tom87
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venerdì 13 gennaio 2012
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il valore di un uomo e del suo destino...
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Lo sceneggiatore Nolfi esordisce nella regia con questo film tratto da un racconto di P. K. Dick “Squadra riparazioni”.
E’ un’opera inventiva aperta ad una fantascienza adulta e riflessiva che pur tra approssimazioni, semplificazioni narrative e forzature, si cala con dignità in una materia complessa e colora di sfumature filosofiche scene e atmosfere.
David Norris, aspirante senatore, scoprirà che uomini misteriosi cospirano per separare lui e la donna dei suoi sogni nel rispetto di un piano che è stato stabilito per loro. Un piano che prevede lui diventare presidente degli USA e Elise una famosa coreografa: ma questo sarà possibile solo se resterebbero separati.
La trama avvincente, il montaggio frenetico, la sobria regia, contribuiscono a rendere centrale la figura di David caricandolo di significazioni: David rispecchia l’atteggiamento ideale dell’umanità nel suo rapporto con chi o cosa preordinerebbe destini, l’atto di lottare costantemente per la conquista e la difesa dei diritti più vitali.
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Lo sceneggiatore Nolfi esordisce nella regia con questo film tratto da un racconto di P. K. Dick “Squadra riparazioni”.
E’ un’opera inventiva aperta ad una fantascienza adulta e riflessiva che pur tra approssimazioni, semplificazioni narrative e forzature, si cala con dignità in una materia complessa e colora di sfumature filosofiche scene e atmosfere.
David Norris, aspirante senatore, scoprirà che uomini misteriosi cospirano per separare lui e la donna dei suoi sogni nel rispetto di un piano che è stato stabilito per loro. Un piano che prevede lui diventare presidente degli USA e Elise una famosa coreografa: ma questo sarà possibile solo se resterebbero separati.
La trama avvincente, il montaggio frenetico, la sobria regia, contribuiscono a rendere centrale la figura di David caricandolo di significazioni: David rispecchia l’atteggiamento ideale dell’umanità nel suo rapporto con chi o cosa preordinerebbe destini, l’atto di lottare costantemente per la conquista e la difesa dei diritti più vitali. Non importa se il libero arbitrio esista oppure no, ciò che conta è aspirarci sempre.
E’ ciò che fa David e che ha fatto l’America nella sua storia, fondandosi su democrazia e libertà. Il parallelismo tra la fuga di David e la cultura e i valori di un’America, che ha saputo costruirsi tra pregi e difetti il proprio destino, è resa evidente attraverso una serie di felici allusioni narrative (tra tutte l’efficace scelta di inserirlo nel sistema politico) e visive (la scalata ai piani alti nell’edificio del Presidente).
In David, inoltre, si riflette un’umanità che vuol progredire. C’è una visione ottimistica del futuro, e riverbera anche le speranze dell’attuale popolo americano.
L’individualismo vincente del protagonista, dunque, è il cuore della pellicola, al pari della storia d’amore con Elise.
E non è neanche un caso che lui sia senatore. Il sistema politico, come il corso degli eventi, soffoca la sua voglia impulsiva di autenticità. Egli arriva a ribellarsi quando vede cadere il diritto a scegliere. E’ un prigioniero cui tutti dicono cosa fare: dal discorso agli elettori, alla propria vita. Fino a quando non si decide ad inseguire con convinzione l’Amore, quello vero, più forte di ogni potere. Il film trae partito dalla maturazione del protagonista e dalle idee sul libero arbitrio. Se al mondo è stata tolta la libertà nelle scelte importanti, e Qualcuno fa pedalare l’uomo su una bici con le rotelle, guidandolo personalmente sulla via della sopravvivenza; col mutamento di David (nel finale non più “immaturo” e “miope”) l’ordine cambia e diventa ora condizionato a libere adesioni di volontà diverse.
Il bacio tra il protagonista e Elise sul tetto del palazzo è il bisogno di fiducia che reclama l’uomo. E in questo il film regala speranze e opportunità, perché David comprenderà che tutti quegli anni lontano dall’amata sono in realtà serviti per un momento unico. Un momento dove l’uomo diventa veramente padrone di sé e capace di disegnarsi autonomamente un piano per la propria esistenza. E, finalmente, potrà essere lasciato solo a pedalare una bici senza le rotelle...
