alberto
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domenica 16 luglio 2006
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stupendo davvero..
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Per giudicare un film, talvolta, è quasi doveroso dover partire dalla conclusione. Michele Apicella è un assassino. Uccidere è la cosa più orribile che un essere umano possa non solo fare ma anche pensare di fare. E allora perchè noi spettatori quasi lo vorremmo abbracciare, perchè non riusciamo ad odiarlo e tantomeno a giudicarlo? La risposta sta nella genialità di un personaggio nevrotico, irascibile e maniacale, nel suo essere così com'è, nel suo modo di vivere schizofrenico eppure così coerente.
E'lui che si innamora e ha paura di farlo. Spiare coppie e tenere la "contabilità amorosa" di queste è la sua vera professione (celata dietro al lavoro alla scuola Marylin Monroe). Gli amici che conosce e che vivono il rapporto con ripugnante ipocrisia e infedeltà totale devono pagare con la morte perchè come dice Michele al commissario "gli amici ti deludono,la gente normale no".
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Per giudicare un film, talvolta, è quasi doveroso dover partire dalla conclusione. Michele Apicella è un assassino. Uccidere è la cosa più orribile che un essere umano possa non solo fare ma anche pensare di fare. E allora perchè noi spettatori quasi lo vorremmo abbracciare, perchè non riusciamo ad odiarlo e tantomeno a giudicarlo? La risposta sta nella genialità di un personaggio nevrotico, irascibile e maniacale, nel suo essere così com'è, nel suo modo di vivere schizofrenico eppure così coerente.
E'lui che si innamora e ha paura di farlo. Spiare coppie e tenere la "contabilità amorosa" di queste è la sua vera professione (celata dietro al lavoro alla scuola Marylin Monroe). Gli amici che conosce e che vivono il rapporto con ripugnante ipocrisia e infedeltà totale devono pagare con la morte perchè come dice Michele al commissario "gli amici ti deludono,la gente normale no".
Un capolavoro che resterà nella storia, una pietra miliare di un cinema d'autore, un film fatto perchè andava fatto.
L'amore diventerà un ricordo, è qualcosa che finirà e quando questo sentimento giungerà a conclusione ci sarà solo spazio per la sofferenza. La disillusione di Michele lo porta al gesto estremo di togliere la vita a chi l'ha rifiutata rifiutando di amare.
In questo struggente disincanto Moretti si avvicina al Truffaut più dolce e sensibile, ricrea con una lucidità spiazzante il mondo degli sconfitti, distrugge ogni luogo comune e ripudia il moralismo dovuto.
"e'triste morire senza figli" dice Michele ad uno dei poliziotti che lo sta conducendo in galera. Questa frase riassume tutto. Cinque parole che tolgono il fiato, lettere quasi sussurrate che ci abbracciano e violentano allo stesso tempo.
L'unica cosa da fare è ringraziare un autore con la a maiuscola per questo gioiello , rendergli omaggio ogni volta che si parla di lui, perchè è il portavoce di tutti quelli che alle feste stanno in disparte, perchè se lui sceglie, come noi, è per sempre.
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adriano sgarrino
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martedì 13 ottobre 2009
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bianca
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Paese di prod.: Italia Anno: 1984 Di: Nanni Moretti Con: Nanni Moretti, Laura Morante, Roberto Vezzosi, Claudio Bigagli, Vincenzo Salemme, Remo Remotti, Luigi Moretti, Giovanni Buttafava, Daniele Luchetti.
Insegnante di matematica al liceo "Marilyn Monroe" di Roma, Michele Apicella (N. Moretti) trascorre le sue giornate spiando ossessivamente la vita dei suoi dirimpettai ed entrando invasivamente nelle vite dei suoi (pochi) amici. Un giorno conosce la collega Bianca (Morante), se ne innamora: ma la loro relazione è destinata a non durare a causa delle fissazioni di Michele. Frattanto avvengono strani omicidi, di cui Michele è il sospettato principale. Alla sua quarta fatica, Nanni Moretti centra il suo primo capolavoro.
