leonardo g.
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domenica 20 agosto 2006
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amore è solo una parola
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A mio avviso, il miglior film di Mimmo Calopresti, in cui si manifesta così destabilizzantemente labile il confine fra "normalità" ed "anormalità", cioè fra autosufficienza e obbligatoria richiesta d'aiuto.
Valeria Bruni Tedeschi si muove rigida in una splendida Roma, apparentemente capace solamente di seguire le sue manie ossessivo-compulisive, i suoi colori, la cabala dei suoi numeri, il suo estenuente, ma ultimo gesto, di dare un senso alla sua vita.
Finchè il mondo non riesce a sopraffarla, ad annullarla. E ci si chiede: "di chi è la colpa?"
Può davvero il suo innamoramento con lo svagato Fabrizio Bentivoglio salvarla dall'orlo della pazzia.
Di sicuro non possono farlo le sue amiche, savie sedicenti, ma solamente perchè non coscienti.
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A mio avviso, il miglior film di Mimmo Calopresti, in cui si manifesta così destabilizzantemente labile il confine fra "normalità" ed "anormalità", cioè fra autosufficienza e obbligatoria richiesta d'aiuto.
Valeria Bruni Tedeschi si muove rigida in una splendida Roma, apparentemente capace solamente di seguire le sue manie ossessivo-compulisive, i suoi colori, la cabala dei suoi numeri, il suo estenuente, ma ultimo gesto, di dare un senso alla sua vita.
Finchè il mondo non riesce a sopraffarla, ad annullarla. E ci si chiede: "di chi è la colpa?"
Può davvero il suo innamoramento con lo svagato Fabrizio Bentivoglio salvarla dall'orlo della pazzia.
Di sicuro non possono farlo le sue amiche, savie sedicenti, ma solamente perchè non coscienti.
Ecco apparire la bellissima figura di Sara, donna ebrea di mezza età senza troppi peli sulla lingua.
Un altro incontro. Forse quello decisivo.
Forse no.
Chi può dirlo, dal momento che la vita si svolge tutta su un falso piano?
leonardo g.
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gionni47
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venerdì 1 marzo 2013
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film sulla psicosi
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Una psicosi magistralmente descritta in un film che avvince fino alla fine. La Tedesco è una bravissima interprete di una psicotica compulsiva incapace di amare ma che crede di essere innamorata, che sempre più perde la capacità di controllare se stessa e di capire la realtà. Nella narrazione non c'è retorica né moralismo, ma una fedele ed onesta narrazione di un mondo di cui tante persone sono prigioniere, persone di cui spesso non ci accorgiamo. L'opera potrebbe anche essere uno stimolo per lo spettatore affinché possa cominciare a capire questa realtà.
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nick castle
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mercoledì 25 agosto 2010
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piuttosto banale...
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Mimmo Calopresti, porta al cinema una storiella dove non c'è inizio e non c'è fine. Fabrizio Bentivoglio completamente a suo agio nella parte, mentre Valeria Bruni Tedeschi, sorella della più nota Carla, è legnosa, con una recitazione impersonale e mediocre, che invece di portare compassione nello spettatore, porta antipatia per il personaggio. Lo spunto di fondo è buono, ma non basta...
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