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federicù
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venerdì 2 settembre 2011
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siamo carta fra le mani.
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Quel che siamo, ciò che amiamo, il luogo in cui ci troviamo , i profumi che respiriamo sono tutti dipinti e scritti li in un foglio , in un piano , una storia già scritta? Ogni uomo è una melodia già composta o mette insieme note componendo lui stesso la sua sinfonia? Che ruolo avrà un viso appena incontrato, nella vita di un uomo? Quanto a lungo resterà? Quanto una caduta da palcoscenico, quanto una chiamata, un incontro, può cambiare un’intera esistenza?David Norris correndo con il suo cappello lotta spinto dalla forza dell’amore, superando con genialità tutti gli ostacoli posti , scoprendo ciò che il destino propone , come gioca , come può essere potente l’effetto di un “bacio vero”, come è preciso e puntiglioso: “deve rovesciarsi il caffè addosso alle 7:05, alle 7 :05 non più tardi”, come misteriosamente affascina, incuriosisce, lascia impauriti.
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Quel che siamo, ciò che amiamo, il luogo in cui ci troviamo , i profumi che respiriamo sono tutti dipinti e scritti li in un foglio , in un piano , una storia già scritta? Ogni uomo è una melodia già composta o mette insieme note componendo lui stesso la sua sinfonia? Che ruolo avrà un viso appena incontrato, nella vita di un uomo? Quanto a lungo resterà? Quanto una caduta da palcoscenico, quanto una chiamata, un incontro, può cambiare un’intera esistenza?David Norris correndo con il suo cappello lotta spinto dalla forza dell’amore, superando con genialità tutti gli ostacoli posti , scoprendo ciò che il destino propone , come gioca , come può essere potente l’effetto di un “bacio vero”, come è preciso e puntiglioso: “deve rovesciarsi il caffè addosso alle 7:05, alle 7 :05 non più tardi”, come misteriosamente affascina, incuriosisce, lascia impauriti. Un tema che sembra magia, un protagonista imponente : il destino,con i suoi guardiani che vivono per lasciar vivere le persone secondo ciò che “deve essere”, che fra le mani stringono "pagine di vita", sarà sconfitto dall’amore di un uomo comune? Sorprendente e magico, emblematico e che lascia spazio a pensieri che naufragano, volano, raggiungono angoli di cielo mai varcati. L’uomo ha solamente bisogno di credere o per ognuno c’è un progetto, un amore, uno scopo, un premio, e che il destino invii segnali, piccoli punti luce nelle tenebre, sagome di una maestosa figura? “ Che ne è del libero arbitrio? Non abbiamo il libero arbitrio, ABBIAMO L’IMPRESSIONE DEL LIBERO ARBITRIO.” La vita è fantasiosa e se davvero in essa il destino ha un ruolo principale è proprio lui che muove ogni elemento e colora la tela con schizzi di tempera variopinti, toni caldi e sereni ma anche schizzi neri che avvicinando lo sguardo sembrano danneggiare il dipinto ma allontanandosi lentamente anche quel nero ha il suo perché e riconduce a uno splendido motivo.
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weach
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domenica 3 luglio 2011
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atti di creazione destabilizati dall'amore
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il guardiani del destino
di George Nolfi che si evolve da sceneggiatore a regista. Esordio. Trae ispirazione liberamente dalla storia di fantascienza di AdjustmentTeam del notevole Philip K.Dick ( ricodiamo "Blade Runner", "Minority Report" ,"Paycheck").
Di cosa parliamo?Di un film di fantascienza, thriller, azione,anche commedia, insomma una miscela di generi. il risultato è una storia, equilibrata,elegante , con evidenti tracce di ironia e di umorismo .Le implicazioni esistenziali nel lavoro cinematografico emergono con prepotenza: si parla di libero arbitrio ,di predestinazione, di risonanze, di sincronicità, di grandi disegni universali, di guardiani o meglio, angeli strumento di attuazione della volontà divina.