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Paese di prod.: Italia Anno: 1984 Di: Nanni Moretti Con: Nanni Moretti, Laura Morante, Roberto Vezzosi, Claudio Bigagli, Vincenzo Salemme, Remo Remotti, Luigi Moretti, Giovanni Buttafava, Daniele Luchetti.
Insegnante di matematica al liceo "Marilyn Monroe" di Roma, Michele Apicella (N. Moretti) trascorre le sue giornate spiando ossessivamente la vita dei suoi dirimpettai ed entrando invasivamente nelle vite dei suoi (pochi) amici. Un giorno conosce la collega Bianca (Morante), se ne innamora: ma la loro relazione è destinata a non durare a causa delle fissazioni di Michele. Frattanto avvengono strani omicidi, di cui Michele è il sospettato principale. Alla sua quarta fatica, Nanni Moretti centra il suo primo capolavoro. Riprendendo il suo personaggio-alter ego Michele Apicella, il regista-attore è abilissimo nel mostrarne fisime mentali ed ossessioni in un film che è anzitutto uno studio sociologico dell'uomo e delle sue nevrosi e contraddizioni. Michele è fondamentalmente disgustato dal mondo che lo circonda, eppure non riesce a staccarvisi del tutto: quando finalmente sembra aver trovato un barlume di felicità al fianco di Bianca, ecco che le sue paure e angosce immotivate hanno la meglio, relegandolo ad un destino di inguaribile solitudine. Molte le sequenze memorabili: Nanni che mangia la Nutella da un barattolo gigante, il suo discorso sulle scarpe al commissario, il rimprovero al commensale che confessa di non conoscere la Sacher Torte ("e continuiamo così: facciamoci del male"). "Bianca" si pone come opera indispensabile nel dare nuova linfa al cinema italiano, in crisi dopo il declino della commedia all'italiana avvenuto alla fine degli anni '70.
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great steven
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martedì 26 agosto 2014
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nanni nel ruolo di un docente nevrotico e maniaco.
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BIANCA (IT, 1984) diretto da NANNI MORETTI. Interpretato da NANNI MORETTI – LAURA MORANTE – ROBERTO VEZZOSI – REMO REMOTTI – VINCENZO SALEMME – ENRICA MARIA MODUGNO – CLAUDIO BIGAGLI – MARGHERITA SESTITO – DARIO CANTARELLI – NICOLA DI PINTO – GIANFELICE IMPARATO § Michele Apicella, un professore di matematica, si occupa del prossimo con un impegno aggressivo dai risvolti di delirante stortura. Scontroso e maniacale, passa le giornate studiando la vita di coppia di amici e conoscenti aggiornando i cambiamenti su una specie di schedario. Moralista sessuofobico, non privo di una nevrotica ferocia, si dibatte in una solitudine senza riparo.
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BIANCA (IT, 1984) diretto da NANNI MORETTI. Interpretato da NANNI MORETTI – LAURA MORANTE – ROBERTO VEZZOSI – REMO REMOTTI – VINCENZO SALEMME – ENRICA MARIA MODUGNO – CLAUDIO BIGAGLI – MARGHERITA SESTITO – DARIO CANTARELLI – NICOLA DI PINTO – GIANFELICE IMPARATO § Michele Apicella, un professore di matematica, si occupa del prossimo con un impegno aggressivo dai risvolti di delirante stortura. Scontroso e maniacale, passa le giornate studiando la vita di coppia di amici e conoscenti aggiornando i cambiamenti su una specie di schedario. Moralista sessuofobico, non privo di una nevrotica ferocia, si dibatte in una solitudine senza riparo. La polizia lo sospetta di essere un pluriomicida: infatti, quando tre dei suoi dirimpettai, che aveva più volte spiato dalla finestra, vengono trovati uccisi, il docente rientra fra gli indiziati. Nel frattempo, però, si innamora di Bianca, una collega, e sembra recuperare un briciolo di equilibrio, che tuttavia si infrange perché lui soffrirebbe troppo se la compagna lo lasciasse, e dunque decide di abbandonarla lui per evitare un dolore troppo lancinante. Finale amaro e surreale, nel perfetto stile che Moretti aveva già messo