Hardcore |
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Un film di Paul Schrader.
Con George C. Scott, Peter Boyle, Season Hubley, Dick Sargent.
continua»
Drammatico,
durata 108 min.
- USA 1978.
- VM 14 -
MYMONETRO
Hardcore
valutazione media:
3,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Hardcoredi NicolòMattaFeedback: 4285 | altri commenti e recensioni di NicolòMatta |
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martedì 13 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In Taxi Driver (1976) di Martin Scorsese, lo sceneggiatore Paul Schrader aveva descritto l'odissea notturna di un memorabile Robert De Niro tassista in una New York sporca e violenta, popolata da animali di ogni tipo (ladri, prostitute, spacciatori, papponi). Con Hardcore Schrader è al suo secondo film da regista: vi riporta alla mente la sua infanzia a Gran Rapids (Michigan) dove fece parte della comunità religiosa locale. Della stessa fa parte il benestante impresario Jake Van Dorn (George C. Scott), proprietario di una fabbrica di mobili, alla ricerca della figlia scomparsa. La ragazza è partita con la comunità per la California ed è scomparsa senza lasciare traccia. Jake assolda così un investigatore privato (Peter Boyle) dai dubbi principi morali che dopo poco tempo gli mostra un film pornografico dove la figlia è la protagonista. Il padre sconvolto comincia una lenta discesa all'inferno nel mondo dell'hardcore californiano: fintosi produttore, rintraccia l'attore maschile del film e lo interroga per saperne di più, ma le indagini su questo fronte non portano a nulla se non alla conoscenza di un'infelice prostituta (Season Hubley) che si mette a cuore la storia di Jake e decide di aiutarlo nelle ricerche. Tutto è bene quel che finisce bene: pur rischiando la vita (la si ritrova in compagnia di un sadico autore di film snuff, ovvero delle pellicole dove viene filmata la morte in diretta, in funzione dello spettacolo), la ragazza manda a fanculo il padre ma lo riabbraccia, pronta a tornare a casa con lui. Il confronto di un'America cattolica, puritana e benpensante con l'altra faccia della medaglia, l'America sporca, senza pudore e segnata dalla violenza, è il tema centrale di un film il cui asso nella manica è proprio George C. Scott, che assai bene rende il senso di preoccupazione e sconvolgimento (p.e. nella sequenza della proiezione del porno) di un padre. Schrader conosce il confronto perché, come Jake Van Dorn, in quella piccola comunità religiosa di Grand Rapids c'è nato e cresciuto; ma non nega che, in un mondo perverso come quello a luci rosse, ci possa essere una persona dal cuore d'oro come la ragazza facile di Season Hubley. Mille preoccupazioni, in una ricerca infinita che non sembra portare da nessuna parte, assalgono Scott e lo spettatore coinvolto emozionalmente nella vicenda, fino al consolatorio happy ending.
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