Titolo originale | 20.000 especies de abejas |
Titolo internazionale | 20.000 Species of Bees |
Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Spagna |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Estibaliz Urresola Solaguren |
Attori | Sofia Otero, Patricia López Arnaiz, Ane Gabarain, Itziar Lazkano, Martxelo Rubio Sara Cozar, Miguel Garcés. |
Uscita | giovedì 14 dicembre 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Arthouse |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,43 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 12 dicembre 2023
Una madre dovrà fare i conti con una crisi personale e con quella di suo figlio. Il film è stato premiato al Festival di Berlino, ha ottenuto 1 candidatura agli European Film Awards, ha ottenuto 14 candidature e vinto 3 Goya, In Italia al Box Office 20.000 specie di api ha incassato 23,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Aitor detto Cocò ha otto anni e un alter ego, Lucia: se Aitor è nato biologicamente maschio, Lucia è la femmina che il bambino ha sempre sentito di essere. La madre percepisce questa differenza in suo figlio e cerca di accoglierla, mentre la nonna, pur essendo molto affezionata al nipotino, la rifiuta tout court, e anche la comunità rurale che circonda la famiglia non è pronta a venire a patti con il concetto stesso di un'identità transgender in via di sviluppo. Durante un'estate trascorsa in campagna vicino alle arnie dei produttori locali di miele tutti dovranno confrontarsi con la possibilità che esistano ventimila specie diverse di api e almeno altrettante identità di genere, scegliendo da che parte stare nello spettro dell'accettazione di questa variegata diversità.
20.000 specie di api è l'opera prima della sceneggiatrice e regista spagnola Estibaiz Urresola Solaguren ed è già valsa l'Orso d'Argento al Festival di Berlino per la Migliore attrice a Sofia Otero, la bambina che interpreta il ruolo di Aitor comprendendone a fondo e restituendone in mille sfumature tutto il tormento identitario: un'interpretazione davvero strabiliante per sensibilità e per mimesi di genere.
Come sempre a fare la differenza, oltre alla qualità della recitazione della piccola Otero, è il modo in cui Urresola Solaguren ha scelto di mettere in scena questa storia, attraverso una regia agile e inquisitiva che si intrufola negli ambienti che racconta così come nella personalità complessa dei suoi personaggi. 20.000 specie di api esplora il tema del genere non solo attraverso il/la suo/a protagonista ma anche attraverso le figure della madre, della nonna e di una zia che ha forse attraversato la stessa crisi identitaria di Aito/Lucia ma in un'epoca in cui non era possibile portarla in superficie. Ognuna di queste donne è a sua volta impegnata a confrontarsi con la propria femminilità, e questo in un contesto culturale latino che sull'argomento ha regole non scritte ma assai ben codificate.
Altri tema cui il film allude sono il conflitto fra il desiderio di preservare la memoria, e dunque anche la tradizione culturale, e quello di andare incontro al cambiamento, o la vergogna sociale nel non riconoscersi nella propria comunità di riferimento che si manifesta tanto nelle minzioni notturne di Aitor quanto nella volontà della nonna di salvare dal macero solo una scultura, quella appunto intitolata "Vergogna". Non sapremo mai quale fra le tante pulsioni contrapposte avrà la meglio, né se Aitor potrà finalmente diventare per tutti Lucia: ma è sufficiente mettere sul piatto queste questioni per cominciare a porci le domande che la contemporaneità ci mette davanti in modo sempre più frequente, e per impedirci di chiamarcene fuori.
Lo scorso febbraio 20.000 specie di api è stato presentato in concorso alla Berlinale, dove la sua piccola interprete protagonista, Sofia Otero, ha vinto un meritatissimo premio per la Miglior interpretazione: una bambina dal talento naturale, strabiliante, che nel film interpreta un bambino che a sua volta dentro di sé sente di avere una personalità femminile…
Una confusione di ruoli e apparenze fortemente cercata dalla scrittrice, sceneggiatrice e regista Estibaliz Urresola Solaguren, che con questo suo primo lungometraggio affronta la questione oggi sempre più comune dell’identità di genere e la osserva da una duplice prospettiva: quella del protagonista Aitor – otto anni, nato maschio ma con la consapevolezza di avere dentro di sé un’altra persona, Lucia, nata femmina – e quella del villaggio di campagna dove il bambino passa l’estate insieme con la mamma, figlio di una cultura non ancora pronta ad accettare l’incertezza dell’attribuzione sessuale.
Come in un altro film spagnolo premiato a Berlino, Alcarràs - L’ultimo raccolto di Carla Simón, Orso d’oro nel 2022, e prima ancora nel film d’esordio della stessa Simón, Estate 1993, anche 20.000 specie di api mette in scena il percorso di crescita di una piccola personalità in un contesto rurale: dalla Catalogna si passa alla regione basca della Nuova Aquitania, al confine tra Spagna e Francia, dove le atmosfere luminose ed en plein air fanno risaltare in maniera ancora più netta e simbolica lo scontro fra natura e cultura, idillio e scontro al centro del film.
"Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo"; così la pensava qualche secolo fa Giulietta, o se non lei direttamente William Shakespeare. Sono trascorsi oltre quattro secoli dalla morte del Bardo, e la situazione sembra essere radicalmente cambiata, con una profonda accelerazione "cinematografic [...] Vai alla recensione »
Siamo nell'alveo di una narrazione delle articolazioni gender applicate alla sfera identitaria fluida dell'infanzia e dell'adolescenza, ma l'esito è piuttosto diverso dalle efficaci rifiniture di Lukas Dhont (Close e Girl ), tanto quanto dalla dimensione più mentale e astratta del notevole They di Anahita Ghazvinizadeh: 20.000 specie di api, opera prima della regista basca Estibaliz Urresola Solaguren [...] Vai alla recensione »
È estate e la quarantenne Ane torna da Bayonne, in Francia, dove vive con il marito, nel paese natale nei Paesi Baschi per il battesimo di un parente. La accompagnano i tre figli, tra i quali emerge il minore, il ritroso Aitor di otto anni, chiamato da tutti Cocò sebbene non ami il nomignolo. Per via dei capelli lunghi, le signore del paese lo scambiano per una bambina.
Aitor, otto anni, è un bambino che cerca disperatamente di esistere. Ma senza un nome che senta davvero suo, non può farlo. Perché lui, in realtà, si accetta solo come Lucía ed ha un'anima profondamente femminile. Sua madre ne avverte il disagio e lo asseconda senza, però, affrontarlo davvero. Quando la famiglia parte per trascorre qualche giorno di vacanza dalla nonna in una piccola comunità dei Paesi [...] Vai alla recensione »
Aitor ha otto anni e odia il suo nome, perché risponde al genere maschile nel quale si sente intrappolata; tollera perfino il fastidioso nomignolo Cocò, se questo le permette di essere "scambiata" dai coetanei per una femmina. La sua vita già piena di piccole bugie e di domande troppo grandi per esser pronunciate (il papà dorme sul divano, il nonno era uno scultore col vizio di fotografare nude le [...] Vai alla recensione »
Dopo la conquista dell'Orso d'Argento per la miglior performance protagonista alla 73esima Berlinale, la vittoria di altri importanti riconoscimenti ai festival di Calgary, Atene, Seattle, San Sebastián, Hong Kong e Guadalajara, la candidatura al LUX Audience Award e a ben quindici premi Goya, per 20.000 specie di api è venuto il momento di affacciarsi anche nelle sale italiane dopo una prima apparizione [...] Vai alla recensione »
Ci si può sentire fuori posto a otto anni (e se mettessimo un punto interrogativo alla fine della frase faremmo torto all'intelligenza). E più che negare l'evidenza, sarebbe meglio mettersi accanto ai dubbi, ai tormenti, agli smarrimenti. Così fa Estibaliz Urresola Solaguren, che con 20.000 specie di api debutta nel lungometraggio dopo alcuni pluripremiati corti e documentari: non giudica e non teme, [...] Vai alla recensione »
Coco ha otto anni, tutti insistono a chiamarlo Aitor, ma lui non si riconosce in quel nome. Sua madre, Ane, è in crisi professionale e sentimentale, approfitta delle vacanze per recarsi con i suoi tre figli a casa della madre. Questa estate cambierà le loro vite, costringendo tre generazioni di donne a confrontarsi con i loro dubbi e le loro paure. Presentato alla Berlinale 2023, 20.
Ormai quasi in dirittura d'arrivo, è abbastanza chiaro che uno dei fili rossi del Concorso della Berlinale 2023 è quello riguardante il tema della famiglia e delle sue possibili evoluzioni oggi. Paradigmatico sotto questo aspetto, è l'opera prima della regista basca Estibaliz Urresola Solaguren: nel suo 20.000 especies de abejas (20.000 specie di api) - valutazione *** stelle - ci racconta della crisi [...] Vai alla recensione »
Un film profondo e delicato, sensibile e lieve, un modo davvero meraviglioso di trattare un problema reale e serio, che ha un nome pesante e astruso "disforia di genere". Aitor, otto anni, non accetta il suo nome e non gli piace nemmeno il soprannome di Cocò, si rifiuta di tagliare i capelli, si fa spesso la pipì nel letto e vuole sempre dormire nel lettone con la mamma.
Tra i titoli della competizione che hanno fatto maggiormente parlare di sé c'è anche "20.000 especies de abejas", opera prima della regista basca Estibaliz Urresola Solaguren.Protagonista è Aitor che, a otto anni, sta cercando di capire di più se stesso e la sua identità. Durante un'estate esprimerà il suo disagio esistenziale e inizierà ad affrontare il complicato rapporto con la figura materna.
Un ulteriore debutto che si sofferma su uno degli aspetti più urgenti al cinema d'autore controcorrente: la transizione sessuale. Aitor è un bambino di 8 anni, che sente impellente il richiamo a una femminilità inconfessabile, attorniato da una famiglia che vive il problema in modo differente (la madre empatizza, la nonna meno, il padre per niente).
Scorre sotto pelle la transizione sessuale ne debutto nel lungometraggio della cineasta di Bilbao Estibaliz Urresola Solaguren. Un'estate nei paesi baschi diventa il luogo dove cambia tutto per Aitor, un bambino di 8 anni che sta soffrendo perché le persone si rivolgono a lui in un modo che lo mettono a disagio. Si sente femmina ma ha paura a far emergere la sua identità.