luca scial�
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mercoledì 25 dicembre 2013
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il calcio rende liberi
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Seconda guerra mondiale. In un campo di prigionia nazista vi sono diversi ex calciatori tra gli Alleati, che continuano ad allenarsi sotto la guida di John Colby. Riconosciuto dal Maggiore Karl von Steiner, quest'ultimo gli lancia una sfida a una partita di calcio a Parigi. Colby così seleziona la squadra facendosi aiutare dal rozzo e istintivo Robert Hatch come preparatore atletico. Ma quest'ultimo riesce ad evadere dal campo, tuttavia sarà ugualmente costretto a prendere parte alla partita come portiere. Una partita che non avrà solo un valore sportivo, ma anche sociale e storico.
John Houston trasforma il drammatico slogan nazista nei campi di concentramento Il lavoro rende liberi nel più positivo Il calcio rende liberi.
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Seconda guerra mondiale. In un campo di prigionia nazista vi sono diversi ex calciatori tra gli Alleati, che continuano ad allenarsi sotto la guida di John Colby. Riconosciuto dal Maggiore Karl von Steiner, quest'ultimo gli lancia una sfida a una partita di calcio a Parigi. Colby così seleziona la squadra facendosi aiutare dal rozzo e istintivo Robert Hatch come preparatore atletico. Ma quest'ultimo riesce ad evadere dal campo, tuttavia sarà ugualmente costretto a prendere parte alla partita come portiere. Una partita che non avrà solo un valore sportivo, ma anche sociale e storico.
John Houston trasforma il drammatico slogan nazista nei campi di concentramento Il lavoro rende liberi nel più positivo Il calcio rende liberi. E così tanti ex calciatori costretti a indossare una divisa e lasciare quello che sapevano fare meglio, sfidano i loro aguzzini in una mitica partita. Che non darà loro la libertà, come avrebbe fatto una comunissima fuga, ma almeno la soddisfazione di porsi alla pari con chi li stava umiliando in un campo di prigionia. Nel cast ci sono diverse stelle del calcio degli anni '60-'70, tra cui Pelè, autore di una rovesciata che passerà alla storia del cinema. Ottimo anche Stallone nel dare un pò di ironia al solito ruolo di soldato macho tanto in auge negli anni '80.
Insomma, un film di Guerra che si distingue per la piega sportiva, alquanto inverosimile, che prende nella seconda parte.
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giulio andreetta
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giovedì 25 giugno 2020
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bel film
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Si tratta di un film sportivo che è giustamente entrato nella leggenda. L'ambientazione fa riferimento alla Seconda Guerra Mondiale, e il racconto inizia in uno di quei campi militari di prigionia per soldati appartenenti alle nazioni in guerra contro la Germania. (Bisogna fare attenzione a non confondere questi campi con quelli tristemente noti di concentramento). L'idea di una partita di calcio tra soldati tedeschi e alleati sembra stuzzicare le alte gerarchie del comando tedesco (in funzione propagandistica anti-alleata), le quali organizzano, d'accordo con i soldati britannici, un evento calcistico memorabile a Parigi.
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Si tratta di un film sportivo che è giustamente entrato nella leggenda. L'ambientazione fa riferimento alla Seconda Guerra Mondiale, e il racconto inizia in uno di quei campi militari di prigionia per soldati appartenenti alle nazioni in guerra contro la Germania. (Bisogna fare attenzione a non confondere questi campi con quelli tristemente noti di concentramento). L'idea di una partita di calcio tra soldati tedeschi e alleati sembra stuzzicare le alte gerarchie del comando tedesco (in funzione propagandistica anti-alleata), le quali organizzano, d'accordo con i soldati britannici, un evento calcistico memorabile a Parigi. Il titolo allude al tentativo di una fuga dei prigionieri, il cui esito si rivelerà solo nel finale. Cast d'ccezione, pieno di nomi di primo piano: un ottimo e credibile Sylvester Stallone, che impersona il portiere e preparatore atletico, e un ottimo, come sempre, Michael Caine, nel ruolo del capitano Colby, e un altrettanto eccellente Max von Sydow nel ruolo dell'antagonista tedesco. Da menzionare anche la presenza di Pelé. I militari tedeschi tuttavia non sono rappresentati come l'incarnazione di un tipico fanatismo nazista, ma sembrano condividere allo stesso modo degli alleati la passione per lo sport. Allora sembra chiarirsi anche uno dei possibili messaggi del film, inteso a trasmettere i valori migliori sottesi a ogni momento di condivisione sportiva, e cioè un'occasione per annullare, almeno temporaneamente, le differenze sociali, (infatti in uno dei momenti più significativi della pellicola il cap. Colby afferma che nella squadra non vigono più le differenze di grado militare) e come possibilità di ripudio della violenza della guerra.
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g. romagna
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martedì 17 agosto 2010
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fuga per la vittoria
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Germania, seconda Guerra Mondiale. In un campo di prigionia nazista un gruppo di prigionieri delle fila degli Alleati, capitanato da un giocatore della nazionale di calcio inglese, propone ad un ufficiale tedesco di disputare una partita contro una selezione di ufficiali della Wehrmacht. L'evento, di forte risonanza mediatica, si svolgerà nella Parigi occupata. Inizialmente l'intento dei prigionieri alleati è quello di tentare una fuga dagli spogliatoi nell'intervallo, condizione resa possibile dall'aiuto clandestino dei partigiani francesi. Il primo tempo si chiude sul 4-1 per i Tedeschi, ma uno scatto d'orgoglio spinge gli Alleati a non fuggire ed a portare a termine la partita sotto l'acceso supporto di uno stadio gremito interamente per loro.
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Germania, seconda Guerra Mondiale. In un campo di prigionia nazista un gruppo di prigionieri delle fila degli Alleati, capitanato da un giocatore della nazionale di calcio inglese, propone ad un ufficiale tedesco di disputare una partita contro una selezione di ufficiali della Wehrmacht. L'evento, di forte risonanza mediatica, si svolgerà nella Parigi occupata. Inizialmente l'intento dei prigionieri alleati è quello di tentare una fuga dagli spogliatoi nell'intervallo, condizione resa possibile dall'aiuto clandestino dei partigiani francesi. Il primo tempo si chiude sul 4-1 per i Tedeschi, ma uno scatto d'orgoglio spinge gli Alleati a non fuggire ed a portare a termine la partita sotto l'acceso supporto di uno stadio gremito interamente per loro... Film gradevole e ben diretto che si avvale della partecipazione di una compagine di reali ed illustri calciatori, tra i quali spicca il nome di Pelè. L'esperimento, se non altro audace, si rivela efficace. Ovviamente, se la retorica sportiva è il sentimento che la fa da padrone, la pellicola ci dona diverse scene emozionanti, prime tra tutte quella dello stadio intero che canta la Marsigliese e quella della rete in rovesciata di Pelè. Stallone è se non altro credibile. O forse è il doppiaggio di Ferruccio Amendola a farlo sembrare un attore quasi discreto.
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