Andy Warhol - American Dream

Film 2023 | Documentario,

Anno2023
GenereDocumentario,
Al cinema1 sala cinematografica
Regia diL'Ubomír Ján Slivka
Uscitamartedì 6 maggio 2025
TagDa vedere 2023
DistribuzioneNexo Studios
MYmonetro Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

Regia di L'Ubomír Ján Slivka. Un film Da vedere 2023 Genere Documentario, 2023, Uscita cinema martedì 6 maggio 2025 distribuito da Nexo Studios. Oggi tra i film al cinema in 1 sala cinematografica Valutazione: 4 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

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Ultimo aggiornamento martedì 29 aprile 2025

Un viaggio on the road tra Europa e States sulle tracce dell'anima segreta del padre della pop art.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO
ASSOLUTAMENTE SÌ
Le origini dell'artista che ha fondato la pop art americana in un film originale e appassionante.
Recensione di Rossella Farinotti
martedì 29 aprile 2025
Recensione di Rossella Farinotti
martedì 29 aprile 2025

La storia dell'umanità è fatta di migrazioni, spostamenti, ricerca di luoghi migliori dove intraprendere nuove vite. In passato, ripartire da zero e fondare qualcosa di buono era possibile. Era un sogno, ma tangibile che poteva divenire realtà. Nei primi anni del Novecento, tra le due guerre, la famiglia Warhola intraprende un lungo viaggio dalla Slovenia per giungere in quel luogo che, allora (certamente non oggi), tutti sognavano. Il paese del sogno americano. E così per primo verso gli Stati Uniti parte il padre di Andy Warhol, Andrey Warhola, lavoratore instancabile che, anno dopo anno, mette da parte i soldi per far giungere anche Julia Warhola, moglie e futura madre del geniale Andy. Il personaggio che tutti conosciamo oggi.
Senza questa grande storia alle spalle e senza due genitori che, fin dalla sua nascita come minore di tre fratelli e di una bimba che, a pochi mesi perde la vita, intuirono immediatamente che il figlio piccolo aveva qualcosa in più rispetto agli altri, Andy non sarebbe stato l'artista che oggi conosciamo. Un talento e una personalità (fragile, peculiare, ma brillante) che padre e madre avevano capito. Sul letto di morte, racconta uno dei nipoti di Andy Warhol, il padre fa promettere a Julia che Andy avrebbe studiato, che i soldi da lui messi da parte con sudore sarebbero stati destinati a un'Università americana. Un sogno dell'est, rarissimo per un figlio di prima generazione di due migranti, che si è avverato. Non solo Andy studia, all'inizio con non poche difficoltà, ma poi, pian piano, trova il suo talento, ciò di cui è capace e intraprende gli studi in una scuola d'arte di Pittsburgh, la città di adozione della famiglia Warhola.

Il film di Ubomír Ján Slivka parte da questa inedita chiave per raccontare le origini - poverissime, dure, ma dense di una speranza tangibile - dell'artista che, non solo ha fondato la pop art americana, ma che ha trattato qualunque argomento con intelligenza e raffinatezza (moda, grafica, arte, televisione, fotografia, lo star system, la vita, la morte, l'umano).

Una chiave congeniale per non far mai perdere l'attenzione allo spettatore che, anche il più appassionato, in questo film può trovare ancora delle degli aneddoti nuovi per rivedere e imparare da questo personaggio che tutt'ora fa la storia della nostra cultura. In questo ambito nel contemporaneo esiste un solo artista, in tutto il mondo, che è stato capace di intraprendere quella strada e che, passo dopo passo, ancora oggi la porta avanti. Solo l'italiano Maurizio Cattelan, infatti, può essere paragonato a Warhol per il suo percorso, le scelte, le ambizioni e i talenti. Oltre che per i diversi media che entrambi hanno toccato.

Warhol è stato ed è ancora un grande modello di riferimento per gli artisti visivi contemporanei. Che poi, di artista visivo solamente non si trattava: come asseriscono critici di stanza Polacca e Ceca nel film, che finalmente prendono parola narrando delle loro istituzioni che, fuori da Manhattan e Pittsburgh, hanno creato e portato avanti la storia e l'arte di Warhol, raccontano di Andy come di un "regista, musicista, artista, designer". Di fatto questo personaggio, amato e accudito dalla madre fino alla fine, anche durante momenti delicati e drammatici come l'attentato alla vita da parte della regista (grazie a Warhol) femminista Valerie Solanas, è sempre stato un punto di riferimento.

