Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Christian Filippi |
Attori | Zackari Delmas, Silvia D'Amico, Giulia Galassi, Simone Liberati, Federico Pacifici Nicolò Medori, Carlo Luca De Ruggieri. |
Uscita | mercoledì 14 maggio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Cattive Produzioni |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 24 aprile 2025
Un ragazzo scappa da una casa famiglia per ricongiursi con la madre. Non andrà però come si aspettava.
CONSIGLIATO SÌ
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Riccardo sta per compiere 18 anni e ha un unico desiderio: poter vivere con la madre alla
cui potestà è stato sottratto già da alcuni anni per problematiche della stessa. Nulla
sembra potere impedire questo ritrovarsi che però non sarà dei più facili.
Christian Filippi al suo primo lungometraggio trova due attori in stato di grazia.
Il cinema e le fiction ci hanno già proposto innumerevoli volte, sia sul versante italiano che
su quello internazionale, vicende in cui si assiste a un rapporto interrotto tra una madre e
un figlio per le cause più diverse analizzandone le conseguenze.
Per tornare quindi a trattare il tema, per di più in un'opera prima, bisognava superare il rischio della ripetitività trovando un elemento che facesse la differenza. Filippi lo ha trovato nei due attori protagonisti che offrono l film una credibilità e una tensione di livello.
Sin dalla prima inquadratura Zackari Delmas regala a Riccardo una congerie di
sentimenti e reazioni che ce ne delineano in pochi minuti (ma si potrebbe dire secondi) la
personalità. È un ragazzo fragile, bisognoso di un affetto che ha idealizzato (quello della
madre) e desideroso in particolare di quello di un'assistente anche se sembra a tratti
rifiutarlo. È un coacervo di vulnerabilità che si tramuta in rabbia che scatena contro chi si
trovi in quel momento vicino a lui. Una volta ritrovata la madre il mix di speranza e
disillusione si fa ancora più complesso ma viene adeguatamente sostenuto.
Di Silvia D'Amico già sapevamo di più ma in questo ruolo ha realizzato uno scavo in una
personalità disturbata che può essere affiancato a quello offerto da Elerna Gigliotti nel
ritratto di un'altra madre con gravi problemi del carattere in L'invenzione della
neve di Vittorio Moroni. La mamma di Riccardo è un mix di slanci di amore e di
rifiuto, di tenerezza e di voglia di fuggire da qualsiasi tipo di responsabilità. Alterna
momenti di euforia a fasi di distacco.
Nel rapporto tra questi due esseri umani leggiamo anche un elemento che spesso questo genere di narrazioni mette in sottordine quando non giunge ad indicarlo come responsabile di situazioni negative. Il riferimento è all'intervento dei giudici e degli assistenti sociali. Se i primi vengono solo evocati i due educatori della casa famiglia emergono non come carcerieri (per quanto edulcorati) di Stato ma come due persone che credono in ciò che fanno e sono capaci di comprendere il tumulto interiore che attraversa chi è stato loro affidato. Anche in questo Filippi dimostra la sua partecipe adesione (insieme a quella della cosceneggiatrice Anita Otto) alla storia che porta sullo schermo.
Christian Filippi al suo primo lungometraggio trova due attori in stato di grazia. Il cinema e le fiction ci hanno già proposto innumerevoli volte, sia sul versante italiano che su quello internazionale, vicende in cui si assiste a un rapporto interrotto tra una madre e un figlio per le cause più diverse analizzandone le conseguenze. Per tornare quindi a trattare il tema, per di più in un'opera prima, bisognava superare il rischio della ripetitività trovando un elemento che facesse la differenza. Filippi lo ha trovato nei due attori protagonisti che offrono l film una credibilità e una tensione di livello.
Riccardo non ha ancora diciotto anni, ma ha tanta rabbia in corpo: a farlo soffrire l'assenza della madre, una giovane donna ferita nella mente più che nel corpo. Vive in una casa famiglia sospeso tra la comprensione che gli riserva un'assistente sociale e le rigide regole imposte dagli altri collaboratori coltivando un unico sogno, tornare a vivere con l'amata mamma.
Riccardino, quasi diciott'anni ed una sfrontatezza adolescenziale esponenzialmente decuplicata da una coattagine romanesca micidiale, minaccia di suicidarsi ballonzolando pericolosamente da un ponte. Più che un vero tentativo di uccidersi, però, questo appare subito come un pretesto per mantenere alta la tensione nella casa-famiglia in cui vive da quattro anni: Don Ezio e gli educatori in questo periodo [...] Vai alla recensione »