nick distefano
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martedì 21 aprile 2009
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l'esordio di uno della nuova generazione!
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Sicuramente molto più che un esercizio di stile, lo si vede e lo si sente. Al suo esordio cinematografico e alla sua quarta regia(dopo tre cortometraggi ben accolti dalla critica), Darren Aronofsky sceglie un argomento abbastanza particolare, la matematica, da cui si deduce che tutto sia formato da schemi. Aronofsky non fa un film sulla matematica ma invece usa la matematica per fare il film, contornando con una regia attenta ai particolari(con richiami all'espressionismo), uno stile tipicamente indipendente grazie all'uso del bianco e nero sgranato tipico del negativo 16mm, un montaggio veloce(con più di una ripresa rimontata più volte) e la fotografia a contrasti elevati dello stretto collaboratore Matthew Libatique(fotografo anche dei suoi primi tre cortometraggi).
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Sicuramente molto più che un esercizio di stile, lo si vede e lo si sente. Al suo esordio cinematografico e alla sua quarta regia(dopo tre cortometraggi ben accolti dalla critica), Darren Aronofsky sceglie un argomento abbastanza particolare, la matematica, da cui si deduce che tutto sia formato da schemi. Aronofsky non fa un film sulla matematica ma invece usa la matematica per fare il film, contornando con una regia attenta ai particolari(con richiami all'espressionismo), uno stile tipicamente indipendente grazie all'uso del bianco e nero sgranato tipico del negativo 16mm, un montaggio veloce(con più di una ripresa rimontata più volte) e la fotografia a contrasti elevati dello stretto collaboratore Matthew Libatique(fotografo anche dei suoi primi tre cortometraggi). E' un film come si deve(sicuramente Sean Gullette autore del soggetto insieme ad Aronofsky e anche interprete ha un buon merito), Aronofsky sceglie un argomento da trattare e lo fa bene, un punto in più per l'originalità! Alquanto insolite le musiche, per un film indipendente s'intende.
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cristina
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inesprimibile...
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Davvero non so comunicare il senso di tensione,quasi paura, che i numeri riescono a comunicare in questo film..
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leonello
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domenica 15 marzo 2009
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tetsuo
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Bellissimo lavoro d'esprdio di Aronofsky, premiato, giustamente al Sundance.
Ma, senza Tetsuo, l'uomo d'acciaio di Shinya Tsukamoto, sarebbe esistito?
Stesso trattamento delle immagini, stesso montaggio tirato con inserti quasi subliminali e stesso uso dei suoni.
Addirittura alcune situazioni (il protagonosta allo specchio, la metropolitana), nonché i movimenti di macchina sono mutuati paro paro dal capolavoro giapponese.
Rimane il fatto che tutti traggono ispirazione da qualcosa di già visto, ma rarmente assurgono a vette espressive simili.
Pi cammina con le sue gambe e gronda Grande Cinema da ogni fotogramma
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evildevin87
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domenica 13 ottobre 2013
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un esordio al fulmicotone
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Già con questa prima pellicola, l'allora novizio Darren Aronofsky dimostra un grande talento nonostante il budget relativamente basso, partorendo un film in cui l'ossessione e l'alienazione regnano sovrana (l'ossessione comunque è una componente caratteristica anche dei suoi film successivi). Qui il protagonista Maximilian Cohen (Sean Gullette), individuo solitario e riservato che in seguito a un incidente avuto da bambino soffre di crisi epilettiche e forti emicranie, è alla ricerca ossessiva di una conferma delle sue teorie sul mondo in cui viviamo attraverso la matematica. E pur di cercarle arriva ad isolarsi totalmente da quello che lo circonda e a tagliare ogni contatto umano, eccezion fatta per il suo maestro Sol (Mark Margolis).