a punto subito dopo gli inizi e il decollo definitivo della sua carriera, che si può dire felicemente compiuto con questa piccola, grande perla cinematografica che regala drammi psicologici e sentimentalismo, intrecciandoli alla commedia all’italiana sulla via del tramonto. Il quarto film morettiano è il più elaborato e solido nella struttura narrativa in cui si nasconde il meccanismo del giallo. Il brio umoristico e satirico si carica di sarcasmo e sofferenza. L’attore/regista brilla nel dare anima e corpo a un personaggio psicotico, pieno di pregiudizi e preconcetti, che guarda la vita da uno spioncino che gli preclude ogni sano rapporto sociale e fa aumentare in lui le paure che gli impediscono di comprendere a fondo la gente senza doversi per forza appigliare alle sue elucubrazioni fastidiose e impertinenti; inoltre, questo insegnante dà consigli a tutti quelli che incontra su come valorizzare la propria esistenza amorosa pur restandone lui stesso tagliato fuori a causa del suo terrore del contatto fisico (è abituato a dormire da solo, come si vede nella famosa scena del vaso enorme di Nutella), e affonda i piedi in un meandro di perbenismo che lo racchiude nel suo mondo (o spiraglio?) costituito da aggressività (eccellente la scena della lotta con lo studente dopo la lezione di ginnastica), spaesamento (divertentissima la sequenza in cui si guarda intorno entrando nella scuola chiamata “Marilyn Monroe”, che è provvista di slot machines, cartelloni, juke-box e biliardini), reticenza (il suo essere recalcitrante alla gita in pullman), sadomasochismo umorale e beffardo (il discorso del riconoscere le persone dalle scarpe che fa col commissario di polizia) e omofobia allo stato brado (lo si intende dal modo in cui osserva il vecchio vicino di casa, sempre pieno di belle donne, e anche da come dialoga al telefono o personalmente con gli amici che stanno per concludere le loro love stories). Il film è ricchissimo di spunti interessanti che celano in modo fortunatamente non troppo sottile e velato un sottotesto psicologico e psicanalitico che contribuiscono a dare all’opera un tocco emotivo e stupendamente creativo, abbattendo tutti i dubbi sulle sue fondamenta apparentemente illogiche e offrendo agli spettatori meno raffinati momenti di allegria e battute folgoranti al punto giusto. Oltre all’ottimo Moretti, che vinse un premio Ubu come attore, sono apprezzabili la Morante (in tutto il suo arcano e magico splendore giovanile) nel ruolo della maestra delicata, educata e affettuosa che tenta di salvare il protagonista dalla sua angosciosa solitudine e di trarlo dall’anaffettività di cui è pregno fin sopra i capelli per fargli scoprire il vero amore e la vasta gamma della passione, grazie alla di lei grazia e al di lei fascino; R. Vezzosi è un commissario di polizia pragmatico, attento e meticoloso, che intuisce che l’assassino delle tre vittime che avevano avuto storie d’amore finite male possa essere il protagonista, l’unico ad avere rapporti con l’intero trio degli uccisi; D. Cantarelli è un preside esuberante, giocoso e vitale, che fornisce insegnamenti a Moretti su come orientarsi per la scuola e gli ordina di “stare in campana” dopo l’aggressione agli studenti finiti in infermiera per colpa sua; il giovane V. Salemme in una delle sue prime apparizioni filmiche è un pittore e bagnino irascibile, ma pur sempre onesto e coerente, che si appresta a concludere l’amore con E. M. Modugno e ad aprire un nuovo capitolo della sua esistenza. Le battute sono pervase di un umorismo laconico eppure pungente e paradossale, e le sequenze abbondano nel rendere con efficacia il carattere complesso e fortemente stratificato del personaggio principale, regalando momenti da ridere alternati a pause di riflessione che sfociano nel drammatico più cupo e tetro. Una delle migliori prove di Moretti, che ha scritto pure la sceneggiatura insieme a Sandro Petraglia.
