beppe baiocchi
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mercoledì 6 marzo 2013
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sogno o son desto?
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Quale è la distanza tra sogno è realtà. Questo sembra chiedere a gran voce Sathoshi Kon con il film Paprika, sognando un sogno. Un film complicato nella storia e nelle tematiche ma davvero gradevole.
Atsuko Chiba è una psicoterapeuta che in segreto con lo pseudonimo di Paprika tramite ad un congegno in fase di sperimentazione (il DC-Mini) entra nei sogni altrui e cura i traumi dei pazienti. Uno di questi DC-Mini viene rubato e il ladro mediante questo incredibile oggetto manipola gli uomini che hanno osato varcare il sacro mondo dei sogni manipolandoli e portandoli al suicido. Ci vorrà "un po di Paprika" per fermare questo malvagio piano.
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Quale è la distanza tra sogno è realtà. Questo sembra chiedere a gran voce Sathoshi Kon con il film Paprika, sognando un sogno. Un film complicato nella storia e nelle tematiche ma davvero gradevole.
Atsuko Chiba è una psicoterapeuta che in segreto con lo pseudonimo di Paprika tramite ad un congegno in fase di sperimentazione (il DC-Mini) entra nei sogni altrui e cura i traumi dei pazienti. Uno di questi DC-Mini viene rubato e il ladro mediante questo incredibile oggetto manipola gli uomini che hanno osato varcare il sacro mondo dei sogni manipolandoli e portandoli al suicido. Ci vorrà "un po di Paprika" per fermare questo malvagio piano.
Paprika dunque è un thriller psicologico che tanto ama il maestro Kon, dove il confine tra sogno e realtà più volte si mescola non facendo nemmeno capire allo spettatore quanto sia vero ciò che succede, se esso sia il sogno o la realtà fino a che le due "realtà" non si mescoleranno. Un film complicato, a molti inaccessibile che tende ad analizzare, visualizzare, scomporre la materia del "sogno" con una animazione impeccabile (la parata è qualcosa di spettacolare), una trama sicuramente originale e una discreta dose di jappo-ironia. Un ottimo film che fa pensare, ma che purtroppo per la difficoltà della materia analizzata e per la (volutamente) caotica sceneggiatura non ottiene il massimo voto poichè questo è un film difficilemente assimilabile e sicuramente "non per tutti", ma che ad un osservatore attendo non potrà che ammaliare.
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steven92
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domenica 17 giugno 2007
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il nuovo capolavoro di satoshi kon
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"Paprika" è sicuramente il nuovo capolavoro di Satoshi Kon. Perchè dico così? I motivi sono tanti.
Innanzitutto vorrei confrontare un'attimo il cinema di Kon con quello di un altro grande regista (a mio parere) di cartoni animati giapponesi (detti anche anime), ovverosia Hayao Myazaki: mentre quest'ultimo si dedica completamente al genere "meraviglioso" (realizzando ottimi film, come "La città incantata"),invece Satoshi Kon predilige il genere fantastico, analizzando però attentamente anche la realtà di fondo.
Il Giappone da lui descritto non è il Giappone che siamo abituati a vedere in molti altri anime (a episodi) trasmessi nelle reti televisive italiane (facciamo un esempio banale: "Detective Conan"): infatti è un Giappone a due facce, quella benestante e commerciale e quella povera, molto povera (come abbiamo visto nel suo film precedente, "Tokyo Godfathers").
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"Paprika" è sicuramente il nuovo capolavoro di Satoshi Kon. Perchè dico così? I motivi sono tanti.
Innanzitutto vorrei confrontare un'attimo il cinema di Kon con quello di un altro grande regista (a mio parere) di cartoni animati giapponesi (detti anche anime), ovverosia Hayao Myazaki: mentre quest'ultimo si dedica completamente al genere "meraviglioso" (realizzando ottimi film, come "La città incantata"),invece Satoshi Kon predilige il genere fantastico, analizzando però attentamente anche la realtà di fondo.
Il Giappone da lui descritto non è il Giappone che siamo abituati a vedere in molti altri anime (a episodi) trasmessi nelle reti televisive italiane (facciamo un esempio banale: "Detective Conan"): infatti è un Giappone a due facce, quella benestante e commerciale e quella povera, molto povera (come abbiamo visto nel suo film precedente, "Tokyo Godfathers"). Inoltre (come Kon ha anche osservato nella sua serie tv "Paranoia Agent") il Giappone contemporaneo è stato notevolmente scosso, come è d'altronde successo anche nella vicina Cina, da un notevole e velocissimo sviluppo tecnologico, il quale continuerà ad evolversi (come il regista ci racconta in "Paprika"), finendo non solo per toglierci progresivamente il diritto della nostra privacy, ma andando anche a spiare nell'unica zona che avremmo ancora potuto tenere per noi: il pensiero, l'incoscio (rappresentato simbolicamente dai sogni).
