
Fin dove ci si può spingere per aiutare l'altro? Una storia di accoglienza e umanità al confine con la Bielorussia. Online fino al 13 giugno.
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di Giancarlo Zappoli
La strategia politica della Bielorussia è ormai nota: invitare i migranti che arrivano dal Medio Oriente (e non solo) a entrare in Unione Europea passando il confine in Polonia. Il governo polacco ha organizzato una barriera difensiva di tre chilometri per respingerli. Ai profughi è stato però chiarito che la Bielorussia non ha alcuna intenzione di occuparsi di loro.
Portnoy e Solakiewicz ci collocano in una prospettiva particolare. Cioè in quella di una famiglia che abita vicino alla zona di confine e si trova un giorno davanti a un profugo siriano che bussa alla porta chiedendo aiuto. La camera riprende questa situazione nel momento in cui l’uomo è già stato accolto e sa trasmettere il senso di claustrofobia causato dal non dover rivelare questa presenza. Sa anche immergerci nella naturali e comprensibili contraddizioni di chi è combattuto tra la compassione (quella autentica) per la persona e la pervasiva propaganda che descrive tutti i migranti come criminali, stupratori e in possesso di armi.