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il guardiani del destino
di George Nolfi che si evolve da sceneggiatore a regista. Esordio. Trae ispirazione liberamente dalla storia di fantascienza di AdjustmentTeam del notevole Philip K.Dick ( ricodiamo "Blade Runner", "Minority Report" ,"Paycheck").
Di cosa parliamo?Di un film di fantascienza, thriller, azione,anche commedia, insomma una miscela di generi. il risultato è una storia, equilibrata,elegante , con evidenti tracce di ironia e di umorismo .Le implicazioni esistenziali nel lavoro cinematografico emergono con prepotenza: si parla di libero arbitrio ,di predestinazione, di risonanze, di sincronicità, di grandi disegni universali, di guardiani o meglio, angeli strumento di attuazione della volontà divina.; ma soprattutto parliamo della forza più grande dell'universo,l'amore ,sentimento rivoluzionario, di libertà e di creazione che può mettere in crisi anche progetti Divinied il mondo dei guardiani.Chi ha detto che Matt Demon sia stato incolore come in Hereafter sbaglia due volte !!!! Matt Demon è sicuro punto di forza del film , capace espandere le idee della regia con mirabile dinamicità e plasticità.
Matt Damon è David Norris ,
Emily Blunt è Elis ,
Terence Stamp è guardiano del destino.
Concludiamo con queste poche parole: in film vibrante, coinvolgente, intelligente, "avvolgente", multi direzionale con una trama "senza scossoni" o se volgiamo un poco sprovvista di qualche necessario imprevisto. Film per noi particolarmente gradito perché veniamo da letture intensamente spirituali della splendida Fiorella Rustici, in assonanza con i temi affontati nel presente lavoro cinematografico.
Valutazione tre stelle d'oro e mezzo. Da vedere con aspettative.
buona visione
weach illuminati
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[+] bene il monumento a matt demon!!!!!!!!!!!
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fabrizio cardarella
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giovedì 23 giugno 2011
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un'occasione (quasi) sprecata
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E' notevole il numero di film tratti da racconti brevi di Philip K. Dick, basti pensare a Minority Report, Total Recall (atto di forza), Next. Da un romanzo di Dick è tratto invece quel capolavoro che è Blade Runner di Ridley Scott. ... quindi nessun altro scrittore di sci-fi può vantare tante trasposizioni cinematografiche, nemmeno il sommo Asimov. Il racconto alla base de " I guardiani del destino" è l'ennesima opera di Dick che mira a porre il lettore in una situazione di paranoia rispetto alla possibilità che la realtà percepita, quella di tutti i giorni, non sia la vera realtà ma un artificio intenzionalmente creato da qualcun altro.
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E' notevole il numero di film tratti da racconti brevi di Philip K. Dick, basti pensare a Minority Report, Total Recall (atto di forza), Next. Da un romanzo di Dick è tratto invece quel capolavoro che è Blade Runner di Ridley Scott. ... quindi nessun altro scrittore di sci-fi può vantare tante trasposizioni cinematografiche, nemmeno il sommo Asimov. Il racconto alla base de " I guardiani del destino" è l'ennesima opera di Dick che mira a porre il lettore in una situazione di paranoia rispetto alla possibilità che la realtà percepita, quella di tutti i giorni, non sia la vera realtà ma un artificio intenzionalmente creato da qualcun altro. Esiste un "grande pianificatore" che sovrintende e dirige le ns azioni quotidiane? Nel racconto originale di Dick il personaggio principale preda di tale paranoia, posto di fronte alla verità rivelata, è un agente immobiliare, nel film invece diventa un politico che ambisce a diventare - ma in realtà è guidato in ciò - senatore degli Stati Uniti. Un'opera letteraria perfettamente nel solco della tradizione Dickiana, che porta il lettore a dubitare finanche di sè stessi. Il film realizzato da George Nolfi, che ha curato anche la sceneggiatura, sterza invece in maniera decisa verso il romantico, finendo per allontanarsi dalle intenzioni di Dick; ne esce un'opera in cui le 2 cose migliori sono l'idea di fondo della trama dickiana, e l'interpretazione di un eccellente Matt Damon che rende in maniera perfettamente credibile il personaggio. Non c'è invece traccia dei dubbi esistenziali sviscerati con cura e trasposti in pellicola grazie alla cupa potenza immaginifica di Blade Runner (chi è l'umano, l'umano stesso o il replicante creato a sua immagine e somiglianza.....?) , o della suspence creata dal perfetto intreccio di Minority Report in cui è possibile prevedere il futuro. Un'occasione, quindi (quasi) sprecata per trattare un'opera di Dick. A chi fosse interessato all'argomento, pur con sfumature differenti, consiglio la lettura dei romanzi di Asimov "La fine dell'eternità" e quelli del "ciclo della fondazione". NB ne uscirebbero delle sceneggiature veramente interessanti!.
