborto sostenuto dal dottor Larch, al confronto-conflitto con il mondo esterno, all’infrazione di una “regola” qualora questa sia violi palesemente il buon senso.
Allo stesso modo l’ingenuità di Homer, personificata dal volto con occhioni spaesati del bravo Tobey Maguire, si contrappone alla disillusione del dottor Larch, personaggio chiave della vicenda, punto di partenza e ritorno, il cui pragmatismo non lo distoglie mai dalle premure per i bambini dell’orfanotrofio, ai quali legge Dickens e fa vedere il primo King Kong (ma la pellicola si interrompe sempre allo stesso punto, come per risparmiare ai bambini la fine drammatica dello scimmione). Infrangendo per primo le regole dell’Istituto, imposte da una commissione medica cieca alle reali necessità, Larch pone il St. Cloud’s sullo stesso piano della Casa del sidro, dove un foglio appeso indica quattro regole inapplicabili per gli operai, e scritte evidentemente da chi non ha mai lavorato.
Un film che affascina e commuove, ben recitato anche da una Charlize Theron con acconciatura anteguerra impeccabile, oltre allo straordinario Michael Caine (miglior attore non protagonista) e al pacato Maguire. Da segnalare anche la presenza di Kieran Culkin (fratello di Macaulay) nel ruolo di Buster e il cameo di John Irving, autore dell’omonimo romanzo e sceneggiatore, come capostazione.
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barbara.z
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giovedì 27 febbraio 2014
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sopravvalutato.
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Ho perso irrimediabilmente due ore di sonno per vedere uno dei film più inutili di tutta la mia vita: "Le regole della casa del sidro", un mattonazzo ammerigano di proporzioni epiche, che strizza l'occhio (non ricambiato) a molti film culto come Casablanca o NCP di Tornatore; dalla morale discutibile, la trama sciapa e il ritmo lento e col solo pregio di un cast stellare, tra cui spicca non certo la mono-espressione dell'uomo-ragno, ma piuttosto il meraviglioso fondo-schiena di Charlize Theron, unica vera giustificazione per aver girato una simile lungaggine melensa, unico protagonista che meritava davvero la nomination all'Oscar e la mia invidia.
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shiningeyes
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mercoledì 8 maggio 2013
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gran regia per un piccolo grande film
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Tratto dall'omonimo romanzo, “Le regole della casa del sidro” è un film capace di farti apprezzare di più la vita, è portatore di tutte le esperienze della vita che ci formano e che ci fanno conoscere il mondo in tutti i suoi aspetti. Ricco di immagini e scene da manuale, si dimostra come un'opera ben girata e di ottima fattura, sulla quale, la mano sapiente di Hallstrom si percepisce. Sicuramente si poteva fare di più, dal momento che l'andamento sembra troppo lineare e, da come già scritto da terzi, si attesta troppo sul basso profilo.
Ma non possiamo lamentarci troppo, Hallstrom firma un ottimo lavoro che va già bene così e che si può mettere senz'altro tra le uscite più gustose di fine anni 90.
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Tratto dall'omonimo romanzo, “Le regole della casa del sidro” è un film capace di farti apprezzare di più la vita, è portatore di tutte le esperienze della vita che ci formano e che ci fanno conoscere il mondo in tutti i suoi aspetti. Ricco di immagini e scene da manuale, si dimostra come un'opera ben girata e di ottima fattura, sulla quale, la mano sapiente di Hallstrom si percepisce. Sicuramente si poteva fare di più, dal momento che l'andamento sembra troppo lineare e, da come già scritto da terzi, si attesta troppo sul basso profilo.
Ma non possiamo lamentarci troppo, Hallstrom firma un ottimo lavoro che va già bene così e che si può mettere senz'altro tra le uscite più gustose di fine anni 90.
Un plauso va senz'altro alla coppia Maguire – Theron, capace di emozionarci e di farci notare due validissimi attori, che, all'epoca non erano neanche troppo famosi; fantastico come sempre il saggio Michael Caine, che compare un po' troppo poco però, e bravissimo Delroy Lindo. Non mi rimane che elogiare una fotografia evocativa e naturalistica, sulla quale possiamo assistere al pieno sostentamento che dà alle bellissime scene del film.
Un piccolo grande film di un grandissimo romanzo, da vedere assolutamente.
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fede881
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sabato 26 maggio 2012
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film bellissimo ...
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Secondo me questo film e molto bello non solo perchè rispecchia l'amore di un padre per un figlio ma anche aiuta a sensibilizare gli spettaori sulle problematiche di un orfanotrofio , personalmente lo trovo quasi più bello e interessante del romanzo che al contario del film e pesantemente incentrato sulla tematica dell'aborto ...
Comunque bello e decisamente consigliato .
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04855847
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domenica 27 marzo 2011
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comunque notevole
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Concordo sostanzialmente con il giudizio, molto equilibraato, di Pino Farinotti, con un distinguo: un film non potrà mai essere il romanzo da cui è tratto, ed anche se può sembrare scontato, il film usa mezzi espressivi ben diversi di quelli del testo stampato.
Il "profilo più basso" rispetto al libro, potrebbe intendersi la differente resa del soggetto, in funzione dei diversi mezzi espressivi, essendo per questo ogni film solo liberamente tratto dall'omologo romanzo.
Nessuna pellicola, anche magistrale, potrà mai avere lo stesso livello introspettivo di un testo scritto.
Riconosco, comunque, al film lo stesso fondale psicologico del romanzo, ma reso con una sceneggiatura anni 40, meritevole dell'Oscar, ed una splendida fotografia, che costituiscono un "profilo più alto" rispetto al libro, che , peraltro, ho letto a mò di pietra di paragone.
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Concordo sostanzialmente con il giudizio, molto equilibraato, di Pino Farinotti, con un distinguo: un film non potrà mai essere il romanzo da cui è tratto, ed anche se può sembrare scontato, il film usa mezzi espressivi ben diversi di quelli del testo stampato.
Il "profilo più basso" rispetto al libro, potrebbe intendersi la differente resa del soggetto, in funzione dei diversi mezzi espressivi, essendo per questo ogni film solo liberamente tratto dall'omologo romanzo.
Nessuna pellicola, anche magistrale, potrà mai avere lo stesso livello introspettivo di un testo scritto.
Riconosco, comunque, al film lo stesso fondale psicologico del romanzo, ma reso con una sceneggiatura anni 40, meritevole dell'Oscar, ed una splendida fotografia, che costituiscono un "profilo più alto" rispetto al libro, che , peraltro, ho letto a mò di pietra di paragone.
Molto spesso la trama, anche quando è inconstistente, è solo il pretesto per relizzare film notevolissimi (vedi Fellini e Pupi Avati).
Film e romanzo sono due cose diverse, la trama, per un film, è solo una componente, per un romanzo, la trama e la bella prosa, sono praticamente tutto.
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ivan91
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lunedì 31 gennaio 2011
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veramente un film toccante
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bellissimo commovente. un film che tutti doverebbero vedere perchè fa riflettere oltre che commuovere
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ivan91
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venerdì 19 novembre 2010
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gran bella storia
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una storia da lasciare senza fiato
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