Jefferson in Paris |
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Un film di James Ivory.
Con Nick Nolte, Greta Scacchi, Gwyneth Paltrow, Jean-Pierre Aumont, Vincent Cassel.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 139 min.
- USA, Francia 1995.
- Penta Distribuzione
uscita venerdì 19 maggio 1995.
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FiIm non per tutti, ma bellissimo per qualcunodi ciczimzFeedback: 6 |
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sabato 20 agosto 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Film di rievocazione storica molto curato nelle scene, denso di significati, mi ha meravigliato il basso voto commensuratogli dal Myometro. Purtroppo i voti massimi di quest'ultimo strumento finiscono sempre per premiare i film con scene d'azione che emozionano tutto il pubblico, quello che cerca i significati e quello che non. Non é giusto. "Jefferson in Paris" é storicamente interessantissimo e fondato, é servito sul nutrito piatto della rivoluzione liberale dei due mondi, quella europea e quello americana, pietre miliari per l'occidente. Tra i dialoghi troviamo straordinariamente evidenziati i contrasti tra un modo di pensare e l'altro, modi che però convergeranno ineluttabilmente in una risoluzione quasi comune, ossia quella del riconoscimento dei diritti liberali al popolo (nel caso europeo) e agli schiavi (nel caso americano). La democrazia moderna non ci é stata regalata, il processo che l'ha generata é frutto di un compromesso che qui si "respira". Meraviglioso vedere la nobiltà che si avvia al declino pur rendendosi conto della trasformazione in atto, consapevole ma incapace di trovare una soluzione; essa reagisce ignorando, ossia chiudendo le porte delle case nobiliari e continuando le sue futili feste, inducendo così la blanda "rivolta" a divenire "rivoluzione". Sublime il contrasto tra le feste lussuriose della reggia con la fame e con la rabbia del popolo; interessante vedere come la mente eccelsa di Thomas Jefferson preferì l'amore fresco di una giovanissima schiava a quello colto e raffinato di una gran dama dell'epoca. Geniali le lacrime del re. Sorprendente vedere Thomas Jefferson piegarsi alle richieste di un suo schiavo, invece che farlo frustare a morte, segnale del grande spirito democratico che ne fece un presidente. Imperdibile.
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