Harry Potter e i doni della morte - Parte II |
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Un film di David Yates.
Con Emma Watson, Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Helena Bonham Carter, Bonnie Wright.
continua»
Titolo originale Harry Potter and the Deathly Hallows: Part II.
Fantastico,
durata 130 min.
- USA, Gran Bretagna 2011.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 13 luglio 2011.
MYMONETRO
Harry Potter e i doni della morte - Parte II
valutazione media:
3,65
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"Tutto Finisce": dopo il libro, prima del filmdi Benedetta BergagniniFeedback: 413 | altri commenti e recensioni di Benedetta Bergagnini |
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sabato 9 luglio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mi apro alla chiusura". Definizione enigmatica, attraente, provocatoria, difficile, sincera. Come la sua struttura descrittiva, labirintica, stratificata eppure, a modo suo, di straordinaria coerenza e sottigliezza. La Rowling è un'incantatrice elegante, raffinata. Matematica, tanto da divenire personficazione di fuoco e ghiaccio al tempo stesso. D'altronde, la vera magia è la sua professionalità e familiarità narrativa, la stessa che le ha permesso di sognare un mondo che vorremmo essere stato il nostro, costruito sull'eterno e costante predominio del bene sul male, evitando ogni forma di onirismo tradizionalmente inteso. La trama che lei racconta è forse la prima utopia cinematografica a vivere secondo le leggi scandite dal dolore morale dove, a parte qualche concessione di ordine inevitabilmente scenografico, “si è Harry”, percepiamo i suoi silenziosi e taciuti pensieri diventare nostri, e d’un tratto, come per incanto, i pensieri combaciano. Abbiamo indosso un paio di occhiali a luna piena, la nostra fronte è segnata da una cicatrice a forma di saetta, i nostri migliori amici sono uno spensierato ma sincero Ron ed una diligente e fantastica Hermione, i nostri genitori sono morti sedici anni fa, dando la vita per noi, uccisi dalla bacchetta che stringiamo ora in mano con ardente ferocia si prepara ad affrontare per un’ ultima, struggente, fatale volta. Ma il nostro Potter è il prescelto, il ragazzo che è sopravvissuto. Perciò a Joanne gli importa ben poco dei ritratti complessi, articolati, dotati di un’aria tersa di tensione che dipinge con tratto continuo, fluido, disinvolto e sicuro nei Doni della Morte. Mentre cerca disperatamente di confessare e confessarsi che Harry è l’Amore, è il terrore e le conseguenze dell’insostenibilità della Perdita, è l’esigenza di possibilità e scelte inesistenti. Ma il maghetto che supplicò il cappello parlante di non collocarlo nella “casa dei cattivi” è cresciuto, come il pericolo a cui deve far fronte. Ora non basta più schivare la morte, bisogna impossessarsene, innanzitutto allineando le carte con il nemico, eliminandone l’immortalità e successivamente impadronendosi degli oggetti che sono sinonimo di imminente predominio, quali Bacchetta di Sambuco, Pietra della Resurrezione e Mantello dell’Invisibilità. I Doni Della Morte, appunto. Leggevo il libro, vedevo Harry, sentivo il suo respiro. Percepivo l’odore di sangue, la paura e l’irrefrenabilità dell’intensità emotiva adolescenziale. Ed esperivo pressione. Morale, fisica. C’era. L’ultimo capitolo, letterario e cinematografico, è e sarà la personificazione del termine “concentrato”. Di fatti, avvenimenti, oscuri e assillanti segreti rivelati, comparsa di rompicapo non (in apparenza) risolvibili e sentimenti, emozioni che vogliono (ma non lo fanno) condurre sulla strada sbagliata. E la Rowling sa benissimo cosa vuole dire, sa anche come dirlo. Mette a segno due o tre colpi efficaci e dolorosi, per lei come per noi, ma non affonda. Mai. Non per incapacità, ma per impossibilità. Quella che permette la trascrizione e l’esperienza del narrare puro e senza regole, dettata da un imperativo interiore di mediazione con la realtà delle cose, della morte e della vita. Joanne, come Harry, abbandona la ragione e si aggrappa alla magia. Sempre. Perché abbandono è imprevedibilità, è anarchia, è follia, è sentimento. È magia. È il maghetto che mi ha accompagnata per anni. È Harry.
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