Nel film, in particolare, sono tre i ciceroni che riprendono le fila della vita di Andy, sin dal passato: i nipoti Donald e James Warhol, e il suo primo amico d'infanzia, Charles Lisanby, che, da Miková, paese d'origine dei Warhola, mostra al regista la casa dove Andy è nato (tra arredi dell'Europa dell'est, icone russe e un disegno dell'interno ben realizzato da un Andy bambino) e la tomba di famiglia. Charles, anziano, ricorda il primo ritratto che l'amico artista gli fece. Chissà che fine ha fatto quel disegno che oggi sarebbe preziosissimo. James Warhola, che narra con affetto e passione le gesta dello zio, oggi è un talentoso illustratore che utilizza spesso lo zio come soggetto, raccontando anche le azioni della famiglia, con quell'ironia tipica della pop art e del fumetto.

"Andy won't say a word. He will whispers to me and I will tell you" esordisce la bella Edie Sedgwick (icona dello star system, diventata nota grazie all'artista) durante un talk televisivo in cui Warhol fu invitato a partecipare. Una boutade artistica? Forse. Ma sicuramente un modo operativo che a Andy era congeniale e faceva parte della sua personalità timida e introversa. Personalità che riesce a celare dietro a una piccola macchina da presa o fotografica, che utilizzava sempre, come uno scudo per osservare il mondo e per rifuggirlo. Un mondo che, con curiosità e arguzia, riesce a ricreare intorno a sé rendendolo fisico. Nel 1962 a New York nasce la Factory. Lo studio presso Union Square di Andy Warhol che, difatti, è un incubatore creativo e luogo di incontro. Successivamente anche sede di Interview Magazine, anch'essa fondata da Andy. Se passavi alla Factory allora eri qualcuno. Si trattava di un magazzino abbandonato che l'artista trova insieme al suo primo assistente storico, Gerard Malanga (che lo aiutò a realizzare la maggior parte delle opere, tra cui le prime grandi serigrafie che riportavano, attraverso la pittura, fatti e persone tratte dal quotidiano e da quell'establishment che Andy trattava con intelligenza e critica ironia). Malanga fu anche attore in alcuni film di Warhol, come il mitico Clockwork Orange, tratto dal romanzo dello scrittore underground Anthony Burgess. Di underground non vi erano solo le fonti di ispirazione e lo stile bohemien contemporaneo della Factory - famosissime le pareti d'argento realizzata dal set designer Ben Kelly, create con vernice argentata, carta stagnola e specchi rotti -. I Velvet Underground da gruppo di nicchia divengono di grande fama grazie al lavoro culturale e di marketing che Warhol intraprende.

Non si deve dimenticare, infatti, che Andy inizia la sua carriera come art director di agenzie pubblicitarie e di comunicazione, lavorando per i grandi brand. Ecco perché nasce la prima serie di lavori, quella delle Campbell's Soup che tutti abbiamo studiato sui libri di scuola. Delle grandi pitture colorate che riprendevano i barattoli che chiunque poteva acquistare nei supermercati. Una mercificazione per gli occhi che veniva contestualizzata in gallerie e, successivamente, in musei, per legittimare quell'intelligente gesto dell'artista che pone le colpe e le ossessioni della gente sotto la loro stessa visuale. Non è luogo per citare Baudrillard che, con la sua "Sparizione dell'arte", Warhol lo ha criticato e odiato. Ma il nostro maestro della pop art aveva iniziato proprio da li. Quanti argomenti si toccano con Andy Warhol. E quanti, ancora, se ne possono scoprire per non dimenticare un personaggio che raccontava la vita e la morte, il glamour e il serio, ponendoli cinicamente sotto la stessa lente di ingrandimento. Non per scherzare, ma per, in qualche modo, far riflettere. Quanto sarebbe utile, ancora, un approccio così.

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RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 29 aprile 2025
Alessandro Uccelli
Film TV

Può un'infilata di zuppe Campbell's o di Marilyn serigrafate essere parente prossima degli apostoli schierati su un'iconostasi greca? Andy Warhol(a) non era un coatto (semi cit.: vedi alla voce Labranca), ma un immigrato di seconda generazione, uno che ce l'ha fatta forse anche andando a messa la domenica. Se ci era balenato il dubbio leggendo sui manuali «di origine slovacca», questo film rimette [...] Vai alla recensione »

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martedì 29 aprile 2025
 

Un viaggio on the road tra Europa e States sulle tracce dell'anima segreta del padre della pop art. Vai all'articolo »

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mercoledì 23 aprile 2025
 

Regia di L'Ubomír Ján Slivka. Il 6 e 7 maggio al cinema. Guarda il trailer »

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