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Già con questa prima pellicola, l'allora novizio Darren Aronofsky dimostra un grande talento nonostante il budget relativamente basso, partorendo un film in cui l'ossessione e l'alienazione regnano sovrana (l'ossessione comunque è una componente caratteristica anche dei suoi film successivi). Qui il protagonista Maximilian Cohen (Sean Gullette), individuo solitario e riservato che in seguito a un incidente avuto da bambino soffre di crisi epilettiche e forti emicranie, è alla ricerca ossessiva di una conferma delle sue teorie sul mondo in cui viviamo attraverso la matematica. E pur di cercarle arriva ad isolarsi totalmente da quello che lo circonda e a tagliare ogni contatto umano, eccezion fatta per il suo maestro Sol (Mark Margolis). Ad un certo punto incapperà in un numero che sembra essere collegato con l'andamento della borsa, e comincierà ad indagare sul suddetto numero per cercare di provare che abbia correlazioni anche con l'essenza della vita. Ma il problema è che non è il solo alla ricerca del significato di quel numero, e tutti gli altri cercheranno di mettere prepotentemente le mani sulle ricerche di Max. Un thriller psicologico godibile e affascinante, coaudiuvato da un ottima regia e un bianco e nero che rende la giusta atmosfera al film. Per quel che mi riguarda, il migliore di Aronofsky.
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sisto razzino
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giovedì 20 giugno 2013
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spiral
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La prima cosa che mi viene in mente, quando penso a "Pi greco - Il teorema del delirio'' è una figura, la più affascinante ed enigmatica che ci è capitato di vedere sin da bambini, una spirale. Una linea che a cerchi concentrici insegue un punto che si perde nel vuoto, che ci rimanda alla ripetizione, ci incuriosisce nel tentativo di cercare una chiave, un senso logico a questa figura. Ci ipnotizza e ci angoscia anche un po'. Questo è l'effetto che può trasmettere il film ad una prima visione, paura, fibrillazione, anche ansia. Sensazioni forti, come possono essere il commuoversi per una storia d'amore o il riso irrefrenabile per una gag riuscita.
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La prima cosa che mi viene in mente, quando penso a "Pi greco - Il teorema del delirio'' è una figura, la più affascinante ed enigmatica che ci è capitato di vedere sin da bambini, una spirale. Una linea che a cerchi concentrici insegue un punto che si perde nel vuoto, che ci rimanda alla ripetizione, ci incuriosisce nel tentativo di cercare una chiave, un senso logico a questa figura. Ci ipnotizza e ci angoscia anche un po'. Questo è l'effetto che può trasmettere il film ad una prima visione, paura, fibrillazione, anche ansia. Sensazioni forti, come possono essere il commuoversi per una storia d'amore o il riso irrefrenabile per una gag riuscita. Questo film, nella sua trama e continua ricerca di un significato, di una chiave per dare una risposta alle primordiali domande dell'essere umano, entra subdolamente nello strato più profondo dello spettatore e fa quello che ogni film deve fare per funzionare, trasmette emozioni, rivoluziona gli stati d'animo. Il regista realizza la sua opera migliore, al primo colpo. Nel giudizio positivo conta il budget assai limitato ( circa 60 mila dollari, a dispetto dei successivi che costeranno dieci volte tanto), contano gli interpreti ( attori al loro esordio, familiari, amici di Aronofsky, più qualche cameo di personaggi noti), conta il tentativo, forse pretenzioso, di realizzate un opera totale che racchiuda la visione che ha l'artista del cinema, del mondo e della vita. Tutto nel film ci spinge nella spirale creata dal regista, il bianco e nero con un forte contrasto, l'immagine sgranata della pellicola 16 millimetri, un montaggio forsennato, la simbologia disseminata in molte scene ( vedi ad es. le formiche), la colonna sonora paranoica di Clint Massel ( Non potevano mancare Aphex Twin, Orbital, Autechre e Massive Attack!). Detta così potrebbe sembrare una cafonata, qualcosa di pacchiano, fumo negli occhi degli pseudo cinefili, un inutile esercizio di stile. Ma a mio modesto parere non è così. Infatti lungi dal voler considerare ''Pi greco'' una pietra miliare della storia del cinema, è indubbia l'influenza che questa pellicola ha avuto sulla cinematografia e sulla videoarte degli anni zero. Il regista dimostra di avere studiato bene come fare il suo mestiere, e gli espedienti e le tecniche sono tutte volte al fine della sua espressione personale. La ricerca di spiegare la solitudine e la follia che guidano il super-uomo nell'era informatica
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shiningeyes
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mercoledì 9 ottobre 2013
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thriller matematico d'effetto.
