Mario Gromo
La Stampa
È l'esordio di un ventinovenne, Nicolai Ekk, già allievo di Meyerhold, e poi del «Kinotecnicum» di Mosca; ed è un film di una singolare potenza. Nella vita sovietica si era rapidamente profilato un gravissimo problema, quello dei figli di nessuno. Negata o svilita in un primo tempo la famiglia, guerra civile e carestia avevano parecchio contribuito a far pullulare schiere sempre più numerose di derelitti, ragazzi e adolescenti che vivevano di furto e di rapina. A limitare tale piaga provvidero varie misure; il film di Ekk doveva illustrarle, decantando il rimedio in modo che il male ne fosse sminuito, e mostrando come le nuove istituzioni raccogliessero dal marciapiede e dal carcere quei derelitti, avviandoli verso il lavoro. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (2702 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 1957