I guardiani del destino |
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Un film di George Nolfi.
Con Matt Damon, Emily Blunt, Shohreh Aghdashloo, John Slattery, Terence Stamp.
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Titolo originale The Adjustment Bureau.
Thriller,
Ratings: Kids+13,
durata 106 min.
- USA 2011.
- Universal Pictures
uscita venerdì 17 giugno 2011.
MYMONETRO
I guardiani del destino
valutazione media:
2,78
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Prodotto che funziona. Dick c'è, ma è semplificatodi LN.91Feedback: 332 | altri commenti e recensioni di LN.91 |
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sabato 25 giugno 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Voto: 2 e mezzo (su 5) “I guardiani del destino” (titolo italiano didascalico, abbastanza ignobile) di George Nolfi è un convenzionale fanta-thriller statunitense di ispirazione Dickiana con troppo prepotenti innesti sentimentali, dai caratteri di fattura perfettamente nella norma: montaggio invisibile, fotografia nella media, colonna sonora funzionale, trucchi efficaci (la trovata visiva meglio resa – e utilizzata con maggiore immersività – è quella delle porte, ma non si può dire che sia originale). Anche nel soggetto l'unico elemento sopra le righe sta nell'attività del personaggio centrale, aspirante senatore di successo – tassello che sembra essere totalmente o quasi eterogeneo alla trama, utilizzato e sviluppato senza trapelare mai l'orientamento politico del protagonista; cosa che nel cinema nostrano parrebbe come totalmente irrealistica. Trattandosi di un titolo convenzionale, se non si dà peso ai punti in cui l'impressione è di “già visto”, ci si può abbastanza ritenere soddisfatti dalla visione di una pellicola che intrattiene piuttosto bene e senza shock per due orette scarse, come ce ne sono tante. Sempre che non la si prenda troppo sul serio, visti l'eccedere di ambizioni misticheggianti e l'ambiguità nel presunto messaggio finale: è esso “non rinunciare di fronte a situazioni che appaiono immutabili”, o piuttosto “una volta resisi conto della potenza di una struttura superiore che guida e decide per le nostre vite, meglio adeguarvisi ed accontentarsi, accettando i progetti imposti dall'alto senza proteste o domande (sempre che soddisfino il nostro particulare)”? Fa perfino sorridere, tra l'altro, l'idea che un'organizzazione divina possa plasmare il mondo seguendo uno dei ragionamenti storicografici più semplicistici di sempre – espresso da un personaggio nel film – del Bene insediato dalla classicità al positivismo, contrapposto alle tragedie Novecentesche. Ma questa è l'America senza dubbi né sfumature, quella che continua a produrre film (e idee) in bianco e nero.
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