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Già dalla sua prima uscita cinematografica Darren Aronofsky rivela i tratti della sua filosofia e originale tecnica registica, stillando un thriller fatto di sistemi numerici che andranno a parare in una delirante metafora metafisica coadiuvata da un ritmo incessante dettato dalle riprese a mano e da musiche nevrotiche che delineano lo stato mentale del protagonista. Uno dei meriti di “Pi Greco” è quello di mantenere costante l'attenzione dello spettatore attraverso una sceneggiatura complessa ma ben scritta, con un personaggio geniale quanto malato di mente. Il personaggio in questione è il matematico Max Cohen, che non sa vivere senza i numeri e che in essi ci vede gli schemi che compongono il nostro mondo; la storia girerà sul componimento del Pi greco, portatore di informazioni al di sopra della raziocinio umano, le quali porteranno sull'orlo della follia l'ansiogeno Max.
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Già dalla sua prima uscita cinematografica Darren Aronofsky rivela i tratti della sua filosofia e originale tecnica registica, stillando un thriller fatto di sistemi numerici che andranno a parare in una delirante metafora metafisica coadiuvata da un ritmo incessante dettato dalle riprese a mano e da musiche nevrotiche che delineano lo stato mentale del protagonista. Uno dei meriti di “Pi Greco” è quello di mantenere costante l'attenzione dello spettatore attraverso una sceneggiatura complessa ma ben scritta, con un personaggio geniale quanto malato di mente. Il personaggio in questione è il matematico Max Cohen, che non sa vivere senza i numeri e che in essi ci vede gli schemi che compongono il nostro mondo; la storia girerà sul componimento del Pi greco, portatore di informazioni al di sopra della raziocinio umano, le quali porteranno sull'orlo della follia l'ansiogeno Max.
La scelta del bianco e nero, oltre essere una trovata poco costosa, è una trovata molto azzeccata per portare quel senso di chiaroscuro che non è altro che la mente del matematico, mente tendente alla chiarezza delle sue convinzioni sulla essenza matematica del mondo quanto l'oscurità della propria esistenza governata nient'altro che dai numeri.
Come già detto la regia di Aronofsky è adattissima nel riprendere i tormenti di Max, ma anche l'attore e co-sceneggiatore del film, Sean Gulette, è estremamente capace di interpretare tale ruolo, seppur sia un ruolo abbastanza inflazionato quello del genio pazzo.
Comunque, “Pi Greco” è un thriller originale che sa prendere anche coloro che si disinteressano di questioni matematiche, e, nonostante sia poco comprensibile in qualche lato, esso possiede un potere ipnotico alto nei confronti di chi lo guarda, quasi come se si volesse vedere per forza la fine anche se non si è capito il resto.
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francismetal
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sabato 2 dicembre 2017
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dalla matematica alla teologia
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Un film sulla matematica non mi aspettavo che fosse così semplice e chiaro.
E' la storia di un uomo con un'intelligenza tale da impedirgli di vivere normalmente. Grazie a degli ebrei ortodossi arriva a decifrare dei codici della Cabala, della Torah e del Talmud. Studiando la finanza arriva a scoprire come prevenire le crisi economiche e quali titoli saliranno e quali scenderanno.
Addirittura sembrerebbe aver trovato Dio tramite i numeri, che è un argomento discusso, sui presunti schemi matematici nella Bibbia e il valore numerico delle lettere e delle parole ebraiche.
