luca scialo
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martedì 23 maggio 2023
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un film claustrofobico dove matematica, borsa e religione si intrecciano
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Darren Aronofsky propone una pellicola claustrofobica sul potere della Matematica. Una materia affascinante, misteriosa, amata da pochi, ma capace di far impazzire per la sua forza ammaliatrice. Come accaduto al protagonista di questa vicenda, Maximilian Cohen, affetto da turbe psichiche fin da bambino, avendo guardato fisso il sole per troppo tempo. E che cerca di studiare come anticipare l'andamento della borsa appunto tramite schemi basati su formule matematiche. Finirà per scoprire la formula che è alla base di Dio e ciò gli procurerà le attenzioni di ebrei ortodossi. Il bianco e nero dona alla pellicola maggior fascino e inquietudine, anche grazie agli ottimi Sean Gullette e Mark Margolis.
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Darren Aronofsky propone una pellicola claustrofobica sul potere della Matematica. Una materia affascinante, misteriosa, amata da pochi, ma capace di far impazzire per la sua forza ammaliatrice. Come accaduto al protagonista di questa vicenda, Maximilian Cohen, affetto da turbe psichiche fin da bambino, avendo guardato fisso il sole per troppo tempo. E che cerca di studiare come anticipare l'andamento della borsa appunto tramite schemi basati su formule matematiche. Finirà per scoprire la formula che è alla base di Dio e ciò gli procurerà le attenzioni di ebrei ortodossi. Il bianco e nero dona alla pellicola maggior fascino e inquietudine, anche grazie agli ottimi Sean Gullette e Mark Margolis. Un film indipendente e sofisticato, riscoperto di recente sul grande schermo.
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giulio andreetta
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venerdì 7 febbraio 2020
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l'uomo di fronte alla verità
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Si tratta di un film molto profondo, filosofico, e cerebrale. L'interrogativo fondamentale che pone la pellicola, e a cui il protagonista tenta di rispondere con tutte le sue forze, è se la matematica possa effettivamente essere un linguaggio infallibile in grado di prevedere gli eventi del mondo. O in altri termini se la matematica possa essere un metodo totalizzante di spiegazione del mondo, possa cioè arrivare alla definizione di una verità incontrovertibile. Il giovane e brillante matematico è ossessionato da questo interrogativo e tenta in ogni modo di arrivare alla definizione di una chiave numerica di accesso alla verità. Ma si scontra con numerosi ostacoli, in parte esterni, in parte frutto della sua mente.
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Si tratta di un film molto profondo, filosofico, e cerebrale. L'interrogativo fondamentale che pone la pellicola, e a cui il protagonista tenta di rispondere con tutte le sue forze, è se la matematica possa effettivamente essere un linguaggio infallibile in grado di prevedere gli eventi del mondo. O in altri termini se la matematica possa essere un metodo totalizzante di spiegazione del mondo, possa cioè arrivare alla definizione di una verità incontrovertibile. Il giovane e brillante matematico è ossessionato da questo interrogativo e tenta in ogni modo di arrivare alla definizione di una chiave numerica di accesso alla verità. Ma si scontra con numerosi ostacoli, in parte esterni, in parte frutto della sua mente. Si potrebbe paragonare questo suo tentativo quasi ad un cammino ascetico e solitario di contemplazione, infatti Maximillian rifugge le interazioni sociali, e rimane a stretto contatto solo con il suo computer e con un suo amico ex professore. Di riflesso e in modo implicito questo interrogativo pone altre considerazioni riguardanti la perfezione o imperfezione del mondo, lo statuto di verità assoluta e verità relativa, l'esistenza di Dio e così via. Il messaggio del film sembra però essere proprio l'elogio di un relativismo che vieta in ogni modo possibile il raggiungimento di una verità assoluta, persino all'interno del linguaggio piuttosto incontrovertibile della matematica. Le frequenti crisi del protagonista potrebbero essere lette, alla luce di questa interpretazione, quasi come una forma di castigo per aver osato avvicinarsi troppo alla verità, per aver peccato di eccessivo orgoglio intellettuale. Ciò che infatti ribatte il professore anziano alla tesi delirante del matematico è proprio che la matematica non può essere presa come sistema assoluto di previsione e spiegazione della realtà.
Dal punto di vista stilistico si tratta di un film estremamente originale, sia per la macchina da presa tenuta a mano, sia per la scelta di un bianco e nero molto contrastato. Attori sempre convincenti e ben immedesimati nei personaggi. Regia sperimentale e intelligente.
