Titolo originale | The Belly of an Architect |
Anno | 1987 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 118 minuti |
Regia di | Peter Greenaway |
Attori | Lambert Wilson, Brian Dennehy, Chloe Webb, Alfredo Varelli, Sergio Fantoni, Marino Masé Stefania Casini, Francesco Carnelutti, Andrea Prodan, Fabio Sartor, Claudio Spadaro, Marne Maitland, Geoffrey Copleston, Rate Furlan, Vanni Corbellini, ChIoe Webb, Riccardo Ussani, Enrica Maria Scrivano, Julian Jenkins, Stefano Gragnani. |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 23 maggio 2019
Il tracollo psicologico di un architetto americano.
CONSIGLIATO SÌ
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Un architetto americano a Roma si convince che la moglie (che lo sta tradendo con un giovane collega) sta cercando di avvelenarlo lentamente, come la consorte dell'imperatore Augusto. Ma in realtà è lui che sta psicosomatizzando la propria angoscia esistenziale. Chiuderà il suo tormento con un suicidio. Raffinata, qua e là troppo elucubrata ma fascinosa metafora di Greenaway. Con immagini di Roma mai viste sullo schermo.
Pellicola spettacolare in cui si fondono le immagini della grande architettura romana con il minimalismo musicale, e con la personalissima poetica di Peter Greenaway. Con questo film siamo ai vertici dell'arte del maestro, che confeziona un capolavoro, sotto ogni aspetto: dalla superba recitazione, da oscar, dell'attore principale Brian Dennehy, alla musica meravigliosa di Wim Mertens, alla [...] Vai alla recensione »
In una Roma di fine anni '80, un noto architetto americano, Stourley Kracklite, viene chiamato ad allestire una mostra dedicata al visionario architetto neoclassico Étienne-Louis Boullée, operativo verso fine '700. L'uomo ben presto inizierà a soffrire di problemi allo stomaco e crede che la moglie lo stia avvelenando. In realtà, scoprirà che ha un tumore al pancreas allo stadio avanzato.
Finora, dei film che ho visto di Greenaway, è quello che mi è piaciuto di meno, forse per l'eccessiva insistenza del protagonista in una sofferenza immaginata e provocata dalle sue stesse paure. Certo, è difficile non rimanere affascinati dalla grande capacità di Greenaway come regista e dal suo eccezionale talento visivo: tutto ciò, unito al gusto per il cinema [...] Vai alla recensione »