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nino pell.
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sabato 18 giugno 2011
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l'amore vince sempre...al cinema
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Un film che elogia il mito dell'amore anche contro le carte programmate del destino che, in questo caso, assumono le sembianze dei cosiddetti guardiani delle nostre azioni. Un thriller che si basa su una spiccata componente fantastica che a tratti sinceramente l'ho trovata un tantino paradossale. E' il caso di uno dei guardiani quando pronuncia al protagonista frasi del tipo: "quando siamo intervenuti noi, l'umanità ha visto il sorgere del Rinascimento prima e dell'Illuminismo poi...", oppure "..quando invece non siamo più intervenuti ci sono state due guerre mondiali, il fascismo, l'olocausto.." Insomma, nonostante che questo film sia imperneato da un sostanziale contesto fantasy della trama, certe situazioni le ho trovate decisamente stucchevoli e alquanto banali.
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Un film che elogia il mito dell'amore anche contro le carte programmate del destino che, in questo caso, assumono le sembianze dei cosiddetti guardiani delle nostre azioni. Un thriller che si basa su una spiccata componente fantastica che a tratti sinceramente l'ho trovata un tantino paradossale. E' il caso di uno dei guardiani quando pronuncia al protagonista frasi del tipo: "quando siamo intervenuti noi, l'umanità ha visto il sorgere del Rinascimento prima e dell'Illuminismo poi...", oppure "..quando invece non siamo più intervenuti ci sono state due guerre mondiali, il fascismo, l'olocausto.." Insomma, nonostante che questo film sia imperneato da un sostanziale contesto fantasy della trama, certe situazioni le ho trovate decisamente stucchevoli e alquanto banali. Per non parlare della storia d'amore tra i due protagonisti: un'intesa troppo perfettina (un bacio nel bagno dato dopo appena 3-4 minuti di conoscenza e di conversazione neanche troppo approfondita). Lasciatemelo dire, la realtà è decisamente un'altra cosa. Un film comunque nel complesso che si lascia guardare in maniera avvincente e gradevole, ma che per i vari aspetti che ho fin qui focalizzato, non lo reputo tutto sommato un granché
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spike
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mercoledì 22 giugno 2011
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gioiellino
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La prima gradita sorpresa di questa tiepida estate cinematografica. Il soggetto, tratto da un racconto di Philip K Dick, è geniale: una riflessione sul libero arbitrio... Un film di azione e di riflessione sulle nostre azioni. Ottima sceneggiatura, buona regia, buona la fotografia, ottima colonna sonora. Il film si avvale sopratutto di un ottimo cast di interpreti secondari: i guardiani del destino. Da vedere.
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giacomogabrielli
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mercoledì 29 giugno 2011
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melenso **
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Dopo HEREAFTER un altro film praticamente tutto parlato è toccato a Matt Damon. Ci si aspettava un mega action con un tocco di soprannaturale, con scene veloci, inseguimenti e momenti straordinari. Nulla di tutto ciò invece caratterizza questo film melenso e statico, che quasi non ha conflitto. Noiose situazioni imbarazzanti sopra le righe accompagnano più della metà del film. Una storia a metà, come anche la resa del cast e di tutta l'impostazione. Un film dalle potenzialità interessanti che però sfocia nel ridicolo e, cosa ancor più grave, nel noioso. Su questo film si sono dette troppe cose positive: "Una favola d'amore".