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onufrio
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lunedì 28 ottobre 2019
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i numeri alla base di tutto
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Max Cohen è un brillante matematico immerso nello studio dei numeri alla ricerca di qualcosa di grande, in grado di cambiare il mondo. L'uomo però deve confrontarsi spesso con dolori atroci di emicrania. Più la sua ricerca va avanti e più Max si vedrà circondato da persone poco pacifiche, interessate alle sue ricerche. L'uomo cadrà in un vortice di delirio dal quale ne uscirà in maniera drastica. Pellicola difficile da decifrare, dalla regia innovativa e claustrofobica.
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francismetal
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sabato 2 dicembre 2017
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dalla matematica alla teologia
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Un film sulla matematica non mi aspettavo che fosse così semplice e chiaro.
E' la storia di un uomo con un'intelligenza tale da impedirgli di vivere normalmente. Grazie a degli ebrei ortodossi arriva a decifrare dei codici della Cabala, della Torah e del Talmud. Studiando la finanza arriva a scoprire come prevenire le crisi economiche e quali titoli saliranno e quali scenderanno.
Addirittura sembrerebbe aver trovato Dio tramite i numeri, che è un argomento discusso, sui presunti schemi matematici nella Bibbia e il valore numerico delle lettere e delle parole ebraiche.
Come in quel celebre episodio dei Simpson il protagonista sceglie la stupidità per poter vivere tranquillamente.
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Un film sulla matematica non mi aspettavo che fosse così semplice e chiaro.
E' la storia di un uomo con un'intelligenza tale da impedirgli di vivere normalmente. Grazie a degli ebrei ortodossi arriva a decifrare dei codici della Cabala, della Torah e del Talmud. Studiando la finanza arriva a scoprire come prevenire le crisi economiche e quali titoli saliranno e quali scenderanno.
Addirittura sembrerebbe aver trovato Dio tramite i numeri, che è un argomento discusso, sui presunti schemi matematici nella Bibbia e il valore numerico delle lettere e delle parole ebraiche.
Come in quel celebre episodio dei Simpson il protagonista sceglie la stupidità per poter vivere tranquillamente.
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evildevin87
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domenica 13 ottobre 2013
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un esordio al fulmicotone
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Già con questa prima pellicola, l'allora novizio Darren Aronofsky dimostra un grande talento nonostante il budget relativamente basso, partorendo un film in cui l'ossessione e l'alienazione regnano sovrana (l'ossessione comunque è una componente caratteristica anche dei suoi film successivi). Qui il protagonista Maximilian Cohen (Sean Gullette), individuo solitario e riservato che in seguito a un incidente avuto da bambino soffre di crisi epilettiche e forti emicranie, è alla ricerca ossessiva di una conferma delle sue teorie sul mondo in cui viviamo attraverso la matematica. E pur di cercarle arriva ad isolarsi totalmente da quello che lo circonda e a tagliare ogni contatto umano, eccezion fatta per il suo maestro Sol (Mark Margolis).
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Già con questa prima pellicola, l'allora novizio Darren Aronofsky dimostra un grande talento nonostante il budget relativamente basso, partorendo un film in cui l'ossessione e l'alienazione regnano sovrana (l'ossessione comunque è una componente caratteristica anche dei suoi film successivi). Qui il protagonista Maximilian Cohen (Sean Gullette), individuo solitario e riservato che in seguito a un incidente avuto da bambino soffre di crisi epilettiche e forti emicranie, è alla ricerca ossessiva di una conferma delle sue teorie sul mondo in cui viviamo attraverso la matematica. E pur di cercarle arriva ad isolarsi totalmente da quello che lo circonda e a tagliare ogni contatto umano, eccezion fatta per il suo maestro Sol (Mark Margolis). Ad un certo punto incapperà in un numero che sembra essere collegato con l'andamento della borsa, e comincierà ad indagare sul suddetto numero per cercare di provare che abbia correlazioni anche con l'essenza della vita. Ma il problema è che non è il solo alla ricerca del significato di quel numero, e tutti gli altri cercheranno di mettere prepotentemente le mani sulle ricerche di Max. Un thriller psicologico godibile e affascinante, coaudiuvato da un ottima regia e un bianco e nero che rende la giusta atmosfera al film. Per quel che mi riguarda, il migliore di Aronofsky.
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shiningeyes
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mercoledì 9 ottobre 2013
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thriller matematico d'effetto.
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Già dalla sua prima uscita cinematografica Darren Aronofsky rivela i tratti della sua filosofia e originale tecnica registica, stillando un thriller fatto di sistemi numerici che andranno a parare in una delirante metafora metafisica coadiuvata da un ritmo incessante dettato dalle riprese a mano e da musiche nevrotiche che delineano lo stato mentale del protagonista. Uno dei meriti di “Pi Greco” è quello di mantenere costante l'attenzione dello spettatore attraverso una sceneggiatura complessa ma ben scritta, con un personaggio geniale quanto malato di mente. Il personaggio in questione è il matematico Max Cohen, che non sa vivere senza i numeri e che in essi ci vede gli schemi che compongono il nostro mondo; la storia girerà sul componimento del Pi greco, portatore di informazioni al di sopra della raziocinio umano, le quali porteranno sull'orlo della follia l'ansiogeno Max.
