Jean Renoir è stato un regista più importante per la storia del cinema di quanto sia stato suo padre come pittore per la storia della pittura ... Suo padre non era un genio. Questo si evince palesemente dalla sua mancanza di innovazione formale.
Se invece può esistere del genio nel cinema dopo l'inventore del cinema stesso Jean Renoir andrebbe probabilmente inserito fra questi. (Forse)
Ho visto solo 3 sue pellicole: "L'angelo del male" - "La grande illusione " e, appunto " L'uomo del sud ".
Si tratta di tre grandi film , forse, sarò stato fortunato, forse il regista è difficile che sbagli, non lo so.
Ma sono tre film importanti. Buon per me.
Intanto non è un regista francese nel senso più stretto del termine, è molto più americano e... Mi permetto di dire, che si tratta di un cineasta dell'equilibrio, ma di quell'equilibrio formale che può parlare di tutti gli estremi sensibili dell'essere umano, non è trincerato in ideologie o schematiche retoriche ,è un regista dagli ampi spettri ( interni ed esterni ).
Funziona per lui ciò che Ezra Pound intendeva con "Perfetto scrittore"= "Perfetto controllo"
Quindi il suo equilibrio formale gli permette di sentire tutti gli squilibri.
Questo film è meno ricco di contraddizioni umane rispetto agli altri due che ho citato sopra.
La storia è semplice.
Un operaio vuole mettersi improprio , vuole coltivare la sua terra e la sua volontà di potenza andrà contro ogni ostacolo.
Ha una moglie , due figli, una vecchia nonna, insopportabile, ma che alla fine si rivelerà preziosa ...
Alcuni passaggi restano oscuramente complessi : Non si capisce se Dio ponga davanti a lui questi ostacoli per provare la sua fede o se bisognerebbe vedere quegli ostacoli come una sua mancata concessione e quindi un destino avverso ... Questo dubbio si può conseiderare in senso generale , non soltanto nella contingenza del film .
Altra cosa che mi ha colpito è stato uno dei dialoghi finale fra lui e l'operaio, il quale gli fa notare che l'aratro viene fatto dagli operai, che tutti gli uomini cooperano alla costruzione delle cose.
Era stato incalzato proprio dal contadino protagonista, il quale, gli faceva notare, che senza terra l'uomo è nulla, che non potrebbe mangiare e quindi sopravvivere.
C'è uno scacco al progresso e una contromossa, tuttavia gli oggetti che snocciola l'operaio come fondanti, in verità non lo sono, perchè le cose si facevano ugualmente ( solo più lentamente ) ben prima della rivoluzione industriale ... Quella rivoluzione che a mio parere ha disintegrato l'umanità-umana e la Natura stessa.
Splendidamente poetici sono i fiori di cotone che improvvisamente salgono dalla terra, poi vengono affogati dalla pioggia ma ancora ricominciano .
La Natura che suprema ogni cosa e l'uomo si muove come scheggia impazzita e strumento di lei medesima, la subisce nel bene e nel male, gli è amica , gli è nemica .
E' l'uomo che si fa filo-sophia e a-filo-sophia.
Ma ancora ci chiediamo quanto più di Natura sia l'essere umano e quanto meno , in tutto.
Non ci risponde nessuno, neppure Renoir, ci mostra però lo spettacolo di questo divenire.
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