Alessandro Marzullo mostra una bella mano registica e il coraggio di cimentarsi con la sperimentazione visiva, qualità rara nel panorama asfittico (e schiavo dei format d’oltreoceano) di molto cinema italiano contemporaneo. Disponibile su MYmovies fino al 26 giugno. GUARDA ORA IL FILM | PROVA GRATIS MYMOVIES ONE »
di Paola Casella
Una pianista e un violinista che lavorano in nero per un ristoratore dispotico. Un aspirante attore che alterna i rari provini alle frequenti a scopate senza futuro. Una hostess che disegna, canta, balla da sola e non crede (più) all’amore eterno, considerandolo un sentimento che si possono permettere solo i ricchi. Sono i quattro protagonisti, tutti alle soglie dei trent’anni, di una storia crepuscolare che si svolge in una Roma sporca e ostile, soprattutto ai giovani, cui offre solo umiliazioni della loro dignità e l’invito costante ad accantonare i propri sogni e le proprie aspirazioni artistiche.
Non credo in niente è uno spaccato della società liquida delineata da Zygmunt Bauman quando scrive che “le nostre vite individuali sono frammentate in una successione di episodi mal collegati fra loro”, ed è dunque il ritratto di una contemporaneità sconnessa e disorganica nella quale soprattutto i giovani adulti si aggirano senza meta e con tanta rabbia in corpo.
Alessandro Marzullo mostra una bella mano registica e il coraggio di cimentarsi con la sperimentazione visiva, qualità rara nel panorama asfittico (e schiavo dei format d’oltreoceano) di molto cinema italiano contemporaneo, ma dovrebbe procurarsi una struttura narrativa coerente e in grado di sostenere il suo estro visivo, e poi contenere quell’estro all’interno di una comunicazione condivisibile e realmente necessaria al racconto.