E progressivamente, porterà (soprattutto i ragazzi, dalle menti più deboli e più facilmente manipolabili da agenti esterni)a non riuscire più a distinguere la fantasia (la "realtà virtuale", o il "sogno" del film) dalla realtà in cui vivono, proprio come avviene alla protagonista del film.
In secondo luogo bisogna sicuramente ammirare la qualità dei disegni e della regia, che ci regala delle inquadrature e delle scene veramente fantastiche e suggestive.
Infine il film in sè presenta la giusta dose di ritmo, di tensione, e anche di un sottile (ma presente) humor.
In poche parole, "Paprika" è un capolavoro contemporaneo dell'anime giapponese e anche uno dei più bei film d'animazione di sempre.
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alis
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domenica 10 giugno 2007
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decisamente un film di kon..
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paprika va visto in prospettiva con gli altri lavori di kon, in particolare perfect blue, paranoia agent e millenium actress.
infatti, l'espansione del mondo del sogno o della emozione all'interno della realta' e' il marchio di fabbrica del regista.
molti spettatori si sentono smarriti nei film di kon, per questa ragione riescono difficilmente ad apprezzarli. questo perche' oramai siamo abituati ad essere condotti per mano da una trama, ed essa costituisce una parte importante del film.
i film di satoshi kon NON sono basati sulla trama. sono basati sulla regia. come una droga metafisica, i suoi film riescono a ricreare allucinazioni, senso di vertigine, smarrimento, senso dell'immensita', di onnipotenza.
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paprika va visto in prospettiva con gli altri lavori di kon, in particolare perfect blue, paranoia agent e millenium actress.
infatti, l'espansione del mondo del sogno o della emozione all'interno della realta' e' il marchio di fabbrica del regista.
molti spettatori si sentono smarriti nei film di kon, per questa ragione riescono difficilmente ad apprezzarli. questo perche' oramai siamo abituati ad essere condotti per mano da una trama, ed essa costituisce una parte importante del film.
i film di satoshi kon NON sono basati sulla trama. sono basati sulla regia. come una droga metafisica, i suoi film riescono a ricreare allucinazioni, senso di vertigine, smarrimento, senso dell'immensita', di onnipotenza. in realta' tutto cio' e' funzionale agli intenti del regista, che vuole sottolineare che la parete che divide il sogno (la fantasia) dalla realta' non e' cosi' spessa e solida come la persona media crede: per un istante kon ci illude che stiamo vivendo la realta' della storia, per poi catapultarci altrove e farci rendere conto che una fantasia si apre dentro un'altra fantasia; e allora capiamo come e' facile essere ingannati dal sogno. e' anche un grande tributo alla capacita' creativa di quest'ultimo (inteso come attivita' mentale), che riesce tessere trame e ha produrre immagini di magnificienza e complessita' tali che sono difficilmente ricreabili "artificialmente".. sembrerebbe comunque che kon miri proprio a questo nei suol lavori.
forse non il miglior film di kon in assoluto (personalmente preferisco millennium actress) sicuramente merita la visione pur rimanendo un film non per tutti.
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donnie
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lunedì 18 giugno 2007
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un piccolo capolavoro onirico da non perdere
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Non c'e' che dire, veramente un film molto gradevole, bilanciato e che lascia lo spettatore spaesato e confuso esattamente come all'interno di un sogno incontrollabile che precede un risveglio ansimante e disarmante. Si viene riacciuffati di tanto in tanto per poi ricadere nuovamente in questo abisso onirico che lascia poco spazio alla razionalità se non a quella che il regista vuole esprimere come "disagio sociale".
Il film in se è ben realizzato e molto piacevole tuttavia non per tutti.
Sicuramente non è per coloro che pensano che i "cartoni animati" sono per bambini, qui si parla di film d'animazione e sicuramente non è un film per bambini ne tanto meno per adulti ottusi e privi di qualsivoglia curiosità o sensibilità alla cultura cinematografica intesa come forma d'arte.
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Non c'e' che dire, veramente un film molto gradevole, bilanciato e che lascia lo spettatore spaesato e confuso esattamente come all'interno di un sogno incontrollabile che precede un risveglio ansimante e disarmante. Si viene riacciuffati di tanto in tanto per poi ricadere nuovamente in questo abisso onirico che lascia poco spazio alla razionalità se non a quella che il regista vuole esprimere come "disagio sociale".