Come in quel celebre episodio dei Simpson il protagonista sceglie la stupidità per poter vivere tranquillamente.
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Un film sulla matematica non mi aspettavo che fosse così semplice e chiaro.
E' la storia di un uomo con un'intelligenza tale da impedirgli di vivere normalmente. Grazie a degli ebrei ortodossi arriva a decifrare dei codici della Cabala, della Torah e del Talmud. Studiando la finanza arriva a scoprire come prevenire le crisi economiche e quali titoli saliranno e quali scenderanno.
Addirittura sembrerebbe aver trovato Dio tramite i numeri, che è un argomento discusso, sui presunti schemi matematici nella Bibbia e il valore numerico delle lettere e delle parole ebraiche.
Come in quel celebre episodio dei Simpson il protagonista sceglie la stupidità per poter vivere tranquillamente.
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flegias87
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martedì 13 aprile 2010
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tanto fumo. niente arrosto.
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Da un punto di vista tecnico e "formale" è perfetto : ritmo mozzafiato, colonnna sonora eletrizzante, atmosfera ansiogena. Forte perplessità sui contenuti -ben poco di matematico in realtà è affrontanto- nonostante i commenti della critica "ufficiale". Qualche cenno a pigreco che è cosa diversa dal rapporto aureo a cui si fa invece riferimento quando si parla della "chiave universale" che dovrebbe regolare il mondo.
Il tema filosofico connesso alla sezione aurea e all'ordine dell'universo, vengono schiacciati da un clima paranoico fine a se stesso che distorce violentemente lo spettatore da una riflessione più profonda.Peccato...
Infine qualche incertezza sulla collocazione temporale del film: il computer (in particolare il monitor),il telefono e il miscroscopio usato dal protagonista non coincidono con le automobili e i pannelli pubblicitari che si vedono nelle scene all'aperto che sembrano ben più moderni.
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Da un punto di vista tecnico e "formale" è perfetto : ritmo mozzafiato, colonnna sonora eletrizzante, atmosfera ansiogena. Forte perplessità sui contenuti -ben poco di matematico in realtà è affrontanto- nonostante i commenti della critica "ufficiale". Qualche cenno a pigreco che è cosa diversa dal rapporto aureo a cui si fa invece riferimento quando si parla della "chiave universale" che dovrebbe regolare il mondo.
Il tema filosofico connesso alla sezione aurea e all'ordine dell'universo, vengono schiacciati da un clima paranoico fine a se stesso che distorce violentemente lo spettatore da una riflessione più profonda.Peccato...
Infine qualche incertezza sulla collocazione temporale del film: il computer (in particolare il monitor),il telefono e il miscroscopio usato dal protagonista non coincidono con le automobili e i pannelli pubblicitari che si vedono nelle scene all'aperto che sembrano ben più moderni. Tanto fumo. Niente arrosto.
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franz
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martedì 10 marzo 2009
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non ci siamo...
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E' indubbiamente uno dei film più pretenziosi, banali, inconcludenti e noiosi che abbia mai visto. L'idea di immaginare la matematica come legge universale del cosmo è vecchia di migliaia di anni (risale ad Anassagora!) e c'è una sterminata letteratura e cinematografia che tratta lo stesso argomento. Il protagonista è il classico genio-pazzo (ma và?) che capisce tutto lui, ma alla fine del film si scopre che la legge universale è.... LA PROPORZIONE AUREA! Ma dai! Che originalità! E soprattutto: che cosa senza senso. Attraverso una legge matematica lui poteva prevedere gli indici di borsa? E che fine ha fatto il principio di indeterminazione di Heisenberg? E i teoremi di incompletezza di Godel? Insomma, un film sulla matematica fatto da uno che di matematica non capisce un bel nulla, mal scritto e mal diretto, con la pretesa di parlare dei massimi sistemi senza nemmeno l'ombra di un'idea originale.
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(di leonello)
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(di serius87)
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(di varsav)
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