Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Marco Luca Cattaneo |
Attori | Stefano Fregni, Sara Sartini, Simonetta Solder, Martina Capannini, Pina Randi Debora Bradarelli, Carlotta Bergamo, Ramona. |
Uscita | venerdì 6 aprile 2012 |
Distribuzione | Distribuzione Indipendente |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 4 aprile 2012
Un uomo solo, che vive con l'anziana madre, inizia a seguire una giovane donna che lo costringerà a venire a patti con la sua solitudine. In Italia al Box Office Amore liquido ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 9,9 mila euro e 1,8 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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In una Bologna d'agosto torrida e deserta, Mario lavora di notte come netturbino. Le sue giornate si scandiscono sulle attenzioni che dedica alla madre gravemente colpita da un ictus e sulle ore passate a guardare materiale pornografico o a chattare con sconosciute a cui promette un incontro a lungo termine. Una notte, durante il suo turno di lavoro si imbatte in una ragazza che deposita un grosso scatolone ai lati di una pattumiera. Incuriosito, si impossessa del contenuto e vi scopre fotografie e video che rivelano il passato amoroso della sconosciuta. Il suo interesse lo spinge a seguirla nel bar dove lavora e a conoscerla, portandolo a scendere a patti con la sua sconfinata solitudine.
Solitudine, Solidità, Sessualità. Le tre 'S' che serpeggiano in tutti i discorsi sociologici sulla modernità e che designano i tre spettri che tormentano l'uomo contemporaneo sono anche le tematiche attorno a cui si costruisce il lavoro di Marco Luca Cattaneo. Il racconto di un Amore liquido che, più che ordinare in forma narrativa le tesi di Bauman, ne sviluppa un'incarnazione attorno ai liquami erotici della porno-dipendenza e gli affetti dissolti delle relazioni familiari e sentimentali.
Delle tre 'S', il film centra soprattutto la sostanza della prima, stagliando la solitudine del protagonista in una Bologna d'agosto colta come una città fantasma tanto sotto il sole che al chiaro di luna. Ne traspare il senso afoso e appiccicoso della condizione esistenziale di Mario, così come l'oppressione data dalle miserie della vita propria e dalle fortune di quelle altrui (confrontare lo squallido appartamento del protagonista con la villa con piscina della famiglia della sorella). In mancanza di un correlativo oggettivo efficace come gli spazi cittadini, la descrizione della paura dei legami stabili e della sessualità di coppia fa fatica invece a identificare un suo linguaggio, una forma adeguata. Continuamente preoccupate di non apparire innocue o bacchettone ma anche timorose di farsi materia scabrosa o provocatoria, le altre due 'S', infatti, soffrono di una certa rigidità ed è come se le immagini legate alle fantasie voyeuriste e ai fantasmi dell'anaffettività (o, ancor peggio, della latente pedofilia) volessero entrare a forza ma senza lasciare traccia della loro presenza. Anello forte anche nella catena dei comportamenti moderni, la Solitudine finisce così per mangiarsi le altre due, lasciandole scorrere mute e incerte all'interno della storia. E questo limbo prolungato, anziché favorire i meccanismi della tensione, lascia assopire la violenza psicologica che un racconto di questo tipo dovrebbe avere.