Reality è un film che fa riflettere e che deve essere considerato a trecentosessanta gradi. Spunti di osservazione nascono già dal titolo polisemantico: se quel Reality voglia semplicemente indicare il famoso show televisivo del Grande Fratello, o se voglia focalizzare l’attenzione dello spettatore sulla rappresentazione della realtà; probabilmente entrambe e nessuna delle due cose.
La storia si apre con un’ ampia ripresa geografica del paesaggio napoletano (sullo schema descrittivo dei Promessi Sposi manzoniani),centralizzandosi gradualmente su una carrozza nuziale destinata a un fastoso e barocchissimo sposalizio. Qui abbiamo il primo incontro con Luciano, pescivendolo simpatico e familiare, e il suo iniziale contatto con il mondo del Grande Fratello a causa dell’incontro con Enzo, VIP della precedente edizione. Ma con il tramonto del matrimonio pacchiano e carnevalesco si smaschera un quartiere umile e diroccato, e lo stesso Luciano per incrementare il proprio stipendio traffica con la vendita illegale di robot da cucina. Allora ecco che l’opportunità di una fama rapida e una ricchezza oziosa spinge Luciano a presentarsi ai provini del reality, stimolato dalla famiglia; ignari che sarà l’inizio di una parabola ammantata di ossessione e aberrazione.
Vacillando tra l’eventualità dell’ingresso, e una chiamata che stenta ad arrivare, la mente di Luciano incomincia ad avvelenarsi: con uno sguardo surreale e straniante ogni inezia filtrata attraverso i suoi occhi appare una calamità, così che una crescente paranoia sfocia nella follia, spingendo il pescivendolo ad abnegare la sua identità e integrità pur di ottenere il pass per la Casa tanto bramata.
Notevole è l’apparato musicale firmato nientedimeno che da Alexandre Desplat. Con tonalità e melodie da genere fiabesco, che apparentemente si addicono più a un “Paese delle meraviglie”, la colonna sonora si dimostra strumento efficiente e rarefatto nel caratterizzare l’oggetto dei desideri e degli “incubi” di Luciano; così che risulta efficace e pertinente la rappresentazione della casa del Grande Fratello come il magico luogo dei sogni.
Matteo Garrone, regista romano, sembra riconfermare una profonda e artistica affezione per la città di Napoli: degno di attenzione (sia da parte del regista che dello spettatore) non è solo il protagonista Luciano, ma tutta un’ identità sociale e popolare, contraddistinta da una marcata ideologia. Essenzialmente, come il precedente Gomorra, anche Reality vuole essere un film critico, una sottile e persistente denuncia del successo facile: male culturale e collettivo.
Una recente dimostrazione cinematografica della fama fatua e fugace ci è stata data da Roberto Benigni nell’ultimo film di Woody Allen,” To Rome with Love”; ma il Luciano di Garrone si presenta in uno stadio incipiente e contingente del successo: così se la satira di Allen si mostra arguta e pungente, quella di Garrone è sensibile e amara, decisamente più pessimistica.
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