
Una coppia del Midwest adotta una bambina con una rara forma di nanismo. Gli eventi narrati sono realmente stupefacenti (e già solo per questo se ne consiglia la visione). Peccato per la resa poco ambiziosa. Su Disney+. SCOPRI LA SERIE »
di Gabriele Prosperi
Natalia Grace è una bambina ucraina affetta da nanismo, adottata da una famiglia americana. Dopo alcuni anni, i genitori adottivi iniziano ad accusarla di essere in realtà un'adulta che si finge minorenne per sfruttare il sistema di assistenza. La vicenda si sviluppa tra sospetti, indagini e colpi di scena, mettendo in discussione l'identità e l'età di Natalia.
Good American Family racconta una straordinaria vicenda, già oggetto di documentari, talk show e accese polemiche mediatiche, e lo fa nella sua trasposizione seriale per Hulu firmata da Katie Robbins, intrecciandola a complesse dinamiche sociali e legali.
Ne risulta un true crime che, nel tentativo di raccontare la verità, finisce per scontrarsi costantemente con la sua stessa ambiguità. Un'ambiguità così radicale da spingere l'ideatrice a spaccare letteralmente la serie in due. Non abbiamo una comprensione più profonda degli eventi, ma un senso di disorientamento che nasce da un impianto narrativo incapace di gestire fino in fondo la complessità che mette in scena.