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Già dalla sua prima uscita cinematografica Darren Aronofsky rivela i tratti della sua filosofia e originale tecnica registica, stillando un thriller fatto di sistemi numerici che andranno a parare in una delirante metafora metafisica coadiuvata da un ritmo incessante dettato dalle riprese a mano e da musiche nevrotiche che delineano lo stato mentale del protagonista. Uno dei meriti di “Pi Greco” è quello di mantenere costante l'attenzione dello spettatore attraverso una sceneggiatura complessa ma ben scritta, con un personaggio geniale quanto malato di mente. Il personaggio in questione è il matematico Max Cohen, che non sa vivere senza i numeri e che in essi ci vede gli schemi che compongono il nostro mondo; la storia girerà sul componimento del Pi greco, portatore di informazioni al di sopra della raziocinio umano, le quali porteranno sull'orlo della follia l'ansiogeno Max.
La scelta del bianco e nero, oltre essere una trovata poco costosa, è una trovata molto azzeccata per portare quel senso di chiaroscuro che non è altro che la mente del matematico, mente tendente alla chiarezza delle sue convinzioni sulla essenza matematica del mondo quanto l'oscurità della propria esistenza governata nient'altro che dai numeri.
Come già detto la regia di Aronofsky è adattissima nel riprendere i tormenti di Max, ma anche l'attore e co-sceneggiatore del film, Sean Gulette, è estremamente capace di interpretare tale ruolo, seppur sia un ruolo abbastanza inflazionato quello del genio pazzo.
Comunque, “Pi Greco” è un thriller originale che sa prendere anche coloro che si disinteressano di questioni matematiche, e, nonostante sia poco comprensibile in qualche lato, esso possiede un potere ipnotico alto nei confronti di chi lo guarda, quasi come se si volesse vedere per forza la fine anche se non si è capito il resto.
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sisto razzino
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giovedì 20 giugno 2013
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spiral
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La prima cosa che mi viene in mente, quando penso a "Pi greco - Il teorema del delirio'' è una figura, la più affascinante ed enigmatica che ci è capitato di vedere sin da bambini, una spirale. Una linea che a cerchi concentrici insegue un punto che si perde nel vuoto, che ci rimanda alla ripetizione, ci incuriosisce nel tentativo di cercare una chiave, un senso logico a questa figura. Ci ipnotizza e ci angoscia anche un po'. Questo è l'effetto che può trasmettere il film ad una prima visione, paura, fibrillazione, anche ansia. Sensazioni forti, come possono essere il commuoversi per una storia d'amore o il riso irrefrenabile per una gag riuscita.
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La prima cosa che mi viene in mente, quando penso a "Pi greco - Il teorema del delirio'' è una figura, la più affascinante ed enigmatica che ci è capitato di vedere sin da bambini, una spirale. Una linea che a cerchi concentrici insegue un punto che si perde nel vuoto, che ci rimanda alla ripetizione, ci incuriosisce nel tentativo di cercare una chiave, un senso logico a questa figura. Ci ipnotizza e ci angoscia anche un po'. Questo è l'effetto che può trasmettere il film ad una prima visione, paura, fibrillazione, anche ansia. Sensazioni forti, come possono essere il commuoversi per una storia d'amore o il riso irrefrenabile per una gag riuscita. Questo film, nella sua trama e continua ricerca di un significato, di una chiave per dare una risposta alle primordiali domande dell'essere umano, entra subdolamente nello strato più profondo dello spettatore e fa quello che ogni film deve fare per funzionare, trasmette emozioni, rivoluziona gli stati d'animo. Il regista realizza la sua opera migliore, al primo colpo. Nel giudizio positivo conta il budget assai limitato ( circa 60 mila dollari, a dispetto dei successivi che costeranno dieci volte tanto), contano gli interpreti ( attori al loro esordio, familiari, amici di Aronofsky, più qualche cameo di personaggi noti), conta il tentativo, forse pretenzioso, di realizzate un opera totale che racchiuda la visione che ha l'artista del cinema, del mondo e della vita. Tutto nel film ci spinge nella spirale creata dal regista, il bianco e nero con un forte contrasto, l'immagine sgranata della pellicola 16 millimetri, un montaggio forsennato, la simbologia disseminata in molte scene ( vedi ad es. le formiche), la colonna sonora paranoica di Clint Massel ( Non potevano mancare Aphex Twin, Orbital, Autechre e Massive Attack!). Detta così potrebbe sembrare una cafonata, qualcosa di pacchiano, fumo negli occhi degli pseudo cinefili, un inutile esercizio di stile. Ma a mio modesto parere non è così. Infatti lungi dal voler considerare ''Pi greco'' una pietra miliare della storia del cinema, è indubbia l'influenza che questa pellicola ha avuto sulla cinematografia e sulla videoarte degli anni zero. Il regista dimostra di avere studiato bene come fare il suo mestiere, e gli espedienti e le tecniche sono tutte volte al fine della sua espressione personale. La ricerca di spiegare la solitudine e la follia che guidano il super-uomo nell'era informatica
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mondrian
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venerdì 14 dicembre 2012
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da vedere
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BENE IL PROTAGONISTA, LA COLONNA SONORA E LE INQUADRATURE,BUON RITMO E TRAMA CONVINCENTE!