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paolp78
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domenica 8 febbraio 2015
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continuiamo così, facciamoci del male
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Tra i film di Moretti è quello che trovo più divertente e che, insieme ad Ecce Bombo, offre il maggior numero di scene piacevoli da rivedere, anche singolarmente (ovvero separate rispetto al resto del film). Quella che preferisco è forse quella della sacher torte, di cui ho riportato la battuta più famosa nel titolo del mio commento.
Moretti, con la consueta maestria, tratta tematiche complesse, questa volta prettamente di natura psicologica (le tematiche di impegno civile e politico, che caratterizzano spesso le opere del regista romano, stavolta sono deliberatamente trascurate, non potendo trovare spazio in questa sceneggiatura).
il cinema di Moretti è sempre criptico e di non immediata comprensione; questa pellicola non costituisce un'eccezione, tuttavia resta godibilissima nel suo insieme ed in alcune scene assolutamente esilarante.
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Tra i film di Moretti è quello che trovo più divertente e che, insieme ad Ecce Bombo, offre il maggior numero di scene piacevoli da rivedere, anche singolarmente (ovvero separate rispetto al resto del film). Quella che preferisco è forse quella della sacher torte, di cui ho riportato la battuta più famosa nel titolo del mio commento.
Moretti, con la consueta maestria, tratta tematiche complesse, questa volta prettamente di natura psicologica (le tematiche di impegno civile e politico, che caratterizzano spesso le opere del regista romano, stavolta sono deliberatamente trascurate, non potendo trovare spazio in questa sceneggiatura).
il cinema di Moretti è sempre criptico e di non immediata comprensione; questa pellicola non costituisce un'eccezione, tuttavia resta godibilissima nel suo insieme ed in alcune scene assolutamente esilarante.
il personaggio di Apicella è uno snob nevrotico, bisbetico e fondamentalmente squilibrato, le cui manie sono meticolosamente rappresentate da Moretti che si impegna a metterle a nudo mostrandole con spietatezza e cinismo allo spettatore, che ne risulta certamente divertito in buona parte, ma anche stupito e forse persino scioccato.
La colonna sonora affidata a brani di Battiato e Caterina Caselli è di gran gusto (memorabile la scena di Moretti in spiaggia con la musica di Battiato - Scalo a Grado).
Il film, di durata contenuta, si lascia vedere senza richiedere particolari sforzi di attenzione allo spettatore, che resta piacevolmente intrattenuto.
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howlingfantod
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venerdì 11 agosto 2017
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bianca...o il mal di vivere
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Qualcuno diceva che la vita o la si vive o la si osserva, questo vale senz’ altro per Bianca, forse il film più triste, sconsolato, pessimista di Moretti che arrivato con tutte e due le gambe negli anni 80, quando il riflusso del decennio precedente, quello del sociale, del collettivo è arrivato a compimento, dinamiche che era andato a scandagliare sia con “Io sono un autarchico” che con “Ecce bombo” , pur sempre con la sua tinteggiatura rivolta ai tic e alle nevrosi individuali. Con Bianca si sposta decisamente sull’ indagine privata ed esistenziale sull’ essere umano, enfatizzandone le strampalate, grottesche e dolorose caratteristiche.