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Dopo HEREAFTER un altro film praticamente tutto parlato è toccato a Matt Damon. Ci si aspettava un mega action con un tocco di soprannaturale, con scene veloci, inseguimenti e momenti straordinari. Nulla di tutto ciò invece caratterizza questo film melenso e statico, che quasi non ha conflitto. Noiose situazioni imbarazzanti sopra le righe accompagnano più della metà del film. Una storia a metà, come anche la resa del cast e di tutta l'impostazione. Un film dalle potenzialità interessanti che però sfocia nel ridicolo e, cosa ancor più grave, nel noioso. Su questo film si sono dette troppe cose positive: "Una favola d'amore"... quale? "Gioiellino"... come? "Acque da tutte le parti"... ah ecco, ora ci siamo. MELENSO **
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(di lunetta)
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catia p.
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martedì 12 luglio 2011
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i guardiani del destino - impossibile anniarsi
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Il genio letterario di Philip K. Dick continua da decenni a fornire materiale per trasposizioni cinematografiche delle sue opere di fantascienza e noi, amanti del genere, non possiamo che essere grati agli sceneggiatori americani che ne prendono spunto per regalarci un po' di sano divertimento.
I puristi del libro/racconto trasposto fedelmente su grande schermo forse non saranno contenti di questo adattamento di "Squadra riparazioni" (Adjustment Team), che del racconto originale prende le idee di fondo, ma molto rielabora concedendosi numerose libertà.
Quando si tratta del visionario Dick, però, non starei tanto a criticare lo stile hollywoodiano di reinterpretare di sana pianta i soggetti del grande scrittore (molto spesso visionarie ossessioni per la realtà "altra", la cospirazione dei "piani alti" e l'ingerenza di questi ultimi nella vita dell'impotente cittadino).
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Il genio letterario di Philip K. Dick continua da decenni a fornire materiale per trasposizioni cinematografiche delle sue opere di fantascienza e noi, amanti del genere, non possiamo che essere grati agli sceneggiatori americani che ne prendono spunto per regalarci un po' di sano divertimento.
I puristi del libro/racconto trasposto fedelmente su grande schermo forse non saranno contenti di questo adattamento di "Squadra riparazioni" (Adjustment Team), che del racconto originale prende le idee di fondo, ma molto rielabora concedendosi numerose libertà.
Quando si tratta del visionario Dick, però, non starei tanto a criticare lo stile hollywoodiano di reinterpretare di sana pianta i soggetti del grande scrittore (molto spesso visionarie ossessioni per la realtà "altra", la cospirazione dei "piani alti" e l'ingerenza di questi ultimi nella vita dell'impotente cittadino).
Il cult movie "Blade Runner", pietra miliare nella storia del cinema di SF e del cinema in generale, non sarebbe stato il capolavoro universalmente noto che è se avesse seguito pedissequamente le pagine del romanzo originale: "Do Androids Dream of Electric Sheep?"...
Non che questo precedente basti a giustificare ogni stravolgimento (anche perché non tutti sono riusciti come nel masterpiece di Ridley Scott), ma di sicuro la dice lunga sul fatto che gli americani sanno il fatto loro quando si tratta di rendere fluido, godibile e spettacolare uno show, senza per questo rinunciare alla qualità delle idee da cui lo show prende vita.
Così avviene in questo "I guardiani del destino", consigliatissimo per passare 106 minuti di gustoso relax al fresco della sala cinematografica.
Comodamente seduti in poltrona, godiamoci le corse mozzafiato dei protagonisti per le belle vie di Manhattan.
Da un lato, vediamo sfrecciare il bravo Matt Damon - credibile anche in versione romantica e alle prese con una questione di libero arbitrio - che tenta di scappare dal disegno divino e cerca di riacciuffare il proprio destino che sembra sfuggirgli dalle mani.
Dall'altro, schizzano gli eleganti inseguitori che lavorano alacremente per mandare a posto tutti i tasselli nel "grande mosaico del fato".
