Questo "Copycat: omicidi in serie" è un film che nulla toglie e nulla aggiunge alla lunga sequenza del cinema su questa tematica. Il tema del killer seriale nei film degli anni 80 e soprattutto degli anni 90 è stato ampiamente sviluppato e portato sul grande schermo, ma questo film non entra certo nella lista degli "imperdibili". Costruito su un cast di buon livello (Sigourney Weaver su tutti), non riesce nel tentativo di impressionare lo spettatore. Dopo un incipit che sembra promettere un seguito interessante, intrigante, inquietante, insomma da vero thriller, il seguito non è affatto dello stesso livello di tensione e pathos che ci si aspetterebbe.
La sceneggiatura lascia alcuni dubbi. Non tutti i personaggi sono approfonditi e sembrano comparire ad intermittenza senza lasciare il segno. Ma soprattutto il punto che lascia maggiormente perplessi è il tentativo di utilizzare la Hunter come pseudo-sosia di Clarice Starling (Jodie Foster) de "Il silenzio degli innocenti": assolutamente non regge il paragone e impoverisce ancor di più il livello qualitativo del film stesso.
Del film solo il titolo sembra rappresentare perfettamente il contenuto, infatti Copycat non è solo il serial killer che emula le gesta di altri serial killer più famosi, ma è il film stesso che copia in modo più o meno esplicito da altri film del genere.
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