Sussurri e grida |
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Un film di Ingmar Bergman.
Con Harriet Andersson, Ingrid Thulin, Erland Josephson, Liv Ullmann.
continua»
Titolo originale Viskningar och rop.
Drammatico,
durata 91 min.
- Svezia 1973.
MYMONETRO
Sussurri e grida
valutazione media:
4,22
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quando la disperazione è impossibiledi claudusFeedback: 2754 | altri commenti e recensioni di claudus |
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martedì 28 settembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono alla sesta pellicola di Bergman e deve ammettere in tutta onestà che questo è il peggiore fra i film che ho potuto fin qui visionare del cineasta svedese. Questo suo lavoro dimostra i limiti del cinema, il confine tra ciò che può essere solo letterario e ciò che non può essere cinema. Purtroppo il cinema non può parlare di certe cose, non può dirle, perché nel momento stesso in cui vengono dette , crolla tutto il loro potere. Per questa ragione del resto esiste la lirica, la poesia, la narrativa, la musica e il cinema, il quale talvolta vorrebbe essere tutto insieme senza conoscere i propri limiti. Se poi questi limiti vogliono essere superati o forzati anche a costo di stonare, allora questa è una mancanza di equilibrio da parte del regista. Nel cinema è assolutamente necessario l'equilibrio...Ed è abitudine di Bergman fare male i conti Bergman resta il regista che più si è coraggiosamente esposto nel mostrare la solitudine infinita della disperazione,il punto è, che lui prova, attraverso i suoi personaggi, a mostrare questo grido strozzato risultando spesso fuori luogo, retorico e patetico. A lui resta in generale il merito di una limpidezza tecnica straordinaria, che pure, quì viene meno anch'essa, rispetto alla sapienza fotografica del " settimo sigillo " , alla pulizia allucinata di " Persona " , il suo film migliore, e al fascino de: " L'ora del Lupo ". Sono convinto infatti che Bergman sarebbe stato un fotografo migliore di quanto sia stato come regista, perchè è magistrale la sua capacità di composizione dell'immagine, tutto la costruzione della sceneggiatura invece trovo che molto spesso arranchi, si sforzi di fare anche più di ciò che può, vuole fare filosofia laddove non si può e troppa poesia laddove non si deve e non ci riesce. Bergman non è Shakespeare e neppure Leopardi, ma avrebbe almeno dovuto impararne la lezione . Il canto che grida deve suonare con una lirica che è fuori dalla portata delle sue corde, altrimenti, per dirla con Stendhal ,l'effetto rischia di essere quello : " di un colpo di pistola a teatro ".
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