Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza |
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Un film di Roy Andersson.
Con Holger Andersson, Nisse Vestblom, Lotti Törnros, Charlotta Larsson.
continua»
Titolo originale En Duva Satt På En Gren Och Funderade På Tillvaron.
Commedia drammatica,
Ratings: Kids+16,
durata 100 min.
- Svezia 2014.
- Lucky Red
uscita giovedì 19 febbraio 2015.
MYMONETRO
Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza
valutazione media:
3,38
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La salvezza nei simboli tra presente e passato.di Giulia CortellaFeedback: 400 | altri commenti e recensioni di Giulia Cortella |
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sabato 26 settembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il piccione è il simbolo della natura ed è l'unico che riesce a sopravvivere alla città moderna. Ripete il suo verso, e assiste, dall'alto di un ramo, allo scorrere quotidiano della vita che gli appare come un film, a cui poco si interessa. Esemplari della sua specie appaiono all’inizio, impagliati, all’occhio di anziani visitatori di un museo, in una vetrina demodé. Messaggio: l’uomo sa essere crudele e il film lo dimostrerà più volte. Ma è lui, il piccione, che dà il titolo al bel film di Andersson. Da un lato, dunque, la natura e il suo pennuto, dall'altra l'essere umano: gli esemplari di quest’ultima specie, che vive nel terzo millennio, appaiono con il viso coperto di cerone, emaciati, spenti, vecchi, lenti e appesantiti dal benessere o dalla vita che trascorrono senza slanci e sono grigi, come il piccione. Sono maschere che recitano e non riescono a vivere: tra gli altri spiccano due rappresentanti di gadget carnevaleschi che incarnano l'impossibilità alla spensieratezza dell'uomo moderno. Tutti i personaggi del film sono usati come simboli dal regista e rimandano ad un concetto filosofico esistenzialista. L'umorismo è nel sentimento del contrario pirandelliano: la maschera che i due vendono non riesce a cancellare le preoccupazioni economiche, la tristezza e la depressione di chi si sente fallito ed è ormai alla fine della vita. Accanto alla coppia, un isolato capitano che aspetta un personaggio che mai giunge sulla scena, un Godot che ritarda, di beckettiana memoria. Il vecchio ammiraglio potrebbe cogliere qualche utile occasione, potrebbe, ad esempio, entrare di nuovo nel ristorante, dove il suo amico non è arrivato, e sedersi accanto ad una signora per consolarla di un triste amore non corrisposto, ma egli è sordo al richiamo della vita, è vecchio e vuole solo morire. E così via tutti gli altri personaggi che appaiono in ben 37 riquadri in successione (sono 39 in verità ma due episodi si distinguono).Tutti risultano spenti e senza entusiasmo ma il film sa trovare il valore che riporta in equilibrio una situazione così monotona: il regista recupera, con la rievocazione del passato, il segno positivo della virtù della vita e il colore dei suoi personaggi.Il primo simbolo è il cavallo nero dell'araldo che irrompe in un locale, fa sgombrare donne e giocatori di videogame che vengono frustati e annuncia l'arrivo del re. L'epopea settecentesca della Svezia di re Carlo XII, in partenza per la campagna contro la Russia, incarna il valore militare, il coraggio, l'ideale e la bellezza. Il re è efebico, biondo, giovanissimo ed effeminato, vuole solo un bicchiere d'acqua che è buona e dissetante. Anche quel bicchiere d'acqua parla agli spettatori indirettamente e li riporta al recupero della semplicità. E poi la meravigliosa parata militare, il canto dei soldati che intonano una canzone sulla melodia del “Glory! Glory! Halleluyah!” dei miti d'America, con una bella condensazione che spezza la ricostruzione storica, di per sé già decontestualizzata, e ci ricorda la dimensione onirica del quadro. Ma ecco! un nuovo collegamento eroico nel passato: questa volta si tratta di un ricordo più recente dell'infanzia del regista, il ricordo del 1943, quando lui nasceva, e qui la funzione di simbolo è affidata ad una donna, Lotte la zoppa, nel suo caffè a Göteborg, rimasto identico nel tempo, già teatro di precedenti scene del film. Lotte è un’ostessa forte, affascinante, sa cantare e sa attirare lo sguardo su di sé, nonostante il suo handicap. Lotte chiede solo un bacio ai giovani soldati che partono per il fronte: li fa sfilare e poi offre loro un bicchierino in cambio di un meraviglioso reciproco abbraccio che li premia per il loro coraggio e perché essi salveranno la patria, a costo della loro vita.Ecco che cosa manca alla dimensione della contemporaneità: l'eroismo che il benessere e l'omologazione hanno assopito in una coltre grigia, come il piumaggio di un piccione sul ramo.
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