Vendetta

Inghilterra. Willie Parker ha fatto arrestare i componenti della gang di cui faceva parte, boss compreso. Ora vive in Spagna e sono passati dieci anni da quei fatti ma il tradimento non è stato dimenticato. Un killer professionista, Braddock, accompagnato da un giovane ed adrenalinico aiutante, Myron, lo cattura per portarlo a Parigi dove verrà ucciso. Lungo il viaggio viene anche sequestrata Maggie, la compagna di un gangster australiano che vive a Madrid . La ragazza ha visto troppo e deve essere a sua volta eliminata. Willie sembra essere l'unico indifferente a quanto sta accadendo.
Stephen Frears aveva esordito nel cinema con Gumshoe nel 1971 per poi dedicarsi per molti anni alla televisione. Con Vendetta riconquista a pieno titolo il grande schermo a cui dedicherà da questo momento quasi tutta la sua attenzione creativa. Questa rivisitazione del genere noir mostra subito l'impronta dell'autore di rilievo. A partire dalla colonna sonora affidata nei titoli di testa ad Eric Clapton e poi dipanata sulle strade spagnole dalla chitarra di Paco De Lucia. A Frears non interessa l'azione fine a se stessa, che pure non manca. Ciò che lo attrae è il progressivo delinearsi di psicologie maschili messe a confronto, da un certo punto in poi, con la figura femminile.
L'unico che appare imperturbabile in materia e soprattutto nei confronti della certezza di essere ucciso è Willie che ha avuto dieci anni per prepararsi ed ora sembra essere pronto. Terence Stamp è perfetto per il ruolo a cui offre una serenità quasi zen pronta a resistere quasi a tutto mentre John Hurt espone un volto scavato in cui sembra che la vita abbia inciso solo solchi di amarezza e cinismo al suo Braddock. Tra loro una Laura Del Sol che aveva fatto il suo straordinario debutto in Carmen Story di Carlos Saura solo l'anno prima e un biondo Tim Roth al suo terzo film che, osservato retrospettivamente, sembra stia preparandosi per il personaggio che gli verrà affidato da Tarantino ne Le iene alcuni anni dopo.
Sull'intero film aleggia una sensazione di ineluttabilità grazie alla quale tutto sembra già inequivocabilmente segnato ma Frears ci ricorda che a volte nei noir non tutto va come dovrebbe andare. Alla fine resta un unico piccolo dubbio relativo alla presenza di un attore del calibro di Fernando Rey a cui viene affidato un ruolo praticamente privo di battute che chiunque avrebbe potuto sostenere. Misteri delle produzioni. 