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blackredblues
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domenica 11 settembre 2011
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e' un problema di sensibilità
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Effettivamente la matematica proposta è a livelli da bar. A chi sostiene che non sia un film sulla matematica risponderei che probabilmente è sufficiente conoscere veramente poco sull'argomento o semplicemente infischiarsene bellamente di ciò perchè la visione trascorra liscia e senza intoppi. Se l'argomento sottostante alla trama però non fosse stato la matematica ma ad esempio la scienza medica trattata e articolata con un taglio simile a quello adottato nella presente pellicola, proponendo quindi conoscenze e rimedi taumaturgico/superstiziosi, forse si sarebbe lamentata qualche persona in più. Insomma, credo che sia un problema di sensibilità e conoscenza dell'argomento.
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Effettivamente la matematica proposta è a livelli da bar. A chi sostiene che non sia un film sulla matematica risponderei che probabilmente è sufficiente conoscere veramente poco sull'argomento o semplicemente infischiarsene bellamente di ciò perchè la visione trascorra liscia e senza intoppi. Se l'argomento sottostante alla trama però non fosse stato la matematica ma ad esempio la scienza medica trattata e articolata con un taglio simile a quello adottato nella presente pellicola, proponendo quindi conoscenze e rimedi taumaturgico/superstiziosi, forse si sarebbe lamentata qualche persona in più. Insomma, credo che sia un problema di sensibilità e conoscenza dell'argomento.
Sarebbe bastato veramente poco per proporre qualcosa di un po' più credibile senza peraltro richiedere un dottorato in matematica allo spettatore (i problemi fisico/matematici che citi in fondo dovrebbero, e sottolineo drovebbero fare parte della cultura generale di una persona con un istruzione base...).
Per quanto riguarda l'aspetto meramente tecnico (direzione degli attori, fotografia, scelte stilistiche, montaggio) lo trovo, tutto sommato, un film ben confezionato (e per questo spiace ancora di più).
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blackredblues
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domenica 11 settembre 2011
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e' un problema di sensibilità
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Sono d'accordo con Franz, effettivamente la matematica proposta è a livelli da bar. A chi sostiene che non sia un film sulla matematica risponderei che probabilmente è sufficiente conoscere veramente poco sull'argomento o semplicemente infischiarsene bellamente di ciò perchè la visione trascorra liscia e senza intoppi. Se l'argomento sottostante alla trama però non fosse stato la matematica ma ad esempio la scienza medica trattata e articolata con un taglio simile a quello adottato nella presente pellicola, proponendo quindi conoscenze e rimedi taumaturgico/superstiziosi, forse si sarebbe lamentata qualche persona in più. Insomma, credo che sia un problema di sensibilità e conoscenza dell'argomento.
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Sono d'accordo con Franz, effettivamente la matematica proposta è a livelli da bar. A chi sostiene che non sia un film sulla matematica risponderei che probabilmente è sufficiente conoscere veramente poco sull'argomento o semplicemente infischiarsene bellamente di ciò perchè la visione trascorra liscia e senza intoppi. Se l'argomento sottostante alla trama però non fosse stato la matematica ma ad esempio la scienza medica trattata e articolata con un taglio simile a quello adottato nella presente pellicola, proponendo quindi conoscenze e rimedi taumaturgico/superstiziosi, forse si sarebbe lamentata qualche persona in più. Insomma, credo che sia un problema di sensibilità e conoscenza dell'argomento.
Sarebbe bastato veramente poco per proporre qualcosa di un po' più credibile senza peraltro richiedere un dottorato in matematica allo spettatore (i problemi fisico/matematici che citi in fondo dovrebbero, e sottolineo drovebbero fare parte della cultura generale di una persona con un istruzione base...).
Per quanto riguarda l'aspetto meramente tecnico (direzione degli attori, fotografia, scelte stilistiche, montaggio) lo trovo, tutto sommato, un film ben confezionato (e per questo spiace ancora di più).
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