Il film in se è ben realizzato e molto piacevole tuttavia non per tutti.
Sicuramente non è per coloro che pensano che i "cartoni animati" sono per bambini, qui si parla di film d'animazione e sicuramente non è un film per bambini ne tanto meno per adulti ottusi e privi di qualsivoglia curiosità o sensibilità alla cultura cinematografica intesa come forma d'arte. Se volete vedere un cartone animato, puntate verso altri lidi, questo e' un FILM disegnato.
Non guadagna più di quattro stelle in quanto si perde nel finale con un pò di frettolosità e un filo di "linearità" che vanno a togliere quel piacevole senso di disarmo provato durante tutto il film, tuttavia il finale rimane un giusto finale e sicuramente più chiaro (forse troppo) di quanto tutto il film non lasci presagire.
Il film ricorda un pò l'ultimo film di Gondry, l'arte del sogno, in tanti momenti e nella struttura di fondo, e non è solo per il suo aspetto sospeso fra sogno e realtà ma anche per la "squisita visionarietà" delle immagini.
Lo consiglio caldamente a chi sa apprezzare il cinema d'animazione orientale e a chi ha una sensibilità tale da poter capire anche i film un pò più complessi e distaccati dalla razionalità, altrimenti è meglio non vederlo, sarebbe solo tempo perso, molto meglio scegliere qualcosa di più commerciale come il terzo episodio dei pirati dei caraibi ;)
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anonimo
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domenica 22 giugno 2008
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un mix di sogno e realtà
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un mix di sogno e realtà.
un viaggio onirico nel desiderio,nella fantasia, nell'immaginazione e nell'incubo.
il regista Satoshi Kon dimostra che in futuro può raggiungere dei capolavori del cinema d'animazione come la città incantata.
certo il film è complesso e confuso, a causa di un continuo passaggio tra realtà e sogno, credo che solo il regista e degli spicologi, possano capire questo film, ma rimane comunque un bel film.
l'animazione è impeccabile.
la trama è bizzarra, originale e un pò inquietante, un film d'animazione che non è per bambini, anzi un film che solo un cervello maturo e adulto può comprendere ed apprezzare.
ho sentito che negli USA il film è stato vietato a minori dei 17, pazzesco, solo per qualche tetta acortone animato, bambole mostro e strane visioni, non si può vietare questo film.
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un mix di sogno e realtà.
un viaggio onirico nel desiderio,nella fantasia, nell'immaginazione e nell'incubo.
il regista Satoshi Kon dimostra che in futuro può raggiungere dei capolavori del cinema d'animazione come la città incantata.
certo il film è complesso e confuso, a causa di un continuo passaggio tra realtà e sogno, credo che solo il regista e degli spicologi, possano capire questo film, ma rimane comunque un bel film.
l'animazione è impeccabile.
la trama è bizzarra, originale e un pò inquietante, un film d'animazione che non è per bambini, anzi un film che solo un cervello maturo e adulto può comprendere ed apprezzare.
ho sentito che negli USA il film è stato vietato a minori dei 17, pazzesco, solo per qualche tetta acortone animato, bambole mostro e strane visioni, non si può vietare questo film. anche se credo che non si un film per bimbi, non penso che la censura debba intervenire su tutto.
il film è bello, ma non ci ho capito nulla.
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la druga
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domenica 15 giugno 2014
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complesso e coinvolgente
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Ben quattro anni prima di Inception Satoshi Kon ci ha regalato un viaggio attraverso la mente umana e il sogno, in cui ogni cosa può accadere ed ogni freno inibitorio è assente. Nei sogni riportiamo i nostri traumi, le nostre paure più recondite e al contempo i nostri desideri, è un mondo parallelo che creiamo ed in cui esprimiamo davvero noi stessi, senza il timore di essere giudicati o di essere inopportuni.
Ma quello che ci presenta Kon va al di là di tutto ciò, dando la prova di come un unico, pericoloso sogno collettivo che annebbia le menti sia in grado di portare gli uomini alla follia e di annullare per sempre il senso della misura. Non so se sono la sola ad averlo notato, ma ho intravisto parecchi riferimenti a quelli che sono stati i regimi che si sono succeduti nel corso della storia dell'uomo e che spesso sono stati capaci di far perdere il nume della ragione alla gente, accecandola e diffondendo il seme dell'esaltazione e della totale incapacità di controllare i propri pensieri (fate caso ad esempio al gesto della mano alzata delle bambole della parata).
