Una sconfinata giovinezza |
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Un film di Pupi Avati.
Con Osvaldo Ruggieri, Brian Fenzi, Riccardo Lucchese, Marcello Caroli, Fabrizio Bentivoglio, Lucia Gruppioni, Cesare Cremonini (II).
continua»
Drammatico,
durata 98 min.
- Italia 2010.
- 01 Distribution
uscita venerdì 8 ottobre 2010.
MYMONETRO
Una sconfinata giovinezza
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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AGAPEdi FRANCESCO GIULIANOFeedback: 1645 | altri commenti e recensioni di FRANCESCO GIULIANO |
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giovedì 14 ottobre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film o meglio una fiaba, come è nello stile del regista Pupi Avati, dove la poesia suscita nello spettatore forti emozioni e gli fa provare sensazioni coinvolgenti. Parla, questo bel film, di due personaggi, “giganti” nella loro semplicità, ormai non più giovani, che si amano, come se vivessero fuori dal proprio tempo, come se fossero nella fase di innamoramento: lui, un uomo, giornalista sportivo di successo, lei, una donna, brava docente universitaria, coniugi senza figli. Vivono presi dal loro lavoro quotidiano, felici e sereni finché subentra subdolamente una malattia che coglie all’improvviso il marito, che scombussola il quieto vivere e che spadroneggia tra le mura di quell’incantevole ma raro focolare e che, a poco a poco, non domina solo un corpo, ma intreccia nell’animo della moglie una tetra maglia sottile, invisibile, impercettibile, che, rendendo vana ogni speranza di guarigione, gradualmente, Le infonde nel contempo coraggio e animosità.
L’eros che si era manifestato prima come desiderio reciproco, come smania ricambiata, come mutua frenesia, come biunivocità collaborativa, incomincia a cedere il passo di fronte alla cattiveria e alla spietatezza generate da quella disumana malattia. Non c’è più reciprocità d’amore, non c’è scambio d’affetti, c’è soltanto perdita di quell’umano grande valore amoroso tanto e per tanto tempo riposto nella persona amata. Non c’è più eros ricompensato, C’è distacco!
La mancanza di figli, tuttavia, per un prodigio suscitato da una lettera, fa diventare per la donna il marito un figlio da accudire e da assistere e con cui giocare appassionatamente. Ed ecco non più l’eros, ma improvvisamente l’agape, cioè quella concezione d’amore che prescinde dal valore assegnato ad una persona, ovvero in quell’amore che una madre ripone verso il proprio figlio. Il marito diventa figlio. La moglie diventa madre. Soltanto con l’agape la moglie accetta il rifiuto, la mancanza di riconoscenza, l’ingratitudine. Accetta tutto. Grandi e da premio Oscar Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri. Bravissimo Avati che ha saputo creare, con continui flashback essenziali per la comprensione del film, atmosfere da sogno, per una storia che sogno non è. Purtroppo! (Francesco Giuliano)
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