Frankenstein 80

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Un film di Mario Mancini. Con John Richardson, Dada Gallotti, Renato Romano, Marco Mariani, Marisa Traversi.
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Horror, durata 96 min. - Italia 1974.
   
   
   

Mary Shelley si rivolta nella tomba!! Valutazione 0 stelle su cinque

di Moonlightrosso


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venerdì 1 maggio 2020

Piacevolissima riscoperta di uno dei films più oscuri dei gloriosi e frizzanti anni settanta, decennio  nel quale i produttori italiani, specialisti nel "raschiare il fondo del barile", una ne facevano e cento ne pensavano pur di portare a casa i (pochi) soldi spesi.
Mario Mancini nato come operatore alla macchina (lavorò anche con Mario Bava) e poi proseguito come direttore della fotografia (sue le luci di "capolavori" del calibro di "Casa d'appuntamento" e "Terror, il castello delle donne maledette") imbastisce in questa sua prima ed unica opera registica una rivisitazione contemporanea del noto romanzo "Frankenstein" di Mary Shelley, in un'accezione talmente folle da far rivoltare la nota scrittrice inglese nella tomba.
La trama è più o meno questa: il Prof. Schwartz  annuncia finalmente di poter eseguire un trapianto di cuore alla sorella del noto giornalista Karl Schein (un John Richardson eccezionalmente catatonico e imbambolato), avendo trovato finalmente un donatore. Allo scopo di ridurre la probabilità di un'eventuale quanto possibile crisi di rigetto, sperimenterà per la prima volta un siero antilinfocitario di sua invenzione conservato in un frigorifero da cucina praticamente alla portata di chiunque. Purtroppo la donna muore per il temuto rigetto del nuovo cuore senza che sia stato possibile utilizzare il siero a causa del furto dello stesso. Il Professore, in qualità di direttore sanitario, deciso a scoprire l'autore del misfatto, incarica lo stesso giornalista per intraprendere un'indagine parallela a quella della polizia. I sospetti cadono su un patologo della clinica tale Prof. Otto Frankenstein (sic!) (un impagabile Gordon Mitchell), dal fare misterioso ed inquietante; questi nel suo laboratorio segreto tenuto all'interno della stessa clinica (sic!) e celato dietro una falsa libreria, ha dato vita ad un mostro sanguinario di nome "Mosaico"!!!, assemblando organi e membra di vari cadaveri. L'imperfetta creatura, alla quale manca ogni briciolo di intelligenza umana, è in grado di esprimersi soltanto attraverso mugugni e grugniti e uccide praticamente chiunque le capiti a tiro: prostitute, giovani ragazze, infermieri e persino una macellaia dentro la cella frigorifera della sua bottega a colpi di osso!!! Dopo aver rapito anche la giovane e ignara nipote del Prof. Frankenstein (una quasi esordiente Dalila Di Lazzaro) ucciderà anche il Professore stesso, salvo poi autodistruggersi per rigetto di tutti gli organi trapiantati, una volta terminato l'effetto del siero del Prof. Schwartz.
Girato con quattro soldi e in una fintissima ambientazione teutonica, dove vengono inquadrate vetrine di negozi "de borgata" e dove le prostitute da strada si esprimono con smaccato accento romanesco, il film diverte per la persistenza di un altissimo livello di delirio trash sapientemente corroborato da gustosissimi e splatterissimi effetti speciali realizzati da un ancor poco noto Carlo Rambaldi; questi non ci lesina certo nè protesi di gomma (da utilizzare per i primi piani dei cadaveri da squartare), nè tantomeno sangue finto e frattaglie di pecora per le interiora umane.
Scritto dal carneade Ferdinando De Leoni (chi era costui?) in collaborazione con l'improvvisato regista, il film si segnala anche per una recitazione talmente infantile e penosa da rendere i vari segmenti della sgangherata vicenda uno più imbarazzante dell'altro: basti pensare al trio di poliziotti capitanato da un Renato Romano capace di dar vita ad un commissario della stessa credibilità di un cartone animato di Scooby-Doo a ai suoi due improbabili assistenti, con Fulvio Mingozzi, abituale generico argentiano, che procede a ritmo di "signorsi signore" e l'altro che pare una caricatura "ante-litteram" del compianto Giorgio Porcaro; alla giovanissima Dalila Di Lazzaro, protagonista di un'impareggiabile dialogo conoscitivo con John Richardson (solo il Palumbo nella nota cena de "La Polizia Brancola nel Buio" ha fatto di peggio); questa, dopo averci deliziato con una prova attoriale di rara cagneria, si riscatta a pieni voti con un nudo integrale da "premio Oscar", purtroppo di brevissima durata, velato da una baby-doll trasparente; non va meglio l'inglese John Richardson, notoriamente impacciato e legnoso, qui perennemente agghindato con improponibili cappellini ai quali sembra essersi ispirato il nostro Luca Sardella nelle sue inutili performances delle altrettanto inutili trasmissioni mattutine di qualche decennio addietro.
Recuperato finalmente in versione italiana, "Frankenstein 80" rimane un gustosissimo trash dall'atmosfera scanzonata e deliziosamente sleazy, adatto per tutti coloro che intendano passare una serata all'insegna del buon umore involontario accompagnandosi con frittatona con cipolle, familiare di Peroni ghiacciata e rutto libero.

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