Why War

Film 2024 | Documentario 90 min.

Anno2024
GenereDocumentario
ProduzioneIsraele, Francia, Svizzera, Italia
Durata90 minuti
Regia diAmos Gitai
AttoriIrène Jacob, Mathieu Amalric, Micha Lescot, Jérôme Kircher, Yaël Abecassis .
TagDa vedere 2024
MYmonetro Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni.

Regia di Amos Gitai. Un film Da vedere 2024 con Irène Jacob, Mathieu Amalric, Micha Lescot, Jérôme Kircher, Yaël Abecassis. Genere Documentario - Israele, Francia, Svizzera, Italia, 2024, durata 90 minuti. Valutazione: 3,5 Stelle, sulla base di 3 recensioni.

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Ultimo aggiornamento sabato 31 agosto 2024

Il regista parte da un dialogo tra Einstein e Freud per indagare il senso della guerra. In Italia al Box Office Why War ha incassato 1,5 mila euro .

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
Trailer
Un film-saggio che si interroga sulle radici del conflitto israelo-palestinese e che aiuta a leggere il presente.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
sabato 31 agosto 2024
Recensione di Raffaella Giancristofaro
sabato 31 agosto 2024

Nel 1931 la Società delle Nazioni, fondata all'indomani della Prima guerra mondiale per scongiurare lo scoppio di nuovi conflitti, chiese ad alcuni intellettuali di corrispondere con altri colleghi. Albert Einstein scelse Sigmund Freud e gli pose la domanda delle domande: "esiste un modo per liberare gli uomini dalla minaccia della guerra?". Nel quesito era ovviamente già insita la consapevolezza del fatto che nella Storia un ristretto numero di individui, dietro la spinta dei propri interessi personali, riesce inevitabilmente e ciclicamente a trascinare le masse verso la distruzione. Con conseguenze nefaste, che compromettono ogni futuro di pace. Nella risposta, la conoscenza degli istinti irreprimibili umani, già esplorata in "Il disagio della civiltà". Di un'incapacità di rinunciare alle pulsioni.

Amos Gitai, architetto di Haifa e prolifico documentarista autodidatta che dai primi anni Ottanta si interroga coi suoi film sulle radici del conflitto israelo-palestinese, riparte da quel testo ("Perché la guerra?", pubblicato all'inizio degli anni Trenta, da noi da Bollati Boringhieri) per rimetterlo in scena e rilanciare il senso di quel confronto tra eccelse menti del Novecento.

Nel backstage di un teatro e in altri spazi privati, Misha Lescot interpreta Einstein e Mathieu Amalric si fa Freud, nella convinzione che ripetere passaggi di quel dialogo possa instillare in chi guarda nuovi spunti per riflettere e risvegliare dall'incapacità moderna di comprendere l'Altro. In parallelo, Gitai lo accosta ad altri testi, come "Le tre ghinee" di Virginia Woolf e "Davanti al dolore degli altri" di Susan Sontag: alle parole di quest'ultimo Irène Jacob dà corpo per mostrare gli effetti delle immagini di guerra sui singoli individui: continuamente proposta dai media, per il regista tale pornografia del dolore non fa altro che amplificare e nutrire lo scontro.

L'idea sottesa a Why War, esibizione multidisciplinare, film-saggio, è che l'arte non possa evitare nuovi conflitti ma non abbia perso la sua capacità di instillare il dubbio, riattivare la disponibilità di vedere il problema da più angoli. Perciò il cosmopolita Gitai, che gira il suo film tra Tel Aviv, Vienna, Berlino e Parigi, utilizza come d'abitudine più linguaggi. Oltre al monologo teatrale e alle citazioni letterarie, anche la musica: a un'iniziale, suggestivo piano sequenza, che abbraccia di una tavola imbandita per gli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre 2023, fuori dal Museo di Arte Moderna di Tel Aviv, seguono scene, sia di fiction che documentarie, alternate a raffinate performance musicali di Alexey Kotchekov (violino), Kyoomars Musayyebi (santur) e il collaboratore frequente Louis Clavis (Kadosh, Plus tard, Shikun), insieme a un coro che rimanda a quello classico, per esempio su War Requiem di Benjamin Britten.

Una ricostruzione in costume di una battaglia di antichi romani o la successione di tele e incisioni di Francisco Goya stanno a simboleggiare l'inevitabilità di odio e volontà di prevaricazione che vince su un'auspicabile entità sovranazionale col compito di intervenire a sanare le aggressioni. Se l'effetto di accumulazione degli spunti è palese e grava sulla bontà dell'intento, resta la preziosa riscoperta di un testo che interroga e aiuta a leggere con esattezza il contemporaneo.

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STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 10 settembre 2024
Matteo Marelli
Film TV

Il "perché" che apre il titolo del film di Amos Gitai è un'interrogazione o una spiegazione? Forse si tratta di una risposta implicita nella domanda. Sicuramente è la scintilla che accende la meditazione del regista attorno alla guerra, la stessa che sta alla base del carteggio tra Einstein e Freud alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Una meditazione che prende le forme di un film-saggio prismatico, [...] Vai alla recensione »

sabato 31 agosto 2024
Leonardo Lardieri
Sentieri Selvaggi

Nel 1932, Albert Einstein inviò una lettera a Sigmund Freud, chiedendogli come evitare la guerra. Quella lettera non ha limiti di tempo, non ha scadenza, ancora oggi, più che mai, ha il suo valore e la sua drammatica attinenza. Ispirato a questa preziosa corrispondenza, Amos Gitai gira Why War, ripercorrendo le radici della guerra, provando a rispondere anch'egli alla fatidica questione, cercando spiegazion [...] Vai alla recensione »

NEWS
MOSTRA DI VENEZIA
sabato 31 agosto 2024
Raffaella Giancristofaro

Amos Gitai parte da un dialogo tra Einstein e Freud per indagare sul senso della guerra. Fuori Concorso. Vai all'articolo »

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