Le grandi star non bastano. Il tentativo di Felix Chong di rinverdire i fasti del cinema di Hong Kong si smarrisce tra gli scorsesismi e non riesce mai a mentire sulla propria natura artificiosa di prodotto rimasto un progetto sulla carta. Presentato al Far East Film Festival 26.
di Emanuele Sacchi
Hong Kong, anni Settanta. La città è in subbuglio per le indagini anti-corruzione dell’ICAC, che si concentrano sulla polizia locale e sui suoi legami con speculatori e criminalità organizzata. L’onesto e meticoloso investigatore Lau avvia un’indagine su Henry Ching, plenipotenziario del settore immobiliare arricchitosi rapidamente. Sarà l’inizio di un lungo e sanguinoso duello, dentro e fuori dalle aule dei tribunali, per provare a ripulire il volto di Hong Kong.
Co-sceneggiatore di Infernal Affairs, cult movie hongkonghese del 2002, poi adattato da Martin Scorsese nel remake The Departed, Felix Chong gira in solitudine un ambizioso tentativo di rinverdire i fasti del glorioso cinema di Hong Kong che fu.
Sotto il luccichio del glitter, però, resta poca sostanza e The Goldfinger non riesce mai a mentire sulla propria natura artificiosa di prodotto rimasto un progetto sulla carta, fabbricato con un intento ben preciso, ma privo dell’autentico spirito del cinematografo (specie quello avventuroso della Hong Kong di un tempo).