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Qualcuno diceva che la vita o la si vive o la si osserva, questo vale senz’ altro per Bianca, forse il film più triste, sconsolato, pessimista di Moretti che arrivato con tutte e due le gambe negli anni 80, quando il riflusso del decennio precedente, quello del sociale, del collettivo è arrivato a compimento, dinamiche che era andato a scandagliare sia con “Io sono un autarchico” che con “Ecce bombo” , pur sempre con la sua tinteggiatura rivolta ai tic e alle nevrosi individuali. Con Bianca si sposta decisamente sull’ indagine privata ed esistenziale sull’ essere umano, enfatizzandone le strampalate, grottesche e dolorose caratteristiche. Lo fa in particolare applicando la sua indagine alla vita di coppia, ai suoi guasti che sono in senso lato i guasti dell’umano vivere, che porterà il protagonista Michele nel suo ripudio, al gesto estremo che connoterà lo svolgimento del film. L’alter ego di Moretti, Michele Apicella è qui il professore di matematica di un scuola alternativa (la Marylin Monroe) dove i professori si ritrovano ad esempio nella loro sala per giocare con le automobiline telecomandate o alle slot machine. Michele osserva, come fa dal balcone della sua nuova casa la vita degli altri e con una specie di sindrome autistica e ansia igienista (la scena iniziale dove da fuoco al bagno per disinfettarlo) non si vuole contaminare, ma unicamente giudica “scelgo, decido cosa è bene cosa è male, e quando scelgo è per sempre” perché dice ancora “ mi devo difendere”.
Questo fino a che nella stessa scuola non incontra Bianca, sua collega professoressa e tutto il suo moralismo integralista sembra vacillare. Sembra, perché la sua mania di assoluto “la felicità è una cosa seria, ecco allora se ci deve essere deve essere assoluta” e ancora “le cose bisogna prevederle almeno poi non si fanno errori”, crea lo smacco e lo scarto comico reso nel film con le solite esilaranti invenzioni morettiane, vedi il celeberrimo barattolo di nutella gigante dove Michele annega la sua crisi d’ansia per le scelte da compiere.
L’attivismo, il movimentismo moralista morettiano che fa domandare a Michele se non siano più pazzi coloro che accettano tutto declinato al cosiddetto sociale sembra restituire il Moretti più “impegnato”, quando in questo caso in realtà parla delle dinamiche di coppia e dell’amara constatazione della loro vacuità con le stesse che tradiscono le promesse, rompono i legami, non sanno amare, così come fa la coppia che Michele osserva dal balcone di casa, o la coppia di amici che si separa per obbedire ai loro vuoti egoismi, coppie che dovranno soccombere alla furia purificatrice del “buono” Michele. Così lo definisce Bianca un “buono” nel senso pieno, “greco” del termine, salvo dirle sorridendo all’epilogo della loro storia impossibile ”tu sei veramente pazzo” come purtroppo viene definito in una qualsiasi società chi non è disposto a scendere a compromessi ed è destinato ad essere stigmatizzato e isolato per questo. Michele stesso lo confessa. “il mio problema è che non mi piacciono gli altri”. La chiusura è totale, la solita sfilata di maschere morettiane che l’autore con la sua tipica e sardonica ironia si diverte a distruggere, in questo caso la scuola, l’ipocrisia dei rapporti di coppia, lo yuppismo anni 80 che ha portato a non fare più figli (tema già riproposto in un episodio di “Caro diario”), si aggiunge alle sue altrettanto tipiche madeleine sui bei tempi andati, l’infanzia come età dell’oro e il suo ricordo che può affiorare anche solo alla visione di vecchi sandali da bambino.
L’esito del film è drammaticamente sconsolante e ci parla con ironia e crudezza del dramma esistenziale dato dall’eterna lotta tra il desiderare e i guasti dell’umano vivere o non saper vivere come il protagonista stesso, con il suo rimpianto, come se le cose in fondo potrebbero essere andate anche in un altro modo, con Michele che prima di essere condotto in carcere per il triplice omicidio commesso confessa al poliziotto che “E’ triste morire senza figli”.
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stefano capasso
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martedì 19 marzo 2019
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inuietudini esistenziali
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Michele insegna matematica in una scuola superiore romana. Fatica ad adattarsi tra i colleghi diversi da lui ma conosce Bianca, una nuova insegnante con la quale allaccia una relazione. Quando la sua vicina di casa che lui osservava regolarmente nelle sue faccende quotidiane, viene trovata morta la polizia comincia ad indagare anche su di lui.
Moretti nel personaggio che è divenuto il grande classico della sua filmografia, attraverso lunghi monologhi e dialoghi insoliti mette in campo tutto il disagio esistenziale dell’epoca. La deriva dei grandi cambiamenti degli anni della contestazione ha minato e trasformato i rapporti tra le persone, e in particolar modo tra le coppie, e stravolto i costumi della società tanto da non riconoscerla più.
