Wes Anderson è ormai un regista di culto, uno di quelli con una nicchia, in verità molto ampia, di fan che amano il suo particolarissimo stile e che conoscono a memoria ogni sua pellicola: questo fa sì che quando i suoi film escono al cinema ci siano, da una parte, ammiratori convinti di andare a vedere l'ennesimo capolavoro di un genio, dall'altra, spettatori iper-critici sempre pronti a dire "Visto? alla fine ha steccato anche lui, come immaginavo". Fortunatamente, ancora una volta, questi secondi hanno viste deluse le proprie aspettative. Anderson non sbaglia, anzi, si migliora, superando addirittura il suo riuscitissimo precedente nel campo dell'animazione "Fantastic Mr. Fox"; e lo fa con un capolavoro tecnico del cinema in stop motion.
Il film ha tutte le caratteristiche del cinema andersoniano, come, ad esempio, la maniacale attenzione ai particolari, mai fine a sé stessa, l'ironia sottile e ricercata, talvolta anche molto amara, e la perfetta simmetria delle inquadrature (in realtà meno esasperata rispetto ad alcuni suoi lavori precedenti). Tuttavia in questa pellicola del regista texano sono presenti anche elementi nuovi rispetto al passato; infatti se è vero che si torna in Asia come ne "Il treno per Darjeeling", è anche vero che si è ben lontani dall'India soleggiata presentata nel film del 2007, e ci si ritrova in una una cupa città giapponese, governata da un'amministrazione corrotta e spietata, nella quale il cielo è sempre coperto da nuvole, genialmente fatte di Washi: questo tono tetro, o meglio, più tetro rispetto agli altri film di Anderson, è giustificato dallo svolgimento dell'intera vicenda in un futuro prossimo, a tratti distopico (più correttamente, in un'ambientazione post-moderna). Detto questo, per rendere giustizia al film e non farlo apparire come qualcosa di troppo "pesante", bisogna dire che "L'isola dei cani" è meravigliosamente adatto a qualsiasi fascia d'età, espressione banale, ma mai tanto vera come in questo caso, proprio perché siamo di fronte ad un nuovo classico, godibile da tutti a diversi livelli di comprensione.
A mio avviso il genio di Anderson sta proprio in questa sua capacità unica di trattare qualsiasi tema con un leggerezza straordinaria: nei suoi lavori c'è tutto quello che una persona può sperimentare nel corso della sua vita, dalla felicità e dall'amore fino alla disperazione e alla morte, ma tutto all'interno di una cornice estremamente conciliante, che elimina programmaticamente qualsiasi forma di radicalità, e lo fa, però, senza mai finire nel banale, nel semplicistico o nel melenso sentimentalismo. Guardando i suoi film a volte si ha come la sensazione di essere presi in giro, derisi nella nostra mediocrità di uomini, come se alla base di tutto ci fosse un certo nichilismo latente, ma è proprio questo che ci fa capire che, come gli eroi e le eroine andersoniani, forse dovremmo prenderci tutti con molta meno serietà, accettando con più semplicità il fatto di essere dei meravigliosi ossimori incoerenti che camminano. Se tutti noi vivessimo così, forse favole come quella de "L'isola dei cani" sarebbero molto più verosimili.
P. S. il film si merita più di quattro stelle, ma meno di cinque, semplicemente perché ad una prima parte che rasenta la perfezione ne succede una seconda meno coerente, perché forse troppo dinamica (molto banalmente avvengono troppi eventi in troppo poco tempo); tuttavia, come già scritto sopra, questo lavoro merita assolutamente di essere visto.
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antoniomontefalcone
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giovedì 17 maggio 2018
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favola ecologica, tra politica e fascino manga
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Dopo il godibile 'Il Fantastico Mr. Fox', ecco un'altra piacevole pellicola d'animazione con animali diretta da Wes Anderson. E, ancora una volta, con l'affascinante tecnica dello stop-motion. I protagonisti sono i cani, dei cani che sono più umani degli umani ma anche metafora di compassione e altruismo. Il film, poetico e immaginifico, è come una favola in forma di avventura. La sua messinscena e le sue immagini immergono lo spettatore in un interessante, divertito e raffinato universo: efficace allegoria della nostra realtà contemporanea. L'animazione in stop-motion dona calore, concretezza e autenticità ad uno script fantasioso e imprevedibile, ricco di ritmo e umorismo, scontri e sentimenti.
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Dopo il godibile 'Il Fantastico Mr. Fox', ecco un'altra piacevole pellicola d'animazione con animali diretta da Wes Anderson. E, ancora una volta, con l'affascinante tecnica dello stop-motion. I protagonisti sono i cani, dei cani che sono più umani degli umani ma anche metafora di compassione e altruismo. Il film, poetico e immaginifico, è come una favola in forma di avventura. La sua messinscena e le sue immagini immergono lo spettatore in un interessante, divertito e raffinato universo: efficace allegoria della nostra realtà contemporanea. L'animazione in stop-motion dona calore, concretezza e autenticità ad uno script fantasioso e imprevedibile, ricco di ritmo e umorismo, scontri e sentimenti. Ogni aspetto dell'opera è finalizzato ad esprimere un discorso (dal sapore politico) sulla crudeltà disumana del potere nei confronti delle minoranze. Ma anche un elogio alla natura non civilizzata e ad uno sguardo innocente da conservare per superare le brutture del mondo. Da non perdere.
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