L'adrenalina fa il suo dovere alternandosi ai momenti di riflessione, sparsi in giusta dose e senza mai risultare pesanti, grazie alla sceneggiatura brillante e bene interpretata e ad una buonissima confezione nel complesso.
Menzione d'onore, infine, ai due plagi di altissimo livello sul fronte di effetti speciali/trovate narrative: la sofisticata riedizione della Mappa del Malandrino di "Harry Potter" che qui troviamo in versione Libro del Destino, e le Porte 'Magiche' di "Monsters & Co." ugualmente usate come scorciatoia logistico-dimensionale.
Buona visione.
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emilio zampieri
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lunedì 27 giugno 2011
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ossequiosi al presidente
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I guardiani del destino manca di vero fascino. Non è colpa da poco se si considera che il soggetto è preso da un racconto di uno dei più grandi scrittori di fantascienza, Adjustment Team di Philip K. Dick. La narrazione è fin troppo lineare, quasi didascalica: si viene a sapere molto e presto. Il finale, sbrigativo, non lascia niente se non il messaggio: segui sempre il tuo cuore. L’impressione è che George Nolfi, regista e sceneggiatore, si sia preoccupato troppo di non perdere lo spettatore nel labirinto che la storia avrebbe potuto creare. Meglio così piuttosto che far brancolare nel buio il pubblico per tutto il film – mi ricordo di un Ocean Twelve inguardabile – ma si poteva fare senz’altro meglio.
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I guardiani del destino manca di vero fascino. Non è colpa da poco se si considera che il soggetto è preso da un racconto di uno dei più grandi scrittori di fantascienza, Adjustment Team di Philip K. Dick. La narrazione è fin troppo lineare, quasi didascalica: si viene a sapere molto e presto. Il finale, sbrigativo, non lascia niente se non il messaggio: segui sempre il tuo cuore. L’impressione è che George Nolfi, regista e sceneggiatore, si sia preoccupato troppo di non perdere lo spettatore nel labirinto che la storia avrebbe potuto creare. Meglio così piuttosto che far brancolare nel buio il pubblico per tutto il film – mi ricordo di un Ocean Twelve inguardabile – ma si poteva fare senz’altro meglio.
Non un granché nemmeno la direzione d’attori. Il personaggio di Elise (Emily Blunt) doveva essere sviluppato di più e con maggiore convizione. La Blunt sembra sempre pronta a dargli spessore e consistenza, ma è soffocata da una sceneggiatura che non le lascia spazio di manovra. Matt Damon se ne sta lì, come se ne stava in Hereafter di Clint Eastwood, abbastanza posato e senza dare sorprese. Fa quello che deve fare senza troppo rumore. Terence Stamp è ingessato nel ruolo, un po’ come tutti i comprimari.
La confezione, comunque, è presentabile, e lo spettacolo c’è. Certo, pur non avendo letto Adjustement Team, immagino che Dick sia riuscito a dare assai di più ai suoi lettori, indipendentemente da ciò che tutti sanno: i film tratti dalla narrativa spesso deludono i lettori. Se Nolfi avesse iniettato un po’ di anarchia, se avesse giocato con lo spettatore, se lo avesse lasciato per poi riprenderlo… Se avesse trasgredito il corso del destino e usato meno ossequio nei confronti del Presidente.
Merita due stelle e mezza. Ha una media alta, quindi opto per due.
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(di emilio zampieri)
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maxam
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lunedì 27 giugno 2011
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il deludente debutto alla regia di george nolfi
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Gli appaganti ricordi, da cinefilo, di "Blade runner", "Minority report" e "Paycheck" mi convincono a vedere "I guardiani del destino", altra trasposizione cinematografica di un'idea di Philip K. Dick, questa volta il suo racconto breve "Adjustment team".