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Michele insegna matematica in una scuola superiore romana. Fatica ad adattarsi tra i colleghi diversi da lui ma conosce Bianca, una nuova insegnante con la quale allaccia una relazione. Quando la sua vicina di casa che lui osservava regolarmente nelle sue faccende quotidiane, viene trovata morta la polizia comincia ad indagare anche su di lui.
Moretti nel personaggio che è divenuto il grande classico della sua filmografia, attraverso lunghi monologhi e dialoghi insoliti mette in campo tutto il disagio esistenziale dell’epoca. La deriva dei grandi cambiamenti degli anni della contestazione ha minato e trasformato i rapporti tra le persone, e in particolar modo tra le coppie, e stravolto i costumi della società tanto da non riconoscerla più. Tra critica feroce e dolore esistenziale il protagonista non riesce più a trovare una posizione comoda ed egli stesso finisce per chiudersi in un fitto monologo interiore che spesso lo distanzia dagli altri. Tutto sommato la stessa chiusura interiore che caratterizza anche il resto degli individui che si adattano ognuno a modo proprio. Il risultato è un mondo scollato, dove domina la paura delle relazioni che vengono vissute con disimpegno, e insieme striscia un sentimento di rabbia che a momenti emerge come strumento di giustizia morale.
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barmario
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domenica 27 dicembre 2009
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un giallo firmato moretti
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Frustrazioni di un uomo che fa fatica a rapportarsi agli altri, tanto da mostrarsi rude con il prossimo anche quando cerca di aiutarlo. Fino al finale tragico.
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dounia
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martedì 27 dicembre 2011
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un modo di vivere
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Troviamo nel film il regista che interpreta il personaggio principale. E' un tipo particolare che vive nel suo mondo, ha poche relazioni con amici e vuole capire i rapporti di coppia di persone che abitano accanto al suo appartamento, perché gli interessa vederle andare d'amore e d'accordo. Insegna matematica in una scuola superiore sperimentale e vuole inoltre che la sua vita sia lineare, calcolabile come la materia che insegna. La sua esistenza gli presenta di fronte però un'insegnante di francese di cui si innamora e cerca più volte, anche se non vuole, di andarle assieme. L'incontra di sua spontanea volontà e non. Rimane impressa allo spettatore e fa un pò ridere e riflettere la scena in cui lei lo cerca, gli si presenta alla porta di casa e lui gli sbatte la porta in faccia.
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Troviamo nel film il regista che interpreta il personaggio principale. E' un tipo particolare che vive nel suo mondo, ha poche relazioni con amici e vuole capire i rapporti di coppia di persone che abitano accanto al suo appartamento, perché gli interessa vederle andare d'amore e d'accordo. Insegna matematica in una scuola superiore sperimentale e vuole inoltre che la sua vita sia lineare, calcolabile come la materia che insegna. La sua esistenza gli presenta di fronte però un'insegnante di francese di cui si innamora e cerca più volte, anche se non vuole, di andarle assieme. L'incontra di sua spontanea volontà e non. Rimane impressa allo spettatore e fa un pò ridere e riflettere la scena in cui lei lo cerca, gli si presenta alla porta di casa e lui gli sbatte la porta in faccia. Oltre alla giovane insegnante, anche lo polizia lo cerca perché le coppie che abitano vicino al suo appartamento spariscono. Il film è suggestivo e presenta le caratteristiche del cinema di Moretti, tra le quali sono evidenti: solitudine, riflessione sulla vita e presentazione singolare dell'attore centrale. La sceneggiatura fa capire al pubblico che durante l'esistenza ogni uomo, anche se non vuole, ha contatti involontari con il mondo esterno. Il modo di vivere può essere così singolare e può presentare due possibilità: l'assoluta solitudine o una maniera strana di "esserci". I tanti lati positivi che si possono cogliere dalla comprensione di queste immagini sono quelle esistenziali dell'individuo.
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