A proposito de Il signore delle formiche, di Gianni Amelio Giovanni Wetzl: Il signore delle formiche è quasi un capolavoro secondo me. Mi ha emozionato tantissimo e mi sono connesso con lo stile di Amelio. Fulvio Wetzl: Anche Elena, lo ha trovato stupendo e a volte straziante. Il pp in piano sequenza di cinque minuti di Ettore al processo, un apice del cinema, al livello del processo con cui inizia Una separazione. GW: Io al finale ci sono arrivato con la tachicardia: troppo sublime, la scena finale. FW: SÌ, con quello sguardo di Braibanti ai carabinieri in macchina, che in realtà guarda noi tutti, prima di concludere l'abbraccio, sublime GW: Con l'Aida Davvero film così ispirati e vicini a una storia se ne vedono pochi. La pioggerella Loro come si guardano è incredibile! L'impegno politico e l'empatia. FW: Un omaggio esplicito al suo maestro Bernardo Bertolucci della Luna, il finale con l'agnizione tra padre e figlio, alle prove a Caracalla GW: Il resto bellissimo tutto. Questa vicinanza agli attori. Elio Germano, una delle sue performance migliori... FW: Sempre col cappellino di paglia, omaggio al Jack Lemmon di Prima Pagina. GW: qui c'è una storia che riguarda la vita sociale di tutti. E di cui tutti siamo vittime o carnefici. La veicolazione di un messaggio storico attraverso lo sguardo così empatico e ravvicinato nei protagonisti di questa storia è bellissimo e inedito. La vulnerabilità di tutti. Tranne dei giudici e avvocati. E dei medici. FW: Che infatti sono lasciati fuori dal campo. Aldo Braibanti era un'artista e intellettuale a livello di Pasolini e Carmelo Bene, dimenticato e rimosso dalla Storia, e Amelio ce l'ha restituito in pieno. Nel suo personaggio ci sono frammenti espliciti di Bene e P. P. P. GW: Non sono troppo fuori campo. Hanno avuto tutto lo spazio che vogliono per suscitarmi angoscia e rabbia. Ma poi quanto è viva ancora l'omofobia. Troppo e questo film è importante. Non è una storia bella. È una storia dolorosissima da un lato senza speranze. Nei film se l'amore trionfa riesce a riempire tutti i vuoti, ma nella vita reale no FW: Ma nel finale del processo Ettore e il suo volto emaciato con le cicatrici dell'elettrochoc, e il suo candore nel raccontare il suo amore vince. Nessuno degli interlocutori riaffiora, né quel mostro di sua madre, né i giudici. GW. Sì, però fidati che, se tu lo guardi da una prospettiva sociale, è un film megadoloroso, io non ero sollevato, ero stravolto da tutte le emozioni che il film mi ha fatto provare, non ero affatto sollevato, cioè in quel periodo una madre o un padre potevano distruggere, ridurre un figlio ad un invalido. FW:E queste piazze di mattoni della bassa padana, questi granai, cosi vicini a 900, ma anche a Ligabue. La fotografia stupenda è del figlio di Amelio, adottato in Albania. GW: sì la fotografia è bellissima, ma poi mi son piaciute queste scene silenziose in cui lascia proprio vivere gli attori, c'è questa prossimità agli attori, al fatto che siano spontanei, che vivano proprio nella scena, e mi è piaciuto tanto ed era una cosa che mi era piaciuta anche ne La tenerezza. Cioè per me non è stato un happy ending ecco. La prospettiva amorosa e affettiva di loro due emoziona, travolge. Empatizzare significa anche prendersi la responsabilità di volere che le cose cambino. Però non risolve il problema, né allora né oggi. E mi è piaciuto molto che non abbia troppo idealizzato la loro storia, è una storia come altre.
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