
Anno | 2024 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 62 minuti |
Regia di | Antoninon Giannotta |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 13 dicembre 2024
Un divertente (e non solo) film girato quasi a budget zero. In Italia al Box Office Tre euro e quaranta ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 6,9 mila euro e 3,1 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Antonino inanella un colloquio di lavoro dopo l'altro nessuno dei quali lo porta ad un lavoro che abbia o un senso o una remunerazione accettabile. Nel frattempo sopravvive in una coabitazione con un amico che però si rifiuta di prestargli una somma ad integrazione di quella che lui ancora possiede: un euro e quaranta centesimi.
Un film sincero, divertente, ricco di occasioni di riflessione su una società che ha sempre meno spazio per il futuro dei giovani.
Ha diversi pregi questa opera prima di Antonino Giannotta, cinefilo con 69.000 follower. Quello che fa più notizia (e lo ha già fatto) è il sapere che è stato girato in una settimana durante il periodo pasquale con un budget dalla folle cifra di 1200 euro. La vera notizia è però quella che si tratta di un bell'esordio a cui non mancano né la professionalità della scrittura né la proprietà del linguaggio cinematografico. Il cinefilo Giannotta ovviamente non può dire di non conoscere le riflessioni morettine di Io sono un autarchico o le corse del nichettiano ingegnere Colombo (giusto giusto per le vie di Milano) in Ratataplan o, ma questo è più un 'forse', Il vangelo secondo Precario di Stefano Obino. Con questi precedenti era difficile essere originali ma Giannotta (che si carica anche il ruolo del protagonista sempre in scena) ci riesce senza supponenze inutili, senza la ricerca di quelle 'bellurie' stilistiche che altri ritengono necessarie per marcare il territorio e, soprattutto, con una notevole capacità di cogliere la 'realtà' che lo circonda restituendola con quella naturalezza e verosimiglianza che a volte (soprattutto negli esordi) si rischia di non trovare.
Il suo è un personaggio a cui non difettano né la sensibilità né l'ironia lucida di chi è consapevole che quanto sta portando sullo schermo nasce dall'esigenza di raccontare, senza piangersi addosso, una condizione che molti stanno vivendo nelle grandi città (anche se Antonino afferma che Milano 'non' è grande). Cioè quella del sentirsi trattati non come persone in cerca di un lavoro dignitoso con un compenso degno di questo nome ma come soggetti da poter manipolare a proprio piacimento. Questo non impedisce al protagonista di dipingere (bella l'idea di esporre considerazione mentre un'opera pittorica fluttua leggermente sullo schermo) e magari di trovare (chissà) l'amore grazie non a un annuncio su un sito di incontri ma a un libro che in pochi hanno letto. Giannotta e Lapo Mamoli Aprile, suo cosceneggiatore hanno centrato il bersaglio ed ora si trovano dinanzi al compito più difficile: realizzare un secondo film che sia all'altezza del primo.