Johnny English

Roberto Nepoti

Un dubbio: che senso ha fare parodie di James Bond, quando 007 è già diventato, con i suoi gadget, le sue imprese iperboliche, la sua aria da sciupafemmine un po' appannato la parodia di se stesso? Forse è per questo che Johnny English si crede in dovere di esagerare e sceglie, per mettere in burla il vecchio agente segreto, quella specie di cartoon vivente che è Rowan Atkinson, alias Mr. Bean, concentrato di tutte le sfighe e di tutte le inettitudini che si possano attribuire a un eroe a-contrario. Scrivàno dell'Intelligence, un giorno English si ritrova a curare il servizio di sicurezza; risultato: tutti i suoi colleghi ci lasciano la pelle.
Poiché è rimasto l'unico agente segreto sulla piazza, i superiori lo incaricano di recuperare i gioielli della corona, misteriosamente spariti durante un'esposizione alla Torre di Londra. Il ladro è un ricchissimo goielliere francese, Pascal Sauvage (John Malkovich), che vanta diritti sulla corona della regina Elisabetta. E riesce anche a farli valere, costringendo la sovrana ad abdicare per prenderne il posto. Sarà Johnny English a boicottare la cerimonia dell'incoronazione a Canterbury, con l'aiuto della bella agente segreta Lorna Campbell (Natalie Imbruglia), incredibilmente innamorata di lui. Dal prologo, in cui l'eroe distrae due pericolosi cani da guardia gettando loro paperelle-giocattolo, ai vari espisodi (vedi in particolare la consegna della macchina piena di gadget micidiali, la finta lotta col rapinatore nella Torre, la scalata al grattacielo col sequestro di un' équipe medica), la formula è interamente basata sullo scarto tra le difficoltà del compito e l'inettitudine del personaggio che, non bastasse, è anche tronfio di sé e vantone.
Il gemellaggio tra spy-story e commedia, i generi più popolari presso il pubblico britannico, riguarda soprattutto quel mercato. La curiosità è che gli sceneggiatori, Neal Purvis e Robert Wade, sono esperti del Bond "serio": tanto da avere firmato anche la sceneggiatura dell'ultimo 007La morte può attendere. La loro specifica competenza non toglie che le gag del film siano quelle classiche "per famiglie"; non superando, in pratica, l'età mentale di un adolescente: vedi la pistola puntata da Johnny, che immancabilmente si sfascia o perde il caricatore. Il che non scoraggia affatto il protagonista, affascinato dall'idea di ritrovarsi nei panni di un agente segreto e convintissimo di essere un fuoriclasse dello spionaggio.
Da La Repubblica, 12 aprile 2003


di Roberto Nepoti, 12 aprile 2003