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Ben quattro anni prima di Inception Satoshi Kon ci ha regalato un viaggio attraverso la mente umana e il sogno, in cui ogni cosa può accadere ed ogni freno inibitorio è assente. Nei sogni riportiamo i nostri traumi, le nostre paure più recondite e al contempo i nostri desideri, è un mondo parallelo che creiamo ed in cui esprimiamo davvero noi stessi, senza il timore di essere giudicati o di essere inopportuni.
Ma quello che ci presenta Kon va al di là di tutto ciò, dando la prova di come un unico, pericoloso sogno collettivo che annebbia le menti sia in grado di portare gli uomini alla follia e di annullare per sempre il senso della misura. Non so se sono la sola ad averlo notato, ma ho intravisto parecchi riferimenti a quelli che sono stati i regimi che si sono succeduti nel corso della storia dell'uomo e che spesso sono stati capaci di far perdere il nume della ragione alla gente, accecandola e diffondendo il seme dell'esaltazione e della totale incapacità di controllare i propri pensieri (fate caso ad esempio al gesto della mano alzata delle bambole della parata).
Forse è una lettura troppo azzardata la mia, ad ogni modo Paprika è un film molto ben costruito, che si sviluppa su più livelli, di cui uno è la porta d'accesso all'altro, e lo spettatore vi si addentra pian piano come gli stessi personaggi, senza più trovare la via d'uscita fino all'ultimo istante. Da vedere.
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i'para
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lunedì 16 febbraio 2015
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un po' più del binomio realtà/sogno
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Sicuramente, come già abbondantemente scritto, il nucleo del film è costituito dalla "fusione" dei sogni con la realtà, dell'affluenza dei primi nella seconda (o viceversa, a seconda dei punti di vista), e degli annessi confondimenti e associazioni libere. Grazie a questo escamotage, Kon dà vita a fantasie spesso inquietanti, ma sempre meravigliose dal punto di vista estetico e anche concettuale. "Paprika" è infatti ricco di risvolti psicologici.
E' su di essi (su quelli che ho colto, almeno!) che vorrei soffermarmi. Gli spunti di gran lunga più interessanti sono offerti dalla figura del detective, i cui sogni costituiscono, a mio avviso, le scene più belle di tutto il film, e la cui caratterizzazione psicologica è ben più complessa ed affascinante rispetto a quella degli altri personaggi.
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Sicuramente, come già abbondantemente scritto, il nucleo del film è costituito dalla "fusione" dei sogni con la realtà, dell'affluenza dei primi nella seconda (o viceversa, a seconda dei punti di vista), e degli annessi confondimenti e associazioni libere. Grazie a questo escamotage, Kon dà vita a fantasie spesso inquietanti, ma sempre meravigliose dal punto di vista estetico e anche concettuale. "Paprika" è infatti ricco di risvolti psicologici.
E' su di essi (su quelli che ho colto, almeno!) che vorrei soffermarmi. Gli spunti di gran lunga più interessanti sono offerti dalla figura del detective, i cui sogni costituiscono, a mio avviso, le scene più belle di tutto il film, e la cui caratterizzazione psicologica è ben più complessa ed affascinante rispetto a quella degli altri personaggi. Konakawa odia e rifiuta i film, ma questo rifiuto cela un problema di fondo, il suo fallimento (o, quantomeno, il suo blocco) in campo cinematografico. Il pavimento dell'hotel che si sfalda e lo rallenta, impedendogli di raggiungere l'assassino, sta a simboleggiare questo blocco, che determina quindi in lui la negazione di (una parte di) sè stesso, con conseguente crisi d'identità.
Quella crisi d'identità che lo porta a rivolgersi alla dottoressa, che si serve del suo "avatar" onirico, Paprika, per accedere "materialmente" (se così si può dire) al suo inconscio, e velocizzare quindi i tempi di riconoscenza del problema e di guarigione. Trovo eccezionale la soluzione di una carriera, quella da detective, vista come una prosecuzione reale di un sogno cinematografico.
Altro carattere interessante è Tokita, il "genio intrappolato nel corpo di un bambino", che non sembra avere altri interessi che inventare e mangiare, noncurante della realtà circostante. A lui manca la responsabilità, derivante appunto dalla mancanza di contatto con la realtà. E' questo che sembra dirci Kon: ben venga la tecnologia (altrimenti il caso psicologico, ad esempio, di Konakawa, non sarebbe stato risolto o comunque avrebbe richiesto ben più tempo), a patto che usata con senno e responsabilità (oltrechè per fini costruttivi e non distruttivi, ma questo viene da sè).
In ultima sintesi, un film davvero meraviglioso esteticamente, condito da un'ottima regia, e da un pregio indispensabile e ormai quasi assente nei film di oggi: non solo intrattenere, ma anche far riflettere.
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