Ma il film, sia che voglia essere un inno all'amore vero, quello che si incontra una sola volta nella vita e quando accade è per sempre, sia che voglia farci riflettere sul libero arbitrio, sulle conseguenze delle nostre più piccole scelte e sull'esistenza di un disegno intelligente, sia che voglia semplicemente trasportarci nell'immaginario paranoico dello scrittore statunitense, fallisce in tutti questi obiettivi, facendo rimpiangere riguardo l'amore la poesia di opere di gran lunga superiori come "Big Fish", "Serendipity" o "Il fantastico mondo di Amelie" e sul tema della scelta persino le sequenze più ragionate della trilogia di "Matrix", ancor apprezzabili seppur diluite in un'abbondante dose di combattimenti e fughe ed effetti speciali.
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Gli appaganti ricordi, da cinefilo, di "Blade runner", "Minority report" e "Paycheck" mi convincono a vedere "I guardiani del destino", altra trasposizione cinematografica di un'idea di Philip K. Dick, questa volta il suo racconto breve "Adjustment team".
Ma il film, sia che voglia essere un inno all'amore vero, quello che si incontra una sola volta nella vita e quando accade è per sempre, sia che voglia farci riflettere sul libero arbitrio, sulle conseguenze delle nostre più piccole scelte e sull'esistenza di un disegno intelligente, sia che voglia semplicemente trasportarci nell'immaginario paranoico dello scrittore statunitense, fallisce in tutti questi obiettivi, facendo rimpiangere riguardo l'amore la poesia di opere di gran lunga superiori come "Big Fish", "Serendipity" o "Il fantastico mondo di Amelie" e sul tema della scelta persino le sequenze più ragionate della trilogia di "Matrix", ancor apprezzabili seppur diluite in un'abbondante dose di combattimenti e fughe ed effetti speciali.
Delude subito questo debutto alla regia di George Nolfi nello strampalato primo incontro tra il politico David (Matt Damon) e la ballerina Elise (Emily Blunt) in un bagno maschile: si vuole presentare al pubblico la magica attrazione che lega i due personaggi e dopo un dialogo approssimativo, davvero superficiale, si propina allo spettatore un bacio appassionato tra i due come per dire brutalmente "okay gente, le cose stanno così, ora andiamo avanti con la narrazione".
Il personaggio di Elise non evolverà poi durante tutto il film, passando "in modo piatto" dalla ragazza frivola che si imbuca ai matrimoni e capricciosetta annega il cellulare di David in un caffè americano alla ragazza fragile (ma le femministe non insorgono?) il cui destino ruota completamente intorno all'uomo giusto da sposare. Si capisce che Emily Blunt è brava e non è giusto crocifiggerla per aver accettato questo ruolo: a lei va la mia più sincera solidarietà.
Veniamo alle eminenze grigie, i guardiani.
Hanno questo tallone d'Achille che non riescono a percepire le decisioni delle persone quando piove o ci si fa una gita in barca: l'escamotage è di per sé penoso, la sceneggiatura infierisce ricordandocelo più volte casomai lo si dimenticasse.
Il più temuto dei guardiani, tale Thompson (Terence Stamp) burocrate nemico dell'amore tra David ed Elise, che gli altri guardiani chiamano "il martello", esordisce in una scena in cui riassume a David la storia del genere umano secondo quella semplicistica alternanza di secoli bui e secoli luminosi che oggi sarebbe accettata forse solo fino alla primary school.
Ci mette poi poco "il martello" (e nessuna violenza) a convincere David ad abbandonare Elise per il bene di lei e tornare a vestire i panni del politico rampante. Inseguimento nel finale tra le strade di NY ricche di false porte fino all'Adjustment Bureau e salutiamo così Terence Stamp e gli altri guardiani, segnalando a coloro i quali non disdegnino i cartoni e siano alla ricerca di cattivi in giacca e cravatta la coproduzione italo-tedesca "Momo" tanto per rifarsi gli occhi.
Altre gravi debolezze: i salti nel tempo sono mal gestiti, in un film del genere anche una sequenza accelerata di un parco che cambia aspetto o qualche intermezzo sull'attività dei guardiani sarebbero stati più appropriati delle banali scritte tipo "tre anni dopo" o la prima, geniale, "la notte delle elezioni" (ma va?!). E la colonna sonora non accompagna il film.
Matt Damon è bravo, ma non basta: voto 2.
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